Il coniglio Bob vorrebbe sapere che cosa c’è dietro l’unico albero che si vede sulla linea dell’orizzonte. Il suo amico Hilbert sostiene di saperlo e si vanta di aver viaggiato in tutto il mondo grazie a un mantello speciale. Ma Bob non è così sicuro di potersi fidare… Le cose che non conosciamo accendono la nostra curiosità, ma a volte ci spaventano. Dove troviamo il coraggio di andare a vedere?
La nostra educazione religiosa ci porta spesso a pensare che Dio abiti nel cielo e che tra Lui, l’uomo e il mondo ci sia una distanza abissale. Ignorando il principio essenziale della fede – «Dio ci ha creati per amore» – riteniamo che il suo intervento nella storia sia suscitato da preghiere e liturgie o avvenga secondo il suo volere e il suo «capriccio», in modo diseguale e immotivato.
Questo libro non intende negare la presenza di Dio nella storia, ma si propone di approdare a un altro modo di pensare questa presenza. Dio ha creato il mondo per amore e quindi lo sostiene, lo promuove, lo avvolge e lo sollecita. Ma farlo fiorire è e resta un preciso compito dell’uomo.
Questo volume prende in esame il singolare invio di Geremia, da parte di Yhwh, al gruppo dei Recabiti, paradigma dello straniero, da cui non ci si può aspettare nulla. Ma pur essendo lontani da Dio, essi offrono paradossalmente un insegnamento a chi si ritiene fedele e vicino a Dio.
Lo studio mette in evidenza il contrasto tra la fedeltà possibile (Recabiti) e l’infedeltà ostinata e reiterata (popolo di Giuda). Il desiderio di Yhwh, che auspica il «ritorno», s’incrocia dunque con la libertà del popolo che continuamente lo ripudia. L’atto pedagogico di Yhwh, il cui progetto è di richiamare il popolo di Giuda all’ascolto, all’obbedienza e alla fedeltà alla vigilia dell’imminente catastrofe e anche attraverso la lezione di fedeltà dei Recabiti, si pone come obiettivo il capovolgimento di ogni situazione bloccata.
Andare al cuore del Vangelo, al kerygma, per farne il centro dell’azione evangelizzatrice è la proposta che giunge dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium. A partire da questa suggestione, un gruppo di teologi riporta il tema all’analisi dell’intelligenza credente poiché il kerygma rimane il nucleo imprescindibile e principale per affermare una salvezza che non è mai generica, ma sempre si declina come azione di Dio in Gesù Cristo.
Oggi questo annuncio da chi viene proposto? In quali modalità si esplica e quali interlocutori incontra? Attraverso gli sguardi complementari di diverse competenze teologiche, questo libro cerca di offrire una risposta che sempre viene rimandata al lettore per capire e vivere meglio l’esperienza cristiana.
Partendo da una preliminare ricerca letteraria e storica che si sofferma a esaminare i contenuti delle diverse professioni di fede, presentando una variegata panoramica delle varianti, lo studio si fonda su una ricostruzione critica del Simbolo Apostolico.
Nonostante gli importanti contributi di insigni studiosi, filologi e teologi, per il Credo degli apostoli manca un’edizione critica del testo, a differenza del Simbolo Niceno-Costantinopolitano.
La ricerca rappresenta un primo tentativo di fornire un’edizione quanto più esauriente e oggettiva, indaga i diversi testimoni, non sottovalutando il contesto storico-culturale e le implicazioni teologiche.
Senza i gesti la fede rischia di rimanere un atto mentale o intellettuale, privato di quella «perla preziosa» che consente di riappropriarsi, con profondità e intensità, dell’essere uomini, fatti di spirito e di mondo.
Questo libro suggerisce un semplice ma accorato viaggio tra i molti e poliedrici gesti che abitano la vita di fede, le azioni e gli atti che la accompagnano e che scandiscono la vita spirituale, come necessaria e imprescindibile manifestazione corporea e sensibile di un senso che ci precede e ci interpella.
Il viaggio corre su due binari, distinti ma spesso tangenti: quello che abita i gesti tradizionali della fede, scoprendo il carico di vita di cui essi sono umili custodi, e quello che mostra l’appello trascendente alla fede che è racchiuso, come un tesoro nascosto, nelle esperienze ordinarie della vita.
La metafora medica ricorre di frequente nei testi di Seneca, la cui riflessione si muove secondo la distinzione tradizionale che accostava alla chirurgia altri due specifici settori di ricerca: la dietetica e la farmaceutica. “Cibo e cura” e “cibo e malattia” sono del resto due binomi tipici della riflessione ippocratica.
L’opera del medico avviene tuttavia nell’orizzonte più ampio della precarietà della salute e della finitezza della condizione umana. Talvolta, di fronte al male, neppure il dottore basta perché «la salute del corpo è temporanea e il medico, anche se la restituisce, non la può garantire». In questo modo riaffiora un’altra qualità del medico, quella di essere filosofo, poiché riflette sulla condizione umana e la sua fragilità, adotta sobrietà e temperanza e considera la malattia sempre a partire dall'uomo.
Nel corso della sua esistenza Maria avrà certamente parlato tante volte, ma i vangeli canonici riferiscono solo sei circostanze in cui ha preso la parola. Il dato non è senza significato. È nota la tradizione cristiana cresciuta attorno alle «sette parole» che Gesù ha pronunciato sulla croce. Sono infatti numerosi gli scrittori ecclesiastici che lungo i secoli le hanno meditate, elaborando una ricchissima dottrina teologica e spirituale, mistica e ascetica. Le «parole di Maria», invece, non pare abbiano ricevuto alcuna specifica attenzione. E ciò sorprende, tanto più se si considera il fatto che esse risultano essere proprio sei, un numero simbolico, e pertanto, come tale, da «scavare» nel suo significato più profondo.
La preghiera comunitaria celebrata insieme agli ospiti, il lavoro di collaborazione tra i fratelli, la quotidiana pratica della lectio divina della Parola di Dio, vissuti secondo lo stile della Regola di san Benedetto, sono all’origine di questo sussidio liturgico.
Preghiere dei fedeli per i giorni feriali ispirate alla Parola di Dio per tutti i tempi forti. Il volume comprende anche preghiere specifiche per solennità e feste non di precetto, e per tutte le memorie per le quali sono previste letture proprie. Per le memorie senza letture proprie è prevista una preghiera da integrare nelle preghiere del giorno.
La preghiera comunitaria celebrata insieme agli ospiti, il lavoro di collaborazione tra i fratelli, la quotidiana pratica della lectio divina della Parola di Dio, vissuti secondo lo stile della Regola di san Benedetto, sono all’origine di questo sussidio liturgico.
Il volume sul Tempo Ordinario dell’Anno I è previsto per ottobre 2020.