La poesia polacca contemporanea si è imposta da tempo all'attenzione del pubblico internazionale e i suoi maggiori esponenti sono ritenuti ormai comunemente dei classici della lirica novecentesca anche al di fuori dei confini del Paese. Poco conosciuta dal grande pubblico italiano è, però, la produzione delle nuove generazioni affermatisi negli ultimi decenni. Dall'esigenza di riempire tale lacuna è nata l'idea di questo volume, che offre una selezione di componimenti di alcuni tra i maggiori poeti che hanno debuttato dopo il 1989, anno di svolta politico-culturale, e che ruotano attorno alla ricerca di nuove identità tramite una straordinaria varietà di approcci formali e tematici. Il quadro che emerge conferma il posto di primo piano che la poesia polacca occupa ormai da tempo nell'ambito della cultura europea.
Con questa pièce del 2007, rappresentata con successo nel 2008 a Praga e a Londra, Václav Havel ritorna al mestiere di drammaturgo dopo la lunga pausa dovuta all'impegno di uomo politico e capo di Stato. Nell'opera, cadenzata da un ritmo ascendente, un politico di primo piano lascia la scena. L'azione si svolge su due livelli: la dinamica delle relazioni e della comunicazione tra le persone, uno dei temi prediletti nel teatro di Havel, viene rappresentata sia nell'ambito di politica e potere, sia su un piano più intimo e familiare. In scena la residenza che l'ex capo di governo deve lasciare, circondata dai ciliegi; nell'azione si intrecciano citazioni che rimandano al 'Giardino dei ciliegi' di Cechov e a 'Re Lear' di Shakespeare.
L'idea che l'Italia fascista abbia accolto come profughi persone perseguitate dal nazionalsocialismo appare in contraddizione con i punti in comune tra i due sistemi politici e i loro rapporti sempre più stretti in politica estera. Le cifre però parlano chiaro: quasi 18.000 persone, in prevalenza ebrei e di cui almeno 5.000 provenienti dall'Austria, trovarono rifugio in Italia fra il 1933 e il 1945. Per molti di loro il nostro paese fu solo un luogo di transito; altri però si fermarono e, nonostante il successivo internamento in campi o località isolate alle condizioni di soggiorno obbligato, riuscirono a sfuggire alla deportazione nei luoghi di sterminio nazisti e poterono contare sulla generosità e disponibilità della popolazione locale, documentate da molti racconti autobiografici di esuli. Il volume raccoglie i contributi di autori italiani, austriaci e tedeschi, oltre a numerose testimonianze e resoconti di profughi, che affrontano il tema, poco noto al grande pubblico italiano, della storia dell'esilio austriaco in Italia: ne esce un quadro storico e umano complesso, insieme rigoroso e commovente, indispensabile per meglio comprendere quel tragico periodo di oppressione.
Noi due siamo disabili nell'epoca degli spaventati dagli spaventapasseri, i fantocci di paglia che raccomandano di tapparsi in casa e aizzano l'insicurezza privata.
Siamo disabili senza coraggio pubblico in piazza e fraternità di zingari tra zingari.