
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Queste domande, sempre attuali, aprono la prime delle omelie, che probabilmente organizzano materiale raccolto da Basilio di Cesarea (330-379) in vista di una predicazione sulla creazione dell'uomo. L'impostazione del discorso, benché risenta dell'ambiente vitale e culturale del IV secolo, rivela una sensibilità molto vicina alla modernità, attenta a coniugare insieme fede e scienza e impegnata a cogliere l'uomo nella sua relazione con gli altri viventi e con il creato. I termini con cui viene definito il rapporto uomo-donna e la visione della vita umana come cammino portano oltre l'impostazione dualistica che tanto ha condizionato la storia della spiritualità. La scienza sull'uomo diventa sapienza per l'uomo se procede senza pregiudizi e mai smette le vesti della meraviglia e della lode. È lo stupore che apre all'oltre di Dio
Il volume è il frutto della Giornata di studio, svoltasi nel gennaio 2011 presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale. La domanda "Che cos'è il corpo?" interroga da sempre la riflessione cristiana, perché, come affermava Michel de Certeau: "L'interrogativo tormenta il discorso mistico. Ciò che il discorso tratta è infatti la questione del corpo". La domanda, ricondotta alla sua essenza è la seguente: qual è il ruolo del corpo nella ricerca di Dio? Ad essa alcuni autori hanno risposto che il corpo è ciò che deve essere guidato, corretto, disciplinato, per essere reso capace dell'avventura con Dio. Altri, invece, hanno percepito il corpo come una realtà che deve essere dimenticata, perduta, abbandonata se si vuole accedere all'incontro con Dio. In realtà, da sempre il cristianesimo ha visto nel corpo una realtà buona, uscita dalle mani del creatore, e crede che la salvezza riguarda l'uomo nella sua globalità di anima e corpo. Gli interventi raccolti nel volume si propongono di condurre un'indagine sull'uomo concreto e sulla qualità spirituale della sua esperienza, al fine di ritrovare la capacità relazionale, iscritta nel corpo stesso
Nel linguaggio odierno e nell'attuale dibattito culturale e politico il tema della "laicità" è contraddistinto da un elevato tasso di indeterminatezza: si parla di laicità negativa, di laicità neutrale, di laicità positiva, di "sana" laicità... D'altro canto, anche la nozione di "democrazia" sembra conoscere una profonda crisi identitaria: costituisce un valore ultimo oppure un valore strumentale? È autoreferenziale oppure suppone un quadro di principi e valori che la precedono? Questi problemi, accentuati dalle pressanti istanze di pluralismo e dall'incalzante emergenza democratica, rimandano a questioni che hanno una grande importanza politica e culturale, ma anche una forte rilevanza teologica e religiosa: il rapporto tra Stato e Chiesa, tra politica e fede, tra libertà civile e libertà religiosa... L'ATI, avendo coscienza che la "questione" della laicità "mette in questione" la teologia stessa, fedele allo spirito del Vaticano II e in particolare alla Gaudium et spes e alla Dignitatis humanae, con il presente volume vuole offrire un proprio apporto alla riflessione in atto. In chiave interdisciplinare, vengono offerti autorevoli contributi di storici (M. Guasco e D. Menozzi), sociologi (J. Baubérot e L. Diotallevi), filosofi (F. Conigliaro) e teologi (E. Genre, S. Dianich, P. Coda e C. Torcivia)
L'amore, il dono e la giustizia sono nozioni spesso usate e abusate nel linguaggio ordinario. Ma anche nel pensiero critico, teologico e filosofico, non è facile giungere a un loro chiarimento teorico. Il testo che presentiamo propone di approfondire le nozioni di amore e di giustizia, a partire dalla riflessione, filosofica e biblica, di Paul Ricoeur. Ma in quest'opera il suo pensiero sarà lo spunto per elaborare anche una riflessione sulle questioni fondamentali in esso implicate. Quale contributo dà la riflessione di Ricoeur a tali interrogativi? Quale significato ha l'idea di amore, intesa da lui nel senso teologico e meta-etico di agape, non riducibile ad un comandamento? Quale rapporto ha l'agape teologica, all'interno di una economia del dono gratuito, con l'esperienza umana che si caratterizza come esperienza 'morale'? Quale è il nesso tra la giustizia del politico, la vita buona dell'etico e il teologico dell'agape?
Negli scriptoria medievali non venivano solo trascritti i testi sacri e le opere dei grandi autori ma era presente anche una produzione letteraria "minore", redatta da monaci, spesso anonimi, che annotavano le proprie riflessioni, nate dalla meditazione della Scrittura o delle opere dei "grandi", ma rielaborate, sviluppate in base alla propria esperienza personale. Il De amoris sapore è uno di questi testi, scritto all'inizio del XIII secolo da un monaco cistercense, Johannes, di cui non conosciamo alcun elemento biografico, ma che ci rivela un'intensa vita interiore e una particolare capacità di esporla con semplicità e originalità. Il testo, rivolto ad un giovane monaco, delinea una risposta alla domanda: "Qual è il sapore dell'amo-re?". Nel tentativo di descrive l'indescrivibile, l'autore utilizza la dinamica fra "dolce" e "amaro", cioè fra "presenza" e "assenza" dello Sposo, tema presente nel Cantico dei cantici e molto caro al mondo cistercense, come documenta qualche brano del De natura et dignitate amoris di Guglielmo di Saint-Thierry pubblicato nella seconda parte del volume.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno di Studio promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale nel febbraio 2011, dedicato alla ridefinizione del nesso fra cristianesimo e cultura occidentale. Nell'ottica, in particolare, della missione evangelizzatrice del cristianesimo, segnalata anche dalla recente costituzione di un Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Se è vero che il cristianesimo ha letteralmente plasmato per secoli la cultura e la civiltà dell'Occidente, è altrettanto indubitabile che la forma post-moderna - tecnocratica ed economicistica - della civiltà occidentale include un significativo progetto di sostanziale emancipazione dell'ethos e del logos occidentale dalla tradizione del cristianesimo. Una simile congiuntura, per molti versi inedita, sollecita in termini nuovi la questione dell'iniziativa cristiana. I saggi raccolti nel volume non intendono censire un inventario completo dei problemi suscitati da questa congiuntura; e nemmeno selezionare quelli che sarebbero da collocare in primo piano. Nondimeno essi segnalano la necessità di lasciarsi provocare da quei problemi e insieme di suggerire qualche orizzonte riflessivo sul fronte della teologia, della cultura e della traditio del cristianesimo in Occidente.
Nono titolo della collana "Forum ATI", a cura dell'Associazione Teologica Italiana, per chiunque voglia interrogarsi sul rilievo e sulla posizione da accordare al testo biblico nella pratica della teologia. A distanza di cinquant'anni dal Concilio Vaticano II la coscienza del credente è chiamata a un esame di coscienza: quali la consistenza e l'efficacia dei percorsi di conoscenza, di autocoscienza e di autoconfigurazione della vita alla luce del testo biblico?