Tutti siamo, almeno in parte, responsabili della nostra salute e del nostro benessere futuro, che dipende anche dai comportamenti che adottiamo oggi. La salute è infatti un insieme di elementi che si evolvono e riproducono in un continuo rapporto tra ieri, oggi e domani, non solo sul piano psicologico, ma anche su quello strettamente biologico. In questo libro non si parla solo di attività fisica, di dieta e di qualità del sonno, elementi certo cruciali per il nostro star bene, ma anche di equilibrio psichico, di interesse per la vita e il futuro, di quella fase delicata per ogni individuo che è il pensionamento. L'intento è quello di renderci consapevoli di quali siano gli snodi fondamentali per attraversare al meglio tutte le fasi della vita.
I fenomeni naturali, anche nei loro aspetti più temibili, ci ricordano che la Terra è un pianeta vivo. In particolare il nostro paese è geologicamente fragile: terremoti, eruzioni, frane, inondazioni ricorrono costantemente con effetti devastanti sull'uomo, il territorio, la sua economia. E spesso a un ambiente fisico così difficile si è colpevolmente aggiunta l'incuria e la disattenzione dell'uomo. Il volume spiega quali sono le cause dei fenomeni naturali, in che misura essi sono prevedibili, e soprattutto quali possibilità abbiamo di difenderci; l'obiettivo è quello di contribuire a trasformare la cultura del soccorso e dell'emergenza in cultura della prevenzione e della mitigazione del rischio.
Antonio Cassese non era un lettore qualunque di Kafka, ma un giudice che aveva esperienza del male e che continuava a credere nella legge e nel diritto, pur guardando "con angoscia le forze che si oppongono all'esercizio della giustizia e soprattutto l'istinto di sopraffazione sempre latente e pronto a esplodere in qualsiasi momento della vita e della storia". In questo libro egli apre ai lettori il suo "retrobottega", quel luogo e quel tempo di riposo mentale dalle fatiche quotidiane condiviso con le letture preferite. Da queste letture e dal confronto, continuo e sempre rinnovato, con lo scrittore praghese, costruisce tanti piccoli saggi, riflessioni sulla vita e sulla letteratura, sui mali dell'umanità, da lui così conosciuti per professione, accompagnandoci nei suoi incontri con personaggi veri o ideali. L'uomo e il giudice, lo studioso e il lettore si confondono in queste pagine in cui emerge una vita intera spesa a comprendere l'umanità, nel tentativo di aiutarla a uscire dai suoi mali oscuri. Un percorso intenso e intimo che si chiude con due racconti, "L'isola dei Bianconi" e "Getsemani", con cui Cassese affronta e spiega la sua ultima battaglia, quella con la malattia.
Vent'anni fa, la neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi usciva vincitrice dalle elezioni del 27-28 marzo 1994. Non è stata una fiammata episodica. Anzi. Il periodo che ci separa da quella data, fondativa del nuovo sistema partitico, è marcato dalla presenza del Cavaliere. Ripercorrendo le vicende politiche di questo periodo - ma anche degli anni Ottanta, che ne costituiscono l'incubazione - Ignazi mette in luce le origini del berlusconismo, i modi e le ragioni del suo dispiegarsi lungo un ventennio, i suoi punti di forza e di debolezza. Berlusconi si è posto al centro della scena politica grazie alle sue risorse, soprattutto nel campo della comunicazione, all'innovazione dei contenuti e dello stile, e alla balbettante reazione degli avversari. Ma il contenuto "rivoluzionario" della sua irruzione sulla scena politica in che modo ha modificato il sistema politico italiano? E quali esiti ha avuto? Siamo alla fine della parabola?
Siamo tutti scontenti dello Stato italiano. Governi e opinioni pubbliche delle altre nazioni europee, stupiti dalla mancanza di solidità e compattezza delle istituzioni e dalla loro difficoltà a governarci. I governanti nazionali, le cui politiche rimangono parzialmente inattuate. I governati, che lamentano costi e inefficienze dei poteri pubblici. I burocrati, frustrati e impotenti, per di più accusati del malfunzionamento dell'amministrazione. L'alta dirigenza, identificata come una casta. Le ragioni di questa situazione sono state ampiamente ricercate dagli storici. Mancava però una ricostruzione dall'interno della macchina statale italiana e un esame degli eventi esterni che ne hanno condizionato lo sviluppo nel secolo e mezzo di storia unitaria.
Il rapporto sull'analfabetismo religioso in Italia intende porre domande, tracciare percorsi e contestualizzare il tema dell'assenza del religioso nei processi educativi su scala internazionale. Il volume offre una riflessione organica su ciò che viene ignorato dal sistema scolastico e sui perché storico-teologici, oltreché storico-politici, di queste omissioni e lacune. A un'ampia analisi delle premesse teorico-critiche e dello scenario storico italiano da cui il fenomeno trae la propria natura si affiancano rassegne di studi, analisi delle esperienze riuscite e fallite e alcuni primi strumenti di cura che ambiscono a generare un dibattito pubblico sul tema e a costruire una riflessione capace di coinvolgere tutti gli attori sociali impegnati nel settore educativo e della formazione. Correda il volume una sezione info-grafica e di mappe che rende la lettura più intuitiva, trasferendo su immagini e simboli la complessità delle informazioni e dei dati raccolti.
Era inevitabile la Grande Guerra? Dall'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo doveva necessariamente scaturire un conflitto mondiale? O si è trattato di una guerra "improbabile", scoppiata per una serie di malintesi e di errori di valutazione? Rusconi ricostruisce il febbrile lavorio politico-diplomatico del luglio 1914 e analizza le vicende belliche sino alla battaglia cruciale della Marna. Il conflitto si configura come una "guerra tedesca" per rompere l'accerchiamento di cui la Germania si sente vittima da parte dell'Intesa russo-francese e inglese. Ma la lotta per l'egemonia sul Continente assume i tratti di una "guerra di civiltà" all'interno dell'Occidente stesso. Gli effetti sono di lunga durata, anche in termini strategico-militari: il secondo conflitto mondiale inizierà infatti con l'attacco alla Francia nel 1940 inteso come replica e rivincita del 1914.
La prima guerra mondiale fu teatro di una carneficina inaudita: i sopravvissuti dovettero fare i conti con quanto era successo e trovare linguaggi adatti ad esprimere sentimenti di perdita e demoralizzazione. Alla elaborazione di questo lutto, pubblico e privato, è alle varie forme che venne assumendo è dedicato il libro. Si parla della commemorazione dei morti, con l'istituzione dei cimiteri militari, i riti funebri collettivi, e dei modi in cui le famiglie e le comunità cercarono di superare la perdita dei loro componenti, per esempio attraverso la pratica dello spiritismo o affidandosi a credenze e superstizioni. Ma l'immaginario doloroso della Grande Guerra è presente anche nel cinema, nell'arte e nella letteratura del primo dopoguerra.
Fra il 1914 e il 1918 la grande guerra produsse mutamenti profondi: sul piano politico, economico, sociale, culturale, come pure sul piano più privato delle coscienze individuali. La sensibilità e il mondo interno di coloro che all'esperienza bellica parteciparono direttamente vennero scardinati: costretto per la prima volta dal predominio della tecnologia a una guerra prolungata e statica, chiuso nelle trincee, il soldato vede frantumarsi la propria identità in una disgregazione destinata ad avere pesanti ripercussioni nel dopoguerra. All'interno della propria personalità egli vede scavarsi un vuoto, una sorta - appunto - di "terra di nessuno" psicologica. Le lunghe ore trascorse in trincea alimentano nevrosi, claustrofobie, fantasie di volo che ridanno forza al mito di Icaro: l'aviatore diviene colui che può dominare il teatro di guerra, facendosene spettatore privilegiato. Attraverso gli apporti di antropologia, sociologia e psicologia, e le testimonianze dei combattenti, Leed rilegge in modo originale e innovativo l'"evento guerra", visto in termini non più solo di storia politica o militare, ma di immaginario, emozioni, memoria.
Questo libro ormai classico ha esercitato un'influenza decisiva nel rinnovamento del modo di guardare alla prima guerra mondiale. Non è una storia del conflitto, né un esame dei suoi aspetti politici o militari: grazie a una ricca messe di testimonianze letterarie queste pagine pongono al centro dell'attenzione la vita concreta dei soldati e mostrano come la trincea e la battaglia, le esperienze estreme dell'uccidere e del morire lascino una traccia duratura nelle strutture emotive e intellettuali dell'uomo contemporaneo. Muovendosi fra la realtà effettiva della guerra e l'immaginario da essa suscitato, Fussell riconduce così alla Grande Guerra alcuni stereotipi della "memoria" del Novecento.