
"Questo volume raccoglie un ciclo di letture organizzato per i detenuti del carcere di Opera (Milano) con l'intento di descrivere il percorso umano che ha condotto Dante dalla 'selva oscura' al bene supremo del paradiso, cioè il destino buono che attende ogni persona che lo cerca e lo domanda. 'Il Paradiso è la compiuta felicità per cui l'uomo si sente nato e a cui la mano della Provvidenza può guidarlo a partire da qualsiasi 'selva oscura'. Dante è l'uomo della speranza: egli vuole testimoniare di aver visto dove può arrivare - anzi, dove è destinato ad arrivare - il cammino umano e che vale la pena fare il cammino anche nei momenti più gravi e faticosi perché c'è un punto di arrivo buono e certo. Leggere il 'Paradiso' vuol dire farsi accompagnare da Dante fin nel cuore di questa positività e di questa speranza. Allora apparirà utile, anzi necessario, fare anche il percorso dell''Inferno' e del 'Purgatorio', perché sono passi verso questa meta'." (dall'introduzione dell'autore)
L'epoca moderna ha cercato di conservare molti valori di origine cristiana - ragione, libertà, verità, fratellanza, giustizia - separandoli dalla loro sorgente. Ma la storia dimostra che, se non permane Colui che li fa sorgere, «queste grandi cose senza le quali non c'è vera umanità diventano irreali» (De Lubac). Da dove ripartire in un tempo che papa Francesco ha definito di «cambiamento d'epoca»? Dallo stupore di fronte alla misericordia di Dio che si manifesta in Cristo: «Volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci» (San Bernardo). Le meditazioni contenute in questo libro sono un aiuto e un invito a lasciarci trascinare dal venire di Cristo nel mondo. Seguendo quell'uomo, come per Giovanni e Andrea, inizia un cambiamento di sé e della realtà. Anche l'operare acquista la sua vera consistenza. «Solo uno stupore per l'avvenimento di Cristo ci può mandare, anzi: portare, attirandoci, verso tutte le periferie in attesa della Salvezza» (padre Lepori).
Il ciclo di avori conservato nel Museo Diocesano di Salerno è il più vasto giunto sino a noi dall’età medioevale. Si compone di sessantasette pezzi. Diciotto tavolette sono dedicate al ciclo iconografico dell’Antico Testamento, diciannove a quello del Nuovo; i rimanenti sono medaglioni o frammenti decorativi di quello che con tutta probabilità costituiva il rivestimento prezioso di una cattedra episcopale.
L’ampiezza del ciclo e la straordinaria raffinatezza della sua esecuzione, dovuta a maestri verosimilmente salernitani dell’XI secolo, ne fanno uno dei capolavori dell’arte medioevale.
Schede di Serena La Mantia
Fotografie di Marcello De Masi
"Marco Gallo è un giovane dei nostri anni, che fin da bambino manifesta un desiderio potente di vita, un'apertura leale e drammatica a ogni aspetto della realtà. Ed è proprio in questa intensa normalità che si fa strada in lui la progressiva scoperta di una presenza capace di prendere totalmente sul serio la sua umanità, una presenza che imprime alle giornate un'urgenza e un desiderio di essenzialità sempre più grandi. Così inizia a fiorire un'affezione a Cristo che prende corpo nella sua umanità: egli, restando quello che è, con il suo carattere talvolta impulsivo e la sua esuberanza che trascina, è 'diverso' e i familiari e gli amici se ne accorgono. Percorrendo ricordi e scritti dell'ultimo anno di vita, è come se crescesse in Marco una nettezza di giudizio, rispetto a ciò che vale. Così la sua morte improvvisa appare essere non l'epilogo di una vita, ma il compimento di un cammino, davvero il 'dies natalis'." (dalla prefazione di Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia).
Si può vivere liberi dall’odio verso i propri nemici? La realtà può essere sempre amica?
La lituana Nijole Sadunaite, passata attraverso tre anni di lager sovietico in Mordovia e altri tre di confino in Siberia dal 1974 al 1980, ci mostra che è possibile essere lieti ovunque e guardare l’altro per la sua verità, non cedendo alla logica della contrapposizione tra vittima e persecutore.
Lo attestano le parole rivolte ai suoi accusatori durante il processo per aver diffuso un giornale che difendeva la libertà di coscienza e di religione: «Voglio premettere che, se occorresse, non esiterei a dare la mia vita per ciascuno di voi».
Questa è “una” storia particolare attraverso la quale possiamo ripercorrere “la” storia del totalitarismo in Europa nella forma efficacissima e rara della testimonianza diretta.
Ve la proponiamo in due strumenti, diversi ma complementari: un docufilm e un libro, che si danno forza a vicenda.
Nel DVD allegato al libro, il docufilm di Riccardo Denaro
Il cielo nel lager
A volte le persone entrano nella nostra vita senza che ce ne accorgiamo. E la cambiano. Come accade a Matteo che, grazie a una giovane interprete lituana, conoscerà Nijole Sadunaite, sopravvissuta alle torture del KGB. Una donna tanto lontana come storia eppure così vicina per umanità, testimone di una libertà possibile anche nel peggiore degli inferni terreni.
Durata: 45’ ca.
Formato video: 16:9
Area: PAL 2
Audio: Dolby Digital 2
Lingua: italiano
12 marzo 2011: un ragazzo a Parigi uccide un coetaneo, Samy, perché ha attraversato la linea immaginaria tra due quartieri. Violenza pura, gratuita, assurda. Un gesto selvaggio a due passi dal liceo in cui ha appena iniziato a insegnare un giovane professore, François-Xavier Bellamy. Quel fatto lo porta a riflettere su una rottura inedita accaduta nella società occidentale: una generazione ha rifiutato di trasmettere la propria eredità culturale, ha diseredato i giovani. Dove fallisce l’educazione è inevitabile che sorga di nuovo la barbarie, che trionfi il nichilismo.
In un simile contesto, si chiede l’autore, per quale motivo entriamo ancora in classe, insegniamo, parliamo a questi allievi? Siamo condannati a insegnare, a educare, senza sapere bene perché e senza nemmeno ardire di porci questa domanda? Su cosa rifondare la didattica e l’educazione?
Bellamy per primo non si sottrae a questi interrogativi, nella convinzione che «l’emergenza assoluta oggi consiste nel rifondare la trasmissione. Urge riconciliarsi con il significato stesso dell’educazione per far vivere in ognuno la cultura, per mezzo della quale l’uomo diventa umano, la libertà effettiva e un futuro comune possibile».
Pienamente vivi è la storia avvincente di un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca di ciò che conta veramente. E a guidarlo sono stati gli esseri più emarginati, da sempre etichettati come “in-abili”, profondi conoscitori della sofferenza e maestri nell’arte di guarirla.
Il racconto autobiografico di Shriver prende le mosse dalla silenziosa eredità della zia Rosemary Kennedy e dall’influsso che la sua disabilità intellettiva ha esercitato sui familiari, rivelando pagine inedite della storia di una delle famiglie più importanti d’America.
Il piccolo Tim è cresciuto giocando con i bambini di Camp Shriver, il progetto rivoluzionario lanciato da sua madre Eunice per fornire ai giovani con disabilità intellettiva uno spazio in cui divertirsi e sentirsi partecipi. Fu solo il primo passo nella battaglia in difesa dei loro diritti.
Molti anni dopo, gli atleti di Special Olympics insegneranno a Shriver una lezione fondamentale: la libertà più grande è affrontare la paura, spezzare il suo potere e sconfiggerla.
Pienamente vivi è un emozionante percorso personale e insieme una riflessione su alcune grandi contraddizioni della nostra società: essere diversi è una debolezza o una forza? Per crescere dobbiamo avere fiducia negli altri o solo in noi stessi? La disabilità è una cosa da temere o da accogliere con gioia, da compatire o da purificare?
Anni '40, un paese della provincia bergamasca. Due giovani si incontrano, si innamorano, si sposano. Entrambi vengono da una solida tradizione cattolica. Dio darà loro dieci figli. Sono tutt'altro che ricchi, ma li accolgono tutti come un dono del cielo. Quando alcuni dei ragazzi incontrano il movimento di Comunione e Liberazione, decidono di seguirli: "Da quando lo frequentate dirà una volta Dario - vi vedo più lieti e più seri. Vuol dire che quello che avete incontrato è buono. E allora interessa anche a me". Così intorno al tavolo di casa Nembrini siederanno, nel tempo, centinaia di persone. Tutti si sentono figli, tutti portano via l'esperienza di un'accoglienza formidabile, uno sguardo per cui chiunque arrivi è importante, perché tutto quel che accade è buono. Fino all'ultimo giorno, anche ridotto all'immobilità dalla sclerosi che da trent'anni lo affligge, a chi gli chiede come sta Dario invariabilmente risponde: "Farès pecàt a lamentàm", "Farei peccato a lamentarmi". La storia semplice di come un sì detto in ogni circostanza genera una fede contagiosa, che arriva attraverso i figli fino alle steppe del Kazakhstan e alle foreste della Sierra Leone.
Isa è ossessionata dal suo aspetto fisico che non le piace e le impedisce di accorgersi di quanto accade nella sua vita. Tutto è troppo poco per lei, poco per placare l'inquietudine che la accompagna negli anni e nelle scelte importanti. Trascorre così molto tempo, fino a che accadrà qualcosa che incrinerà la bolla di risentimento nella quale è chiusa da sempre, facendole scorgere un modo nuovo di guardarsi e di guardare tutto. Saprà cogliere, Isa, questa possibilità? Potrà finalmente essere libera?