
La Primavera di Praga rivela come la contraddizione fra libertà e ideologia non può non emergere dove l'uomo guarda con realismo alla sua dignità e al suo compito storico. «La Primavera è stata vista come lo scontro fra quelli che volevano conservare il sistema così com'era e quelli che lo volevano riformare. Così facendo si dimentica che questo scontro era solo l'ultimo atto di un lungo dramma condotto nell'ambito dello spirito e della coscienza della società. All'inizio di questo dramma ci furono da qualche parte degli individui che anche nei momenti più duri riuscirono a vivere nella verità. Il tentativo di una riforma politica non fu la causa del risveglio della società, ma il suo esito ultimo». V. Havel Antologia di documenti realizzata in occasione della mostra presentata alla XXIX edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini.
Attraverso gli affreschi di Giotto e ampi brani della Legenda Aurea, nella forma della lettera a un'amica, il lettore è accompagnato a immedesimarsi con l'irruenza e l'affezione di Pietro, che si arrende al tenace amore di Cristo, e poi con l'abbandono fiducioso che ha segnato la fine della vita terrena della Vergine, di Giovanni, della Maddalena, dello stesso Pietro e di Paolo. Una meditazione sulla misericordia di Dio che custodisce chiunque a Lui si affidi. Prefazione di Massimo Camisasca.
Il duomo di Monreale è un patrimonio artistico di eccezionale bellezza mai documentato prima d'ora con tale ampiezza di immagini, realizzate mediante una apposita campagna fotografica e strumenti tecnici all'avanguardia. Il duomo di Monreale è una delle testimonianze più impressionanti di quella stagione artistica straordinaria che la Sicilia visse nel XII secolo. Sulle pareti del duomo si snoda un ciclo musivo, conservatosi pressoché intatto, che racconta la storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla resurrezione di Cristo, in un percorso che ha alle sue estremità le due figure imponenti del Cristo pantocratore dell'abside, le cui braccia si aprono in un abbraccio commovente che accoglie il fedele lasciandolo senza parole, e della Vergine nella controfacciata, la cui maternità è segno perenne del rinnovarsi della presenza di Cristo che accompagna la vita degli uomini, posto genialmente sopra la porta attraverso la quale i fedeli lasciano la basilica per portare nel mondo la loro speranza. Oltre alla sequenza narrativa vetero e neotestamentaria, le pareti della basilica ospitano una impressionante serie di ritratti di santi, testimonianze perenni della vita della Chiesa. Anche in questo caso, la loro collocazione rivela un progetto geniale: se infatti le absidi laterali ospitano i due capisaldi della fede cristiana, Pietro e Paolo, lungo le pareti del presbiterio e nei sottarchi delle navate si susseguono figure intere, busti e volti di monaci, vescovi, laici, eremiti, uomini e donne che hanno testimoniato la loro fede, chiesa trionfante sempre più vicina alla chiesa militante che affolla ogni giorno la chiesa, per concludersi nella controfacciata, accanto alla figura di Maria, con gli esempi più vicini alla gente di Monreale, Cassio, Casto e Castrense, i "loro" santi. Il ciclo musivo di Monreale dispiega così un inno alla Chiesa di eccezionale bellezza.
La storia del popolo ebraico è la storia di Gesù, il Messia a lungo atteso da un popolo educato a riconoscere la presenza di Dio nella confusione della sua storia. Se non comprendiamo e non ricordiamo tutto ciò che Dio ha fatto per preparare il popolo ebraico e il mondo alla venuta di Gesù Cristo, allora Gesù ci può apparire come una figura religiosa e non come la speranza del suo popolo, compimento di aspettativa umana che va oltre ogni immaginazione: «Difficilmente può comprendere l'esperienza cristiana chi non sia disposto a rivivere in qualche modo la storia del popolo d'Israele, con tutti i suoi accenti e con tutti i suoi drammi» (L. Giussani). Queste pagine, nate dall'insegnamento nelle scuole e in parrocchia, ci guidano a scoprire la coincidenza del Dio dell'Antico Testamento con il Padre misericordioso che Gesù ci rivela, perché dalla contemplazione della sua umanità comprendiamo la verità del nostro essere uomini.
Questo compendio, nato da una lunga esperienza di insegnamento, propone una sintesi ragionata del processo di formazione della cultura italiana ed europea, che fin dal Medio-evo ha messo l'uomo al centro. Una visione antropocentrica assolutamente originale, quella medievale, compenetrata di teocentrismo, nella quale la fede alimentava lo sguardo dell'intelligenza, lo slancio ideale del fare, l'immaginazione creativa. Lo splendore della Scolastica di san Tommaso e della poesia di Dante sono il vertice di un millennio di imprevedibile ricchezza di civiltà. L'autunno del Medioevo si avverte già nel Trecento: sono anticipati gli aspetti di un profondo cambiamento culturale, che si manifesta progressivamente nei due secoli successivi nei diversi ambiti della vita. Con la Riforma luterana e le successive ramificazioni, il tessuto unitario dell'Europa medievale viene lacerato e diversamente ricomposto; infine, la riscoperta dei classici greci e latini diventa motore di una nuova antropologia. La centralità dell'uomo rimane, ma suffragata dalla categoria dell'autonomia. Nel XVII secolo, poi, la scienza e la gnoseologia ribaltano il primato della metafisica e i laboratori della politica elaborano meccanismi del potere, sempre più autosufficiente e autoimmanente.
L'Età dei Lumi mette a fuoco l'autosufficienza dell'uomo, appellandosi alla sua razionalità: la ragione è elevata a signora del mondo fisico e del mondo etico e la nuova scienza della natura documenta la sua potenza. La ragione ha il compito di rischiarare la realtà, combattendo le tenebre dell'ignoranza. Prende forma per la prima volta nella storia un'ideologia che ha l'ambizione di guidare le coscienze, interpretando il cosmo e governando il cambiamento della società. Si afferma una nuova antropologia, le cui categorie fondamentali sono il cosmopolitismo e l'individualismo, e si attua una profonda rottura con la tradizione religiosa, culturale e istituzionale dell'Europa. «E io, che sono?» La domanda leopardiana sintetizza la svolta della sensibilità romantica. La questione del significato delle cose e dell'esistenza individuale impegna tutte le facoltà e occupa ogni dimensione dell'uomo. L'uomo ha un destino che lo chiama a guardare oltre la finitezza della ragione e ad affacciarsi sull'infinito. La cultura dell'Occidente europeo riprende confidenza con il senso del mistero e dell'unicità originale dell'io.
La seconda metà del XIX secolo sembra avverare il sogno antropocentrico secolarizzato e realizzare il vaticinio baconiano, che annunciava l'alleanza tra sapere e potere. L'industrializzazione promette un mondo rifatto dall'opera dell'uomo grazie alle virtù del sapere scientifico. La cultura del Positivismo celebra la fede nuova nell'uomo e nel progresso. Il XX secolo, uno tra i più tragici della storia, si apre annunciato da un'atmosfera di ebbrezza spensierata. Si tratta però di un velo, destinato a coprire ancora, solo per poco tempo, l'insospettata realtà delle cose, cioè che il disegno di un mondo tutto e solo umano, oltre che una chimera irragionevole e irrealizzabile, è una minaccia per l'uomo stesso. La cultura del XX secolo è il testimone involontario e sofferto di un disegno andato in frantumi. Essa scopre la terra desolata dell'esistenza, invasa dall'inarrestabile logica della massificazione sociale, economica e politica, e dalla corruzione di ogni significato. Tuttavia non è solo constatazione di uno smacco: il desiderio di vero e di bene, l'agostiniana inquietudine del cuore tornano ad affacciarsi come attesa di una grazia che sia risposta alla domanda dell'uomo.
Nel corso degli ultimi cinque secoli la Chiesa si è trovata a vivere la sua missione in un mondo che progressivamente si è allontanato da essa. Le conversazioni qui raccolte concentrano l'attenzione sui momenti salienti di un attacco alla Chiesa che, iniziato a livello del pensiero, è sfociato in aperte persecuzioni: la Rivoluzione francese come i totalitarismi del XX secolo hanno apertamente cercato di distruggerla. Sotto la guida sicura di grandi papi, essa ha saputo affrontare le diverse circostanze storiche, approfondendo la coscienza della propria natura ed ergendosi a baluardo della libertà e della ragione dell'uomo, vittima dell'ideologia e del potere. La seconda metà del XIX secolo vede sorgere nuove opere, generate da numerosi santi, e un nuovo movimento di presenza cattolica nella società, frutto di un laicato profondamente radicato nella fede. Nella società smarrita di oggi è questa la strada per ridestare negli uomini l'attrattiva per un luogo che esiste nel mondo come via per la felicità e il compimento dell'uomo: «I santi, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell'uomo, creato a immagine e somiglianza divina» (Benedetto XVI).
In queste conversazioni con Adriano Moraglio, Marco Boglione, fondatore di BasicNet, proprietaria dei marchi Kappa, Robe di Kappa, Superga, Jesus Jeans e K-Way, racconta la sua avventura umana e imprenditoriale. Avvincente come un romanzo perché imprenditore è bello.