Classico della letteratura umoristica araba dove il tema della stupidità è trattato attraverso una galleria di personaggi che ne incarnano le numerose manifestazioni.
Questa collana di opere mai tradotte in lingua occidentale, esordisce con una dei testi minori di Muhyi-l-Dîn Ibn 'Arabî (m. 1240). In essa, il grande maestro delle dottrine spirituali del Sufismo descrive le tre massime funzioni della gerarchia esoterica dei santi, ossia quella del Polo (qutb), vero e proprio "Vicario di Dio" sulla terra, e dei suoi due Assistenti: l'Imâm che si trova alla sinistra del Polo e che presiede all'integrità del mondo corporeo, e l'Imâm che si trova alla sua destra, incaricato del governo degli esseri spirituali. Le analogie con le funzioni supreme della misteriosa Agarttha sono talmente evidenti che non è neppure il caso di menzionarle.
Prima edizione di un breve trattato in cui l'Imâm 'Alî dà, al compagno Kumayl ibn Ziyâd che lo interrogava al riguardo, una sintesi della Verità Suprema (al-haqîqa). Questo dialogo è la prima testimonianza di una scienza esoterica in seno all'Islam da parte di colui che fu definito come "la porta della città della conoscenza". Il dialogo è accompagnato dal commento inedito di 'Abd al-Razzâq al-Qâshânî (m. 1330), uno dei principali interpreti della scuola akbariana, noto soprattutto per il suo commento ai Fusûs al-hikam, "I castoni delle Saggezze" di Ibn 'Arabî.
Un testo di grande bellezza dedicato alla preghiera esicastica, scritto da Kallistos, vescovo di Diokleia, già noto nel mondo anglosassone in quanto traduttore del testo completo della Filocalia. Ricco di riflessioni e suggerimenti pratici, si ispira alla tradizione del monachesimo ortodosso risalendo fino ai Padri.
Una scelta dal Canzoniere sacro di Halevi (1075-1141); i componimenti più didascalici, le massime, i proverbi, gli insegnamenti. Un classico della cultura ebraica.