1943. In un villaggio sperduto nel cuore delle Alpi, la vita scorre dolce e tranquilla. Fino all’arrivo di due nemici: il primo è la grande Bestia, un cane selvaggio che, secondo gli abitanti, ha depredato gli ovili. Ma per Sébastien è semplicemente la sua inseparabile amica Belle. Il secondo sono i soldati tedeschi, che scatenano il terrore e costringono gli abitanti a rifornirli. Finché, la notte di Natale, Belle, Sébastien e il loro gruppo di amici decidono di rischiare la vita per aiutare alcuni amici ebrei a passare il confine, per trovare la salvezza.
E il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa, amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito.
Quando Martin Sixsmith, noto giornalista in cerca di nuova occupazione, accetta di incontrare quella donna sconosciuta, non ha molte aspettative. Ma poi, la donna lo invita a indagare sul segreto che, dopo un riserbo di quasi cinquant'anni, la madre Philomena le ha svelato, e il suo istinto da giornalista non sa tirarsi indietro. Philomena è poco più che una ragazzina quando rimane incinta. E giovane e ingenua, senza cognizione dei fatti della vita e la società irlandese del 1952 la considera ormai una "donna perduta". Rinchiusa in un convento, poco dopo darà alla luce Anthony. Per tre anni si occupa di lui tra quelle mura, fino a quando le suore non glielo portano via per darlo in adozione, dietro compenso, a una facoltosa famiglia americana, come accadeva in quegli anni a migliaia di altri figli del peccato. Non c'è stato giorno da allora in cui Philomena non abbia pensato al suo bambino, senza mai abbandonare il sogno di ritrovarlo, e cercando in segreto di rintracciarlo. E senza immaginare che, dall'altra parte dell'oceano, anche suo figlio la sta cercando. Nella sua ricerca, Martin porterà alla luce segreti, ipocrisie e soprusi occultati per anni e annoderà le fila di due anime separate alla nascita e spinte l'una verso l'altra da una sete d'amore inesauribile. tati per anni e annoderà le fila di due anime separate alla nascita e spinte l'una verso l'altra da una sete d'amore inesauribile.
Il naufragio di Piscine Molitor Patel, un ragazzo indiano chiamato da tutti Pi, e quattro insoliti compagni di viaggio - una zebra ferita, un orango, una iena e una tigre - si trasforma in un'avventura sospesa tra realtà e magia. La sfida del protagonista sarà la sopravvivenza nonostante la sete, la fame, gli squali e la furia del mare. Un libro unico, un po' romanzo d'avventura e un po' favola surreale dall'inattesa anima nera.
C'è una cosa su cui Alice Howland ha sempre contato: la propria mente. E infatti oggi, a quasi cinquant'anni, è una scienziata di successo, invitata a convegni in tutto il mondo, che ha studiato per anni il cervello umano in tutto il suo mistero. Per questo, quando a una importantissima conferenza, mentre parla davanti a un pubblico internazionale di studiosi come lei, Alice perde una parola - una parola semplice, di cui conosce benissimo il significato - e non riesce più a ritrovarla nel magazzino apparentemente infinito della sua memoria, sa che qualcosa non va. E che nella sua testa sta succedendo qualcosa che nemmeno lei può capire. O fermare. La diagnosi, inimmaginabile fino a un momento prima, è di Alzheimer precoce. Da allora, Alice, perderà molte altre parole. Perderà pian piano i nomi - per primi, quelli delle persone che ama, suo marito, i tre figli ormai adulti. Perderà i ricordi, ciò che ha studiato, ciò che ha fatto di lei la persona che è. In questo viaggio terribile la accompagnerà la sua famiglia: il cui compito straziante sarà di starle vicino, di gioire con lei dei rari momenti, luminosi e fugaci, in cui Alice torna a essere Alice. E, soprattutto, di imparare ad amarla in un altro modo.
C'è un filo rosso che attraversa tutto il magistero di Francesco: il tema della giustizia, che per il papa è l'altro nome dell'amore. "Il bene è contagioso" scrive Bergoglio. "E come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l'ingiustizia, tende a espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale". Per il pontefice argentino, ogni nostra azione ha delle conseguenze e anche il più piccolo frammento d'immoralità annidato nelle strutture della società contiene sempre un potenziale di dissoluzione e di morte. Ma c'è anche un'altra giustizia a cui Francesco non si stanca di fare riferimento: se viviamo secondo la legge "occhio per occhio, dente per dente" non usciremo mai dalla spirale dell'odio. La legge degli uomini non può salvare il mondo. Solo la legge di Gesù, che dall'alto della Croce perdonò i suoi assassini, ci potrà riscattare, imponendo un giudizio di qualità sulla nostra vita terrena nell'orizzonte misterioso dell'amore incondizionato: la misericordia. In questo "vangelo della giustizia" il lettore troverà un itinerario ricco di suggestioni da cui lasciarsi ispirare per orientare i propri desideri, le proprie scelte e il proprio agire quotidiano nel mondo.
È la più anziana dei sei veggenti di Medjugorje, ma anche la più seguita dai milioni di pellegrini che ogni anno si recano nel paesino della Bosnia-Erzegovina. Dopo essersi sottratta per oltre trent'anni a libri e interviste, Vicka Ivankovic ha finalmente accettato di raccontare tutta la sua storia in un'appassionante confessione a cuore aperto. Vicka riceve messaggi dalla Madonna ogni giorno, da quel lontano 24 giugno 1981 in cui vide per la prima volta la "signora dagli occhi celesti", la "Gospa", come viene chiamata in lingua croata. Con semplicità, parla della sua umile famiglia d'origine, dell'infanzia e di quei giorni straordinari, quando aveva solo sedici anni, sconvolti dall'inizio delle apparizioni. Con la forza di una fede incrollabile, descrive tutti gli eccezionali fenomeni fisici e mistici di cui ancora oggi è protagonista - bilocazioni, vessazioni diaboliche, sofferenze fisiche - ma anche gli incontri commoventi con la Regina della Pace, con gli Angeli e, nei giorni di Natale, con Gesù. Vicka affronta inoltre il grande mistero dei Dieci Segreti, svelando i particolari delle sue visioni dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, e accennando all'ultimo sconvolgente miracolo che si ripete da alcuni mesi nella sua casa natale: una statua della Madonna di Lourdes, ogni notte, diventa fosforescente e sembra viva.
Quando si cade nell'abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante - da vent'anni in prima linea con la comunità "Nuovi Orizzonti" per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere - ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere. In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore - ricco di condivisioni personali - l'autrice invita a intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme nocive di dipendenza dal giudizio altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro Paese e dell'intero Occidente. In ognuno di noi c'è un potenziale inespresso - ci confida Chiara - e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala. Prefazione di Lorella Cuccarini.
"Non capivo fino in fondo quello che sta accadendo mentre salivo sull'aereo che avrebbe portato me, mia sorella e mia madre fuori dall'Iran, forse per sempre. Era il 1979 e io avevo nove anni. Ero disperata e arrabbiata perché nei preparativi della partenza i miei si erano sbarazzati di ogni cosa, compreso il mio amato agnello Baboo. Ma mia madre sapeva tutto, scappavamo per salvarci la vita e a ogni passo che la portava via provava un dolore mai provato prima. Avevamo detto addio alle persone a cui volevamo bene e con cui ero cresciuta, alla cucina di casa profumata di zafferano ed erbe e di frutta dolce. Mi sembrava solo ieri che la mia vita scorreva felice tra libri e cioccolata, tra la scuola e i giochi e in breve tutto era diventato cupo. La paura faceva parlare i grandi a mezza voce, li faceva arrabbiare per niente, tenere le finestre chiuse e mettere il velo alle donne. Qualcuno spariva, e presto sarebbe toccato anche a noi. A Londra arrivammo da rifugiate, mio padre sarebbe arrivato dopo. L'Inghilterra ci accolse e io abbandonai le mie radici. Poi un giorno la voce dei ricordi mi ha chiamato e ho trovato la strada di casa."
Questo è il libro a cui don Andrea Gallo ha lavorato fino all'ultimo giorno, nato sulle ali dell'amicizia "angelicamente anarchica" intrattenuta per anni con Fabrizio De André. Ancora giovane liceale, Faber folgorò il prete di strada con un suo componimento scolastico dal quale già traspariva l'insofferenza nei confronti del potere e l'intolleranza per le istituzioni ingiuste. Aveva solo diciassette anni, ma le sue parole erano già colme di forza e compassione. Il rapporto crebbe passeggiando per le vie del ghetto di Genova, calpestando il selciato di quella Via del Campo che avrebbe ispirato molti dei capolavori del grande cantautore: Princesa, Crèuza de ma, Bocca di Rosa... Per comporre il suo "vangelo laico", contrappuntato dalle pungenti vignette di Vauro, don Gallo ha scelto dodici delle canzoni più amate di Faber per rilanciare quei valori che sono stati per lui ancor più imprescindibili e non negoziabili di quelli religiosi: "Perché il tessuto della laicità si fonda su princìpi condivisi che devono diventare patrimonio di tutti". In questa Buona Novella, sacra e profana, soffia quel vento libertario che ha percorso negli anni le parole appassionate di un grande profeta e i versi del più grande cantautore italiano del Novecento.