In un mondo ormai “uniforme”, in cui si fa sempre più ampio lo spazio dei non luoghi, diventa fondamentale riflettere sulla forma che la chiesa viene assumendo, come assemblea di credenti, ma anche come edificio, spazio per la celebrazione liturgica. L’autore rilegge gli elementi essenziali di una chiesa – altare, ambone, battistero, cattedra – alla luce della loro evoluzione storica e della riforma liturgica del Vaticano II. L’itinerario si conclude sulle “soglie”, ossia i luoghi di ingresso che svolgono una funzione di cerniera tra spazio esterno del mondo e spazio interno della liturgia, frontiera che delimita i due spazi e che nel contempo li invita al dialogo perché, “come sempre succede nella storia, è il senso che l’uomo assegna ai suoi gesti a generare i segni e i luoghi nei quali essi vogliono prendere corpo”.
Giuliano Zanchi è presbitero della diocesi di Bergamo. Su queste tematiche ha pubblicato anche Lo Spirito e le cose (Milano 2003).
Tutte le Scritture sono sante,
ma il Cantico dei cantici è il Santo dei santi!
Inno molteplice e variegato dell’amore,
il Cantico dei cantici
celebra umanità, passione ed eros,
ma anche la capacità dell'amore umano
di essere segno di infinito,
di pienezza, di totalità.
Qual è il messaggio centrale del Cantico dei cantici? Perché è stato conservato all’interno della Bibbia, fino ad essere ritenuto un vertice della rivelazione? Il Cantico parte dall’éros, dall’amore nella sua pienezza anche carnale, ma coinvolge molteplici iridescenze e va oltre. Dove uomo e donna si amano in modo vero e completo, nella gioia di una donazione totale, là appare il mistero dell’Amore di Dio; ciò che è divino, nel Cantico, è la relazione che intercorre fra gli amanti, e il Dio che è “un fuoco divorante” (Dt 4,24) dimora nel fuoco in cui si situano gli amanti.
Gianfranco Ravasi (1942), presbitero della diocesi di Milano, è Prefetto della Biblioteca ambrosiana e docente di Esegesi biblica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. All’indiscussa competenza dello studioso, unisce una rara capacità di divulgazione del messaggio biblico per gli uomini e le donne del nostro tempo. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Qohelet e le sette malattie dell’esistenza.
L’avventura spirituale della preghiera incessante:
il Nome di Gesù trasfigura l’universo
“Per misericordia di Dio sono uomo e cristiano, per opere gran peccatore, per vocazione pellegrino senza dimora, del ceto più umile, che va forestiero di luogo in luogo. I miei averi sono una bisaccia di pan biscotto sulle spalle, e in seno la sacra Bibbia, ecco tutto”. Con queste parole inizia un libro, pubblicato nel 1881 a Kazan’, che è stato uno dei maggiori successi editoriali del secolo appena trascorso, gli oramai celebri Racconti di un pellegrino russo. Il protagonista incarna una figura familiare sulle strade che traversano le sconfinate distese della Russia medievale e moderna e ricorrente nelle pagine di narratori e di poeti: è come se il lettore fosse accompagnato per mano in un pellegrinaggio interiore nelle profondità dell’orazione.
Proponiamo qui – assieme a una ricostruzione delle complesse vicende che hanno accompagnato la pubblicazione dell’opera e a una pista di identificazione dell’anonimo autore – il testo della prima edizione di questo capolavoro della spiritualità russa: l’inedita traduzione consente di ritrovare la naturalezza dello stile e l’integrità della narrazione delle redazioni più antiche.
˛ˇ R e n d e t e g r a z i e a l S i g n o r e p e r c h È Ë b u o n o
p e r c h È i l s u o a m o r e Ë p e r s e m p r e !
A m o r e Ë l a p a r o l a c h i a v e d e l l i b r o d e i S a l m i ,
d i q u e s t a p i c c o l a B i b b i a
c h e r a c c h i u d e i t e m i p i ˘ i m p o r t a n t i
d e l l i n t e r o m e s s a g g i o b i b l i c o .
T u t t o n e i S a l m i r u o t a a t t o r n o a l l a m o r e d i D i o
c h e r i m a n e p e r s e m p r e ,
c h e d u r a i n e t e r n o ,
c h e n o n a v r ‡ m a i f i n e .
Q u a n d o s i p a r l a d i a m o r e , n e i s a l m i , n o n c Ë p o s s i b i l i t ‡ d i e q u i v o c o : s i t r a t t a d i u n a m o r e f e d e l e , d u r a t u r o , m e n t r e i n o s t r i a m o r i d i s o l i t o n o n l o s o n o , o l o s o n o p i u t t o s t o m a l a m e n t e . O g n i v i t a u m a n a Ë u n t e o r e m a d i a r d u a s o l u z i o n e , e c i Ú c h e n e i s a l m i s i v u o l e d i m o s t r a r e Ë p r o p r i o q u e s t o : c h e l a m o r e d i D i o Ë f e d e l e . . . B i s o g n a d i r e c h e t u t t o i l s i s t e m a c o n c e t t u a l e d e i s a l m i r u o t a i n t o r n o a q u e s t o c e n t r o , c h e Ë l a f e d e l t ‡ d e l l a m o r e d i D i o .
A l b e r t o M e l l o ( B i e l l a 1 9 5 1 ) , m o n a c o d e l l a F r a t e r n i t ‡ d i B o s e a G e r u s a l e m m e e b i b l i s t a , u n i s c e a l l a c o n o s c e n z a d e l l e S c r i t t u r e l a p a s s i o n e p e r l a s a p i e n z a d i I s r a e l e . T r a i c l a s s i c i d e l l a t r a d i z i o n e e b r a i c a d a l u i c u r a t i p e r l e n o s t r e e d i z i o n i r i c o r d i a m o : U n m o n d o d i g r a z i a . L e t t u r e d a l M i d r a s h s u i S a l m i e I l c a n t i c o p r e s s o i l m a r e d i R a b b i J i s h m a e l . S e m p r e p e r Q i q a j o n h a p u b b l i c a t o L a p a s s i o n e d e i p r o f e t i e i c o m m e n t i b i b l i c i a G e r e m i a e a l l E v a n g e l o s e c o n d o M a t t e o .
Una tradizione cristiana e monastica millenaria, custodita da una penisola del mar Egeo: questo è innanzitutto la santa montagna dell’Athos, ancor oggi sinonimo di vita spirituale e di ricerca di santità. Da quando vi si ritirarono i primi cercatori di Dio, nella solitudine, seguiti dal fondatore del primo cenobio, Atanasio della Grande Lavra, questo lembo di terra ha continuato ad attirare cristiani provenienti dalle regioni più lontane, divenendo luogo di incontro di tradizioni diverse e testimone dell’essenziale che tutti accomuna: la ricerca del volto di Dio. Cristiani provenienti dai paesi tradizionalmente ortodossi, come georgiani, serbi, bulgari, romeni e russi si sono uniti ai monaci greci e hanno trovato sulla santa montagna un luogo comune in cui innalzare a Dio un’unica, polifonica preghiera. E a questo coro hanno voluto unirsi anche i latini che, per almeno tre secoli, hanno contribuito a questa multiforme bellezza. Il XII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo gli atti ha voluto, a circa mille anni dalla morte di Atanasio, rimeditare la ricca tradizione athonita, per riascoltarne il messaggio sempre attuale.
Il corpo che noi siamo,
e che non proviene da noi,
è la nostra “in-scrizione” originaria
nel senso della vita
Nel corpo “preparatomi da Dio”
e che mi accomuna a ogni uomo
e al tempo stesso mi personalizza,
è incisa la mia unicità, la mia irripetibilità,
ma anche la mia chiamata a esistere con gli altri,
grazie agli altri e per gli altri:
il corpo è appello e memoriale
della vocazione di ciascuno
alla libertà e alla responsabilità.
Il cristianesimo, con l’incarnazione, rivela che il corpo umano è il luogo più degno di dimora di Dio nel mondo e afferma la connivenza profonda tra il sensibile e lo spirituale, tra i sensi e lo spirito, tra il corpo dell’uomo e lo Spirito di Dio. Dio è narrato dall’umanità di Gesù di Nazaret.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni, oltre a diversi testi di meditazione, ha pubblicato, assieme a Enzo Bianchi, Accanto al malato e La carità nella chiesa.
Un’analisi viva del significato ecclesiale dell’eucaristia,
condotta a partire dai riti
e fondata su un’esperienza vissuta del mistero
“È nell’eucaristia, in questo santo dei santi della chiesa, in questa ascesa verso la cena del Signore, verso il suo Regno che si trova la fonte della sperata rinascita della testimonianza cristiana nel mondo”. L’autore offre una sapiente rilettura dei fondamenti teologici della celebrazione eucaristica, riscoprendone così il senso originale e le ricadute esistenziali. L’eucaristia è al cuore della rivelazione cristiana e anticipa il Regno veniente, “è il mistero che mi ha interpellato fin dall’adolescenza – confessa l’autore – e che non ha mai cessato di colmarmi di gioia”.
Alexander Schmemann (1921-1983), presbitero ortodosso, docente di Storia della chiesa all’Institut Saint-Serge di Parigi e poi di Liturgia al seminario teologico Saint Vladimir di New York di cui divenne anche decano, ha contribuito come pochi al rinnovamento e alla diffusione del pensiero teologico ortodosso in Europa occidentale e negli Stati Uniti.
Affinché, nel tempo della battaglia,
quando i demoni combattono con noi
e lanciano su noi i loro dardi,
noi diamo loro una risposta a partire dalle Scritture
Per pregare “in spirito e verità”, per custodire un cuore libero, è necessario “replicare”, controbattere ai pensieri malvagi ripetendo testi della Scrittura, sull’esempio di Gesù tentato da Satana. Un metodo capace ancora oggi di ispirare questa lotta quotidiana che riguarda ogni uomo ci è fornito da un monaco del iv secolo: Evagrio Pontico. Quest’uomo di rara sapienza spirituale ci offre una serie di brani biblici per far fronte agli “otto pensieri” che turbano le nostre menti e le nostre vite. Il testo originale greco dell’Antirrhetikos (che significa “raccolta di repliche, confutazioni, risposte” al demonio) è andato perduto, ma ci è stato tramandato dall’antichissima versione siriaca di cui viene qui presentata la prima traduzione mondiale in lingua moderna.
L’altare è anzitutto “mistero di presenza”:
presenza di Dio in mezzo al suo popolo
presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio
“Interrogarsi sul senso e il valore dell’altare significa anzitutto intelligere, leggere in profondità ciò che uno dei simboli maggiori della nostra fede esprime. Per questo l’altare è anzitutto “mistero di presenza”: della simultanea presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio. Ma anche “opera dell’arte”; non opera d’arte, ovvero opera asservita all’espressione artistica, ma dell’arte, opera dove l’arte si pone a servizio e nella sua forma più alta si fa serva dell’opera” (Enzo Bianchi).
Primo atto di una serie di pubblicazioni che affronteranno gli elementi principali dello spazio liturgico all’interno del rapporto liturgia, architettura e arte, sono qui raccolte e offerte a un più vasto pubblico le riflessioni sul significato teologico, estetico, poetico e artistico dell’altare cristiano, oggetto del II Convegno liturgico internazionale di Bose, promosso dal Monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei.
La violenza è un luogo quotidiano e cruciale
nel quale è in gioco la costruzione di un’umanità
secondo la volontà del Creatore.
E da questo luogo Dio non può restare fuori!
La Scrittura come via per l’umanizzazione dell’uomo e, nel contempo, come uno specchio dell’umano dove il lettore può contemplare la propria realtà e cogliere i meccanismi da sempre all’opera nell’edificazione o, al contrario, nella distruzione dell’essere umano. Anche a partire dalla violenza, “che aderisce all’umanità come una seconda pelle”, è possibile giungere a forgiare la speranza di un futuro senza violenza, di una vita nella mitezza. Antico e Nuovo Testamento concordi ci mostrano come il superamento della violenza coincida con l’accettazione dell’alterità: solo così è possibile il rapporto tra uomo e donna, la famiglia, la convivenza civile nella “città”, luogo dei valori comuni e del riconoscimento delle differenze.
(dalla “Prefazione” di Luciano Manicardi)
André Wénin è docente di Antico Testamento alla Facoltà di teologia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e professore invitato di Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nella sua riflessione, la passione del credente per le Scritture e la competenza dell’esegeta si arricchiscono a vicenda, facendo emergere l’interesse profondo per tutto ciò che è umano.