
"Viaggio a Ixtlan" è il capitolo finale della trilogia dedicata agli insegnamenti di don Juan Matas, l'indio yaqui che ha svelato a Castaneda i misteri della sua antica cultura. Un racconto illuminante, che ci permette di ripercorrere l'ultimo apprendistato dell'autore: il viaggio destinato a portarlo - attraverso lezioni, esercizi corporali e spirituali, prove, visioni - a percepire finalmente l'universo quale è, senza il filtro delle convenzioni. È giunto il momento di accostare, e fare proprio, un concetto fondamentale, che sta alla base del cammino verso una comprensione profonda dell'esistenza: la differenza tra il "guardare" quotidiano e il "vedere" del saggio. E, attraverso questo nuovo sguardo, padroneggiare la facoltà di "fermare il mondo", per interrompere il flusso di immagini nel quale scomponiamo il reale e giungere a un istante di totale lucidità.
È il 2008. Gli alunni di una quarta elementare romana scrivono al Ministro della Pubblica Istruzione una lettera con una richiesta particolare: non vogliono che la loro maestra vada in pensione perché, "anche se ha quasi settantanni, quando insegna non è vecchia". La maestra in questione, all'epoca la più anziana d'Italia, si chiama Gisella Donati e in questo libro ci racconta, in una sorta di fedelissimo diario di viaggio, la sua lunga carriera tra i banchi: tutto inizia sui monti della Sardegna, all'inizio degli anni Sessanta, quando poteva capitare di raggiungere una scuola a dorso d'asino e gli insegnanti erano ancora, insieme al medico condotto e al maresciallo dei carabinieri, le personalità del paese, a cui regalare le parti più pregiate del maiale. Dalla Sardegna, poi, Gisella si sposta a Roma, dove si confronta con la realtà problematica delle periferie e sperimenta con i suoi bambini metodi di insegnamento sempre innovativi e pionieristici, spaziando dal teatro al linguaggio dei media. E così, tra piccoli barbieri improvvisati che tagliano di nascosto i capelli ai compagni durante le lezioni e alunni a cui si trova involontariamente a fare da mamma, la maestra Gisella affronta per quasi mezzo secolo, con grinta inesauribile, le sfide che la scuola continua a porle. Ripercorrendo in questo libro ironico e commovente la storia di una vita e, insieme, quella di una delle istituzioni fondanti dell'identità italiana. Per ricordarci che, nonostante tutto, la scuola è bella.
Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l'insegna in bianco e nero che dice: "Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all'aurora". È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l'umana fantasia dispiega l'infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l'albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all'unico scopo di dimostrare una volta per tutte l'inferiorità dell'avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l'uno dall'altra: l'amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.
Otto anni fa uno tsunami di trenta metri rase al suolo la città indonesiana di Banda Aceh, dove vivevano 250.000 persone, nel giro di pochi minuti; nel 2005 un innalzamento di oltre otto metri del livello del mare, dovuto all'uragano Katrina, travolse le dighe intorno a New Orleans, sommergendo la città e uccidendo quasi duemila persone. Effetti del surriscaldamento del pianeta? Non solo, perché con queste inspiegabili forze della natura conviviamo da sempre: maestose, terrificanti, inafferrabili, le onde hanno fatto dell'oceano un'eterna frontiera. Che siano portatrici di morte e distruzione o simboli della vita che continuamente si rinnova, l'uomo ne è affascinato: le cavalca, le sfida, le asseconda, prova a prevederle. Ma nessuno sa davvero come si comportino nelle loro forme più estreme, e pochi conoscono il variegato sottobosco di coloro che a questo mistero hanno dedicato la loro vita. Susan Casey ci spalanca le porte di un mondo tanto seducente quanto complesso raccontandolo con le parole e le esperienze delle persone che lo conoscono meglio: studiosi, meteorologi, marinai, esperti di recuperi marittimi. E surfisti. Perché nella sua indagine, accanto al rigore della scienza, trova spazio la combinazione di devozione, saggezza e follia di eroi del surf come Laird Hamilton, Dave Kalama, Brett Lickle. I loro corpi portano i segni delle tante avventure, centinaia di punti di sutura, fratture di ogni tipo e infortuni spesso gravi.
Luce morirebbe per Daniel: lo ha già fatto decine di volte. Insieme hanno vissuto tante vite, in luoghi e tempi diversi, ma la fine è stata sempre la stessa: lei consumata dalle fiamme e lui con il cuore infranto. Forse però è possibile spezzare la maledizione che li perseguita. Per scoprirlo, Luce viaggia a ritroso nel tempo e ritrova le sue incarnazioni passate: in Inghilterra, in Cina, in Egitto... Daniel la insegue, e non è l'unico a farlo. Perché se Luce riscrivesse la storia, tutto potrebbe cambiare.
Quando Eragon trova una liscia pietra blu nella foresta, è convinto che gli sia toccata una grande fortuna: potrà venderla e nutrire la sua famiglia per tutto l'inverno. Ma la pietra in realtà è un uovo. Quando si schiude rivelando il suo straordinario contenuto, un cucciolo di drago, Eragon scopre che gli è toccato in sorte un'eredità antica come l'Impero. Forte di una spada magica e dei consigli di un vecchio cantastorie, dovrà cavarsela in un universo denso di magia, mistero e insidie, imparare a distinguere l'amico dal nemico, dimostrare di essere il degno erede dei Cavalieri dei Draghi.
Figlia della buona borghesia americana, educata nella stessa scuola di Jackie Kennedy, Mimi Alford ha diciannove anni quando ottiene un lavoro estivo all'ufficio stampa della Casa Bianca: "Tutti sembravano rifulgere della gioia di far parte di qualcosa di speciale. Quella sensazione s'impadronì in fretta anche di me". È il giugno del 1962, nello Studio Ovale siede l'uomo che ha incarnato il mito dell'America liberal, icona dell'eterna giovinezza e celebre seduttore: John Fitzgerald Kennedy. Una nuotata in piscina, un cocktail di troppo, e JFK seduce la sua impiegata, vergine, inesperta e inebriata dalle sue attenzioni. Alla prima volta nella camera di Jackie ne seguono molte altre: anche dopo la fine del suo stage, tornata al college, Mimi comincia una doppia vita fatta di telefonate clandestine e improvvise convocazioni a Washington o richieste di accompagnare l'amante nei suoi viaggi. Non si fa illusioni ma avverte di essere, in qualche modo, necessaria a quest'uomo difficile, distaccato, potentissimo. Nei diciotto mesi della loro relazione ha la possibilità di conoscerne lati nascosti: la sua dipendenza dal sesso, certo, ma anche l'amore incondizionato per i figli, la paura della solitudine, l'ambizione smisurata. Poi, il 22 novembre 1963, davanti a un televisore, Mimi condivide con la Nazione intera il trauma dell'attentato di Dallas: la favola di Camelot finisce, all'improvviso e per sempre
Meditato, scritto e continuamente riscritto da Petrarca per tutta la vita, il "Canzoniere" è insieme la cronaca di una storia d'amore, uno studio spietato del proprio io, l'autobiografìa intellettuale e umana di un uomo ansioso e inquieto che cerca, e mai trova, la sua pace. Ma ogni definizione suona riduttiva per questa raccolta di rime, indiscutibilmente la più importante della nostra letteratura e destinata a fondare, attraverso innumerevoli epigoni, il gusto poetico dell'intera Europa: il "Canzoniere" anticipa, contiene e quasi riassume in sé ogni argomento e tendenza della tradizione poetica occidentale, tanto che parlare di Petrarca ha sempre finito per corrispondere al parlare semplicemente della poesia. Questa edizione, che si distingue per l'esemplare equilibrio tra rigore filologico e attenzione al lettore moderno, presenta un nuovo apparato di commento al testo e di raffronto fra le liriche petrarchesche e la letteratura contemporanea. Annotazioni di Paola Vecchi Galli e Stefano Cremonini.
"Siamo tutti responsabili del disagio umano e sociale che lacera il nostro Paese" e suor Eugenia Bonetti l'ha imparato lottando in prima linea. Viaggiando sulle rotte della prostituzione, dall'Africa all'Italia, ha conosciuto il mondo della notte e ha combattuto contro la legge della strada. Oggi ha deciso di prendere la parola perché l'assalto alla dignità femminile non si consuma più solo sui marciapiedi: è entrato nei palazzi del potere, nei media e nell'opinione pubblica. Ma chi vuole far tacere le donne? È l'Italia cieca e superficiale che non si mette in discussione e non si assume le proprie responsabilità, sostenuta da una politica che non dà il buon esempio e stravolge il messaggio evangelico per rincorrere poteri e privilegi. In troppi hanno dimenticato che Gesù non faceva distinzioni di genere e che la Sua parola continua a spronarci a rivendicare i diritti dei più deboli e oppressi. Suor Eugenia invece lo ricorda molto bene ed è per questo che dedica la sua vita agli altri. Ha nascosto prostitute nei conventi per salvarle dalla strada. Ha parlato all'Onu in qualità di esperta di traffico delle donne. Ha superato un posto di blocco di soldati nigeriani offrendo rosari benedetti dal Papa. E nel febbraio 2011 ha infiammato Piazza del popolo con il suo discorso alla manifestazione "Se non ora, quando?". Con "Spezzare le catene" lancia un appello rivolto a tutti: ribelliamoci, riprendiamoci una dignità calpestata dagli scandali, dalla volgarità dei media, dal traffico di esseri umani.
"Il mio motto episcopale suona così: per il servizio della verità essere pronto ad amare le avversità." Inizia con queste parole il dialogo del cardinale Carlo Maria Martini con i lettori del "Corriere della Sera", uno spazio in cui tocca con grande semplicità le questioni cruciali alla base del nostro vivere quotidiano. Perché crediamo? Perché perdiamo la fede? Che senso ha la sofferenza, la morte, il dolore degli innocenti? Qual è il rapporto tra scienza e fede? Nelle sue risposte il cardinale Martini, attento e partecipe osservatore delle tensioni e inquietudini del tempo presente, affronta anche i temi più scomodi dell'attualità, come lo scandalo della pedofilia o il dibattito sul celibato dei sacerdoti, sul confronto con l'Islam e sulla nuova sfida dell'integrazione con gli immigrati, rivelando il suo ruolo di pastore e guida per i cristiani, e al contempo di figura di riferimento per i non credenti. Con uno stile colloquiale e con un ragionamento pacato e apparentemente semplice, le parole di Martini toccano le corde più profonde del cuore di ogni persona, stimolando interrogativi, senso critico e riflessioni. Pagina dopo pagina emerge la profonda fede del cardinale, ma anche la sua straordinaria conoscenza biblica che, attraverso il conforto delle Scritture, ci incoraggia a disporci con autenticità al cammino di ricerca che ciascuno di noi deve compiere, nel mondo e dentro di sé. Prefazione di Ferruccio De Bortoli.