Un'autobiografia di un uomo che diventerà santo. Nel suo dialogo intimo e tormentato con Dio, nell'implacabilità delle sue riflessioni, ritroviamo i nostri stessi dubbi, le nostre fragilità, la nostra commovente umanità.
"Amleto" è l'opera che, più di ogni altra, inaugura la cultura moderna; anzi, per molti versi ne costituisce il mito fondante. Come personaggio "mitico", Amleto dà vita a un soggetto scisso, dilaniato, smarrito. Amleto è scisso, sul piano ideologico, fra fede umanista e scetticismo conoscitivo, fra segno e simulacro, fra cultura cattolica e riformismo protestante. È dilaniato, sul piano psicologico, dalla contesa fra nome del padre e richiamo affettivo della madre, fra passato aureo e presente decadente, fra eros e rifiuto del corpo, fra ragione e follia, fra follia recitata e follia sperimentata. Il titolo viene ripubblicato in una nuova veste editoriale, con la copertina che per l'occasione è stata realizzata da Giuseppe Palumbo.
Timido Quintilio è un profeta e sa che una terribile minaccia sta per abbattersi sulla sua gente. Ma quando tenta di mettere in guardia il suo popolo, non viene creduto. In compagnia di un gruppo di fidi compagni, intraprende allora un viaggio alla conquista della libertà e di una nuova possibilità di vita. E se questo è lo scopo, che importa che Quintilio e i suoi amici siano conigli? Un romanzo epico con cui la letteratura contemporanea ricrea la sua "Iliade" e la sua "Odissea". Il titolo viene ripubblicato in una nuova veste editoriale, con la copertina realizzata per l'occasione da Will Staehle.
Lo Stato ha esaurito la sua funzione storica? Uno Stato che, come sta accadendo a quelli occidentali, ha rinunciato alla leva obbligatoria e ha privatizzato progressivamente settori come la scuola, la sanità, la previdenza, su quali elementi può ancora reggersi? E non è proprio la crisi dello Stato, un tempo detentore del monopolio della violenza, a scatenare l'esplosione del terrorismo? Sono le domande cruciali che si pone Hobsbawm in questo testo breve e incisivo. In un'epoca in cui le democrazie sono in crisi di rappresentatività in Occidente e stentano ad affermarsi altrove, sembra esserci spazio solo per quel "nazionalismo accelerato", fondato su vere o presunte basi etniche o religiose, che costituisce con il suo braccio armato, il terrorismo, una delle più gravi minacce che incombono sul nostro futuro. Con la profondità di pensiero e l'appassionata verve polemica che ne fanno uno dei più autorevoli storici del nostro tempo, Hobsbawm ci fornisce alcune chiavi di lettura per comprendere il mondo in cui viviamo.
Crimini efferati, uomini-bomba che si fanno esplodere nelle città, tumulti di piazza e conflitti internazionali sembrano essere i più efficaci indicatori della quantità di violenza dispiegata dall'uomo, eppure a questa violenza visibile direttamente, se ne affianca una seconda ben più pervasiva. Si tratta di quella violenza "che nutre i nostri stessi sforzi di combattere la violenza e promuovere la tolleranza". Questa violenza si presenta con due facce: la prima è "simbolica" e si manifesta nel linguaggio e nelle forme, la seconda è "sistemica" ed è cioè una conseguenza necessaria del funzionamento dei nostri stessi sistemi economici e politici. È una sorta di materia oscura, qualcosa che pur essendo "invisibile" spiega e sostanzia il visibile. Non riconoscere la violenza dell'odierna globalizzazione economica e politica significa rendersi complici di un sistema che è responsabile dell'emarginazione di intere fasce sociali e di milioni di vittime nel mondo. Un sistema che non sembra poter offrire una soluzione giusta alle grandi questioni del nostro tempo. Le tesi controverse e provocatorie di Zizek sono qui esposte ricorrendo ai registri più diversi, alternando erudizione e temi popolari, riferimenti filosofici e cinematografici, in un caleidoscopio di idee e visioni sempre nuove, sempre eterodosse.
In Italia, il pezzo di carta più utile non è un titolo di studio, ma una lettera di raccomandazione. La prevalenza della spintarella non è folklore o semplice malcostume: soffoca la meritocrazia, blocca la mobilità sociale e dà fuoco alle polveri della guerra tra generazioni. Tra inchiesta, denuncia e resoconto di vita vissuta (e lavorata), questo nuovo libro di Giovanni Floris non risparmia le stoccate polemiche: contro la generazione del '68, ex rivoluzionari bravissimi a occupare posizioni di potere e a non mollarlo più; contro il mito dell'efficienza del settore privato (che in realtà è stagnante quanto quello pubblico); contro la sinistra stessa, incapace di comprendere che il ritorno della meritocrazia dovrebbe essere la chiave della sua azione politica. Per impedire che chi nasce ricco continui ad arricchirsi, mentre i poveri muoiono poveri.
Esattamente 150 anni fa, le truppe indiane della Compagnia delle Indie si ribellarono al dominio inglese, alzarono il vessillo del jihad prendendo il nome di mujahiddin, uccisero gran parte dei cristiani e degli europei di Delhi e acclamarono come capo il riluttante Bahadur Shah Zafar II, l'ultimo discendente della dinastia musulmana dei Moghul. Zafar, ottantenne, era un mistico e un poeta, e sapeva che la rivolta sarebbe finita nel sangue: l'assedio inglese di Delhi e le successive esecuzioni sommarie provocarono decine di migliaia di morti, tra cui 14 dei 16 figli maschi di Zafar, e la rovina della capitale. In questa straordinaria ricostruzione, Dalrymple utilizza per la prima volta una messe di documenti "dalla parte degli sconfitti "e racconta con passione l'ultimo rinascimento indiano e il suo cruento epilogo.
È mattina presto. C'è una spiaggia deserta e c'è il mare. Lo sfondo è magico, irreale, e ancora più magico l'incontro che avviene su quella spiaggia: un figlio e il padre morto che, per un'ultima volta, parla al ragazzo e ascolta le sue parole. Padre e figlio si dicono, finalmente, quello che non c'è mai stato tempo di dire, quello che è stato rimandato per fretta, distrazione, timidezza. Il racconto di un sogno bellissimo, di un desiderio impossibile realizzato come per sortilegio. Un libro che parla al cuore degli adolescenti e degli adulti, dei genitori e dei figli.
Questa antologia ripercorre sette secoli di poesia italiana nel solco dell'ispirazione amorosa. Gli esemplari poetici qui raccolti sono tratti dal corpus di novanta poeti, dalla scuola siciliana alla poesia simbolista e crepuscolare. Un'antologia che si presenta come uno scrigno per contenere una "scelta di fiori" della poesia d'amore. Composta secondo i più rigorosi criteri filologici, la raccolta privilegia tuttavia "l'ascolto" della parola poetica da parte del lettore e il piacere che saprà trame. Attraverso la lirica sono percorse le infinite sfaccettature del sentimento amoroso: dalla donna-angelo cara allo stilnovismo alla impudente aggressività di Cecco Angiolieri; dall'angoscia di Ariosto per un amore sempre più illusorio e precario al raffinato erotismo dei poeti barocchi; dallo sgomento di Leopardi alla segreta inquietudine di Carducci. Questo viaggio nella tensione del trasporto amoroso condurrà il lettore alla scoperta di piccoli capolavori nascosti e alla sorprendente rilettura di grandi classici della poesia italiana, fino alla "crisi" poetica del primo Novecento, alla "crisi" della donna fatale e dannunziana, all'amore di Guido Cozzano per cameriste e cocottes.
In questo libro l'autore ci accompagna in un viaggio alla scoperta dei luoghi e dei tempi della religione islamica.