Attraverso le opere dei più importanti artisti dell'arte contemporanea - tra gli altri Robert Indiana, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Tracey Moffatt, Francesco Clemente, Marc Quinn, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft - e i saggi di Danilo Eccher, Federico Vercellone, Pierangelo Sequeri, Mattia Fumanti e Woody Allen, il volume affronta uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo d'indagini e rappresentazioni, l'Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le infinite declinazioni. Un amore felice, atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo, infantile, che si snoda lungo un percorso espositivo non convenzionale, caratterizzato da input visivi e percettivi.
A partire dalle opere giovanili e passando attraverso la forma cubista la ricerca artistica di Salvador Dalì individua nella potenza iconografica dell'arte classica lo strumento ideale per interpretare la realtà. Sulla base di questa esperienza l'artista inizia un percorso di avvicinamento alla "vera tecnica" che prende in considerazione non solo i classici antichi, ma anche gli artefici del secondo apogeo della storia dell'arte, in particolare Raffaello e Michelangelo, assumendo una posizione di difesa del Rinascimento e arrivando a emulare - nel saggio 50 segreti magici per dipingere - i trattati classici sulla pittura, come quello di Leonardo da Vinci. L'interesse di Dalì per i classici si affianca alle suggestioni artistiche e intellettuali derivate dai test atomici e conduce, negli anni cinquanta, allo sviluppo della pittura corpuscolare che troverà sbocco nel misticismo nucleare, in cui i soggetti religiosi sono rielaborati alla luce dei nuovi progressi scientifici, in una ricerca che - caratterizzata da un anelito verso l'immortalità approda a una modernità radicale.
"Partita d'impulso, da sola, in una spedizione autunnale, colei che narra in prima persona entra di soppiatto in un altro giardino incantato, quello mitico della sua infanzia: un eden dal quale, ci dice, fu espulsa alla morte di suo padre. Ora, mentre si aggira di soppiatto per quei luoghi, badando a non farsi sorprendere, la clandestina incontra alcuni fantasmi del passato, o meglio, rievoca alcune figure della sua fanciullezza legate a esso: un nonno severo e atteggiato; un padre complice ma non disposto a compromessi; una comica istitutrice. Infine incontra, magica e inquietante presenza in carne e ossa, una bambinetta saccente e indipendente chiamata proprio Elizabeth..." (dalla prefazione di Masolino d'Amico)
"Nel momento del suo maggiore successo il partito nazista aveva conquistato il 44% dell'elettorato. Era una percentuale importante, ma dove era il 56% che non aveva votato per Hitler? Perché non si alzava in piedi e non gridava il suo 'no' a quella brutale esibizione di forza e di arbitrio? ... Come potevano tollerare che agli ebrei venisse vietato di esercitare le professioni liberali e che a ogni tedesco venisse imposto di boicottare il suo medico ebreo, il suo avvocato ebreo? Come era possibile che un grande popolo civile accettasse di rinunciare alla propria autonomia intellettuale quando veniva costretto a gridare 'Heil Hitler!' di fronte a una croce uncinata o di balzare in piedi se la radio trasmetteva un discorso di Hitler? Sono domande che l'autore rivolge anche a se stesso." (dalla prefazione di Sergio Romano)
Il volume racconta l'arte ukiyo-e, la pittura del Mondo Fluttuante che all'etica del samurai contrappone il godimento di ogni singolo momento, il piacere e il divertimento in ogni sua forma. Tante furono le scuole e gli artisti che si specializzarono in questi temi, tuttavia tre sono i maestri che ancora oggi rimangono punti di riferimento indiscussi: Katsushika Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797-1858) e Kitagawa Utamaro (1753-1806). Attraverso una selezione di oltre 200 silografie policrome - tra cui l'iconica Grande onda e la serie delle Trentasei vedute del monte Fuji di Hokusai - e libri illustrati provenienti dalla prestigiosa collezione della Honolulu Academy of Arts, il volume mette in luce da una parte le peculiarità tecniche, l'abilità e l'eccentricità dei singoli artisti, dall'altra il mercato dell'immagine dell'epoca che richiedeva di trattare soggetti precisi, luoghi e volti ben noti al pubblico, temi e personaggi alla moda. Una domanda intorno alla quale crescevano inevitabilmente rivalità, prima ancora che tra gli stessi artisti, incisori e stampatori per dar vita a serie di stampe sempre diverse per soddisfare un mercato dell'editoria sempre più esigente e ampio, ricorrendo a espedienti come formati originali (verticali, orizzontali, in forma di ventaglio, in formato di libro) e inquadrature differenti dei soggetti.
"C'è una lunga vetrata ricurva. Dentro c'è un bar. Dentro al bar c'è Glenda, perché lei si chiama Glenda. Lui è Rudy, lo si capisce dal Borsalino adagiato morbido sulle orecchie. Le sta seduto accanto, ma non è serata. L'altro, lo vediamo di spalle, ha un nome tutto suo e se lo tiene per sé. Per noi è l'Ingrugnito, anche se non ne scopriremo mai il volto. È quello abbarbicato sul secondo sgabellone da sinistra. I restanti cinque trespoli, sulla sua destra, sono vuoti, così come il primo. È il vuoto, che resta negli occhi. Vuota è la vetrata del bar, vuota è la strada, vuota la casa di fronte, le finestre. Aperte e vuote. È estate, si direbbe. Vuota, da pensare, la porticina in fondo al bar: si capisce che di là non c'è nessuno. La cucina. Troppa luce. Eccessiva per essere una notte del '42. C'è tanta luce che si vedono i particolari." Dieci quadri di Edward Hopper, il grande pittore americano, dieci brevi storie nate lasciandosi coinvolgere dai suoi dipinti pieni di luce e di silenzio. Sono storie per nulla vincolate da epoche o luoghi, ma semplici suggestioni sollecitate da un volto, un'ombra, una casa bianca o una finestra piena di mare. Dieci racconti per adulti sognatori che riportano un po' all'età infantile, quando i libri si leggevano e si sfogliavano guardando le figure.
Questo libro racconta come gli artisti hanno affrontato nella loro opera il rapporto con il trascendente e in che modo hanno trattato l’immagine di Cristo, interpretandone la figura con l’obiettivo di rendere visibile l’invisibile.
L’analisi di Demetrio Paparoni, fra i più attenti osservatori dell’arte contemporanea, si accosta ai dipinti del passato osservandoli in relazione alle visioni che ci vengono dall’arte moderna e contemporanea. Con una scrittura piana e accessibile, Paparoni esamina il modo in cui gli artisti di oggi hanno ridisegnato sul piano iconografico, e inevitabilmente teologico, la figura di Cristo alla luce dei mutamenti storici e dello sviluppo di nuovi linguaggi.
Domon Ken (1909-1990), maestro indiscusso della fotografia realista giapponese del dopoguerra e ancora oggi punto di riferimento per i circoli fotografici amatoriali, è rimasto inspiegabilmente quasi sconosciuto in Occidente.
La vastità e la diversità della sua opera fotografica, di uomo quasi rinascimentale, rivelano un’attenzione e un interesse instancabili verso la cultura, l’arte, i volti, la società, la politica del proprio Paese, riassunti in una quantità di pubblicazioni divenute iconiche. Formatosi nello studio più all’avanguardia degli anni Trenta, il Nippon Kōbō, lavora inizialmente come fotogiornalista, rispondendo alla crescente domanda di servizi propagandistici quando la guerra si avvicina. Tuttavia, la sua sensibilità crescente verso i temi culturali e sociali lo allontana presto dal mondo commerciale alla ricerca di un linguaggio diretto e senza filtri - che lui definisce come realismo sociale e in seguito socialista - che potesse raccontare la reale situazione di un Paese provato dagli eventi tragici del conflitto e in profondo cambiamento. Trova riparo prima nell’ovattato spazio del teatro bunraku e nella bellezza dei templi antichi, che visita in una sorta di pellegrinaggio per tutta la vita, anche quando la salute lo segna obbligandolo in sedia a rotelle. In seguito si dedica con perseveranza quasi ossessiva anche alla documentazione dei miseri villaggi di minatori nell’isola di Kyūshū e dei quartieri bassi di Tokyo attraverso lo sguardo dei bambini, culminando nell’opera dedicata alle vittime dello scoppio della bomba atomica a Hiroshima che ancora lottavano per la vita a 12 anni di distanza dalla fine della guerra.
Pubblicata in occasione della prima esposizione monografica all’estero dedicata all’opera di Domon Ken, la monografia presenta i testi di Kamekura Ysaku (Quando i bambini soffrivano di parassiti intestinali. Appunti di redazione), Takeshi Fujimori (Ricordo del maestro Domon Ken), Mari Shirayama (I tre rivali del fotogiornalismo giapponese), Rossella Menegazzo (L’approccio realista al Giappone che cambia: dalla fotografia d’arte alla documentazione sociale).
Roma, Museo dell'Arapacis
27 Maggio - 18 Settembre 2016
Opera di grande profondità spirituale: la prima edizione in italiano di questo romanzo, nella traduzione di Gianluca Coci, ci avvince con l'artificio letterario di un manoscritto ritrovato e con un protagonista, il monaco Honkakubo, che ricorda il suo grande maestro scomparso Sen no Rikyu e la sua oscura morte, sullo sfondo delle lotte di potere nel Giappone cinquecentesco. Sen no Rikyu (1522-1591), "sistematizzatore" della cerimonia del Tè - la cui essenza è condensata nei principi di armonia, rispetto, purezza e serenità si legò al leader militare Hideyoshi, che tuttavia lo esiliò ordinandogli di compiere il suicidio rituale. Honkakubo dedica dunque la sua esistenza al tentativo di capire i motivi di questo sopruso e della mancata richiesta di grazia da parte del suo maestro, intrecciando la bellezza rievocativa del racconto del Tè con la meditazione e gli interrogativi sul destino, la vita e la morte.
Un viaggio in Italia, nella sua grande bellezza sconosciuta, attraverso luoghi che custodiscono un patrimonio culturale di grandissimo valore di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza, nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Città, villaggi, chiese, abbazie, affreschi, mosaici e tutte le opere d'arte "nascoste" nella grande provincia italiana che parlano di noi, della nostra storia e di ciò che siamo.