Da quattro secoli si discute ormai della questione galileiana, e gli studi e le ricerche sono stati particolarmente abbondanti negli ultimi cinquant’anni, vale a dire, dal 1964, quando in tutto il mondo si sono avute celebrazioni della data della nascita dello scienziato pisano (1564), accompagnate poi dalle sempre veementi discussioni e ricostruzioni storiche e documentarie, con le plurisecolari e appassionate polemiche sugli atteggiamenti passati e presenti nella e sulla Chiesa cattolica. La Fondazione Luigi Firpo - Centro di studi sul Pensiero Politico, ricordando a sua volta il ventesimo anniversario della scomparsa del professore torinese (1989) e rapportando i suoi molti interessi galileiani e per la cultura scientifica e politica del Seicento alle celebrazioni avviate, ha aderito con slancio e ha partecipato, sul piano scientifico e organizzativo, alla complessa macchina di studio, messa in moto dall’Anno Internazionale dell’Astronomia, presieduto, a Torino, dall’astronomo e astrofisico Attilio Ferrari.
I Caetani furono, fin dal secolo XIII, una delle più potenti famiglie dell'Agro Pontino. Possedevano, al tempo della massima espansione, il territorio che si estendeva tra Roma e Gaeta e tra il mar Tirreno e i monti Lepini. La storia della loro ascesa è attestata dall'ampia documentazione amministrativa e contabile, conservata nel fondo Economico dell'Archivio Caetani e oggi completamente riordinata e consultabile.
Le riflessioni di Sorrentino sulla retorica e sulla poetica vichiana mettono in evidenza come il nucleo centrale di tutta la "Scienza nuova" sia il tema dell'origine della poesia, questione che trasforma il filosofo napoletano in uno dei padri della moderna estetica. La scoperta e la trattazione della poesia primitiva costituisce "la Sfinge del mondo delle Nazioni rivelata", l'enigma delle origini finalmente risolto. Opera più succinta e sintetica delle precedenti "La cultura mediterranea nei Principi di Scienza nuova", pubblicata da Sorrentino nel 1920, riconosce come la grande scoperta vichiana sia l'allineamento di Omero e Dante, posti sullo stesso piano sia per la loro grandezza di poeti che per l'affinità dell'origine della loro poesia. Riconoscimento che viene affiancato dalla considerazione di Omero come il primo storico di tutta la gentilità. La concezione che Vico propone di una poesia primitiva in grado di superare i prodotti di una retorica tradizionale rappresenta non solo una riflessione di natura estetica, quanto piuttosto un'analisi della barbarie come concetto culturale ampio e di tutto quello che per il clima umanista italiano era il 'barbaro'.
Il volume su Spazi e tempi del gioco nel Settecento raccoglie gli atti di uno degli incontri annuali della Società italiana di studi sul secolo XVIII. Suddiviso in quattro sezioni (Calcolo e azzardo; Corruzione ed educazione; Gioco della seduzione, seduzione del gioco; Gioco di società, giochi proibiti), il libro instaura un dialogo a più voci. Al suo interno, infatti, studiosi di varie discipline si confrontano su un.attività edonistica, la quale, soprattutto nel Settecento, diventa espressione di tutte le manifestazioni della vita associata. Philosophes e moralisti, libertini, giocatori e legislatori si contrappongono sullo sfondo di un secolo in cui, dalla Francia all.Inghilterra, da Napoli a Venezia, i confini tra gioco, teatro, sociabilità ed eros si rarefanno, fino a scomparire.
Il volume integra l'analisi dei temi filosofici con la ricostruzione delle questioni giuridico-letterarie al centro delle tensioni tra vichiani e antivichiani. Il richiamo alle tesi filologiche di Vico sull'origine delle XII Tavole alimenta l'interesse per la questione filosofica circa il fondamento della validità del diritto. In queste pagine si offrono anche gli esiti di una circumnavigazione intorno a ciò che, sia pure dentro l'ambiente di Vico e della sua fortuna, non è sempre immediatamente riconducibile a lui. Lo documentano i saggi tra letteratura, filosofia ciclica della storia naturale dell'uomo nella Napoli riformatrice e massonica (Bertòla) e l'anticurialismo prerivoluzionario (Conforti). Più vichianamente orientata è, invece, la non trascurabile attività politico-culturale in Lombardia dei napoletani Francesco Lomonaco e Flaminio Massa, editore del Pagano, impegnati nell'offrire una possibile soluzione della 'crisi' del razionalismo settecentesco con la sintesi tra momento ideale e contrassegno antropologico della funzione conoscitiva, oggetto della moderna science de l'homme della cultura europea del tempo e segnatamente idéologique d'oltralpe.