Si tratta di un piccolo spaccato di storia "vera" che aiuta a capire come nella vita di ognuno possa avvenire un repentino mutamento del destino da capovolgere il percorso di un'intera esistenza. La vicenda di Santi di Cascese colpì molto l'immaginazione dell'epoca e forse potrebbe colpire anche oggi la fantasia dei giovani e meno giovani. Santi di Cascese era nato a Poppi e stava imparando l'arte della lana a Firenze presso la corporazione dei lanaioli sotto la tutela dello zio Antonio, essendo rimasto orfano, quando, inaspettatamente, gli fu comunicato dalla delegazione giunta da Bologna che non era figlio di Agnolo di Cascese, bensì figlio illegittimo di Ercole Bentivoglio. Santi aveva circa 21 anni. Con istanza ufficiale i bolognesi gli chiesero di assumere il comando di Bologna per preservare dalla fine la famiglia Bentivoglio, minacciata dalla fazione avversa dei Canetoli. I cronisti dell'epoca riferiscono che Santi "molto se ne meravigliò" e cadde in preda a una notevole agitazione. L'incontro con il grande Cosimo de' Medici che aveva allora la più alta autorità su Firenze, fu decisivo. Lo racconta Niccolò Machiavelli...
Francesco non è stato eletto legittimamente. È eretico. Vuole canonizzare perfino Martin Lutero. In cinque anni di pontificato i critici, fuori e soprattutto dentro la Chiesa cattolica, hanno attaccato Bergoglio accusandolo perfino di eresia, come hanno fatto i quattro cardinali che hanno espresso i loro dubbi per le sue aperture in favore dei divorziati risposati o coloro che hanno realizzato 200 manifesti affissi per le strade di Roma che irridevano la poca misericordia del Papa latinoamericano verso i suoi oppositori. Sedevacantisti del vaticanista Francesco Antonio Grana, direttore del quotidiano FarodiRoma, vuole rispondere punto per punto agli attacchi infondati e ingiustificati contro Bergoglio ripercorrendo i suoi grandi successi in campo ecclesiale e sul panorama geopolitico mondiale.
Che succede quando un bambino adottato domanda alla sua mamma se anche lui, come i suoi amichetti, è nato dalla sua pancia? Cosa prova un papà adottivo quando suo figlio inizia a chiedere, a voler sapere, a reclamare con fiduciosa attesa e sorprendente speranza i dettagli della sua storia?
Queste pagine raccolgono l’esperienza di due genitori alle prese con la necessità di raccontare al loro bambino malgascio come sono andate le cose per filo e per segno. Un’esperienza, comune a tutti i genitori adottivi, che chiama inevitabilmente a rapporto tutto l’ingegno e la tenerezza possibile, ma anche la franchezza e la lealtà. Ogni famiglia adottiva ha la sua personale bibliografia fatta di diari, album, libri artigianali e fiabe inventate,
scritte, disegnate, ritagliate e incollate. A volte, a raccontare a questi bimbi la loro storia sono degli scoiattoli che vivono nel bosco, altre volte sono le foto di un viaggio avventuroso intrapreso da due impavidi eroi, che hanno solcato oceani e cavalcato draghi per andare a prendere una principessina… Ogni famiglia personalizza la cosa come meglio può, perché ogni famiglia ha le sue risorse, le sue peculiarità, la sua storia.
E allora leggeremo le emozioni di una mamma e di un papà, le notti passate a lavorare alla stesura di una fiaba, le tazze di caffè d’orzo… vedremo i disegni e gli snodi che anche il piccolo Matteo ha visto, ha letto, ha scrutato per trovarci dentro quella cosa tanto semplice quanto difficile: la verità.
Il volume propone una riflessione sulla spiritualità di S. Teresa di Lisieux a partire dai suoi scritti e dalla testimonianza di vita. "Nel cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l'Amore", è una piccola e semplice frase scritta da Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Eppure, nella semplicità di queste parole si racchiude il messaggio della Santa carmelitana, un messaggio di speranza, di carità, di fiducia, di abbandono, che fa da trait-d'union con il messaggio effimero del mondo che cerca di allontanare l'uomo dalla vita e dalla speranza. Accostarsi agli Scritti di Teresa di Lisieux, significa avvicinarsi a Dio attraverso il vivere quotidiano della Buona Novella del Vangelo, ovvero sperimentare l'Amore di Dio per ognuno di noi indistintamente. Tra le righe dei suoi Scritti tutti possiamo ritrovare la consolazione e la speranza di poter ancora credere che l'Amore tutto cambia e tutto può ottenere dal cuore dell'uomo. Teresa di Lisieux ha incarnato tutto questo, l'apertura agli emarginati, ai più bisognosi, a tutti coloro che si sentono discriminati, ma la sua forza spirituale era rinchiusa nella parola universale capace di cambiare il mondo: l'Amore.
Questo libro racconta la storia d'amore tra una mamma ed il suo bimbo "speciale". Chi leggerà queste pagine si lascerà coinvolgere dalla gioia, dal senso dell'attesa, ma anche dal dolore che pervade i sensi e dalla "morte" dell'anima. Si lascerà poi toccare dal sentimento di rinascita, dallo schiudersi di una forte speranza, dalla presa coscienza del dono ricevuto da Dio: Emanuele. I sentimenti e gli episodi narrati conducono a comprendere finalmente perché Emy è considerato dalla sua mamma un bimbo solamente "nato" down. Questo libro e'un inno alla vita che, per quanto travagliata possa essere, rivela sempre un'avventura meravigliosa. E la disabilità, nell'ottica luminosa della fede, diventa occasione per capire ciò che nella vita conta davvero...
È necessario, dunque, chiedersi se è possibile un dialogo tra Cristianesimo ed Islam? A causa dei molteplici e complessi pregiudizi su entrambi le religioni, molti ritengono che il dialogo tra Islam e Cristianesimo sia impossibile. Il dialogo tra Islam e Cristianesimo potrà essere fruttuoso nel momento in cui da entrambe le parti ci si impegnerà a smussare i pregiudizi e i fraintendimenti che rischiano di diventare assunti. Un Dio che cerca a tutti i costi di sottomettere l'uomo a sé non è Dio. Dio non ha bisogno di sentirsi grande, di essere riconosciuto a tutti i costi. Le categorie che usiamo per leggere Dio sono troppo umane e non permettono di accettare che Dio trascende l'uomo e che non usa categorie umane di pensiero. Pertanto, ciò che rende grande una religione è proprio lo spazio che l'uomo dà a Dio, perché si possa rivelare all'uomo. Una religione diventa sempre più povera, quando si pone Dio in parametri umani. Dio non può essere interpretato secondo schemi umani. Dio non può essere conosciuto se non è Lui stesso a rivelarsi. Una religione che combatte una guerra nel nome di Dio sicuramente non risponde al desiderio di Dio.
Un saggio sul tema della vocazione, ispirato alle parole del Santo Padre che sollecitano la Chiesa ad un atteggiamento di uscita, verso le periferie esistenziali. Il libro si articola attraverso alcune maglie: il Dalmanutà (Mc 8, 10), come metafora dell'anima che riposa nell'incontro con Cristo dopo aver compiuto il passaggio all'altra "riva", cioè la scelta fondamentale di accettarsi come essere vocazionale; la Rivelazione biblica; il discernimento; la preghiera; il concetto di tempo. L'esserci vocazionale non si potrebbe immaginare senza il movimento, perché esso esprime la natura intrinseca della vocazione che ci richiama al bisogno della comunione. Il Dio Trino ed Uno ci invia in "uscita", come da quattro anni ci ricorda papa Francesco.
Tanti autori letterari hanno scritto "contro" la fede in Dio, l'appartenenza alla Chiesa Cattolica e la religione in genere, ma solo perché animati da un ideale "alto" di Dio, Chiesa e religione. Sono i "cristiani contro". Rivivono in questo libro che ne fa una carrellata di ritratti essenziali e sorprendenti, ricchi di citazioni dalle loro opere, attraversando i secoli, le opere e gli stili della letteratura italiana: da Iacopone da Todi a Pier Paolo Pasolini, da Giovanni Boccaccio ad Alessandro Manzoni, da Ludovico Ariosto ad Antonio Fogazzaro, da Giuseppe Gioacchino Belli a Ignazio Silone e a padre David Maria Turoldo. Anche Giacomo Leopardi, Luigi Pirandello e Umberto Eco appartengono, metaforicamente, a questo percorso morale e letterario. I loro, sono ritratti di "cristiani senza Cristianesimo", ma profondamente segnati dall'educazione cattolica e dalla cultura religiosa.
Il libro raccoglie le pagine più divertenti del diario di bordo di una famiglia alle prese con le sue avventure adottive. "Hai presente quando la tua navicella va a sinistra ma avevi girato a destra? Rigiri a sinistra sperando finalmente di andare a destra, ma la navicella continua ad andare a sinistra. Nel panico, inizi ad agitare la cloche freneticamente qua e là, qua e là, ma la navicella prende a sobbalzare, su e giù, su e giù. Insomma, hai presente quando la navicella non risponde più ai comandi? Quando sembra vivere di vita propria (ma una vita che va contro la tua)? No?! Non ti è mai capitato?! È perché forse non ti sei mai avventurato in una seconda adozione in Colombia, per prendere un bimbo piccolo, affamato e in sovrappeso, avendo già un primogenito (colombiano pure lui) di neanche 4 anni, geloso, leader e affettuoso al limite della molestia. O forse perché, a differenza nostra, sei un ottimo pilota. La nostra navicella si chiama famiglia e in questo diario raccontiamo come stiamo cercando di portarla in orbita. Sarà divertente leggere alcuni passaggi, e contemporaneamente sarà abbastanza drammatico. Ma è la nostra storia, senza finzioni, senza bugie, tutto vero, anche se a volte non ci fa onore".
Sono oltre 5 milioni le persone di cittadinanza non italiana presenti in Italia a cui, di recente, si accompagna un crescente numero di giovani richiedenti asilo e rifugiati, in fuga dai loro paesi d'origine. Riconoscere e valorizzare questa presenza è fondamentale per la comprensione dell'attualità e per la storia del domani che vogliamo scrivere dando testimonianza del lavoro di quanti dedicano professionalità e responsabilità al dialogo con l'alterità, sensibilizzando la società civile e creando nuove sintesi che cercano di illuminare un periodo storico segnato dall'incertezza, dall'ineguaglianza, dall'ingiustizia e dalla violenza. La sempre più numerosa presenza di giovani e giovanissimi di origine non italiana ma nati o venuti nel nostro Paese con i genitori o al loro seguito, o arrivati addirittura da soli, chiama la Chiesa a un'attenzione particolare nei loro confronti. "Vulnerabili tra i più vulnerabili", a loro è stata dedicata anche la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato a gennaio 2017 sottolineando quanto sia indispensabile potenziare la ricchezza, umana e culturale, da essi rappresentata in una lungimirante ottica futura.