23 marzo 1975, domenica delle Palme. Dopo aver "personalmente pregato in silenzio", Paolo VI invita i giovani del mondo a ritrovarsi in Piazza San Pietro per esprimere e testimoniare "fede e gioia", e per celebrare "Cristo amico della nostra vita". A ragione si può credere che quel primo incontro di giovani con il Papa, nell'Anno Santo del 1975, ha portato poi Giovanni Paolo II ad istituire la Giornata mondiale della gioventù che, da un altro Anno Santo, quello del 1985, si celebra nella domenica delle Palme. Paolo VI ha amato i giovani. E certamente è stato il primo Papa a parlare in numerosi interventi al loro cuore; ad incontrarli; ad invitarli ad uscire dalla mediocrità, per fare della vita qualcosa di grande. In vista del Sinodo dei Vescovi, che nell'autunno del 2018 Papa Francesco ha voluto dedicare ai giovani, abbiamo voluto estrarre dai numerosi discorsi di Paolo VI ai giovani, 137 pensieri più significativi, per aiutare la riflessione e la preparazione del Sinodo.
Affascinante percorso che attraversa, di fatto, con puntualità e ispirazione, i momenti più ricchi della performance esistenziale, intellettuale ed ecclesiale di Agostino.
Un gran bel libro, che si legge con gusto e di cui realmente si fa tesoro, sotto tanti aspetti. Un libro per cui valgano senz’altro le parole di Agostino nel Sermo 153: «noi parliamo, ma dio istruisce, noi parliamo, ma dio ammaestra. Infatti, non è detto beato colui al quale insegna l’uomo, ma colui che avrai istruito tu, signore. Noi possiamo piantare e irrigare, ma è proprio di Dio dare il crescere».
C'è, infatti, una modalità di fare politica - che non fu certo del solo La Pira, ma che lui visse in maniera del tutto essenziale - che deve essere riconsegnata alle giovani generazioni: la politica, cioè, come la capacità «di proporzionare le risorse ai bisogni», secondo il programma che La Pira espresse nel suo primo discorso da Sindaco di Firenze, e come è riaffermato spesso nelle pagine di questo libro. La politica è la capacità degli uomini, della loro intelligenza e della loro volontà, di trovare le risorse per risolvere i problemi degli ultimi. È decisivo, quindi, imparare che il problema degli altri è il mio. Giorgio La Pira lo aveva imparato ad una scuola speciale, quella della eucarestia celebrata coi poveri. È commovente che Giulio Andreotti, ormai molto anziano, riconosca - come si capisce da queste pagine - in La Pira un suo maestro di vita proprio per averlo coinvolto nella messa coi poveri.
Tutto il testo è una lettura affascinante, ma che non si può fare di corsa. Sono pagine dense, in cui, ad ogni passo, senti il bisogno di ritornare a masticare quelle frasi per risentirne il sapore e non perderne l'efficacia. Sono meditazioni dettate dall'autore a un ristretto uditorio, non di claustrali, come si potrebbe credere a prima vista, ma di giovani che vivono nel mondo di oggi. Questo dimostra che anche «nel tumulto delle inquietudini e delle agitazioni odierne, come diceva Paolo VI ai partecipanti alla VI assemblea della CEI, si possono individuare tanti fermenti generosi e nobili aspirazioni che sono promesse e fattori di un felice rinnovamento». Con la presente pubblicazione l'autore presenta, ad una più vasta cerchia di anime assetate di verità e di bene, il magnifico programma già ambito dall'apostolo Paolo: «Rinnovare tutto in Cristo, attirando ancora l'attenzione del mondo di oggi alle immense ricchezze che noi possediamo in Lui». Prefazione di Domenico Turco. Introduzione di Leonardo Sapienza.
La Madonna della Madia di Monopoli: guardarLa e sentirsi guardato non è un semplice gioco ottico, è una preghiera silenziosa che nasce per fede convinta, qui riscaldata dallo sguardo dolcissimo, appena implorante, della Theotòkos, della Madre di Dio. Per questo in un certo senso la Città di Monopoli non avrebbe bisogno di sapere di più del linguaggio della sua Icona: per la sua natura di città di mare e per un destino segnato, Monopoli da secoli vi-ve e si sviluppa confermata e confermandosi nel Patto di Bellezza che la lega alla Sacra Immagine di Maria. Ma pure si può tentare di aprire e leggere di più di questo stupendo libro iconografico (tale è sempre un'icona). Per tradizione antica è giunto dal mare, una notte di dicembre, per regalare l'immagine di una Madre che porta un messaggio di salvezza, Suo Figlio: saperne di più sarebbe un atto di conoscenza che arricchirebbe il dialogo di ognuno con le Sacre Figure. Ecco allora la ricerca di una lettura più attenta dei segni e dei simboli con cui l'Icona è stata segnata dall'arte e dalla fede orientali. Se poi la ricerca permette di intravvedere sull'Icona i segni della storia di una grande reliquia della Chiesa, la Sacra Sindone di Torino, allora la ricerca può diventare necessaria. E può diventare più incisiva l'opportunità di parlare d'ora in avanti dell'Icona della No-stra Signora della Madia, della Città di Monopoli
Singolare è stato il rapporto di Paolo VI con la stampa. Il mondo del giornalismo, in particolare, gli era famigliare, avendolo frequentato e praticato sin da ragazzo. Fondatore di diverse riviste quali "Diocesi di Milano" nel 1960 e "Il Segno" nel 1961, ancora oggi pubblicato. Tanti i discorsi sulla deontologia morale della stampa: al Consiglio Naz. della Stampa Italiana nel 1966; alla Stampa estera nel 1973. Su questa deontologia del giornalista Paolo VI si fermerà anche sul discorso ai giornalisti dell'Associazione della Stampa Estera in Italia, qui proposto, e che fu pro-nunciato il 28 febbraio del 1976, ossia verso la fine del pontificato. «La Chiesa cattolica non è soltanto la cupola di San Pietro e alcune guardie svizzere. Per capire la Chiesa è necessario studiarne la complessi-tà. Noi siamo difficili. Ma voi dovete leggerci. Dovete penetrare questo alfabeto poco noto, così come bi-sogna leggere i geroglifici per capire una piramide egizia". È singolare cogliere, ad oltre quarant'anni di distanza, la corrispondenza di modelli tratti dall'antico Egitto nel linguaggio di due Papi: Paolo VI e Francesco, il quale nel Discorso natalizio alla Curia Romana del 21 dicembre 2017, volle ripetere un'espressione «simpatica e significativa» del De Mérode sul tentativo di pulire la Sfinge d'Egitto con uno spazzolino da denti. Francesco lo diceva per sottolineare «quanta pazienza, dedizione e delicatezza occorrano» per rag-giungere l'obiettivo della riforma della Curia, «istituzione antica, complessa, venerabile, composta da uomini provenienti da diverse culture, lingue e costruzioni mentali». Nonostante la diversità dei di-scorsi e del tema rispettivamente trattato, non sarà tuttavia difficile trovare una sintonia fra questi due Papi nel modo d'intendere la riforma della Chiesa e, in essa, anche della Curia romana.
Il presente lavoro nasce "sul campo", come esperienza di Lectio divina nella comunità di San Lazzaro, in Lecce, che da anni vive l'incontro settimanale con la Parola. Una lettura sapienziale per aiutare le sorelle e i fratelli ad accostarsi alla Parola con il desiderio di mangiare di questo pane e di bere questa acqua che zampilla per la vita eterna; di essere illuminati nel cammino di fede e di testimonianza di vita in questo nostro tempo bisognoso di luce e di formare comunità dove la Parola non sia ornamento, ma vita. È una esperienza di ascolto, di confronto comunitario, di preghiera, di contemplazione del dono grande della Parola che è luce sul nostro cammino, seme che il Signore vuole seminare nei nostri cuori. Il Signore vuole continuare a realizzare, attraverso l'oscura e luminosa via dell'ascolto orante della sua Parola, capolavori della sua misericordia, quasi sua trasparenza in questa nostra storia, nelle famiglie, nelle comunità cristiane e laddove Lui chiama ad essere chicchi di grano per diventare pane "divino" per sfamare chi ha fame di Dio e dell'uomo. Le riflessioni offerte non hanno pretesa alcuna se non il porsi, come umile offerta a coloro che cercano Dio e desiderano mettersi davanti alla sua Parola, per gustarla, contemplarla, sentendosi abitati e per annunciare quanto ha fatto il Signore.
Dalla prefazione:
La contemplazione della passione di Cristo, cominciata in quella tragica parasceni, da maria, la madre di Gesù, dall'apostolo Giovanni e da un gruppetto di donne, ai piedi della croce, lungo i secoli, ha fatto piegare le ginocchia a menti orgogliose e ribelli, ha fatto capitolare peccatori, ha colmato di amore e ardore apostolico il cuore dei santi, ha subliminato esistenze crocifisse. Meditare la passione di cristo non è eccitarsi per suscitare in sé emozioni e pianti. Il vero cammino della Via Crucis, per chi la percorre, è Via Veritatis, Amoris et Pietatis.
Lo sviluppo del testo cerca di offrire al lettore una conoscenza solida e convinta, necessaria lì dove può pensare di dare una risposta alla domanda evangelica del titolo, ma anche lì dove dovesse confrontarsi con le argomentazioni del versante negazionista dell'autenticità della Sindone. Il mare della Sindonologia è vasto, spesso burrascoso. Al di fuori dell'Introduzione e delle Conclusioni, tutto il resto del testo è diviso in brevi capitoli. Qui ogni argomento specifico della Passione (Ematoidrosi, Flagellazione, Incoronazione di spine, Crocifissione ecc.) viene sviluppato sia per il Cristo Evangelico sia per l'Uomo Sindonico. Questa impostazione permette una immediata analisi delle concordanze tra il verificabile dell'uno e il verificabile dell'altro personaggio. In questo modo dovrebbe essere possibile giungere autenticamente a conclusioni ricavate da confronti estemporanei, non inficiati da fideismo né razionalismo, frutto solo di una ragione appassionata, in grado di dedurre per capire e sapere. Con questo si spera di aver reso un piccolo contributo alla questione sindonica, atto ritenuto dovuto da chi ama la verità senza contraffarla, ma così come si pone alla scienza e coscienza di ognuno.
Chi pensa spesso a Dio, non riesce a parlare o a esporre idee e convinzioni su di Lui, a dire bene chi Egli sia, dove poterlo incontrare e vederlo. Da sempre l'uomo sta indagando e continua a farlo, auspicando che si giunga alla definizione di Dio. Noi lo comprendiamo e lo definiamo 'Uno' assoluto in tutta la sua immensità e grandezza. Quando rifletto che Egli è l'unico vero Creatore del mondo, devo ammettere che non sono arrivato a definirlo nella sua essenza. Ho pensato di crederlo e definirlo come 'unica Etica espansiva e onnicomprensiva'. La parola Etica sta a significare 'Bontà universale e suprema'. Dio è Amore interminabile, espansivo, universale, nella sua qualità e nella sua essenza. Egli è 'carezza universale'. Lo sento come Colui che diffonde nell'universo il suo interminabile amore. Tutto, infatti, appartiene al suo progetto e al suo desiderio di essere amato e di vedere ogni creatura come se stesso: 'amore divinizzato'.