Ormai è convinzione diffusamente condivisa che Giuseppe Capograssi sia stato uno dei più gradi filosofi italiani del Novecento. La sua filosofia cerca di cogliere la profonda connessione tra pensiero e prassi, con lo scopo di indagare la concretezza dell'esistenza umana. Dare voce alla vita, alle opere e al pensiero di Giuseppe Capograssi, in questo particolare frangente storico, sociale, culturale e politico, significa prendere coscienza del pensare di un autore che, pur non sostando nelle piazze e sulle barricate, anzi dimorando molto spesso nella solitudine esistenziale e accademica, può diventare chiave indispensabile per comprendere il significato del filosofare nel tempo presente e per il futuro dell'umanità.
Il 9 dicembre 2019 si è avviata, presso l'Istituto Luigi Sturzo, alla presenza del Presidente della Repubblica e sotto l'alto patrocinio del Parlamento europeo un percorso di studi per un'attenta e doverosa rivisitazione dell'opera di Emilio Colombo. L'incontro ha rappresentato, altresì, l'occasione per presentare l'archivio personale di Emilio Colombo, recentemente acquisito da parte dell'Istituto Sturzo, e per il cui riordinamento è stata, contestualmente all'evento, firmata una Convenzione con l'Istituto Universitario Europeo di Firenze (Archivi Storici dell'Unione europea). Colombo era uno di quei giovani che a soli 26 anni entrò in Assemblea Costituente per rimanere in Parlamento fino al 1992. Operò perché la DC adeguasse i suoi comportamenti alle rapide trasformazioni della società e alle rinnovate esigenze di giustizia sociale. Fervente europeista operò in ogni occasione, e in modo concreto, per il coinvolgimento pieno nelle responsabilità sociali e politiche di ognuno dei paesi membri dell'Unione.
Altro che fine della politica, è proprio a questo punto del trionfo dell'individuo che si scopre che il mercato non basta. E' necessario che la politica ritrovi la forza di orientare lo sviluppo e di non subire l'egemonia di un vecchio pensiero liberista che ha fatto molte vittime anche a sinistra. Nel mondo delle interdipendenze non si può essere liberi da soli, senza gli altri o contro gli altri, ma solo in dialogo con gli altri.
La storia di Giancarlo Rastelli, oltre ad essere quella di uno scienziato riconosciuto in tutto il mondo per i risultati delle sue ricerche cardiovascolari, colpisce più di tutto per l'esaltazione della normalità. Gian, come lo chiamavano amici e colleghi, è stato un medico, un ricercatore brillante, ma soprattutto un grande uomo, umile, guidato da un profondo amore per la vita e da una vocazione sincera, un marito e un padre che ha saputo affrontare la malattia e la morte. «Gian era stato educato in famiglia ai principi della fede cristiana, e questi principi e questi ideali, vissuti in maniera gioiosa, adulta, senza pietismi ma con profonda convinzione, sono stati la bussola e i mezzi di discernimento di tutta la sua vita. E sono stati la forza che lo ha sostenuto negli anni della malattia e della sofferenza fisica e morale. Infine sono stati la ragione della sua grande speranza fino all'ultimo» (Umberto Squarcia). La bellezza e l'armonia della sua vita, la profonda spiritualità e la costante dedizione alle virtù cristiane hanno affascinato così tante persone da richiedere l'avvio della causa di beatificazione. Nel 2005 l'allora vescovo di Winona (Minnesota), Bernard Joseph Harrington, ha concesso il nulla osta alla Diocesi di Parma per l'apertura della causa, adducendo come ragione la compassion for mankind e l'eroismo con cui Giancarlo Rastelli ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, nel totale abbandono alla volontà del Padre.
Pino Daniele è ancora qui: la sua musica è più che mai attuale, soprattutto per la capacità di emozionarci e di raccontarci, come sanno fare i grandi artisti, quelli che ti hanno accompagnato per un tratto di strada. In questo libro, attraverso centinaia di fotografie, i suoi versi e le parole di chi lo ha conosciuto, possiamo respirare il sogno di un ragazzo coi capelli lunghi che è diventato uno dei più grandi musicisti italiani di tutti i tempi. Con i testi di Joe Amoruso, Renzo Arbore, Clementino, Fabio Massimo Colasanti, Chick Corea, Gaetano Daniele, Enzo Decaro, Tullio De Piscopo, Stefano Di Battista, Al Di Meola, Stefano Dinarello, Tony Esposito, Fabrizio Facioni, Enzo Gragnaniello, Dorina Giangrande, Lorenzo Jovanotti Cherubini, Peppe Lanzetta, Gianni Minà, Gianluca Podio, Sandro Ruotolo, Roberto Saviano, Pasquale Scialò, Peppe Servillo, Toni Servillo, Ferdinando Salzano, Giuliano Sangiorgi, James Senese, Michele Vannucchi, Rino Zurzolo.
"Come ho avuto modo di dichiarare in apertura di un mio libro di alcuni anni fa che raccoglieva alcuni saggi di argomento francescano, io non sono, non sarò mai un francescanista.[…]
Invece, francescanisti noti e illustri sono i protagonisti di quel convegno e degli studi che ne rappresentarono il contenuto e che qui si pubblicano seguendo un ordine che segue rigorosamente quello nel quale si scandirono i lavori di quella giornata. Ne fu e ne è protagonista un religioso e scrittore che fu una delle glorie del grande Duecento centromeridionale italiano.
Certo è, comunque, che Tommaso da Celano è noto soprattutto per la sua grande, originale, innovativa opera di agiografo sanfrancescano: e so bene quanto riduttiva sia in fondo questa definizione. Ciò forse ha indotto a trascurare un po' il fatto che questo 'figlio di Francesco e padre della Biografia francescana' - come stato definito da monsignor Santoro vescovo dei Marsi nel suo 'Saluto' - fu altresì (e le rime del 'Dies Irae' appunto ce lo ricordano) uno dei protagonisti di quella feconda stagione di rinnovamento spirituale della Chiesa e della Cristianità europea.
Di Luca Ronconi (1933-2015), uno dei grandi intellettuali del secondo Novecento, è nota la proverbiale riservatezza. Qui, a differenza dei molti libri su di lui, è Ronconi stesso a parlare di sé. Ascoltiamo dunque sulla pagina la voce del regista, che - raggiunti i sessant'anni - ripercorre la propria esistenza, non inseguendo gli aneddoti o i capricci della memoria, ma cercando di arrivare alla scoperta del senso della vita. Si vedono così scorrere l'infanzia, negli anni della guerra, in un collegio svizzero, la Roma dell'apprendistato all'Accademia d'arte drammatica (che è anche quella della "Dolce vita"), il passaggio da attore a regista, il trionfo europeo dell'"Orlando furioso", la direzione del Settore Teatro della Biennale di Venezia, tra Grotowski e Wilson, l'esperienza politica e culturale del Laboratorio di Prato, nella Toscana "rossa", l'approdo alla direzione di un teatro stabile, con il senso di responsabilità che questo comporta e la volontà di istituire una scuola per attori. Tutto è raccontato in maniera piana e accompagnato da un corredo fotografico - sia nel testo, un centinaio di foto per buona parte inedite, sia in un inserto a colori - e da note di servizio, messe a punto da Giovanni Agosti, che sciolgono le allusioni, identificano i personaggi, mettono a tema le linee di fuga e costituiscono un viatico per comprendere chi, più di ogni altro regista, è andato alla ricerca delle proprie ragioni espressive. Il manoscritto, raccolto da Maria Grazia Gregori, è stato ritrovato nell'archivio di Ronconi, ereditato da Roberta Carlotto e oggi depositato presso l'Archivio di Stato di Perugia.
La sera del 28 marzo 1944 i violenti colpi alla porta di casa fanno riemergere negli adulti della famiglia Perlow antichi incubi. La pace trovata a Fiume, dopo un lungo peregrinare per l'Europa cominciato agli inizi del Novecento in fuga dai pogrom antiebraici, finisce bruscamente: nonna, figli e nipoti vengono arrestati e, dopo una breve sosta nella Risiera di San Sabba a Trieste, deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove molti di loro saranno uccisi. Sopravvissute alle selezioni forse perché scambiate per gemelle o forse perché figlie di un padre cattolico, o semplicemente per un gioco del destino, le due sorelle Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate, insieme al cugino Sergio (7), in unKinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. In questo libro, le sorelle Bucci raccontano, per la prima volta con la loro voce, ciò che hanno vissuto: il freddo, la fame, i giochi nel fango e nella neve, gli spettrali mucchi di cadaveri buttati negli angoli, le fugaci visite della mamma, emaciata fino a diventare irriconoscibile. E sempre, sullo sfondo, quel camino che sputa fumo e fiamme, unica via da cui «si esce» se sei ebreo, come dicono le guardiane. L'assurda e tragica quotidianità di Birkenau penetra senza altre spiegazioni nella mente delle due bambine, che si convincono che quella è la vita «normale». Il solo modo per resistere e sopravvivere alla tragedia, perché la consuetudine scolora la paura. Finché, dopo nove mesi di inferno, ecco apparire un soldato con una divisa diversa e una stella rossa sul berretto. Sorride mentre offre una fetta del salame che sta mangiando: è il 27 gennaio 1945, la liberazione. Che non segna però la fine del loro peregrinare. Dovrà passare altro tempo prima che Tatiana e Andra ritrovino i genitori e quell'infanzia che è stata loro rubata. Le sorelline trascorreranno ancora un anno in un grigio orfanotrofio di Praga e alcuni mesi a Lingfield in Inghilterra, in un centro di recupero diretto da Anna Freud, dove finalmente conosceranno la normalità. Secondo le stime più recenti ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230.000 bambini e bambine provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Questo è lo struggente racconto di due di loro.
Romano Guardini (1885-1968): una delle figure più significative della vita spirituale europea del XX secolo, che ha influenzato generazioni di cristiani prima e dopo il Concilio Vaticano II. I suoi scritti autobiografici mostrano lo stretto intreccio dell'itinerario personale di vita con l'opera della sua esistenza, in particolare durante il nazismo quando rappresentò un faro per la resistenza morale e religiosa alla barbarie. La prospettiva di Guardini si dispiega e si amplia dalla liturgia e dall'ecclesiologia, attraverso la «visione del mondo», rivissuta in rapporto a grandi figure dell'Occidente, fino all'interpretazione de "Il Signore" e fino ai più tardi scritti di critica culturale e antropologia. Emerge il vigore profetico della lettura guardiniana della modernità ("La fine dell'epoca moderna") e delle opportunità e dei pericoli della tecnica ("Lettere dal lago di Como"): un'esistenza cristiana del XX secolo, segnata dalla vicinanza e insieme dall'opposizione contro di esso.
Aldo Moro ha insegnato nella Facoltà di Scienze Politiche della " Sapienza" di Roma dal 1963 al 1978, anno della sua tragica fine. In quel quindicennio la politica e l'università vissero anni intensi e drammatici, segnati sul piano internazionale da grandi conflitti e sul piano interno dai problemi di una modernizzazione complessa, che richiedeva soluzioni politiche nuove. Aldo Moro operò con posizioni di grande responsabilità in questo contesto, fu protagonista della vita politica del centrosinistra alla terza fase, della politica estera, del dibattito interno alla Democrazia cristiana, senza che i suoi impegni politici riducessero quelli accademici.
In questo volume viene offerto un contributo alla conoscenza della sua complessa personalità e introducono ad una lezione valida oltre che sul piano storiografico e culturale, anche su quello della formazione della conoscenza etica e civile, che fu uno degli impegni dell'azione politica di Aldo Moro e della sua attività di professore
Per Senghor il contatto con la terra ancestrale non è stato mai interrotto; il ritorno alle radici non fu, come per altri intellettuali africani, uno strappo doloroso da altre radici, una lacerazione sanguinante, ma uno dei poli di un'armoniosa vita interiore, risolta in una sintesi mirabile fra due civiltà. La via africana al socialismo ricercata in un ventennio di presidenza del Senegal, e inserita in un'idea evangelica di civiltà dell'universale, può sembrare oramai un progetto datato e astratto. Tuttavia la sua visione poetica del riscatto africano, il concetto di un umanesimo pacifico, nel quale ogni popolo può dare il meglio di sé, è un'utopia che è interessante ripercorrere proprio alla luce dei conflitti che dilania...
Vivere per quattordici anni nelle condizioni più disumane che un uomo possa sopportare, ostaggio di una dittatura feroce fino a dimenticare il proprio volto. Essere prima guerrigliero e poi deputato, senatore, ministro e, infine, Presidente della Repubblica dell'Uruguay. Rinunciare al 90% dello stipendio per vivere felice dedicando il tempo della vita alla terra e al rapporto con gli altri. Questo e molto altro è José "Pepe" Mujica, il Presidente più famoso del mondo. A quasi ottant'anni è l'esempio più scomodo che esista per l'intera classe politica planetaria, perché il "Pepe" è l'esempio vivente di come si può pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione. Questo libro ospita un'intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, direttrice della casa editrice Eir, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca il discorso sulla felicità - che dà il titolo al libro - proferito dal Presidente al G20 in Brasile nel giugno 2012. Inoltre è corredato da una biografia romanzata di Mujica, ideata da Massimo Sgroi e approvata dalla presidenza, da alcune pagine che Mujica ha scritto di suo pugno per questa prima edizione italiana, dalla Prefazione di Omero Ciai, giornalista di Repubblica e da una Postfazione di Donato Di Santo, responsabile politico dei rapporti Italia-Sud America.