La psicoanalisi è un metodo di cura valido per i pazienti del terzo millennio? Con il suo stile informale e provocatorio, Antonino Ferro; uno tra i più autorevoli psicoanalisti contemporanei, ribadisce qui la vitalità della disciplina elaborata da Freud, affrontandone tutti, i punti fondamentali: dagli aspetti formali - l'uso del lettino, la durata della terapia, il pagamento - ai casi più particolari - il transfert erotico, le bugie, l'autismo. Il risultato è una guida stimolante per il terapeuta che vuole superare l'ortodossia grazie a intuizioni innovative e per le persone curiose che vogliono sbirciare nella stanza d'analisi per capire che cosa accade lì dentro. Il lettore si prepari a vedere capovolte le sue idee sulla psicoanalisi.
L'amatriciana, la pasta al pesto, la cotoletta alla milanese, il baccalà in umido, il tiramisù. Ci sono piatti, sapori, che rimangono per sempre nella memoria. Sono quelli legati alla nostra infanzia, alle nostre abitudini famigliari, alla terra in cui siamo nati. Nella selezione proposta da Antonino Cannavacciuolo in questo libro, ognuno di noi ne ritroverà alcuni e ne scoprirà altri. Tutti arricchiti dal tocco personale dello chef, tutti cucinati con il cuore.
La prima volta che ha messo piede in una cucina professionale avrà avuto otto anni: era la cucina di un grande albergo di Caserta dove lavorava suo padre. "La cucina era al piano terra, aveva immense vetrate ed era inondata di una luce accecante. C'erano enormi pentoloni da cui fuoriuscivano profumi deliziosi e tanto vapore che intiepidiva l'ambiente." La passione di Antonino Cannavacciuolo per la cucina - quella stessa che lo ha portato negli anni ai vertici dell'alta gastronomia italiana - è impregnata di memorie della sua terra di origine, la Campania. Figlio d'arte, insegue giovanissimo il suo sogno con la determinazione che tuttora lo contraddistingue, superando i dubbi del padre e il timore di una vita di sacrifici. Arriva giovanissimo nel nebbioso Nord, sradicandosi da casa. Il percorso professionale e personale intrapreso da Antonino è esemplare. Ecco perché questo libro andrebbe letto da tutti coloro che sognano di fare gli chef. Ha costruito il suo successo su poche ma significative regole di vita, che con generosità condivide con i suoi lettori: imparare da un maestro; puntare a un obiettivo chiaro; imporsi una disciplina ferrea; lavorare sodo, anche a costo di sacrificare la vita personale; riporre fiducia nella squadra, alternando autorevolezza e capacità di ascolto; avere sempre l'ambizione di crescere ma anche l'umiltà di rimettersi costantemente in gioco.
Nei decenni scorsi ci si è accostati alla figura e all'opera di don Lorenzo Milani spesso con le lenti deformanti di una visione eccessivamente ideologizzata. A distanza di quasi cinquanta'anni dalla sua morte e dopo migliaia di scritti pubblicati su di lui (ne sono stati catalogati 4137 fino al 1997), oggi non ci sl può certamente esimere dal guardare a don Milani come ad un grande educatore che ha avuto una forte influenza sullo sviluppo della scuola e che occupa certamente nella storia della cultura italiana un posto importante che gli va riconosciuto anche a livello scolastico. Questo libro, che propone una ricca antologia di scritti linguistici di don Milani comprende, altresì, un'ampia introduzione al suo pensiero e alla sua opera in cui si dà un'interpretazione unitaria della posizione politica da lui maturata nell'arco dei vent anni di sacerdozio, delle diverse accezioni con cui usa il termine "cultura" dei pregi e dei limiti della sua esperienza educativa. Il volume contiene oltre ad una nutrita bibliografia, anche un appendice in cui si danno brevi informazioni su quanti tra i più noti, ebbero contatti con il Priore. Impreziosiscono il libro la prefazione di Giorgio Pecorini e la postfazione di Tullio De Mauro.
Questo piccolo libro contiene la Lectio Magistralis tenuta dal prof. Antonino Zichichi nell'ambito della X Edizione Culturale "La Libreria Editrice Vaticana a Pordenone: Ascoltare, Leggere, Crescere". Vengono messi in evidenza i valori della Scienza per ricordare come questi siano in comunione e in perfetta sintonia con i valori della Fede; quanto sia distante dalla Scienza la Cultura dei nostri giorni. Pone in un confronto logico l'Ateismo, la Scienza e la Fede ed affronta la differenza fondamentale che esiste tra la Scienza e la Tecnica.
Tra il 1776 e il 1804 il tempo della rivoluzione unì le due sponde dell'Atlantico. La nascita degli Stati Uniti fu d'esempio alla Francia per la svolta del 1789. La rivolta degli schiavi neri a Santo Domingo nel 1791 portò nel 1794 all'abolizione della schiavitù nelle colonie francesi. Di lì a breve l'ascesa di Bonaparte segnò la ripresa del ruolo dell'uomo d'armi rivoluzionario. Le similitudini tra i due lati dell'Atlantico neppure si interruppero con la presa del potere, il 18 Brumaio, del generale còrso: a Santo Domingo, Toussaint Louverture, un ex schiavo divenuto governatore della colonia, parve imitarlo. La reintroduzione della schiavitù nelle colonie francesi, voluta da Bonaparte nel 1802, portò però all'insurrezione finale dei neri di Santo Domingo, che nel 1804 fondarono la repubblica nera di Haiti. Il libro, che ripercorre le vicende qui riassunte, evidenzia il legame tra le due grandi rivoluzioni di fine XVIII secolo che le storiografie nazionali e l'influenza del portato politico-ideologico hanno a lungo nascosto. Queste pagine insistono invece su una storia comune tra Europa e America, prima che, nel XIX secolo, le loro strade si dividessero.
Vengono messi a confronto gli studi sull'efficacia della psicoterapia dai quali emerge la superiorità del trattamento psicoterapico rispetto sia ai gruppi di controllo che ai gruppi trattati con il placebo e con gli psicofarmaci. Viene descritto il trattamento psicoterapico di tipo cognitivo-comportamentale. Seguono alcuni capitoli sul lavoro sul gruppo attraverso l'approccio psicoanalitico e transazionale. Il gruppo è forse la migliore scuola in cui si possa imparare a incontrare chi è diverso da noi, non alla luce di un'indifferente e fredda tolleranza, ma di una effettiva e "appassionata" capacità di confronto e di comprensione. Il tentativo è di superare la logica del confronto-scontro tra i diversi approcci nell'ottica dialogante caratterizzata da un ascolto attivo dell'esperienza che deriva nell'applicazione clinica di altre tradizioni teoriche. All'approccio dialogante aderiscono gli autori del testo che si ritrovano tutti, non a caso, tra i componenti del Comitato Scientifico dell'Associazione Italiana Psicoterapia Cognitivo Comportamentale di Gruppo. Gran parte della psicoterapia cognitivo-comportamentale è stata piuttosto riluttante a percepire il gruppo come momento terapeutico altrettanto efficace di quello nel quale è il singolo. Il libro di Urso dimostra esattamente il contrario. Il cliente, che vive la sua esperienza terapeutica all'interno di un gruppo, sembra godere addirittura di maggior chance di evoluzione positiva.
Don Italo Calabrò (1925-1990) è stato un sacerdote della Diocesi di Reggio Calabria-Bova. Con la sua azione profetica ha dato un forte impulso al cammino della Chiesa nella "lotta non violenta" alla 'ndrangheta - da lui considerata anti-Vangelo, negazione dei valori autentici dell'uomo e della fede - con l'impegno di promuovere il valore sacro della dignità di ogni persona, sempre, perché "l'uomo vale sempre", diceva. Nel suo ministero - come vicario generale, parroco, professore, direttore e animatore della Caritas e di opere caritative - attraverso la pedagogia dei fatti ha vissuto e proposto a intere generazioni la spiritualità dell'incarnazione e il Vangelo della carità, quali vie per la costruzione di una società basata sui valori dell'essere, della fraternità e della solidarietà. Rimane attuale il suo invito ai giovani a impegnarsi con speranza nell'edificazione di un mondo migliore: "Fate tutto con fiducia, con coraggio, con speranza. Fiducia, coraggio e speranza sono le basi dalle quali dovete partire".
Il volume illustra il modello postbioniano del campo analitico, che sta emergendo internazionalmente come un nuovo paradigma in psicoanalisi. Fra i temi trattati, la metafora, la confrontazione, l'influsso di Merleau-Ponty sulla psicoanalisi, la figura di Grotstein, la componente artistica del lavoro dell'analista. Il modello del campo analitico rifiuta di immobilizzare rigidamente i fatti dell'analisi all'interno di un quadro storico o di una visione esclusivamente intrapsichica del soggetto. L'intenzione è invece far emergere la storicità del presente, il modo in cui il campo emotivo inconscio determinato dall'incontro fra analista e paziente prende forma istante per istante. A partire da un sottile gioco di identità e di differenza, analista e paziente sono visti come impegnati in una sorta di "sognare assieme": che dà un senso all'esperienza e fa crescere la mente di entrambi.
Il Direttorio Omiletico colma finalmente un vuoto nella riflessione magistrale, risvegliando la coscienza comunitaria circa il difficile ma indispensabile compito della comunicazione liturgica della parola di Dio. Tommaso Federici è stato un pioniere del rinnovamento teologi,o-liturgico dell'Omelia, che amava definire "Omelia Divina" poiché parte insostituibile dell'antico rito della Liturgia Divina della Parola di Dio. EOmelia è evidente per se stessa e non ha bisogno di lunghi discorsi convincenti, quando essa è comunicata in modo semplice, con una profonda autenticità e secondo uno stile genuinamente evangelico. «È Francesco» che ci insegna che la competenza più visibile della nuova evangelizzazione si esprime nel "saper comunicare" autenticamente e con gioia il Vangelo della Vita. In questo saggio, l'Autore studioso di Catechetica esamina il Direttorio Omiletico, focalizzandone, .da un lato, la prospettiva comunicazionale e la dimensione kerygmatico-mistagoglca, dall'altra demarcando gli ambiti omiletici da quelli strettamente catechetici.
Kerygma e mistagogia costituiscono le chiavi che aprono la fedeltà tradizionale alla creatività dinamica di una nuova evangelizzazione aperta alle culture. Solo in questo modo, sul piano teologale, si può manifestare la via pulchritudinis dello splendore della "Comunicazione Divina"
Don Bernardo è stato un missionario nel senso più ampio del termine. Lo è stato con la sua parola, con la sua attività apostolica, con i suoi scritti, ma soprattutto con la sua testimonianza di vita. Un missionario che ha voluto percorrere le orme del grande Paolo di Tarso, del quale nutriva profonda ammirazione. Per molte persone è stato un'àncora, un punto di riferimento, sempre con il sorriso sulle labbra. Don Bernardo è riuscito a comprendere i messaggi della Provvidenza, a leggere negli eventi, piacevoli o meno, la volontà di Dio. In questo senso, ha saputo accogliere l'invito alla missionarietà rivolto verso la Russia, a quell'immenso Paese crogiolo di razze e di religioni che all'epoca (1989) si apriva lentamente alla libertà e alla trasparenza dopo decenni di comunismo. Erano gli anni di Michail Gorbaciov, della perestroika, della glasnost, della caduta del muro di Berlino e tutto questo non è passato inosservato agli occhi di don Bernardo, che si è reso immediatamente disponibile per la missione in Russia, dove ha svolto la sua preziosa opera pastorale dal 1990 al 2002 sotto la guida della gerarchia cattolica ricostituita da papa Giovanni Paolo II.
L'opera presenta il caso della prodigiosa guarigione di Letizia Cirolli, il miracolo n° 65 di Lourdes riconosciuto dalla Chiesa, ripercorrendo tutto l'iter per il riconoscimento, dal punto di vista medico fino all'atto canonico. La riproduzione fotografica della documentazione relativa al caso completa l'accurata esposizione teologica e scientifica sulle apparizioni e sulla guarigione miracolosa. Con prefazione di Mons. Pio Vittorio Vigo e postfazione di Salvatore Maria Perrella.