Le istituzioni di un popolo sono le forme di vita sociale che esso segue per abitudine, si dà con libera scelta o riceve da un’autorità. Esse sono intimamente legate non solo all’habitat in cui esso vive, ma anche alla sua storia. Per essere ben comprese, le istituzioni d’Israele devono venir confrontate con quelle dei popoli vicini, soprattutto della Mesopotamia, dell’Egitto e dell’Asia minore, di cui conserviamo una documentazione molto abbondante, ma anche, nonostante la scarsezza della nostra informazione, con quelle dei piccoli Stati della Siria e della Palestina, tra i quali Israele si è conquistato un territorio o che sono sorti nello stesso suo tempo e coi quali ha avuto contatti d’ogni genere. La presente opera offre soltanto le conclusioni di tutte queste ricerche. A modo d’introduzione e a causa delle loro tenaci sopravvivenze, essa espone innanzitutto i costumi nomadi e l’organizzazione delle tribù. Segue lo studio delle istituzioni familiari, civili e politiche e successivamente quello delle istituzioni militari e religiose. Il titolo dell’opera limita il suo argomento all’Antico Testamento; se si è citato talvolta il Nuovo, lo si è fatto solo a modo di aggiunta o per chiarimento. Nello studio dell’Antico Testamento stesso, le istituzioni occupano una posizione subordinata e il lettore potrà talvolta sentirsi assai lontano dal messaggio spirituale e dottrinale ch’egli cerca nella Bibbia. Tuttavia lo sfiora sempre e spesso lo tocca immediatamente. I costumi familiari, i riti funebri, lo statuto degli stranieri o degli schiavi, le concezioni sulla persona e sulla funzione del re, i rapporti stabiliti tra la legge, anche profana, e l’Alleanza con Dio, il modo di fare la guerra, tutto ciò porta il riflesso delle idee religiose e queste trovano nel culto e nella liturgia la loro espressione cosciente.
"Il mondo magico" di Ernesto De Martino occupa un posto di rilievo tra i classici del pensiero europeo contemporaneo: pubblicato nel 1948, ha conosciuto un numero cospicuo di edizioni, che testimonia di un perdurante interesse per l'inedita valutazione della magia come istituzione culturale garante della presenza umana nel mondo. Ogni generazione di lettori si è così accostata al capolavoro demartiniano in modi conformi allo spirito del tempo, privilegiando determinati nuclei problematici e lasciandone altri nell'ombra. Oggi siamo più inclini a riconoscere tutto il valore innovativo del metodo di ricerca di Ernesto De Martino, basato sull'intreccio tra prospettiva storica ed etnologica. L'asse portante del libro risiede nel confronto critico, funzionale alla presa di coscienza dei rispettivi caratteri individuanti, tra l'Occidente e l'Altro da sé, tra il nostro e l'altrui modo di «essere uomini in società». Profondamente radicato nel contesto storico in cui venne concepito, "Il mondo magico" va letto oggi alla luce dell'immane tragedia del secondo conflitto mondiale. De Martino si interroga sulle cause profonde della grande crisi dell'Occidente, di cui individua con sensibilità antropologica i germi nell'abbandono della tradizione storico-culturale di appartenenza: da qui l'urgenza di promuoverne una rinnovata consapevolezza critica. E proprio in relazione al conseguimento di tale obiettivo, che non potrebbe non riguardare anche il nostro presente, il confronto con il «culturalmente alieno» manifesta tutta la sua pregnanza.
Questa raccolta di racconti lunghi, pubblicata nel 1933, ci regala una serie di scorci soprattutto sul pensiero dell'autore. Così, il protagonista di "Il romanzo di don Sandalio, giocatore di scacchi", non è altro che un personaggio visto dall'esterno, la cui vita interiore ci sfugge: è una non-narrazione sull'altro che sottolinea come le altre persone restino comunque un enigma. Nell'ironico "Un pover'uomo ricco o il sentimento comico della vita", ci viene invece presentato l'esatto speculare di quella che è la vita autentica, cioè la vita agonica, che continua a lottare e a sforzarsi nel sentimento tragico che la caratterizza. Un discorso differente lo si deve fare per "Una storia d'amore": aggiunto in extremis, il racconto prende spunto da un episodio autobiografico e sembra essere un tentativo di esplorare una realtà alternativa, determinata dal cambiamento di un particolare rispetto alla vita dell'autore. Ma è "San Manuel Bueno, martire", il romanzo principale della raccolta e l'unico a essere citato nel titolo. La sua importanza è sottolineata già nel Prologo, dove Unamuno confessò d'avere «la coscienza di aver messo in esso tutto il mio sentimento tragico della vita quotidiana».
Tra il 1776 e il 1804 il tempo della rivoluzione unì le due sponde dell'Atlantico. La nascita degli Stati Uniti fu d'esempio alla Francia per la svolta del 1789. La rivolta degli schiavi neri a Santo Domingo nel 1791 portò nel 1794 all'abolizione della schiavitù nelle colonie francesi. Di lì a breve l'ascesa di Bonaparte segnò la ripresa del ruolo dell'uomo d'armi rivoluzionario. Le similitudini tra i due lati dell'Atlantico neppure si interruppero con la presa del potere, il 18 Brumaio, del generale còrso: a Santo Domingo, Toussaint Louverture, un ex schiavo divenuto governatore della colonia, parve imitarlo. La reintroduzione della schiavitù nelle colonie francesi, voluta da Bonaparte nel 1802, portò però all'insurrezione finale dei neri di Santo Domingo, che nel 1804 fondarono la repubblica nera di Haiti. Il libro, che ripercorre le vicende qui riassunte, evidenzia il legame tra le due grandi rivoluzioni di fine XVIII secolo che le storiografie nazionali e l'influenza del portato politico-ideologico hanno a lungo nascosto. Queste pagine insistono invece su una storia comune tra Europa e America, prima che, nel XIX secolo, le loro strade si dividessero.
La natura e l'umano. Quale rapporto? a cura di Ennio De Bellis Presentazione di Francesco Totaro, La natura e l'umano: quale rapporto? Introduzione di Ennio De Bellis Parte prima Carlo Cirotto, L'editing genetico e l'idea di natura umana in biologia Adriano Fabris, L'orizzonte umano nell'epoca della rivoluzione digitale Paolo Gamberini, Natura oltre l'antropocentrismo Barbara Henry, Postumanesimo, transumanesimo, umanesimo digitale. Le ragioni di una necessaria chiarificazione concettuale Mario Micheletti, Natura e naturalismo nella visione dell'umano: un approccio critico . Il "ritorno del soggetto" Parte seconda Sezione A Natura, cultura, persona umana, norma, ecologia integrale, teologia Giovanni Bombelli, Natura e persona. Decentramento antropologico tra istanze "neoumaniste" e proiezioni etico-politico-normative Ennio De Bellis, L'idea di natura per l'uomo. Causalità e ontologia nella riflessione fra XV e XVI secolo Giovanni Salmeri, La teologia ha bisogno di un'idea di natura? Leopoldo Sandonà, Ecologia umana e integrale. Possibili intrecci con alcune figure della contemporaneità filosofica Marcella Serafini, L'umano come natura e trascendenza. Il rapporto uomo-natura alla luce di una ecologia integrale in prospettiva francescana Stefania Zanardi, Natura e uomo nella riflessione di Ralph Waldo Emerson Sezione B Umano, neuroscienze, intelligenza artificiale, filosofia della vita, critica del riduzionismo Michele Indellicato, Ripensare l'umano e le neuroscienze. Linee di una prospettiva olistica Markus Krienke, Individuum est ineffabile. Perché la "singolarità" resterà un'utopia Andrea Lavazza, Le neuroscienze e la "vera" natura dell'umano Flavia Silli, L'attualità dell'anti-riduzionismo bergsoniano nella tematizzazione del rapporto uomo-natura Daniela Verducci, La natura umana nella fenomenologia della vita di A.-T. Tymieniecka. Oltre la filosofia dell'essere Sezione C Tecnica, agire umano, polisemia e dinamismo della natura, etica Francesco Botturi, Tecnica, natura e desiderio Calogero Caltagirone, L'azione come "tra-termine" della relazione natura e persona Angelo Marchesi, L'umano di fronte alla "natura" Donatella Pagliacci, L'essere naturalmente artificiale. Il contributo dell'antropologia filosofica Mario Pangallo, La natura dell'uomo tra permanenza ontologica e contingenza storico-esistenziale Sezione D Relazione, intenzionalità metafisica, umanesimo del limite, paideia Giuseppe Bonvegna, La natura umana nell'era della seconda globalizzazione. L'autobiografia di Robert Spaemann Giuseppe Goisis, Padroni e possessori della natura? Mino Ianne, "Calcolare" e "ricercare". Nuances multifocali della personalità umana in Archita da Taranto Umberto Regina, Per un umanesimo esistenziale. Leopardi Damiano Simoncelli, Natura è relazione. Sul concetto di natura umana in Tommaso d'Aquino Sezione E Politica, eguaglianza, autonomia, critica del dominio Matteo Negro, Natura, eguaglianza e diseguaglianze Silvia Pierosara, L'idea di natura umana attraverso la lente dell'autonomia Cristina Rossitto, Il carattere dinamico della natura umana nella Politica di Aristotele Giovanni Turco, Prassi, natura e società. L'impostazione di Richard Rorty Simona Langella, Fra parate e colpi di fuetto. Vitoria e la teoria aristotelica della schiavità naturale
Il libro più famoso e tradotto al mondo, pubblicato in questa edizione in lingua "romanesca" tradotto dall'"Accademia Romanesca".
Le fiabe e i racconti sono importanti occasioni di crescita e un tassello fondamentale delle interazioni tra adulto e bambino, in ogni cultura e Paese. Questa raccolta, realizzata in collaborazione con i missionari fidei donum della Diocesi di Milano, ci conduce attraverso i vari continenti, tra paesaggi fantastici e personaggi indimenticabili, per scoprire insieme i valori della fratellanza, dell'altruismo, dell'umiltà, della condivisione, alimentando curiosità e immaginazione. E per tradurre tutto questo "in pratica", i racconti sono accompagnati da giochi (uno per Paese) adatti a ogni età: un altro modo per conoscere tradizioni diverse ed esplorare insieme il mondo. Età di lettura: da 6 anni.
"Vivi come se il mondo fosse già quello che vuoi." Concita De Gregorio scrive una lettera alla sé stessa del passato e alle ragazze che diventeranno donne. Le sue parole sono un filo potente e prezioso che unisce le generazioni. Concita sa che i consigli, di solito, restano inascoltati e che si impara solo dall'esperienza così, in questa Lettera a una ragazza del futuro, parla innanzitutto a se stessa, alla ragazza che è stata nel passato. Sii gentile, dice. Appassionata e gentile. Ribellati, ma scegli tu a che cosa. Ignora le convenzioni e l'arroganza. Resta intatta e diventa tu stessa il mondo che vorresti. Non avere paura di avere paura. Piangi ogni volta che puoi. E poi ridi, ogni volta che puoi. Impara a dire grazie e scusa (ma ricorda che grazie vale cento volte dire scusa). Non importa se dimenticherai queste parole, quando tra molti anni le ritroverai, magari per caso, ti accorgerai di averle conservate da qualche parte dentro di te." Età di lettura: da 9 anni.
Jacques Albin Simon Collin (al cui nome si aggiunge il patronimico "de Plancy", nome del paese natale) pubblica il "Dizionario infernale" nel 1818. L'opera conosce sei edizioni nel corso della prima metà del secolo (l'ultima è del 1863) e la sua fortuna è legata alla natura stessa del dizionario: si tratta di un censimento teratologico-folklorico-demonico che si rifà tanto alle fonti della tradizione popolare quanto a quelle della demonologia del XVI e XVII secolo. Non passano inosservate le acute osservazioni fenomenologiche e antropologiche dell'autore. La catalogazione demonica trasuda letteralmente di riferimenti - e metamorfosi di immagini attinenti - alla mitologia greca e indoeuropea, così come a fonti più arcaiche ed esotiche.