Bajo este título se publican por primera vez en lengua española tres escritos de san Gregorio de Nisa.
Tienen en común estos escritos que versan sobre la dignidad y exigencias de la vocación cristiana, y ponen en evidencia el carácter cristocéntrico que debe tener la vida cristiana, concebida como una imitación de Cristo.
Los títulos de estos escritos son ya bien elocuentes: "Qué significa el nombre de cristiano" (carta dirigida a Armonio); "Sobre la perfección" (opúsculo dedicado a Olimpio); "La enseñanza de la vida cristiana".
Estas tres obras pertenecen a la época de madurez de Gregorio, y son de suma actualidad e importancia. Ellas, en efecto, sintetizan su visión teológica y su doctrina espiritual en torno a la naturaleza del cristiano y a la espiritualidad que dimana del bautismo.
Ferite d'oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un'antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore. Questa è la storia di Irina, che ha combattuto una battaglia e l'ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda, lo porta al petto come un fiore. Irina ha una vita serena, ordinata. Un marito, due figlie gemelle. È italiana, vive in Svizzera, lavora come avvocato. Un giorno qualcosa si incrina. Il matrimonio finisce, senza traumi apparenti. In un fine settimana qualsiasi Mathias, il padre delle bambine, porta via Alessia e Livia. Spariscono. Qualche giorno dopo l'uomo si uccide. Delle bambine non c'è più nessuna traccia. Pagina dopo pagina, rivelazione dopo rivelazione, a un ritmo che fa di questo libro un autentico thriller psicologico e insieme un superbo ritratto di donna, coraggiosa e fragile, Irina conquista brandelli sempre più luminosi di verità e ricuce la sua vita. Da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l'amore che salda e che resta.
Su un'isola dai destini incrociati madre e figlio siedono allo stesso tavolo, una di fronte all'altro. Scrivono. Cercano una storia smarrita. Trovano un luogo che non c'era, il piacere del tempo perso. Si incontrano in una lingua comune, nel gioco del racconto. E mettono in fila le parole, perché con le parole si può fare tutto. Anche riacchiappare un nonno che non c'è più, ricostruire insieme le favole che lui inventava con il nipotino, recuperare il filo dei ricordi. E attraverso i racconti madre e figlio si scambiano parole che forse non si sarebbero detti mai e costruiscono una nuova storia. La loro, che durerà per sempre.
Madre e figlio siedono allo stesso tavolo, una di fronte all'altro. Scrivono. Cercano una storia smarrita. Trovano un luogo che non c'era, il piacere del tempo perso. Si incontrano in una lingua comune, nel gioco del racconto.
"lo vi maledico" c'è scritto sulla lapide di marmo che un operaio dell'Ilva di Taranto ha voluto mettere per strada, sotto casa sua. E "Io vi maledico", dice la figlia dell'imprenditore che si è ucciso strozzato dall'usura bancaria. Sono due delle storie che compongono il ritratto corale di un Paese disorientato, in cui rabbia e frustrazione possono trasformarsi in malattia sociale o in vento di cambiamento. C'è il ragazzo sardo che voleva partecipare a X Factor, non l'hanno preso ed è tornato in miniera. C'è Michele, 4 anni, che ha fatto il test per misurare la rabbia e doveva prendere delle medicine, ma sua madre ha deciso di no. La fatica dei genitori, la sazietà disillusa dei figli. Emanuela che ha scritto due volte a Marchionne e che sa - glielo ha spiegato suo padre - cosa significa "comportarsi da uomo". C'è Milagros che racconta che gli indignados sono orfani delle carte di credito e figli degli sfratti. C'è la rabbia degli adolescenti, cui i professori non sanno dare risposte. Ci sono cinque donne sindaco del Sud, dove le teste di maiale non son maschere da indossare alle feste. E c'è Atesia, dove le donne del call center rispondono la notte ai maniaci per non perdere 80 centesimi lordi. Un ritratto scritto con parole dure come la pietra. O come la verità. Unico antidoto alla rabbia di chi è stanco di non essere ascoltato.
I bambini fanno domande. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sapere perché nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perché esiste il dolore, cos'è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di valori. Perché non possiamo deluderli. Né ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa. Dell'invecchiare, dell'essere fragili, inadeguati, perfino del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini è negata l'esperienza della fine. La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di frustrazione e di vergogna. L'estetica dell'eterna giovinezza costringe molte donne nella prigione del corpo perfetto e le inchioda dentro un presente mortifero, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contemporaneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se osservati e vissuti con dignità e condivisione, diventano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di pienezza. Perché se non c'è peggior angoscia della solitudine e del silenzio, non c'è miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo In forza.
In questo lavoro inteso come parte speciale, che continua quanto già trattato nel volume I avente lo stesso titolo, più che la ricostruzione storica di una epoca piuttosto che del singolo accadimento, l'attenzione si concentra sulla figura di Dio considerato al vertice di un sistema immaginario piramidale, non trascurando di analizzare le concezioni, non solo filosofiche del diritto divino, del diritto naturale e del diritto sovrannaturale, nonché ciò che si è inteso ed intende ancor oggi per peccato e del fenomeno ereticale. La disamina si incentra anche sui comportamenti etici ai quali ognuno in terra dovrebbe attendere, indipendentemente da una qualche opzione fideistica. Il discorso poi si sposta sulle dispute dottrinali intorno alle tematiche della condicio servitutis, ad alcuni aspetti dell'idea di sovranità del diritto e sulla evoluzione storico-giuridica che ha caratterizzato la postestas indirecta in temporalibus.
La presente traducción es la primera edición íntegra de esta obra que se publica en lengua castellana.
Las ocho Homilías sobre el Eclesiastés, escritas probablemente entre los años 378 y 381, son un buen testimonio del método exegético y de la preocupación pastoral de Gregorio.
La enseñanza contenida en ese libro del Antiguo Testamento constituye –para el obispo de Nisa– una exhortación a apartarse de la vanidad del vicio y a orientar la vi-da según la virtud.
Su doctrina está emparentada con el ideal griego antiguo, que proponía precisamente el camino de la virtud como medio para lograr una vida feliz.
Pero a esta concepción ética de la Grecia clásica Gregorio le aporta la gran novedad de la fe cristiana: el Logos hecho carne, la Palabra del Padre proferida en la humanidad de Jesús, que muestra el camino de la recuperación de aquella santidad que el ser humano perdió en los orígenes.
Cristo se presenta, entonces, como el verdadero «eclesiastés», que convoca a la Iglesia y, con una sabiduría superior al rey sabio, cura todas las enfermedades de la humanidad doliente.
En la obra destaca la presencia de una antropología que se apoya en dos pilares fundamentales: el libre albedrío y la condición del ser humano en situación de caída.
El discurso de Gregorio apunta a que el oyente de las homilías reconozca su situación de dolencia y acepte al Médico que se le propone para su curación.
La salud total es algo que se alcanzará en la dimensión escatológica, cuando se dé la participación plena en los bienes del Resucitado.
El estilo es sencillo, en consonancia con las características de la audiencia de las homilías: la comunidad eclesial.
Con frecuencia se emplean imágenes vivaces, tomadas de la experiencia cotidiana. La explicación alegórica facilita la comprensión de la enseñanza, y la belleza del discurso, en fin, invita a una lectura sabrosa del texto bíblico.
Il più recente sviluppo del lungo processo d'integrazione europea è segnato dall'entrata in vigore (2009) del Trattato di Lisbona, sottoscritto il 13 dicembre 2007, che si ispira "alle eredità culturali, religiose e umanistiche" del continente. Questo volume si propone di illustrare i profili più significativi e innovativi del Trattato costituzionale, gli impegni che ne derivano e le relative conseguenze di carattere normativo e istituzionale. A tal fine dedica specifica attenzione all'adozione dei principi di "attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità" per la delimitazione dell'esercizio delle competenze dell'Unione, all'adesione di quest'ultima alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, al suclmpegno a rispettare e a non pregiudicare "lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale", nonché a mantenere con le stesse "un dialogo aperto, trasparente e regolare" su materie ancora da definire. I vari contributi raccolti (Feliciani, Mirabelli, Margiotta Broglio, Mazurkiewicz, Puza, Da Cunha, Long, Giordano, Cartabia, Rivella, Perrone, Corti, Miccinesi, Marano, Cardia, Frigo) consentono una valutazione complessiva e critica del processo di integrazione in corso e delle sue prospettive in un'Europa sempre più composita sotto il profilo etnico, culturale e religioso e quindi impegnata nella difficile ricerca di una specifica identità.
I bambini fanno domande. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sapere perché nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perché esiste il dolore, cos'è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di valori. Perché non possiamo deluderli. Né ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa. Dell'invecchiare, dell'essere fragili, inadeguati, perfino del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini è negata l'esperienza della fine. La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di frustrazione e di vergogna. L'estetica dell'eterna giovinezza costringe molte donne nella prigione del corpo perfetto e le inchioda dentro un presente mortifero, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contemporaneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se osservati e vissuti con dignità e condivisione, diventano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di pienezza. Perché se non c'è peggior angoscia della solitudine e del silenzio, non c'è miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo In forza.
È un paese che si ripete, un paese che si morde la coda, un paese senza tempo. L’Italia sembra sempre uguale. scandali sui giornali, trame oscure, crisi economiche. Calamità ambientali, disastri morali, corruzione. Sì, in Italia il tempo sembra essersi fermato. Le lotte intestine della politica, i temi – la tv, la magistratura, l’informazione a rischio –, i protagonisti: sempre gli stessi. In un innovativo modo di fare storia attraverso la cronaca – attraverso vent’anni di pezzi usciti su la Repubblica, ognuno frammento dell’interminabile crisi italiana – Concita De Gregorio coglie questo aspetto del paese. C’è stata una Prima repubblica e poi una Seconda. Ci sono stati molti governi. Si è parlato quasi ogni giorno di riforme. Ma niente da fare, è tutto uguale. Questo è un paese senza tempo.
La "Oratio catechetica magna" de Gregorio de Nisa, escrita hacia el año 386, que ahora aparece en lengua castellana, es una de las síntesis más exactas de la dogmática cristiana de los primeros siglos. Tiene una originalidad propia.
Mientras que las demás síntesis de este tipo (dejando a un lado la "De catechizandis rudibus", de san Agustín) estaban dirigidas, en la mayoría de los casos, a la enseñanza de los catecúmenos en las principales verdades de la fe, con vistas al bautismo, y se dirigían directamente a los iniciados y a los fieles para instruirles sobre los fundamentos de la doctrina evangélica, la "Oratio catechetica magna" está dirigida a los "dirigentes eclesiásticos", a los maestros o "catequistas", que en la Iglesia tenían la misión de promover en los creyentes una adecuada formación sobre el patrimonio doctrinal de la tradición apostólica teniendo en cuenta las tendencias heréticas en el interior del cristianismo y las dificultades que provenían del ambiente pagano o judío.
Gregorio teje una magistral síntesis teológica adaptada a las instancias fundamentales de su época, respondiendo, sin el menor tono polémico, a las objeciones que se le hacían a la fe cristiana.
Así pues, trata los grandes temas de la dogmática: el misterio trinitario, la creación del hombre, el origen y naturaleza del mal, la encarnación del Verbo, la redención del hombre, los sacramentos del bautismo y de la Eucaristía, la necesidad de la fe y de la conversión interior, para concluir con los fines últimos del hombre