Il presente saggio di diritto comparato, nato come voce enciclopedica giuridica, di cui infatti ne conserva il taglio, offre un'analisi storico-comparatistica dell'istituto della divisione dei poteri, come realizzatosi negli ordinamenti giuridici positivi. Il volume tiene conto, inoltre, degli aggiornamenti della normativa e degli ordinamenti britannico, francese, tedesco e americano, a partire dall'anno 2001. Particolare attenzione è data al caso italiano in merito alle vicende degli anni Novanta per cui l'ordinamento italiano ha adottato il nuovo modello di divisione. Rispetto alla prima edizione, inoltre, sono state analizzate le prospettive della divisione dei poteri nel quadro dell'età della globalizzazione.
Nella storia d'Italia, le zone oscure sono presenti fin dalle origini, dall'Unità. A fronte di un Risorgimento celebrato retoricamente dalla storiografia ufficiale, i documenti raccontano degli aiuti dati a Garibaldi dalla massoneria, del ruolo delle potenze straniere, della "guerra sporca" combattuta dall'esercito piemontese contro le popolazioni meridionali. Altrettante ombre si allungano sulla morte di Cavour, l'assassinio di Umberto I, le bombe del 1922 che spianarono la strada alle Camicie nere. Con i due volumi qui riuniti, "1861" e "Intrighi d'Italia", gli autori iniziano a demolire le leggende e le menzogne di Stato e a scrivere una cronistoria meno lacunosa e opaca.
Questo libro raccoglie una serie di articoli, conferenze, contributi, usciti in occasioni varie. Il loro filo conduttore può essere mostrato da tre parole fondamentali: fragilità, complessità, trascendenza. La fragilità si manifesta nelle problematiche affrontate nella prima parte del libro: matrimonio, omosessualità, colpa, morte, suicidio, perversione. Temi di non facile soluzione, ma sui quali non si può fare a meno di interrogarsi, e che rimandano alla seconda parola chiave: la complessità. Complessità dell'essere umano, come della presente epoca "post-moderna", che ripropone in maniera accentuata gli interrogativi di sempre circa il senso di vivere. Da qui la terza parola, la trascendenza. Gli aspetti più alti e peculiari dell'essere umano sono un invito a superarsi, esprimono il suo mistero e la sua affascinante complessità. L'uomo può vivere un incontro pacificante tra questi aspetti molteplici. Ma, per renderlo possibile, deve affinare il suo sguardo.
Diversamente dalle altre aree del mondo nelle quali si trovarono a operare, i missionari della Compagnia di Gesù dovettero misurarsi in Giappone con l’ostilità di una buona parte dell’aristocrazia, che si riteneva depositaria di una civiltà superiore, e della casta dei Bonzi, che vedeva i propri privilegi minacciati dal pericolo di una nuova religione. Tali difficoltà di insediamento, unitamente al problema della lingua, misero a dura prova le capacità inventive e il processo di adattamento al territorio. Il risultato fu, nelle arti sceniche, una lenta ma progressiva evoluzione di tecniche di rappresentazione, il più delle volte inedite e originali, che non mancarono di utilizzare forme espressive topiche, approdando in qualche caso a veri e propri sincretismi che riguardarono anche il teatro Nō. Ambientato fondamentalmente nel clima della cerimonialità festiva del Natale e della Settimana Santa, il percorso evangelizzatore dei gesuiti consentì in questo modo per la prima volta, anche nei campi della musica, della danza e del teatro, l’incontro fra la cultura occidentale e quella giapponese, determinando contaminazioni che attendono di essere riconosciute nel panorama internazionale della storiografia dello spettacolo.
«Un terzo degli inglesi sotto i trent’anni non sa dire qual è il proprio telefono di casa senza consultare la rubrica del cellulare. Due terzi degli studenti americani non sanno la data della guerra civile che diede forma agli Stati Uniti attuali, un quinto di loro non ha la più pallida idea di chi fossero i nemici nella Seconda guerra mondiale. Non è la crassa ignoranza del tipo tradizionale, questa è una sorta di perversa efficienza: perché faticare a memorizzare date e nomi, quando basta interrogare Wikipedia o Google per tirar fuori quel che serve in poche frazioni di secondo?»
Questo è un libro che parla di altri libri o, se si vuole, è l'opera di un autore che si confronta con la viva voce di altri autori, ben più importanti. Sono, in qualche modo, i classici del pensiero sociale, quelli che restano contemporanei pur con il passare del tempo. Il presente testo si compone di una densa e ricca articolazione: prendendo le mosse da un'iniziale prospettiva azionista ispirata al modello della pragmatica del cambiamento sociale, delinea i principi teorico-metodologici del lavoro sociale di comunità, tratteggiandone le maggiori tipologie, per poi arrivare alla parte centrale del testo, che, attraverso un inquadramento storico- evolutivo del moderno servizio sociale, tenterà di enucleare i tratti emergenti delle pratiche comunitarie in Italia. Segue, poi, una sezione dedicata alla ricostruzione dei profili biografico-intellettuali di quelli che riteniamo i Maestri del lavoro di comunità, distillando il nucleo concettuale del loro pensiero attraverso dense citazioni e una breve raccolta antologica degli scritti più significativi. Il testo si conclude con una proposta finale per andare oltre la "comunità che non abbiamo" verso una "comunità possibile" negli scenari attuali. La prospettiva è quella di lavorare per "utopie concrete", in cui la comunità non diventi un rifugio autoconsolatorio e salvifico, ma una possibilità reale di trasformazione all'interno di un Noi collettivo come spazio universale di umanità dal quale nessuno dovrebbe essere escluso.
«L’esperienza del tempo, il suo valore, il suo significato interpretato dalle grandi religioni. Dentro queste coordinate, un’esposizione che procede per intuizioni più che per incedere sistematico. Ricorsi storici, movimenti pendolari delle ere, significati zodiacali s’intrecciano nel caleidoscopico universo di conoscenze del “servita”» (Il Regno).
Il libro racconta, in prima persona, la vita di Giuseppe "Bobo" Mainini, campione di rally a livello mondiale, che in seguito a un tragico incidente subisce lesioni che lo costringono in carrozzella. Durante una visita a San Giovanni Rotondo, di fronte all'immagine di Padre Pio, in maniera del tutto inspiegabile sente una spinta improvvisa ad alzarsi e a camminare, riuscendovi come se quell'incidente che l'aveva reso invalido non fosse mai accaduto. Da quel momento inizia per "Bobo" una nuova vita, fatta di impegno e testimonianza. Una storia vera dedicata a tutti coloro che, nella loro vita, pensano di aver toccato il fondo ma trovano la forza di rialzarsi
Gerusalemme, 14 ottobre 1906. Don Angelo Roncalli scrive da Gerusalemme: "Il vero pellegrinaggio finisce qui. Quanti di noi lo ricomincerebbero di nuovo, quanti partono di qui col desiderio di ritornare ancora a Gerusalemme e non molto tardi!". Era partito il 18 settembre da Napoli e accompagnava come segretario mons. Giacomo Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, nel terzo pellegrinaggio diocesano italiano in Terra Santa. Durante quelle lunghe settimane, don Angelo tenne un diario in cui annotò le sue impressioni di giovane pellegrino e viaggiatore. A 110 anni di distanza, riproponiamo quelle stesse pagine, scritte quando una visita ai Luoghi Santi era ancora una vera e propria "avventura", per le distanze, i disagi, il "sogno" di una terra lontana e, per certi versi, "mitica". La Terra Santa si presentava infatti agli occhi del giovane sacerdote come una regione dai forti contrasti, con una miriade di etnie, usi, costumi e religioni diversi. Ne risulta una testimonianza importante: sul futuro Pontefice, ma soprattutto sul contesto mediorientale, il cui ritratto è tracciato da una penna scorrevole, a tratti "immaginifica" e ricca di colore.
Una proposta di itinerario alla scuola di Maria. Un mese intero per conoscere di più la Vergine Maria, la sua vita terrena, il suo mistero, il suo amore materno per tutti gli uomini, per tutti gli uomini del mondo nei secoli dei secoli.
Per arricchire la nostra devozione mariana, vengono presentati antichi inni e preghiere alla madre di Dio, a partire dai primi secoli della storia della Chiesa, dando spazio ai contributi rilevanti della Chiesa d'Oriente.
Le brevi riflessioni riguardano aspetti conosciuti o meno della pietà mariana popolare. Tutti rigorosamente biblici.
Il testo prende spunto da una serie di meditazioni sui primi capitoli della genesi. Da qui l'attore spazia nel vasto mondo del simbolismo e degli archetipi dell'esperienza religiosa come la dualità, il femminile, il corpo, la coscienza, di cui Vannucci è stato esperto conoscitore e qualificato studioso.
I temi della creazione, del peccato, della salvezza acquistano nuove prospettive di significato, offrendo del testo biblico una chiave interpretativa al doppio ostacolo del rifiuto materialistico e del elettoralismo ingenuo.
Ha formato e condizionato religioni universali come il cristianesimo e l'islam, ha rappresentato la chiave di volta dell'immaginario, della cultura, della cosmologia, dei riti, del dogma, della politica: il concetto di Dio è una linea divisiva fondamentale nella storia dell'umanità. Dal Dio di Abramo a quello dei filosofi, l'autore affronta i temi classici e sempre stringenti del dibattito religioso, come il problema teologico ed etico del male nel mondo, le variazioni che l'idea del divino conosce nelle differenti tradizioni religiose, la sua negazione radicale da parte dell'ateismo, le sfide attuali rappresentate dal pluralismo religioso e dai progressi della scienza.