A volte il grande amore cammina sotto il nostro sguardo disattento per anni, prima che lo riconosciamo. Altre, invece, basta un solo istante: una parola, uno sguardo, e la vita cambia il suo corso per sempre. Così accade a Lo, che dei suoi diciott'anni porta addosso tutta la vitalità e la sfrontatezza, nel gelido gennaio milanese del 1973, un momento caldo della contestazione studentesca. Nell'attimo in cui il suo sguardo si posa su Berto, giovane professore nel suo stesso liceo, che lo ricambia, tra loro nasce qualcosa di unico. Lo piace a troppi: è una "cattiva ragazza" e frequenta con spensieratezza per denaro, assieme a Vicki, l'amica del cuore, una lussuosa casa d'appuntamenti nel centro di Milano. Ma l'incontro con Berto le fa scoprire l'amore. Il sentimento che li travolge è forte, intenso, e però come trattenuto dalle troppe differenze e da oscuri segreti che si insinuano tra loro ogni giorno, allontanandoli sempre più. Perché capita di incontrare la persona giusta nel momento più sbagliato. Costretti a separarsi o, piuttosto, incapaci di combattere nel nome di quell'amore così vero, ma così fragile, le loro strade si dividono. Altre storie, matrimoni, città, altre stagioni li vedranno protagonisti, ma entrambi porteranno nel cuore una nota di rimpianto per quell'amore abbandonato agli albori, mai vissuto davvero. E solo dopo vent'anni troveranno il coraggio di provare a essere felici.
"Il libro di Giovanna Rosadini segue il flusso delle Parashot, le suddivisioni settimanali del Testo, Torah. Una buona indicazione di lettura è fare filatteri del testo: ritagliare i versi come fossero stringhe, appoggiandole nelle tasche, per vedere che presa hanno nei vostri giorni. Che livello di invasione nella sorte posseggono quelle parole [...] I versi che ho ritagliato, li ho inseriti nel cuscino: per capire in quale notte mi avrebbero gettato, lo scandaglio avrebbe misurato la lontananza che mi annienta da Dio? Ripercorrere i giorni di Giovanna Rosadini significa esprimerli, certo, ma redimerli. Come chi riviva un'esistenza smussando astuzie e dolori. Allora è questa richiesta di benedizione la letteratura?" (Davide Brullo)
Una raccolta di testi inediti di Giovanni Paolo II. Vere e proprie catechesi che partono dal discorso di Paolo all’Areopago – oggi ancora di forte attualità perché considerato modello di inculturazione – e affrontando il messaggio cristiano della salvezza invitano l’uomo di oggi a ripensare il proprio approccio e la propria fede in Dio. Il commento è a firma di monsignor Gilfredo Marengo.
Una nuova biografia del presidente della Regione Sicilia ucciso nel 1980. Giovanni Grasso ha avuto accesso all'archivio di famiglia appena riordinato e può così offrire un quadro più completo di Mattarella politico e cristiano. In questo modo si rappresenta tutta la parabola politica di Mattarella come consequenziale al suo impegno civile e politico che parte dall'Azione Cattolica e che ad essa sarà sempre ispirato. Grasso dimostra inoltre alcune stranezze nella ricostruzione ufficiale dell'omicidio, suggerendo un coinvolgimento non solo della mafia ma anche del terrorismo nero. Si tratta delle tesi sostenute oggi dalla famiglia Mattarella. Un libro che racconta la vita e la morte di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia ucciso nel 1980. Prefazione di Andrea Riccardi.
"La Divina Commedia" rappresenta da sempre un punto d'incontro sublime tra Fede e Poesia. Ma la fecondità della penna poetica di Dante, la sua capacità di disegnare un universo onirico potente dalle mille sfaccettature non si possono comprendere se non si leggono alla luce del Catechismo e della dottrina Cattolica. In questo viaggio attraverso le terzine dantesche, l'autore mette in evidenza la perfetta corrispondenza tra verità cristiana e rielaborazione poetica, mostrando come il tesoro del Magistero cattolico si ritrovi interamente nella "Divina Commedia". Quasi un Compendio del Catechismo in versi, si potrebbe definire: prima ancora che poeta, Dante si rivela uomo di fede profonda, consapevole che la ricerca appassionata e sincera di Dio trova pieno compimento solo nel seno materno della Chiesa Cattolica.
Dopo quanto è stato pubblicato (il primo volume in due tomi 1914-1923) e il primo tomo (1924-1925) del secondo volume, l'Istituto Paolo VI di Brescia pubblica il secondo tomo che presenta in edizione critica e con ricco apparato di note il Carteggio per il biennio 1926-1927. Il carteggio è di grande importanza non solo per la storia religiosa, civile, culturale dell'Italia e dell'Europa negli anni del fascismo e del nazismo, ma è anche fonte ricca e preziosa per la conoscenza della spiritualità di Montini, e per quella delle diffili condizioni materiali di studio universitario di molti, sulle quali le lettere aprono vivi, personali spiragli.
Padre Felice Mazzocchi nasce a Milano il 7 dicembre 1934 e muore a Scandicci (FI) il lunedì 10 settembre 2001. Entra fin da ragazzo, dietro esempio dello zio carmelitano, nel collegio dei Carmelitani Scalzi, dove nell’anno 1965 viene odinato presbitero entrando nell’ordine come padre Enodio, destinato al convento di Capannori (LU). Nell’anno 1967 insieme a padre Giuliano inizia a visitare per conto della congregazione carmelitana le parrocchie della Toscana per formare gruppi giovanili di ascolto della Parola di Dio e di aiuto a conoscere la propria vocazione. È nell’ottobre di quell’anno che la Provvidenza Divina lo porterà alla Parrocchia di S. Maria a Scandicci, dove con alcuni giovani di età compresa dai 18 ai 20 anni formerà un gruppo, che comincerà ad incontrarsi regolarmente ad Arcetri e una volta al mese con altri gruppi della Toscana, in località diverse fino a che non fu data in uso la canonica della Parrocchia di Acone, vicino a Pontassieve (FI), chiusa per la morte del sacerdote.
Fu questa esperienza con i giovani di Scandicci, che nel luglio 1970 lo porta a incontrare per la prima volta Kiko Argüello, e a iniziare nella Parrocchia di S. Maria a Scandicci il suo percorso neocatecumenale. Fin dai primi mesi di vita della sua comunità neocatecumenale padre Felice manifestò un grande zelo per l’evangelizzazione, e si unì alle equipes d’evangelizzazione prima locali, poi internazionali. Insieme a Kiko Argüello fu partecipe degli inizi del Neocatecumenato a Parigi, poi andò a Montréal in Canada, in Madagascar e nelle Seychelles, e infine in Austria.
Nella realtà tutto è movimento, tutto è cambiamento. Spesso questo viene percepito come qualcosa di positivo, perché ogni cosa che cambia può portare piacevoli novità; altre volte il cambiamento, dovuto a eventi dolorosi, tragici e quasi sempre inattesi, come una malattia grave, ci fa sentire inadeguati, impotenti, smarriti, sconfitti e incapaci di riprendere in mano il filo della propria vita. La vita diventa "sospesa" tra due sponde: la speranza che l'incubo finisca per riprogettare il tempo in avanti; la paura che il nostro tempo abbia rallentato la corsa, prigioniero dentro un angoscioso presente senza scampo. In questo libro vengono evocate e descritte, nei dialoghi e nel rapporto di alleanza tra medico e paziente, dodici storie che, pur avendo inizio da un punto critico comune, si sviluppano in modi diversi, con risonanze emotive individuali e con risposte differenziate davanti a uno dei più pesanti cambiamenti della vita: la malattia grave.
Le più recenti scoperte della scienza intorno ai tre Big Bang che hanno portato il mondo a essere come è (la nascita dell'universo; la comparsa della vita sulla terra; la comparsa dell'uomo) sono, a giudizio di Straffelini, come delle luci che illuminano razionalmente la strada verso Dio. Parafrasando Bacone, si potrebbe dire che mentre "un po' di scienza porta la mente degli uomini all'ateismo" (e, oggi, in giro ce n'è veramente poca di scienza autentica), molta scienza - vale a dire un approfondimento meditato delle nostre conoscenze più affidabili - "riporta la mente degli uomini verso la fede". Per l'autore la dimensione spirituale della nostra esistenza non è infatti qualcosa di separato dalla razionalità e dai suoi dubbi intrinseci, ma anzi si nutre di essi, della loro energia vivificante e approda a una complessità e ricchezza che sono sinonimi di una comprensione superiore e più profonda. Il libro di Straffelini è una riflessione intorno al mistero che ci circonda e ambisce a essere un "manifesto" rivolto a chiunque sia in cammino verso la fede in compagnia della ragione. In poche parole, ai tanti "scettici" che non smettono di interrogarsi sul senso della vita.
Che cosa ci sta togliendo il digitale? Quali valori importanti della nostra vita: l'amicizia, l'attenzione, la memoria, l'ansia, le relazioni interpersonali, sono condizionati dall'abuso del telefonino, dello smartphone, dei tablet e dei social network? L'autore, esperto di hacking e di tecnologie e soprattuto vero appassionato di tutto ciò che è informatico, ha deciso di fermarsi a riflettere in luoghi e tranquilli lontani da Milano, tra la sua emilia, Matera e la foresta Nera, e di rallentare la sua presenza digitale per sei mesi, al fine di cercare di capire se possa esistere un modo sano di far convivere la società dell'informazione con aspetti della nostra vita che stiamo trascurando. Il rimettere le tecnologie al loro posto, senza criticarle né demonizzarle, gli ha consentito di riscoprire tante cose che pian piano, senza accorgercene, abbiamo dimenticato.
"Il messaggio che viene trasmesso fin dalla più tenera età è che siamo troppo fragili per affrontare le difficoltà della vita e che è possibile al massimo limitare i danni, facendosi curare. È il paradosso del salutismo, che ha creato nuove forme di dipendenza: più ci si sottopone a cure e controlli, peggio si continua a stare." La nostra cultura è sempre più sensibile al tema della salute, fino all'ossessione. Una ossessione alla base del suo attuale disagio di vivere: più ci si cura e più ci si scopre fragili, ansiosi, impauriti. Da qui la tendenza a esasperare l'aspetto malato delle persone, non solo nell'ambito della salute mentale ma nei contesti più diversi della vita, come la politica, le relazioni affettive, l'educazione. Con effetti devastanti. Nel libro si presentano le molteplici sfaccettature di questa preoccupante novità del nostro tempo, cercando di risalire alle sue radici culturali. La salute a tutti i costi ha comportato un grave impoverimento culturale e spirituale che sta lentamente spegnendo il gusto di vivere dell'uomo occidentale.
Tra tutti i vizi l'ira è forse quello più riconoscibile e di cui ci si vergogna maggiormente, perché più facilmente individuabile. Eppure la sua fenomenologia è estremamente ricca e complessa, come la riflessione di tutti i tempi ha mostrato con chiarezza. L'articolo passa in rassegna le varie posizioni in merito, evidenziando la sua fondamentale caratteristica di richiesta di giustizia, che la differenzia da altri vizi, come ad esempio l'invidia e l'odio, e che può trovare una risposta adeguata solo in una prospettiva religiosa.