"Logica: non "addestramento ad un migliore o peggiore procedere del pensiero", ma il "misurare con i passi dell'interrogazione gli abissi dell'essere", non "arida collezione di leggi eterne del pensiero", ma la "sede della dignità accordata ali'interrogazione dell'uomo" - con questo appello Heidegger svolse il corso di lezioni "Logica come domanda sull'essenza del linguaggio", tenuto nel semestre estivo del 1934. Questo corso costituisce una decisiva pietra miliare nel cammino che porta il pensiero heideggeriano, dalla fase dell'ontologia fondamentale a quella della storia dell'essere. Ma esso è anche importante per un'adeguata comprensione della situazione di Heidegger all'Università dì Friburgo, subito dopo l'abbandono della carica di Rettore. Molto di quel che è stato scritto troppo in fretta sull'impegno nazionalsocialista di Heidegger, dovrà essere rivisto e sottoposto ad una nuova interpretazione in base a queste lezioni." (Günter Seubold)
En los últimos años han ido saliendo a la luz cada vez más detalles sobre la relación entre Hannah Arendt y Martin Heidegger, pero aún faltaba un elemento sustancial: el conocimiento directo de la correspondencia. Con la presente edición, el lector español cuenta por fin con la oportunidad de conocer de primera mano el diálogo entre dos de las voces filosóficas más importantes del siglo XX.
En los años veinte, atraída por la seductora fama de Heidegger, Hannah Arendt acudió a la universidad donde él enseñaba. Fue entonces cuando entre el profesor y la alumna se estableció una relación amorosa que sería decisiva para ambos. La figura de Hannah Arendt, a quien consideró la «pasión de su vida» e inspiradora de su trabajo, no abandonó al filósofo. Por otra parte, Heidegger supuso una influencia decisiva para las posturas filosóficas de Hannah Arendt.
La Correspondencia está dividida en tres partes, que corresponden a tres períodos (1925-1932, años cincuenta, 1966-1975). Las cartas del período entre 1925 y 1932 nos muestran el inicio de la relación hasta una carta de Heidegger en que se defiende de una acusación de antisemitismo. Luego hay un silencio de varios años, debido al distanciamiento que se produjo y sobre todo a los avatares políticos que pusieron a ambos en bandos opuestos. Heidegger es miembro del NSDAP, mientras que Hannah Arendt se ve obligada a huir de Alemania por su condición de judía y por sus convicciones políticas. Por iniciativa de ella en 1950, se reestablece la relación bajo la atenta mirada de la esposa de Heidegger. El filósofo dedica cartas y poemas apasionados a su antigua amante. Sin embargo, el nexo vuelve a enfriarse a mediados de los cincuenta y se retoma a mediados de los sesenta hasta la muerte de Hannah Arendt. El epistolario no sólo permite profundizar en la personalidad de sus autores, sino que es también un recorrido por la historia del siglo XX. Escrito precisamente en su centro (1925-1975), refleja todas sus tensiones. Por otra parte, el diálogo también permite conocer más a fondo algunas de las posturas filosóficas de los epistológrafos, sobre todo las de Heidegger, y también su obra más íntima, como son la poesía y los poemas y textos personales de Hannah Arendt. La edición, muy cuidada, precisa, completa y al mismo tiempo llena de tacto, corre a cargo de Ursula Ludz, editora de otras obras de Hannah Arendt.
De interés para lectores interesados en filosofía, historia del siglo XX, biografías.
Nel semestre invernale 1936-37 Martin Heidegger tenne all'Università di Friburgo un seminario dedicato a Schiller e più precisamente alle sue lettere "Sull'educazione estetica dell'uomo" (1795). Salvo pochissime annotazioni superstiti, i manoscritti originali del seminario sono andati perduti. Sono rimasti disponibili gli appunti di alcuni partecipanti, l'accuratezza e la completezza dei quali hanno consentito di approntare un'edizione del seminario perduto. È difficile sopravvalutare l'importanza del testo che si presenta ora, per la prima volta, al lettore italiano: nato da un corso per matricole universitarie, esso si configura a tutti gli effetti come un'introduzione ai problemi fondamentali dell'estetica. Ma la posta filosofica in gioco è, naturalmente, assai elevata. Heidegger ci mostra come le lettere "Sull'educazione estetica dell'uomo" siano uno dei tentativi più profondi di rintracciare nella riappropriazione estetica della natura sensibile la storia dell'autentica libertà umana.
Quest'opera dall'aura esoterica - stesa tra il 1936 e il 1938 sull'orlo di una drammatica crisi filosofica e personale, ma pubblicata solo nel 1989 - è il tentativo più organico e coerente compiuto da Heidegger per riorganizzare il suo pensiero dopo la cosiddetta "svolta". Prende dunque forma un universo speculativo nuovo e sorprendente rispetto a quello di "Essere e tempo": entrano in scena l'interpretazione della metafisica come oblio dell'Essere, la diagnosi storico-epocale del nichilismo e della tecnica, il confronto con Nietzsche e con Hölderlin, la dottrina dell'"ultimo Dio" e di un "altro inizio" della storia. In realtà già alla fine del capolavoro del 1927 si profilava l'esigenza di rovesciare la teoria quasi trascendentale dell'Esserci per considerare non solo il suo puro autoprogettarsi, ma anche l'immemoriale e insondabile provenienza della sua finitudine dalla storia dell'Essere. Con il pensiero della "svolta", cui quest'opera dà corpo, Heidegger teorizza la coappartenenza di Essere ed Esserci in quell'"evento-appropriazione", "l'Ereignis", con cui l'Essere si affida all'Esserci in un'alternanza di donazioni e sottrazioni, concessioni e rifiuti, manifestazioni e occultamenti, che ritmano le "epoche" della storia.
L'episodio della collaborazione fra Husserl e Heidegger per la stesura dell'articolo "Fenomenologia" destinato all'Enciclopedia britannica rappresenta un momento fondamentale nella storia della filosofia del Novecento. A partire da quella collaborazione e dalla successiva divaricazione teorica sono sorti alcuni orientamenti di pensiero che hanno segnato la riflessione filosofica contemporanea. Dopo un'esposizione storico-critica che presenta il confronto fra i due filosofi in forma analitica e documentaristica anche sotto il profilo biografico, vengono presentati, oltre al testo della voce "Fenomenologia", numerosi materiali utili per la contestualizzazione di quel dibattito.
I lettori attenti di Heidegger già sapevano che l'autore non aveva espresso la propria filosofia solo in forma di saggio ma anche, talvolta, ripercorrendo così la via platonica, in forma di dialogo o colloquio. Vengono ora pubblicati tre tra più importanti colloqui heideggeriani, in cui compaiono personaggi quali il Custode della torre, il Prigioniero, il Maestro. Si tratta di testi in cui le questioni fondamentali della filosofia vengono affrontate ora nella frescura autunnale del sentiero di campagna, ora in un campo di prigionia nella foresta russa, ora presso una torre in montagna. L'intenzione del filosofo, qui, non è più quella di spiegare concetti o di cercare risposte alle domande, ma di pensare mantenendosi nel libero interrogare.
Questo manoscritto del 1941 affronta e sviluppa il concetto fondamentale che ha animato il grande confronto del pensatore con l'impronta greca della tradizione filosofica occidentale e che lo ha condotto a proclamare la fine della filosofia e la necessità di un altro inizio del pensiero. Comprendere veramente Heidegger significa giungere a condividere la ricerca di un principio della storia che ancora ci precede e in tal senso le possibilità che ancora attendono di essere tradotte nei sentieri del pensiero a venire. Questa edizione è arricchita da apparati che permettono di addentrarsi nel lessico che governa il pensiero di Heidegger e particolarmente i manoscritti degli anni '30 e '40.
Pubblicata nel 1927, "Essere e tempo" è un'opera che ha esercitato grande influenza sulla filosofia del Novecento. Heidegger non ha voluto elaborare un vero e proprio sistema concettuale ma piuttosto affrontare con radicalità le questioni originarie della tradizione filosofica occidentale attraverso gli strumenti dell'indagine fenomenologica. Il volume, con testo tedesco a fronte, è stato tradotto da Alfredo Marini: oltre all'introduzione e a una cronologia, Marini firma un saggio linguistico e un glossario dei termini-chiave e delle loro ascendenze etimologiche.
La vita di un pensatore si svolge su una pluralità di piani ed ha, perciò, molteplici aspetti: la vita privata, l'insegnamento, la vita pubblica. A volte, questi tre aspetti si intrecciano influenzandosi l'un l'altro. È così possibile rintracciare in una poesia della giovinezza i precorrimenti di un itinerario filosofico destinato ad esprimersi tanto nei corsi universitari, quanto nei pubblici discorsi; è altrettanto possibile rintracciare nelle opere e nei corsi universitari il riflesso di eventi che hanno caratterizzato la vita privata, e pubblica, del filosofo. Questo volume riunisce, accanto a tutti i discorsi pubblici tenuti da Martin Heidegger, testimonianze del suo cammino umano e filosofico.
Nel 1933 Heidegger aderì al nazismo e assunse la carica di rettore dell'Università di Friburgo con la convinzione di interpretare un preciso "destino" della Germania; si dimise deluso dopo meno di un anno, ma non cessò più di indicare nell'opera di Hölderlin il segno di quel "destino"; nello stesso tempo, ribadì come la sua eredità di pensiero fosse stata segnata in modo indelebile dal "colloquio pensante" con questo poeta d'eccezione sulla situazione storica dell'Occidente. I testi qui tradotti per la prima volta in italiano sono il frutto di un corso universitario su Hölderlin, in cui Heidegger fa esordire pubblicamente il suo colloquio con il poeta.
Questo caposaldo, rimasto enigmaticamente incompiuto, è il testo che più di ogni altro ha influenzato la cultura filosofica del Novecento. Fin dal suo primo apparire nel 1927 e poi, a ondate successive nel 1946, negli anni Sessanta, il fascino e l'influenza esercitati da quest'opera hanno alimentato la riflessione e le polemiche di quanti si sono occupati di Heidegger. Tutto ciò che è accaduto dopo nella cultura occidentale è in qualche modo il risultato dell'esplosione filosofica determinata da questo libro.
Senza rinunciare al proprio punto di vista squisitamente filosofico, e professandosi "in linea di principio ateo", Heidegger interpreta l'esperienza religiosa come matrice esemplare per capire la dinamica originaria della vita umana nella sua "fatticità", quindi nella sua "gettatezza", finitudine e storicità. In particolare egli si accosta ai documenti del primo cristianesimo, e soprattutto alle lettere dell'apostolo Paolo e alle "Confessioni" di Agostino, per assimilarne con avidità le intuizioni filosofiche e delineare sulla loro scorta i tratti genuini della vita umana nella sua fatale tendenza alla perdizione e allo scacco, ma anche nella sua ricerca di un'ardua eppur raggiungibile riuscita.