Media digitali e comunicazione interattiva sono i fenomeni più eclatanti del mutamento sociale e dell'industria culturale all'inizio del nuovo millennio. Oggi gli iPad, gli eBook, così come gli smartphone, e i Tablet Pc, sempre connessi a Internet, assediano ogni giorno più da presso il regno della carta stampata gutenberghiana. Ma la nuova cultura digitale, cioè l'affermarsi di uno stile comunicativo orientato all'interazione, alla produzione di contenuti e alla condivisione, è stata accompagnata, durante gli ultimi ventanni, dall'affacciarsi sulla scena di una nuova forma evolutiva dell'Homo sapiens: il "nativo digitale". Chi sono i nativi digitali? Come comunicano? Come si relazionano al sapere? Nati e cresciuti all'ombra degli schermi interattivi, i Nativi sono simbionti strutturali della tecnologia, e le protesi tecnologiche che utilizzano dall'infanzia sono parte integrante della loro identità individuale e sociale. Fin da piccoli videogiocano, hanno un blog, e comunicano sui social network come Facebook o My Space. E con questa specie in via di apparizione che dovremo confrontarci noi immigranti digitali. Non sono nuovi barbari... Sono i nostri figli e sono, semplicemente, diversi.
Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto famigliare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant’anni ci governano e ci opprimono.
Paolo, apostolo, maestro, ma soprattutto testimone: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21). "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e dato se stesso per me" (Gal 2,20). Paolo, che contempla colui che è "immagine del Dio invisibile" (Col 1,15), dimora di "tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). Paolo, scelto, predestinato, chiamato, giustificato, glorificato (cf. Rm 8,28-30), in Cristo, che inneggia al suo amore: "Chi ci libererà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?" Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8,35.37). Era inevitabile che la scrutatio esegetica dell'Epistolario di Paolo, condivisa con studenti teologi, approdasse alla contemplatio della sua "esperienza spirituale", proposta all'imitazione del popolo santo di Dio. Da tale contemplatio, la selezione di alcune linee teologico-sapienziali del suo vissuto credente, tra le quali: "La vita in Cristo e nello Spirito"; "La trasformazione dell'uomo redento"; "Giustizia di Dio e fede in Cristo Gesù"; "La comunione ecclesiale in Cristo Signore".
Il 30 gennaio 1964 Gigliola Cinquetti, accollata in un abitino acqua e sapone e lanciando occhiate maliziosamente candide, debuttò a Sanremo: Non ho l'età, ideata da professionisti di lungo corso come Nisa, Panzeri e Colonnello, non era solo l'efficace confezione melodica di un testo esile con un buon attacco. Era il frammento di un più complessivo discorso sulla nazione e in questo caso una delle risposte alla sfida dell'autodeterminazione femminile e della libertà sessuale. Quella serata non è che un tassello di una foto di famiglia lunga 60 anni nella quale riconosciamo volti e voci diventati monumenti nazionali incontestati (da Nilla Pizzi a Domenico Modugno, da Mina a Vasco Rossi) discussi (da Claudio Villa a Orietta Berti fino a Toto Cutugno), alcuni dimenticati, altri ancora freschissimi. La tradizione era iniziata nel 1951: l'Italia non riusciva a rielaborare le ferite del recente passato e preferiva alludere a sé stessa ricomponendo come poteva, con leggerezza quasi frivola, reminiscenze da melodramma o realismo da chansonnier, pezzi di una nazione che aspirava alla democrazia e alla modernità. Il Festival è arrivato indenne, sorvolando mille traversie, fino a questi giorni: non è solo audience, kermesse, dietrologie e pettegolezzi, noia o passione; è anche uno dei momenti in cui una fibrillante democrazia occidentale si racconta e si interroga.
Il testo è una breve introduzione ai temi fondamentali della filosofia del linguaggio e si rivolge soprattutto ai giovani che si avvicinano per la prima volta a questa disciplina. Scritto in uno stile chiaro ed elegante, il lavoro si propone come una guida maneggevole per affrontare una materia che nel Novecento ha conosciuto sviluppi di cruciale importanza.
Questo progetto dedicato alla scuola dell’infanzia (ma utilizzabile anche nel primo anno della scuola primaria) è incentrato sull’educazione di Cittadinanza e Costituzione (una volta chiamata “Educazione Civica”), per trasmettere conoscenze specifiche sul concetto di convivenza civile e, basandosi sul vissuto dei bambini, sensibilizzarli sui modi di agire corretti con i compagni, con i genitori, gli insegnanti e gli altri adulti.
Attraverso sei canzoni, una drammatizzazione e varie attività, si insegnano ai piccoli cittadini di oggi i diritti e i doveri di ognuno, per vivere nel rispetto di tutti. Il piccolo spettacolo può anche essere utilizzato come saggio di fine anno scolastico. In particolare, i cenni alle vicende storiche del Paese rendono la proposta adatta alle celebrazioni del 2011 relative ai 150 anni dell’unità d’italia.
Contenuti del Cd
Sei canzoni e relative basi musicali.
Titoli canzoni
Noi siamo briganti
Rispetta le regole
Il buon cittadino
Per essere più bravi
La marcia dei diritti
Un po’ di storia
Basi musicali
Contenuti del liBro
Proposte operative
Copione teatrale
Testi e partiture delle canzoni (32 pagine).
Autrice
Paola Fontana è laureata in Lettere, con tesi in Storia del Teatro e dello Spettacolo, presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1990 lavora professionalmente nel campo artistico come interprete e autrice musicale e teatrale. Ha conseguito diversi livelli di specializzazione e studiato e lavorato con artisti affermati. Nel 1994 si è diplomata come borsista al C.E.T., l’accademia artistica diretta da Mogol. All’attività artistica affianca quella didattica. Dal 1998 dirige laboratori di musica e teatro per le scuole. Collabora con diversi istituti e con riviste musico-teatrali.
Destinatari
Bambini 3-6 anni.
Un piccolo gioiello della collana “Bonsai”, un modo per regalare le più belle parole d’amore tratte dai testi delle canzoni di Fabrizio De André. Piccoli capitoli per illustrare le sfaccettature dell’amore: quello sensuale di Bocca di rosa, o quello solidale del Pescatore, passando da Ho visto Nina volare a Marinella. Un libro da regalare per il giorno di san Valentino, e non solo, una confezione elegante e raffinata per quanti già conoscono De André e per quanti, con questo libro, potrebbero iniziare a conoscerlo.
Noi italiani siamo, per il momento, contemporanei accidentali e inconsapevoli delle profonde trasformazioni indotte dalla tecnologia digitale. Poco avvezzi all'inglese, privi di una produzione di software, scarsi anche nell'hardware, ignari di possedere quasi per intero una delle più importanti aziende elettroniche del mondo, irretiti e inebetiti dai gadget di cui ci inondano i designer americani e giapponesi e i loro terzisti asiatici, vagheggiamo la "banda larga" anche se non sapremmo che farne e inneggiamo alla tv digitale terrestre come fosse una rivoluzione culturale, quando è solo intrattenimento e consumo di massa. Intanto, il world-wide web vacilla sotto le spallate inferte da poderosi interessi commerciali privati, con aziende di varia estrazione e vocazione (ma un unico chiaro obiettivo: il consumatore online) che tentano ciascuna di accaparrarsene una fetta esclusiva. Il Nuovo Mondo aperto, democratico e creativo rischia di trasformarsi in una costellazione di staterelli chiusi, votati al consumo e all'entertainment di bassa lega. Questo dibattito ha formato l'oggetto di più di un discorso del presidente Obama, impensabile in bocca a un nostro leader politico.
Un viaggio, canzone per canzone, quasi verso per verso, nel mondo dei Baustelle, una delle band italiane più importanti e significative degli ultimi dieci anni. Lungo il percorso si scopre un reticolo affascinante di riferimenti “pop” e popolari (dal Tenente Colombo agli “Spaghetti Western”) mischiati a citazioni colte, da Baudelaire a Eliot, Montale, Pasolini. E se il viaggio ha origine da «un’antiomologata adolescenza torbida» fotografata nei primi album, il traguardo raggiunto oggi è quello di un “misticismo laico”, con forti echi – in parole, concetti, immagini – della tradizione cristiana. Quando i Baustelle cantano: «Cristo muore in croce… per te / Pasolini è morto per te / Morto a bastonate per te» (dalla canzone significativamente intitolata Baudelaire), non è per caso. E questo libro offre le chiavi per comprendere il loro universo artistico e poetico.
Nota Breve : "Se anche noi saremo capaci così, fatti sulla terra con braccia umane o protesi verso il Cielo per incontrare Dio, ci verrà dato in dono la felice sorte di ricevere e regalare 'gli abbracci che cambiano la vita'.
Recensione : "A chi sa riconoscere in un abbraccio tutta la misericordia di cui è capace Dio, di cui è capace l'uomo. A chi desidera ricevere e regalare abbracci di misericordia e con questi gesti vuole dare una nuova forma alla sua vita. Ad alcuni amici che usando sempre l'Abbraccio di Misericordia stanno costruendo la loro vita di ogni giorno".