Che cosa significa essere umani in un'epoca di complessità e cambiamento? Come si può gestire lo sviluppo tecnologico? E quali sono i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica viene utilizzata per interventi non più solamente esterni, ma anche interni all'uomo? Paolo Benanti si propone di fornire una comprensione filosofica e teologica della tecnologia, mettendone in luce le dimensioni etiche e interrogandosi sulla possibilità di liberarsi dalle categorie tradizionali di «umano», «tecnologico» e «naturale», per abbracciare una nuova relazione con il mondo che si potrebbe definire «tecno-umana».
«All'origine delle cure palliative, che si sono sviluppate in Italia a partire dagli anni '80 del secolo scorso [...], sta la consapevolezza della necessità di una vera rivoluzione culturale in ambito sanitario. Il consistente prolungamento dell'età media di vita, con un forte incremento della popolazione anziana [...], ha notevolmente accresciuto il numero di malati terminali, spingendo all'assunzione di opposti (e scorretti) comportamenti, quello dell'accanimento terapeutico o quello dell'abbandono. Il superamento di questo grave e pericoloso dilemma va rintracciato nell'adesione a una tipologia di cura che non si propone di guarire sottoponendo il paziente a interventi invasivi e del tutto inutili [...] ma si rapporta in misura proporzionata alla sua situazione, prestando attenzione alla peculiarità e alla globalità del suo vissuto personale e ricuperando a tutti i livelli la dimensione relazionale, nonché sostenendo sul piano psicologico, morale e spirituale la sua persona. È evidente - e Mirabella lo mette bene in luce - che tutto ciò suppone [...] un concetto di salute non riducibile alla semplice terapia fisica e la restituzione di significato alla sofferenza e alla morte, facendole uscire dallo stato di rimozione ed evitando di assumere nei loro confronti comportamenti ispirati o a una accettazione passiva o alla presunzione di poterle radicalmente sconfiggere» (dalla Prefazione di Giannino Piana).
Esiste un percorso possibile per ogni donna cattolica, a partire dal giorno in cui si accorge di aver dato per scontato che quelle come lei sono sempre periferiche nella Chiesa, idealizzate e messe su un piedistallo, ma tenute lontane dagli altari e fuori dai processi decisionali? Attraverso un racconto che è personale e collettivo, perché in dialogo con tante altre donne, l'autrice di queste pagine ha provato a rileggere la propria esperienza ecclesiale: le sofferenze e le frustrazioni, ma anche le sfide. E l'attuale impegno, insieme a tante donne di tutti i continenti, per promuovere la piena dignità e parità del genere femminile nella Chiesa cattolica, dalla fondazione dell'associazione Donne per la Chiesa alla costituzione della rete globale Catholic women's council.
A partire dal Documento sulla Fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib il 5 febbraio 2019, il volume rilegge tale documento alla luce dei rapporti che la Chiesa cattolica ha stabilito con i musulmani, con particolare attenzione dall'inizio del pontificato di Francesco, promovendo comprensione e rispetto reciproci. Allo stesso tempo, vengono approfonditi i concetti di incontro e dialogo nella loro concreta fattibilità, affinché il Documento «diventi oggetto di ricerca e riflessione in tutte le scuole, università e istituti di istruzione e ricerca come contributo all'educazione delle giovani generazioni per il bene della pace e la difesa dei diritti degli oppressi e degli ultimi».
Il volume - interamente in lingua inglese - ripercorre la storia della piccola comunità cattolica di Cipro dal 1191 al 1960. Con l'esaurirsi delle Crociate alla fine del XIII secolo, Cipro divenne il più importante avamposto cristiano nel Mediterraneo orientale. Eppure i cattolici, latini o maroniti, non superarono mai l'1045 sul totale della popolazione dell'isola. La loro è la storia di una sopravvivenza contro qualsiasi aspettativa, grazie soprattutto alla determinazione dei Francescani e dei Maroniti, contro condizioni ambientali e sociali particolarmente avverse. Nel libro emergono anche i loro rapporti con le autorità ottomane, con i colonialisti inglesi e con le altre minoranze cristiane.
Paolo Ricca traccia la storia della confessione dei peccati attraverso i secoli e riflette su come la si potrebbe riportare a semplice mezzo di comunicazione dell'evangelo alle persone tormentate dal rimorso nonché su come si potrebbe ripensare il culto cristiano in modo che sia il luogo della festa del perdono di Dio invece del luogo di un'eterna penitenza. «La "confessione dei peccati" occupa il primo posto nel culto pubblico di tutte le maggiori chiese cristiane: subito dopo l'invocazione della presenza di Dio, si passa infatti alla dichiarazione, sia personale sia collettiva, della propria colpa e all'invocazione della misericordia di Dio. Ma il sentimento di colpa è davvero il primo da provare, ed esprimere, in presenza di Dio? Non sarebbe più logico provare stupore, gioia, gratitudine? Il culto cristiano non potrebbe, e dovrebbe, cominciare in altro modo? Come lo si potrebbe ripensare in modo che sia il luogo della festa del perdono di Dio anziché il luogo di un'eterna penitenza?».
Il volume ripercorre le tappe fondamentali della storia della santità in Occidente dalla tarda antichità alla fine del Medioevo. È articolato su due linee distinte, seguendo da una parte la nascita del culto dei santi e dall'altra la composizione e la diffusione delle leggende agiografiche. Si illustra così il parallelo sviluppo della venerazione, dai martiri delle origini alle esperienze mistiche del tardo Medioevo; delle modalità di canonizzazione, dalla devozione spontanea alla normativa contemporanea; dei testi che parlano di santi, dai primi calendari e martirologi alle grandi raccolte del Duecento, fino all'opera dei Bollandisti. Infine si presentano dodici casi esemplari che, iniziando dalle persecuzioni imperiali e arrivando a Francesco d'Assisi, mostrano la complessa evoluzione nel Medioevo del culto dei santi, della letteratura agiografica e del loro rapporto con la storia. Dodici schede monografiche integrative sono dedicate ad autori (come Ambrogio di Milano e Iacopo da Varazze) e a questioni (come i Dodici, gli apostoli, le fonti francescane) importanti per gli studi agiografici.
Rispettare gli altri nelle diverse situazioni, essere gentili, conoscere non solo i propri diritti, ma anche i doveri: perché "la regola fa parte del gioco". Le regole servono per crescere e vivere bene insieme agli altri, anche se spesso è difficile farsi ascoltare dai bambini. Regoliamoci è una compilation con 8 canzoni, complete di basi musicali, tutte sull'argomento. Oggi è cambiato l'approccio educativo e spesso non è facile trasmettere ai bambini le regole di comportamento. Per dare una mano a insegnanti e genitori, proviamo anche con la musica: magari così il messaggio arriva!
L'audacia del titolo - "Dimmi la verità. Dialoghi sul senso della vita" - pone a tema la motivazione che ha ispirato questo libro: un confronto sulla verità, tra un prete italiano e la massima autorità ecclesiastica cattolica dell'Est Europa. A partire da una questione decisiva per l'essere umano: «che cos'è la verità?». Una domanda che, d'un tratto, pare essersi fatta imbarazzante per la stessa Chiesa, al punto da risultare spesso elusa o rimossa. A farne le spese è l'essere umano, con la sua dignità e la sua libertà, i suoi fondamenti inalienabili. Sviatoslav Shevchuk arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina risponde alle domande di Paolo Asolan offrendo risposte chiare e mai ovvie su temi cruciali perché si possa dare un senso alla vita umana.
È possibile un vegetarianesimo cristiano? E su quali basi teologiche? Come sarà possibile costruire una teologia del vegetarianesimo, o degli animali se la Bibbia presenta evidenze contrarie sintetizzate dal comportamento alimentare dello stesso Gesù di Nazaret e degli apostoli? Inizia da queste premesse la riflessione filosofico-teologica del presente volume, che si propone di dimostrare, senza velare le contrarietà oggettive menzionate, che il cristianesimo può e deve farsi vegetariano.