Obiettivo del nostro tempo può essere una mera coesistenza? L'identità è divisione, dicotomia. Separa 'noi' dagli 'altri', tagliando alla radice i rapporti di somiglianza. La diversità si trasforma così in alterità, con cui coesistere o (se è minaccia) da eliminare. Ma, prima di ogni divisione, gli 'altri' non sono forse simili a 'noi'? E, dopo ogni divisione, le somiglianze non rispuntano forse con la forza della loro inattesa resilienza? A partire da queste ipotesi, Francesco Remotti si inoltra in una impegnativa ricerca sui fondamenti della convivenza, ritenendo che la somiglianza sia una dimensione prioritaria e irrinunciabile. Dai filosofi dell'antichità a quelli della modernità, da momenti significativi del pensiero scientifico ai modi in cui in altre società sono concepite le persone, ciò che viene fatta emergere è una teoria delle somiglianze, che - prima di ogni divisione - induce a cogliere legami e intrecci non solo tra le cose, ma entro le cose. In questo modo, insieme all'identità, viene meno anche il concetto di individuo. Come già in biologia, al suo posto troviamo il 'condividuo', un soggetto che, oltre a condividere con altri somiglianze e differenze, è esso stesso espressione di una vera e propria simbiosi interna, a partire dalla quale dovrebbe risultare più facile pensare alla convivenza con gli altri.
Petrarca si pone sullo spartiacque e sul discrimine fra Medioevo e Umanesimo, raccogliendo da un lato le tensioni e i messaggi più vividi e duraturi del primo e prefigurando, dall'altro, quell'assiduo amore per la parola dell'antico che pervase ed animò il secondo... Al pari del Dante paradisiaco, Petrarca è capace di ascendere, con il suo pensiero poetante, dalla terra al cielo, all'eterno dal tempo.
(dal saggio introduttivo di Matteo Veronesi)
Prima monografia pubblicata in Italia su Henri Lefebvre, l’opera si concentra sui suoi studi urbani e la «Teoria critica dello spazio». Il metodo d’indagine scelto da Biagi è un rigoroso ritorno alle opere e al contesto in cui Lefebvre le ha prodotte. Si ripercorre così l’intera parabola storico-critica della sua produzione intellettuale, restituendo l’articolata costellazione teorica in cui il metodo storico si interseca con il rigore filosofico e sociologico. Viene poi rielaborata la vasta produzione sull’urbano del filosofo di Hagetmau, giungendo a mettere a fuoco il suo tentativo di strutturare una «Teoria politica generale dello spazio». Il libro fa inoltre chiarezza sul significato usato e abusato della formula, coniata da Lefebvre, di «diritto alla città», che viene analizzata nel contesto del dibattito filosofico-politico francese e internazionale. Lo sguardo innovatore di Henri Lefebvre di fronte alla fi ne del «secolo breve» ci è dunque reso in tutta la sua ricchezza e complessità.
Amore, carità, misericordia, tenerezza... i nomi della prossimità di Dio verso di noi e quelli della nostra prossimità vicendevole sono infiniti, poiché infinite sono le sfumature della passione che ci accomuna nell'incontro con l'Altro e con gli altri. In Papa Francesco, questi nomi sono tutti riscontrabili e ricorrenti, quasi come un refrain della sua predicazione. Come altre parole-chiave del suo pontificato (perdono, gioia, cammino, vita...), anche queste rimangono fondamentali per incontrarne la profonda spiritualità, radicata nel Vangelo e nella tradizione della Chiesa.
Il tema del coraggio, che è al centro di questo libretto, è una costante del pensiero e della predicazione di Papa Francesco, fin dall'inizio del suo pontificato. Si tratta, volta per volta, del coraggio che ci manca come uomini; del coraggio che inseguiamo nella fatica del quotidiano; del coraggio che le sfide del mondo ci impongono... Tutto e sempre in riferimento al coraggio che fonda la vita credente: quello di Cristo di fronte alla croce, testimonianza di una possibilità che ci è data per trasformare il male in bene. Da questo "coraggio di Cristo- viene il coraggio fedele delle donne e degli uomini che, nella storia, hanno dato testimonianza di amore.
«Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle community alle comunità. Il tema sottolinea l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro. Si sollecita così una riflessione sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in Internet per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza. Alcune delle tendenze prevalenti nel cosiddetto social web ci pongono infatti di fronte a una domanda fondamentale: fino a che punto si può parlare di vera comunità di fronte alle logiche che caratterizzano alcune community nei social network? La metafora della rete come comunità solidale implica la costruzione di un “noi”, fondato sull’ascolto dell’altro, sul dialogo e conseguentemente sull’uso responsabile del linguaggio. Già nel suo primo Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, nel 2014, Il Santo Padre aveva fatto un appello affinché Internet sia “un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane”. La scelta del tema del Messaggio del 2019 conferma l’attenzione di Papa Francesco per i nuovi ambienti comunicativi e, in particolare, per le Reti Sociali dove il Pontefice è presente in prima persona con l’account @Pontifex su Twitter e il profilo @Franciscus su Instagram.
Contenuto
Via crucis con le parole di papa Francesco. In questa Via crucis alcune stazioni “tradizionali” sono sostituite con stazioni di stampo più biblico. Si segue in questo modo, con uno sguardo mistico, Gesù che percorre il suo cammino fino al Calvario per compiere il mistero della Pasqua. La parole di papa Francesco, tratte dall’enciclica Evangelii gaudium, dall’esortazione Gaudete et exsultate, da omelie e dalle parole pronunciate in occasione della Via crucis al Colosseo aiutano la meditazione e la preghiera.
Destinatari
Comunità e singoli fedeli
Autore
Giancarlo PARIS, originario di Telgate (Bg), è un frate minore conventuale della provincia religiosa di Padova. Guardiano presso il convento S. Francesco di Brescia e per diversi anni rettore dei postulanti. Collabora con il Settimanale «La voce del popolo» di Brescia. Per le Edizioni Messaggero Padova ha già pubblicato: Rosario. Meditazioni dalla Gaudete et exsultate di papa Francesco (2018) e Carlo Acutis. Il discepolo prediletto (2018).
Sono trascorsi settant'anni anni dalla proclamazione della "Dichiarazione universale dei diritti umani" eppure attorno a essi è ancora molto acceso un dibattito in cui più voci continuano a esprimere scetticismo e a metterne in dubbio l'esistenza. I diritti umani, infatti, non sono leggi, né sono stati pensati per doverlo diventare: talvolta hanno ispirato le norme giuridiche, ma la loro validità si estende al di là di esse. Inoltre, spesso non sembra chiaro a chi spettino i doveri implicati dai diritti umani né quale sia l'estensione di tali doveri, e anche questa forma di indeterminatezza ha suscitato accese critiche. Il volume prende avvio da un'analisi storico-filosofica della "Dichiarazione" e del modo in cui essa venne concepita e scritta, analizzando le radici profondamente morali dei diritti umani stessi. Nel seguito si afferma l'esistenza dei diritti umani come nonne in primo luogo morali, e se ne mostra l'efficacia; si indagano i doveri da essi generati per determinare a chi spettino e con quali limiti. Infine, passando dalla teoria alla prassi, si analizza il caso delle migrazioni, un fenomeno di portata globale che riguarda la protezione dei diritti umani di chi è costretto ad abbandonare il proprio paese di origine alla ricerca di quella ospitalità che con sempre crescente fatica viene concessa dagli altri Stati.
Il testo è frutto di un’ampia meditazione di papa Francesco a partire dalla sacra Scrittura. Non si tratta di una riflessione sviluppata organicamente, ma di frammenti tratti da vari suoi interventi, nati in varie occasioni e qui disposti seguendo il succedersi del Vangelo di Luca.
Quali sono le caratteristiche dei populismi europei? Quali riforme mancano ai Paese? Quale contributo possono darei credenti e la Chiesa in Italia alla vita pubbica? Il volume, per servire da bussola, offre criteri e proposte concrete per rilanciare il dibattito politico nei luoghi vitali della società e delle istituzioni. Il lettore avrà un confronto sui modelli di integrazione, sulla riforma del servizio pubblico, sulle riforme costituzionali bloccate. Ma anche sulla riforma del lavoro, della giustizia, della pubblica amministrazione e altre ancora. Infine è spiegata un'esperienza di formazione pre-politica e pre-partitica per preparare e selezionare una nuova classe dirigente e connettere le esperienze virtuose presenti nella società italiana. Il discernimento in politica è una lotta che porta alla costruzione del bene comune, un'arte che realizza umanamente chi la pratica, un appello alla coscienza di un popolo per risvegliarlo e nutrirlo di vita.
Un libro denso e scorrevole ci apre la porta dell'intimità con i cuori di Gesù e di Maria. Scorrendo i vari capitoli possiamo scoprire che cos'è l'oblazione, cioè l'unione a Cristo che si offre al Padre; vivere questa scuola di spiritualità grazie a un ricco apparato di preghiere; infine, conoscere e invocare la straordinaria figura della beata Maria di Gesù Deluil Martiny (1841-1884). Un continuo palpito di amore e di adorazione alla Trinità: è l'opera che il Signore chiede alla Beata. Questa colta francese, dall'intelligenza vivace e dalla profonda vita interiore, viene definita «la Teresa del nostro secolo». Maria di Gesù sarà la fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore, ma i primi passi avvengono nel segreto della sua anima in cui il Signore fissa il proprio altare. Egli vuole trasformare il cuore di tutti i fedeli in un altare dove egli si offre continuamente per noi e per i fratelli. Non è un invito limitato alle suore o agli oblati e non richiede gesti eclatanti, ma solo la disponibilità a lasciarsi guidare da Maria: ci insegnerà lei ad adorare e a unirci al sacrificio di Gesù per trasformare ogni gesto quotidiano in una missione per la salvezza del mondo.
Ripartire dal primo annuncio cristiano, il kerygma, perché sia per davvero e sempre il fondamento dell’essere e dell’agire ecclesiale per il discepolo e per la sua comunità.
E così ricentrare tutto – la vita, le relazioni, l’attività pastorale – su Gesù, Figlio eterno del Padre, morto e risorto per l’uomo, che dona lo Spirito Santo.