È l’invito che Gesù rivolge a Simone, invitandolo a gettare le reti per la pesca. È anche l’ invito rivolto a ciascuno di noi: “Tu sei una persona. Ti ho creato a mia immagine, mistero a te stesso. Abbi l’audacia di addentrarti nelle profondità del tuo essere: sarai stupito di scoprirti così complesso, così inafferrabile, eppure così attraversato dal desiderio di comprenderti sempre più, a tal punto che sarai colto talora da vertigine. Ma non temere: so di cosa sei fatto, giacché io sono la profondità stessa della tua interiorità”. Un invito a comprendere che Dio è amore e che nell’ascolto di un simile Dio può crescere l’amicizia con se stessi e con gli altri.
Xavier Thévenot (1938), salesiano, è professore onorario dell’Institut catholique di Parigi, dove ha insegnato a lungo teologia morale. Da vent’anni affetto dal morbo di Parkinson, consegna qui alcune delle sue pagine più dense e sofferte.
Il saggio mira a dare un panorama rapido e sintetico della cristologia dell'idealismo tedesco.
Un libro sui fondamenti di un'etica cristiana della sessualità: la religione dell'incarnazione, dell'eucaristia della resurrezione "della carne" chiama al superamento di ogni dualismo e osa affermare la vocazione del corpo alla gloria spirituale. Dunque un libro contro ogni rappresentazione riduzionistica sia della carne sia dello spirito. Al centro, l'esperienza della carne per eccellenza, l'amore sessuale. Poeti, filosofi, antropologi e teologi dalle origini del cristianesimo a oggi hanno sondato quest'esperienza. Qual è il rapporto tra il piacere e l'esperienza più alta dello spirito, l'amore?
L’uomo è spirituale solo in quanto indissociabile dalla vita del suo corpo , dal suo volto, dalle sue sensazioni. L’autore – sposato, padre di tre figli, professore di teologia morale all’Università cattolica di Lione – riflette, alla luce di questo apparente paradosso, sul corpo e sul piacere della carne, obbligandoci a ripensare la nostra concezione troppo materialista della carne, contrapposta a quella troppo intellettualista dello spirito. Nessun disprezzo del corpo e della sessualità, ma la stimolante riscoperta della grande originalità della rivelazione cristiana: il corpo, con tutto ciò che lo rende “carnale”, ha una dignità e una gloria inaudite, è il “tempio dello Spirito santo” cui è promessa la resurrezione.
Este nuevo volumen de inéditos de Zubiri recoge los textos de tres cursos, titulados, respectivamente, «Acerca de la voluntad» (1961), «El problema del mal» (1964) y «Reflexiones filosóficas sobre lo estético» (1975). Los tres tienen en común el desarrollar cuestiones relacionadas con el sentimiento y la volición, constituyendo, por ello, el complemento indispensable del minucioso análisis de la inteligencia que Zubiri llevó a cabo en su trilogía Inteligencia sentiente: Inteligencia y realidad, Inteligencia y logos e Inteligencia y razón, publicada por Alianza Editorial. Si estos volúmenes significaron una aportación decisiva a la historia de la Teoría del conocimiento, este que ahora ve la luz no aportará menos a la historia de la Etica y de la Estética. Con la publicación de Inteligencia y realidad, Zubiri puso las bases de una nueva disciplina filosófica, a la que dio el nombre de Noología. El objetivo de ésta no es sólo el estudio de los actos de intelección («inteligencia sentiente»), sino también del sentimiento («sentimiento afectante») y la volición («voluntad tendente»). Zubiri no llegó a desarrollar en vida estas dos últimas dimensiones con el detalle y la precisión de la primera. Pero entre sus papeles inéditos, procedentes de cursos orales, se encuentran amplios desarrollos que permiten reconstruir buena parte de su contenido. Estos son los que ahora se publican, agrupados bajo el título general de Sobre el sentimiento y la volición.
Anche se non documentata da testimonianze scritte, l'Africa antica possiede una storia, spesso sottostimata quando non brutalmente negata
A partire dalle tracce lasciate da civiltà il piú delle volte scomparse e dalle tradizioni orali, François-Xavier Fauvelle ricostruisce in modo rigoroso e appassionante la ricchezza di questo continente ritrovato. In trentaquattro brevi saggi offre al lettore un panorama dell'Africa subsahariana dall'VIII al XV secolo: dai viaggiatori cinesi del periodo Tang alle avventurose spedizioni di Vasco da Gama lungo le coste dell'oceano Indiano. Tra questi due estremi il lettore incontrerà momenti memorabili: una città introvabile, la capitale del Ghana, descritta nel 1068 da un geografo di Cordova; una cerimonia grandiosa svoltasi a Marrakech con l'arrivo del re dell'oscuro regno di Zafun; una misteriosa tomba sudafricana dove nel 1932 è stato trovato un piccolo rinoceronte d'oro del xii secolo; una chiesa costruita dal sovrano cristiano d'Etiopia nel XIII secolo... Un mosaico di testimonianze, siti archeologici, oggetti e frammenti che permettono all'autore di ricostruire il volto di un'Africa per lungo tempo rimasto nell'ombra. Dal Sahara al fiume Niger, dall'impero del Mali al regno cristiano della Nubia, dai principati della costa orientale alle maestose rovine di un enigmatico regno del Grande Zimbabwe.
Traduzione di Anna Delfina Arcostanzo
«Tra i fiumi Senegal e Gambia si estende il regno dei "Gilofi" (Wolof), guidato da un re che regna su altri re suoi vassalli. Ma, dice Cadamosto che cerca in qualche modo di cogliere l'originalità di ciò che sente e vede, "non è questo re simile alli nostri di cristianità; perché il suo regno è di gente selvaggia e poverissima; e non vi è città alcuna murata, se non villaggi con case di paglia". I loro regni, del resto, non sono ereditari, poiché la loro sovranità sembra dipendere da un sistema di scambio di servizi e tributi fra re e signori. Un re ha tutte le mogli che vuole ed è proprietario di schiavi che coltivano i suoi possedimenti. È presso un signore della costa chiamato il "Budomel" [...], che il Veneziano affina la sua antropologia del potere: i grandi di questo paese non sono affatto re per merito dell'estensione della loro terra, della potenza dei loro castelli o dell'ereditarietà del loro status. "Questi tali non sono signori perché siano ricchi di tesoro né di danari, perché non ne hanno, né lí si spende moneta alcuna; ma di cerimonie e di seguito di genti si ponno chiamar signori veramente, perché sempre sono accompagnati da molti e reveridi e temuti molto più dai suoi sudbditi, di quello che non sono i nostri signori di qua". La regalità non consiste in un elenco di attributi; essa è una percezione sociale»