Nel luglio del 2008 il "New York Times" pubblicava in prima pagina la notizia del ritrovamento di un'antica tavola ebraica, risalente a prima della nascita di Cristo, che riportava una profezia: l'annuncio di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la morte. È solo uno dei tasselli con cui Daniel Boyarin, fra i più importanti talmudisti viventi, ci spiega perché la storia del Nazareno non rappresenta, come da secoli si ritiene, un momento di rottura con il senso religioso ebraico. L'idea di un'incolmabile scissione teologica tra cristiani ed ebrei, diffusa tanto da una parte quanto dall'altra, dimentica una natura comune profondamente e radicalmente unitaria. Gesù era un ebreo osservante, un ebreo che mangiava kosher. Si era presentato nel modo in cui molti ebrei si aspettavano che facesse il Messia: un essere divino incarnato in un corpo umano. All'epoca dei fatti, del resto, la questione non era "Giungerà il Messia?", ma solo "Questo falegname di Nazareth è Colui che aspettavamo?". Alcuni credettero di sì, altri di no, e oggi noi chiamiamo il primo gruppo cristiani e il secondo ebrei, anche se, in principio, le cose non stavano così. Operando una sorprendente rilettura del Nuovo Testamento e avvalendosi delle più recenti scoperte e delle Antiche Scritture, Il Vangelo ebraico risale alle origini di una divisione millenaria che oggi, secondo Boyarin, dobbiamo avere il coraggio di capire e superare, andando oltre le convenzionali semplificazioni della Storia.
Il territorio verdeggiante e a tratti roccioso della penisola athonita rappresenta il caso unico al mondo di una Repubblica monastica ancora nel pieno delle sue forze dopo oltre un millennio di storia. La data di fondazione comunemente accettata dagli studiosi è quella del 963, anno in cui il monaco Atanasio diede vita al monastero della Grande Lavra. La storia religiosa di questo lembo di terra della Calcidica era però già iniziata molto tempo prima, sin dall'epoca tardo-antica, quando numerosi e oscuri eremiti vi trovarono rifugio. Oggi il Monte Athos, con i suoi venti monasteri, rappresenta il cuore spirituale del cristianesimo ortodosso. In questo luogo di silenzio e di preghiera si è conservata inalterata l'antica tradizione mistica ereditata dagli anacoreti del deserto egiziano. Questo libro narra il pellegrinaggio del grande scrittore russo nei vari monasteri, un racconto che traccia non solo un quadro storico e agiografico di questa terra, ma che riesce a proiettarci nel battito emozionale e spirituale di uno dei luoghi più cari al cristianesimo.
Secondo capitolo del dittico sulla vita di Giulio Cesare - del tutto indipendente nella struttura dal precedente, "Il giovane Cesare" - "Cesare imperiale" porta a compimento un'avvincente e accurata testimonianza letteraria sulla storia e la vita del grande imperator, una testimonianza che Rex Warner affida ancora una volta alla voce di Giulio Cesare sotto forma di memoir, di testamento ideale attraverso cui il generale, dittatore, oratore e scrittore romano ripercorre le tappe che hanno deciso la sua ascesa militare e politica. È un Cesare umano, quello di Warner, che confida le proprie ambizioni, la propria vanità, che parla apertamente di quella tensione spesso dolorosa che accompagna le vite dei grandi, ma anche di una sincera devozione al suo popolo, quel popolo romano "capace di immensa sopportazione e di incredibile eroismo" di cui lui ha saputo conquistare la fiducia e l'unanime, leale sottomissione. La sua è soprattutto la storia di un guerriero, dell'uomo che ha saputo spingere i confini dell'impero fin sulle rive dell'Atlantico, e insieme quella di un individuo tormentato, di un pensatore che guardando se stesso ha saputo riconoscere e capire la vera natura degli uomini.
Sopprimere i partiti politici. Tutti, nessuno escluso. Perché in quanto organizzazioni verticistiche e inquadrate, essi sono autoritari e repressivi per definizione. E alcuni, quelli italiani ad esempio, mostrano un totale disinteresse per la res publica, ma un talento inenarrabile nel sottrarre denaro pubblico alla comunità. Quindi vanno soppressi, per il bene comune. Simone Weil, una riformista rivoluzionaria, una delle menti più brillanti della sua generazione, poco prima di scomparire prematuramente per malattia nel 1943 ha lasciato questa "modesta proposta". Un manifesto pieno di passione e di fuoco dove si afferma che aderire all'ideologia di un partito, in certe condizioni storiche, significa limitarsi a prendere una posizione, pro o contro qualcosa. Significa rinunciare a pensare. È questa la democrazia? E oggi, i partiti politici rappresentano davvero la volontà dei cittadini o sono dei semplici organismi che hanno come unico fine quello di riprodursi? Accogliere la proposta della Weil significa uscire dal letargo per tornare a pensare con le nostre teste. Con una prefazione di André Breton.
Il sogno è fondamentale nella storia dell'uomo. Fonte di ispirazione nel campo della ricerca scientifica o artistica, o semplice guida nelle scelte quotidiane, i sogni hanno determinato alcune delle più importanti vicende umane in un modo che va ben oltre la definizione di "pura coincidenza".
L'autore di questo libro sorprendente ci rivela come i sogni abbiano guidato il destino degli uomini - "agendo come veri e propri motori invisibili" - e come la consapevolezza della nostra realtà sognata possa determinare il nostro stesso futuro.
Con una prosa coinvolgente, Robert Moss - uno dei massimo esperti a livello internazionale in fatto di sogni - ci racconta le storie di grandi personaggi la cui vita è stata segnata dell'elemento onirico, dalla bellissima Lucrecia de Leon, le cui premonizioni determinarono le scelte dei più potenti uomini di Spagna, all'affascinante corrispondenza tra Carl Gustav kung e Wolfgang Pauli, passando per gli incredibili episodi che hanno scandito le vite di Mark Twain, Giovanna d'Arco, Winston Churchill, e molti altri.
In questo libro visionario, narrato con l'abilità del romanziere, Moss getta le basi per un nuovo modo di esplorare e interpretare la storia e la coscienza umana, un viatico per penetrare con strumenti non tecnicamente "razionali" la parte più profonda, originale e inaccessibile di noi stessi.
I Beatles hanno rappresentato non solo il più potente oggetto di fascinazione musicale di massa del Novecento, ma anche - nei nostri tempi omologati e globalizzati - il massimo equilibrio raggiungibile tra qualità e quantità, tra arte di ricerca e arte popolare. Per questo, sono stati tra i geni del Ventesimo secolo. Ma quale significato assume ai nostri tempi il termine genio? E quale singolare senso filosofico esprime il fatto di avere una passione unica, esclusiva, appunto elementare? La risposta a queste domande si affianca alle pagine di accesa, anche se meditata, polemica contro il dominio totalitario e ormai incontrastato del genere e della cultura pop che proprio i Beatles hanno contribuito a modellare. In questo libro, gli amori musicali e i ricordi autobiografici di un fan ormai più che quarantennale vanno dunque di pari passo alla riflessione filosofica che cerca di interrogarne e comprenderne significati e motivazioni. Un libro per filosofi e per vecchi (e nuovi) fan beatlesiani.
La teoria dei quanti rappresenta, ancora oggi, uno dei più eccitanti orizzonti della fisica. Eppure, in pochi conoscono il grande contributo che a questa disciplina hanno dato gli eccessi del movimento New Age degli anni Settanta. Molte delle idee che sono alla base della fisica dei quanti ebbero origine dalla frenetica controcultura di quegli anni, da un fecondo miscuglio di bong, viaggi con Lsd, misticismo orientale, teorie del complotto ed entusiastiche fedi nell'Età dell'Acquario, santoni piegatori di cucchiai e altri bizzarri personaggi. Del resto, gli stessi padri della scienza moderna, Einstein, Bohr, Heisenberg e Schrödinger, avevano intuito che l'unica possibilità per la fisica di progredire era quella delle vie traverse, in cui era necessario affrontare a testa bassa alcune grandi sfide filosofiche: il semplice utilizzo delle equazioni a fini di calcolo non sarebbe mai bastato. Ad applicare alla lettera questi suggerimenti furono i membri del Fundamental Fysiks Group, che rifiutando l'imperativo dominante nel mondo accademico "zitto e calcola" avviarono un processo di rinnovamento che rivoluzionò per sempre il futuro della fisica. David Kaiser, docente di fisica al Mit, svela i retroscena di quegli anni con ironia, ricostruendo rigorosamente le vicissitudini di un gruppo di sognatori che si sono ribellati alle convenzioni e hanno esplorato "il lato ignoto e selvaggio della scienza", gettando le basi di una nuova e "stupefacente" storia della fisica
Jessie White Mario è stata una delle protagoniste del Risorgimento italiano. Di nascita inglese, si è dedicata sin da giovanissima alla causa dell'indipendenza italiana prima, e al suo riscatto civile e politico poi. Corrispondente di guerra e crocerossina dei Mille, autrice fecondissima di reportage sulle condizioni di vita e miseria nel nostro Paese.
Il suo vita di Giuseppe Mazzini rimane oggi una testimonianza unica e di immenso valore storico, uno dei documenti più ricchi e approfonditi sulla nascita, la formazione e la vita del grande patriota filosofo italiano.
Pubblicato nel 1885 viene finalmente riproposto al pubblico in una nuova edizione curata da Marco Pizzo, responsabile del Museo Centrale del Risorgimento di Roma
La giovinezza e l'irresistibile ascesa del dittatore romano ripercorsa dallo stesso Cesare alla vigilia delle idi di marzo, scritta dal romanziere e studioso inglese Rex Warner. Un romanzo storico che ripercorre in forma di falso memoir la vita del condottiero romano, negli anni tumultuosi e violenti della fine della repubblica, per interrompersi appena prima del passaggio del Rubicone e della successiva conquista del potere assoluto. Attraverso lo sguardo freddo e misurato di un Cesare ormai maturo, l'autore ricostruisce in modo vivido ed efficace il mondo dell'antica Roma e dei suoi principali protagonisti: Pompeo, Cicerone, Catone, Bruto rivivono attraverso le parole del loro mentore, amico o nemico Cesare. Servendosi della voce del suo protagonista, Rex Warner tesse con maestria una tela che riproduce con esattezza storica l'evoluzione del sistema di potere romano, la lotta per la sua conquista, il conflitto tra senatori conservatori ed eroi della repubblica e, non ultimo, scava nella psicologia complessa di uno dei grandi protagonisti della storia romana in un classico senza tempo
L'organizzazione di un evento non si esaurisce nella sua dimensione tecnica, ma richiede strategie ed energie che hanno a che fare con il cuore, la sensibilità, la psicologia e persino con la fortuna. È un'attività complessa, in cui l'imponderabile è sempre in agguato e nella quale conta molto la capacità di sintonizzarsi con l'ambiente e immergersi nel contesto in cui ci si dovrà muovere. Con competenza e semplicità, Pamela Tavalazzi e Paolo Regina affrontano l'universo dell'organizzazione di eventi offrendo spunti, riflessioni e consigli utilissimi per chiunque voglia cimentarsi in questa impresa: "Organizzare un evento - festival, fiera, sagra, workshop, assemblea, company day, congresso, road show, convention, meeting, laboratorio, vernissage, tavola rotonda, concerto e molto altro - vuol dire immaginare, programmare, allestire, predisporre, conoscere, gestire, avere visione d'insieme. Vuol dire avere curiosità, semplicità e tenacia, saper decidere, saper dire di no, insomma, fare di tutto e anche di più per lasciare il meno possibile al caso".
La costruzione dei quartieri popolari, il Progetto Fori, la consacrazione dell'estate romana e la metropolitana che unisce il centro con le borgate: il ritratto del politico che in soli due anni ha trasformato la Capitale. Il 7 ottobre del 1981 scompare Luigi Petroselli: il sindaco di Roma "morto sul lavoro come un edile", per citare le parole dei giornali del tempo. I suoi funerali diventano un evento senza precedenti. Vi partecipano politici e personaggi di spicco, tra cui il primo cittadino di Parigi, il conservatore Jaques Chirac, nonostante un'idea di città completamente differente. Petroselli vuole unificare il centro storico alle periferie, dove vive confinata un'umanità usata solo come forza lavoro. Così, infatti, erano in quegli anni le borgate della Capitale, paragonabili agli slum delle metropoli del Terzo mondo. Il sindaco "umile" lotta per ridare dignità e diritti a un'intera città. In soli due anni rivoluziona il tessuto urbano: con l'Estate romana riporta in piazza i cittadini impauriti dagli Anni di Piombo, avvia i nuovi lavori della metropolitana, parte con la costruzione dei quartieri popolari e progetta la chiusura di via dei Fori imperiali, per restituirla alla storia riallacciandola al parco dell'Appia antica. È un infarto a spezzare il suo sogno di città ideale. Ella Baffoni, giornalista de "l'Unità", e Vezio De Lucia, tra i massimi urbanisti italiani, ricostruiscono la figura e l'operato di Petroselli a trent'anni dalla sua morte