Due ragazzi in un piccolo paese della Sicilia fanno i conti con loro stessi e la realtà che li circonda. Grazie a un progetto scolastico si mettono sui passi del giudice Rosario Livatino. Un personaggio normale, che non ha nulla di eroico, ucciso in maniera brutale da una mafia ribelle, ma la cui conoscenza li porterà a scoprire un drammatico segreto e ad affrontare la sfida di crescere scegliendo da che parte stare. Con materiali per l'approfondimento e "Pagine per te". Con un messaggio di Papa Francesco ai ragazzi e alle ragazze. Età di lettura: da 6 anni.
La società contemporanea, pur con innegabili progressi nel rapporto fra uomini e donne, soffre tuttora di squilibri di opportunità fra i due sessi. Né si può pretendere che gli adulti vivano bene le relazioni di genere se nessuno si preoccupa di educarli sin da ragazzi. Questo libretto - che nasce da varie esperienze nelle scuole e nelle associazioni - vuole servire, appunto, da strumento di riflessione critica per quei giovani disposti a prepararsi consapevolmente a superare i pregiudizi e i luoghi comuni di un sistema ancora troppo patriarcale, maschilista. Come il testo già edito per gli educatori (L'arte di essere maschi libera/mente. La gabbia del patriarcato), anche questo, per ragazzi e ragazze, è stato elaborato dal gruppo "Noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne" che opera all'interno del più ampio movimento nazionale "Maschile plurale".
Gli home maker sono figure di accompagnamento che, grazie a interventi a domicilio e a seguito dell'inserimento nel contesto familiare, sono in grado di migliorare la vita delle persone afflitte da disagio e a prevenire l'escalation dei processi espulsivi intrafamiliari, disincentivando la domanda di istituzionalizzazione. Sempre più spesso, infatti, le famiglie non riescono a sostenere il carico emotivo e psicologico di gravi casi di disagio o malattia dei loro congiunti, trasformando la difficoltà in assenza di speranza, fino all'epilogo dell'istituzionalizzazione dell'ammalato. La figura dell'home maker si ispira al principio del case-management, in una visione unitaria che comporta la presa in carico del disagio, garantendo sostegno educativo ai minori, supporto psicologico e terapeutico ai pazienti psichiatrici e non, tutoraggio alle famiglie, con un congruo risparmio anche in termini di spesa sanitaria. Il metodo, già sperimentato con successo, integra l'approccio sistemico e quello psicoanalitico, in modo da trasformare le configurazioni relazionali e contestualmente analizzare i vissuti e superare le barriere difensive.
Giangiacomo Ciaccio Montalto, sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani a partire dal 1971, fu tra i primi magistrati a cadere sotto i colpi della feroce mafia dei 'Corleonesi'. Un giudice schivo e intelligente, colto e coraggioso, che operò a Trapani in un contesto difficile, dove non mancavano figure di magistrati abulici e opachi. Un magistrato che aveva condotto inchieste clamorose e che, soprattutto, era considerato la 'memoria storica' degli uffici giudiziari trapanesi. Fu assassinato il 25 gennaio del 1983 davanti alla sua casa di Valderice, a tarda notte, nell'indifferenza e nel silenzio del vicinato.
A lungo l'etnologo Giuseppe Pitrè lavorò per raccogliere il "prezioso tesoro del popolo siciliano" e nel 1875 pubblicò le Fiabe, novelle e racconti in quattro volumi. Tanta fatica non fu compresa. Un indignato disprezzo accolse la pubblicazione, la "Gazzetta di Palermo" scrisse che si trattava di "quattro volumi di porcherie". Solo lontano dalla Sicilia le Fiabe furono apprezzate. Oggi sono cadute nell'oblio, ma custodiscono un nucleo identitario davvero prezioso in un'epoca globalizzata che tutto appiattisce. Amelia Crisantino ha scelto le più belle: le ha tradotte dal dialetto di metà '800, ha tolto le incrostazioni di un dettato linguistico non più praticato e spesso di ardua comprensione, rendendole di nuovo godibili.
Dal 1977 il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato nel 1980, quando era considerato da molti un terrorista e un suicida, conduce un intenso lavoro di analisi, ricerca e intervento nelle scuole e sul territorio. Una presenza feconda di risultati, dalla verità finalmente raggiunta per il delitto Impastato e per il depistaggio delle indagini, alle analisi che si sono dimostate tra le più adeguate a rappresentare la complessità delle mafie, al recupero della memoria di lotte e figure ignorate e dimenticate, al progetto del No Mafia Memorial che nel 2019 ha avviato la sua attività. Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, particolarmente pesanti in un contesto come quello siciliano.
Alcune questioni di scottante attualità si affrontano con più consapevolezza alla luce dell'indagine storica. La divisione del mondo in 'Noi' e 'gli Altri' e i connessi modi di pensare lo straniero, i rapporti tra il primo gruppo e il secondo (con particolare attenzione alle esperienze di gestione nonviolenta delle incomprensioni), il diritto di cittadinanza e, più in generale, la convivenza in una società multiculturale: come si sono comportati i greci antichi? Osservare le pratiche di accoglienza, meticciamento, respingimento o marginalizzazione in un tempo lontano da quello odierno può farci comprendere, comparativamente, come il nostro atteggiamento nei confronti degli stranieri abbia a che fare sia con determinazioni socio-economiche sia con le politiche dell'identità che, implicitamente o esplicitamente, adottiamo.
Questo «Libro delle Cronache» rivela le ragioni e i sentimenti di uno storico del cristianesimo italiano, catapultato con famiglia negli Stati Uniti di Donald Trump, dove è affiorata in lui una nuova identità di teologo parzialmente americanizzato. Le «Cronache» sono state la sua rubrica esistenziale e politica, pubblicata a scadenza bisettimanale sulla rivista Adista, e coprono quasi tutto il primo quadriennio dell'attuale Presidente, dall'inaugurazione (gennaio 2017) sino all'esplosione del Covid-19 e al predominio di Joe Biden nelle elezioni primarie democratiche (luglio 2020). Rappresentano una testimonianza diretta e spassionata, sempre ironica e spesso dolorosa, di come si vive e talora si muoia, di come si spera e ci si disperi, fra guerre combattute da terzi e crisi di migranti, nell'America del III millennio, in un periodo segnato da contraddizioni e trasformazioni profonde, le cui conseguenze hanno effetti planetari. Il teologo italo-americano si augura di non dover proseguire la scrittura delle Cronache dal Trumpistan oltre le elezioni del 2020.
Quando il pregiudizio è più importante del giudizio Gli atti di violenza contro le donne costituiscono la spia rossa di un retroterra culturale e sociale più ampio: il sistema patriarcale, maschilista, in cui gli uomini godono di posizioni privilegiate rispetto all'altra "metà del cielo". Lavorare per equilibrare diritti e doveri fra i due generi è interesse delle donne, ma anche dei maschi. In un mondo in cui il modello maschile è unico (l'uomo duro, combattivo, produttivo, cacciatore, dominatore...), essi rinunciano alla ricchezza di tante potenzialità intellettive, affettive, sessuali. Ecco perché in Italia è nato il movimento "Maschile plurale": gruppi di uomini che si riuniscono periodicamente, in varie città, per incontri di autocoscienza e per progettare interventi formativi nel sociale. In queste pagine, per la prima volta, a raccontare la propria esperienza sono maschi meridionali.
Francesco Renda prende come punto di riferimento il 1961, anno in cui viene realizzato il film di Rosi su Salvatore Giuliano, e scrive quella che più volte definisce "una biografia storica" analizzando le fonti con l'obiettivo di proporre al lettore la verità storicamente determinata sul bandito di Montelepre. Intorno a Salvatore Giuliano trasformato in mito tornano ad addensarsi le nebbie sentimentali che lo promuovono a bandito sociale, una sorta di Robin Hood siciliano. Renda lo riporta invece nel quadro temporale della Sicilia del secondo dopoguerra, e bastano i numeri a tracciarne il profilo perché, come scrive lo storico, "i morti ufficialmente attribuiti a Giuliano assommano alla cifra impressionante di 430, per lo più povera gente, contadini innocenti, battaglieri sindacalisti, carabinieri e poliziotti". Questo saggio, proposto nel 2020 in cui cadono i 70 anni dall'uccisione di Salvatore Giuliano, è arricchito da un contributo di Francesco Giuffrida e dalla postfazione di Rosario Mangiameli.
Peppino Impastato, assassinato a trent'anni dai mafiosi di Cinisi nel 1978, non era un "eroe solitario" in lotta contro le cosche: era un militante politico dell'estrema sinistra che aveva coagulato intorno a sé, nella Cinisi del capomafia Tano Badalamenti, un gruppo di giovani e di collaboratori che, in tempi e modi diversi, lo hanno affiancato sino alle ultime ore di vita, continuando dopo la battaglia per riabilitarne la memoria, contro il depistaggio delle indagini. Salvo Vitale, che ha condiviso il percorso politico e culturale di Peppino, ha raccolto, inquadrandoli nel loro momento storico, ricordi e testimonianze di alcuni compagni, ai quali la vicenda umana e politica del militante siciliano dell'Antimafia ha lasciato un segno indelebile.
A metà degli anni Settanta, Leonardo Sciascia pubblicò un saggio sulle donne siciliane che gli procurò molte polemiche. Appassionato al gioco pirandelliano della realtà e dell'apparenza, Sciascia invece scriveva che le donne siciliane erano, insieme, comandiere e subalterne, piegate, cioè, da una secolare sottomissione, eppure forti e padrone in casa. Questo libro di Giacomo Pilati è l'ideale prosecuzione del saggio di Sciascia. Non è una valutazione esagerata, anche se quello era un saggio dal sapore fortemente pamphlettistico e questa è una raccolta di storie narrate dalle stesse protagoniste. Ci sono tre elementi che accomunano le donne così diverse che Pilati ha voluto incontrare: il dolore, la consapevolezza e il coraggio. Giacomo ha colto, e ha saputo descrivere, la fondamentale differenza tra uomini e donne siciliani. Gli uomini credono che tutto sia destino. Le donne pensano che il destino si può cambiare.