Il volume è un prezioso contributo di riflessione sui tema del dolore umano attraverso la persona e la vita di Antonio Bello. L'autore, che ha già studiato questo grande e amato figlio della Puglia sotto vari aspetti, ora ce lo fa conoscere come "maestro da una cattedra scomoda", interessandosi al rapporto tra don Tonino e la sofferenza da un punto di vista spirituale. Come uomo e come vescovo, don Tonino ha amato i malati ed è stato colpito egli stesso da una grave malattia che lo ha portato alla morte in giovane età. La ricerca tratteggia il cammino del vescovo alessanese nell'esperienza della sofferenza, dalla preparazione remota vissuta nell'amore preferenziale per "i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi", ai frutti del dolore, offrendo anche un breviario spirituale per il tempo dell'infermità.
"Tre elementi rendono preziosa questa raccolta di omelie dell'indimenticabile don Cosimo Stellaci: la bellezza del messaggio, la bontà del metodo, la verità del linguaggio. La bellezza del messaggio è quella del mistero stesso di Cristo. Mai don Cosimo si sovrappone o fa ombra alla Parola, ma della Parola è sempre al servizio. La bontà del metodo è nella struttura mistagogica delle sue omelie: parte dalla liturgia, la approfondisce con la stessa Sacra Scrittura ma anche con il frequente ricorso ai Padri della Chiesa e alle testimonianze dei santi, alla cultura antica e moderna. La verità del linguaggio dipende dalla compenetrazione tra parola e vita. Queste omelie possono considerarsi una testimonianza di sapienza e di fede di un uomo di Dio, una testimonianza di carità di un pastore che il Signore, nel suo misterioso disegno d'amore, ha voluto troppo presto attirare a sé, ma che continua ancora a vivere nella nostra Chiesa locale". (dalla presentazione dell'Arcivescovo Francesco Cacucci)
"Il "racconto" è tutto qui: nell'innamoramento dell'anima verso il Signore, che diventa sequela e scopo della vita. E un innamoramento che alla fine della mia prima messa del 10 settembre 2000 mi ha fatto dire, citando una canzone in voga in quell'anno, caro Gesù come prete giovane ti dico: "Ti amo, ti amo, l'm crazy for you". Questo è un piccolo scritto che desidera parlare al cuore di te adolescente o giovane che ami vedere qualcuno che ha percorso un pezzo di strada. Tu, caro giovane, non sei chiamato a percorrere lo stesso pezzo ma a scoprire quel carisma e quella chiamata che Dio ha per te e metterci tutto te stesso nel realizzare questo grande sogno della tua vita, costi quel che costi!" (Dalla prefazione di mons. Arduino Bertoldo)
La Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana, l'Associazione per l'Abbazia di Mirasele e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con la partecipazione dell'Ospedale Maggiore di Milano e con il sostegno della Regione Lombardia, hanno inteso rispondere alle esigenze degli adolescenti, delle famiglie, dei Consultori Familiari, della Scuola e dei Centri di aggregazione, di presenza o di assistenza giovanile, con la costituzione di un Centro denominato CREADA, per la ricerca scientifica, la formazione e la consulenza sulladolescenzialità, aperto a livello nazionale e internazionale. Il sempre non facile dialogo intergenerazionale con gli adolescenti assume infatti, ai nostri giorni, caratteri di crescente difficoltà per la complessità e la problematicità degli atteggiamenti e dei comportamenti giovanili che trovano a volte del tutto impreparati gli adulti cui compete la responsabilità dell educare. a proposta metodologica è la ricerca intervento. Il CREADA, infatti, coinvolge gli educatori degli adolescenti in percorsi da condividere con il gruppo dei ricercatori del Centro perché possano fruire del supporto scientifico di mezzi e strumenti appositamente predisposti per le diverse situazioni. I successivi momenti di formazione presso il Centro pongono gli interessati a confronto con metodologie relazionali innovative e già validate dallo staff del CREADA.
I beni culturali e la "tutela": un patrimonio di arte, storia, paesaggi tra i più importanti della storia e il bisogno di tutelare, salvaguardare e far conoscere questo patrimonio. II convegno organizzato dall'Accademia del Notariato del quale in questo libro vengono proposte le relazioni, mette in luce non la storia dei beni culturali, bensì ciò che in essa cerca di resistere al mutamento. Da un lato è messa in luce la ricerca di beni dotati di intima coerenza, dall'altro si evidenzia la loro storia e il bisogno di tutela da contrapporre al moderno "smarrimento" degli operatori stessi costretti ad agire all'interno del disordinato dibattito in corso. In tale quadro questo convegno fa emergere il ruolo "civile" del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico che caratterizza il territorio italiano. Ed appare, allora, un ruolo "civile" che si colloca tra la salvaguardia della memoria e il nuovo, con un invito al "recupero" di una rappresentatività tesa a valorizzare il "grande museo" costituito dalla città storica, dai suoi valori, dalle emergenze paesaggistiche. Gran parte degli interventi di questo volume mostra come ogni "bene culturale" tenta di resistere dentro la sua origine e tutti i relatori evitano l'apologia del presente e cercano di fare storie accordando alle azioni di "tutela" i medesimi diritti delle resistenze, dei ritardi, delle tante trascuratezze.
"In 'D'amore e d'ombra' ci troviamo di fronte a poesie dell'anima. L'artista diventa figlio di Icaro, consapevole delle sue ali di pece, 'dei segreti e delle illusioni del volo'. 'Ebbrezza' diventa la parola chiave. Ebbrezza si contrappone a un paesaggio di nebbie, a un cuore "di ghiaccio"; diventa fuga consapevole, esaltazione necessaria per continuare a sperare, per approssimarsi a una felicità che si fa fugace ma che si vuole assaporare fino in fondo. Una poesia, quella di Russo, lontana sia da sperimentalismi e sterili astrazioni che dalle tentazioni della dimensione edonistica di un certo postmoderno, riverso in una continua dispersione dei fatti e nella negazione di un centro. L'Autore mette in atto una forma di resistenza contro le nostre ne-vrosi, attraverso l'esercizio di una lingua classica e suggestiva che si fa custode di un forte io poetico. Le immagini e i suoni che evoca sono, come nei quadri di Hopper, raggi di luce che attraversano una camera vuota".
Le donne sono presenti a tempo pieno per la collettività. La società civile scende in campo e fa politica. Fra entusiamo, impegno e contraddizioni.
"Spiragli di speranza" non è solo la storia dell'emigrante che lascia la casa e gli affetti per affrontare nuove esperienze di vita e di lavoro, ma un intreccio di sentimenti che coinvolge la vita di una giovane coppia costretta a vivere una realtà tanto diversa da come desiderata. È la malattia del figlio Fabrizio, la talassemia, che sconvolge il ménage familiare, intorno al quale si intrecciano paure, speranze, sentimenti di solidarietà, di amicizia e di amore. Protagonisti della vicenda narrata, oltre a Fabrizio, sono la sorella Irene, Paola l'amica del cuore, i medici, le stesse alunne dell'Istituto professionale "Enrico Vibanti" di Vereto e i genitori di Fabrizio, che seguono con trepidante attesa l'evolversi del male non disdegnando, tra apprensioni e speranze, quel pacato ottimismo determinato dall'affetto e dai risultati raggiunti nel campo della ricerca medica. In un coacervo di sentimenti dove ogni personaggio svolge un'azione dettata dal susseguirsi dei fatti, Ripamonte ed altre località ad essa connesse fungono da sfondo e dettano i tempi di una vicenda che va al di là del prevedibile e dell'ovvio per dire che, quando tutto sembra compromesso, c'è sempre un filo di speranza che anima l'attesa, un guardare oltre per cogliere una luce che dirada le tenebre dell'occultamento e apre orizzonti luminosi su un futuro problematico ed incerto.
La testimonianza di Anna è simile a quella di tanti adolescenti che hanno vissuto il "miracolo don Tonino". Il vescovo ha saputo aprire una breccia profonda nel loro animo, orientandone le scelte e lo stile di vita. Oggi quei giovani sono uomini e donne che custodiscono l'eredità attinta dall'esperienza umana e di fede del grande formatore. Il segreto della sua capacità d'incidere nella sensibilità adolescenziale è nel racconto di Anna, scaturito dalle pagine del diario personale in cui, a suo tempo, ha annotato con scrupolo ogni situazione ed emozione vissuta nell'incontro con il suo "migliore amico".
La Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana, l'Associazione per l'Abbazia di Mirasole e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con la partecipazione dell'Ospedale Maggiore di Milano e con il sostegno della Regione Lombardia, hanno inteso rispondere alle esigenze degli adolescenti, delle famiglie, dei Consultori Familiari, della Scuola e dei Centri di aggregazione, di presenza o di assistenza giovanile, con la costituzione di un Centro denominato CREADA, per la ricerca scientifica, la formazione e la consulenza sull'adolescenzialità, aperto a livello nazionale e internazionale. Il sempre non facile dialogo intergenerazionale con gli adolescenti assume infatti, ai nostri giorni, caratteri di crescente difficoltà per la complessità e la problematicità degli atteggiamenti e dei comportamenti giovanili che trovano a volte del tutto impreparati gli adulti cui compete la responsabilità dell'educare. La caratteristica educativa del CREADA si qualifica per apporti interdisciplinari sia delle scienze umane che della medicina e la globalità del suo approccio direttamente connessa ai principi del personalismo, al rispetto della dignità della persona e del suo valore.