La vita consacrata attraversa una stagione di crisi che gli abusi nella Chiesa hanno ulteriormente accentuato. Come si può esprimere oggi l'identità ecclesiale dei consacrati? Come determinare la maturità umana e spirituale dei giovani attratti da queste forme di vita? Le comunità religiose possono ammalarsi, ma possono anche guarire se riescono a considerare pienamente i bisogni affettivi e psicologici delle persone consacrate. Questo il libro percorre due strade, una di psicologia sistematica e una di teologia spirituale. L'approccio psicologico esamina le forme con cui un gruppo - una comunità - si struttura e matura, in fedeltà alla propria missione e vocazione, mentre la dimensione spirituale approfondisce soprattutto i processi formativi anche come modalità di prevenzione degli abusi.
La preghiera è fondamentale per il cristiano, ma la preghiera del prete ha qualcosa di diverso, di proprio. A partire dalla propria esperienza di vescovo con competenza sui seminari e le università, Juan María Uriarte riflette sull'importanza della vita orante e propone ai sacerdoti e ai seminaristi spunti per approfondire la preghiera e per comprendere la spiritualità specifica del prete diocesano.
Questo libro propone un corso di esercizi spirituali ideato a partire dalle attese manifestate da papa Francesco nella lettera per l'Anno della vita consacrata. La gioia, la capacità profetica, l'esperienza della comunione e l'attenzione per le periferie esistenziali riassumono le attese e i «sogni» del pontefice nei confronti dei religiosi. L'autore approfondisce queste aspettative e completa le meditazioni suggerendo alcuni testi biblici per orientare la preghiera.
Come scrive Pietro Maria Fragnelli nella Presentazione, leggere questa testimonianza viva di don Vincenzo de Florio (o padre Vicente, come lo chiamano in Brasile) significa imbattersi in un inguaribile innamorato che, a novant’anni suonati, vuole ancora cantare la sua canzone d’amore. Una canzone appassionata, senza rimpianti o tristezze. Non canta “Com’è triste Venezia”, il celebre motivo tornato alla ribalta per la morte del suo cantore e poeta, il novantenne Charles Aznavour, ma viene a dire alle sue lettrici e ai suoi lettori: “Com’è triste la vita” quando si allontana il soffio dello Spirito, il solo che può liberare dalle illusorie sicurezze umane e culturali, il solo che può portare fuori dai confini falsamente rassicuranti dei guadagni e delle strutture. Per don Vincenzo la vita è triste se non ci si innamora dei poveri, siano essi zingari o homeless, detenuti o senzaterra, senza radici o senza fede. È triste la vita se non incontra il Cristo povero, che si identifica con i poveri cristi di ogni latitudine.
Sommario
Mi improvvisai scrittore (P.M. Fragnelli). Mi presento. Premessa. I. Il bambino rubato dagli Zingari. 1. Storia del bambino rubato dagli Zingari. 2. La periferia fa crescere. 3. Bambino com’era, rimase rubato! 4. Da maestro a discepolo. 5. Don Tonino, mio fratello vescovo. 6. Le periferie ti convertono. II. Servo in periferie altre. 7. Rientro imprevisto. 8. In periferia sino alla fine del mondo. 9. Vita condivisa con i prediletti. 10. Brasile: vita semplice, ma in schiavitù. 11. Obbligo di fermata. 12. Servo inutile.
Note sull'autore
Vincenzo De Florio, prete pugliese, è stato parroco in Brasile, cappellano di Sinti e Rom, vicario generale nella Diocesi di Castellaneta e volontario nella casa circondariale e di reclusione di Taranto. Ha pubblicato: Zingaro mio fratello (Paoline 1986), Mi basta che tu mi vuoi bene (Paoline 2012) e Se non diventerete come bambini (Pensa MultiMedia 2016).
Pietro Maria Fragnelli è vescovo di Trapani.
Per riflettere sull’attualità del messaggio presbiterale di don Primo Mazzolari, papa Francesco ha fatto riferimento a tre «scenari che ogni giorno riempivano i suoi occhi e il suo cuore: il fiume, la cascina e la pianura». Ampi stralci di questa interpretazione dell’opera del prete di Bozzolo vengono riproposti in questo libro come premessa alla meditazione di tante pagine del “parroco d’Italia”. Sono brani che testimoniano l’evoluzione del pensiero di don Primo circa il ministero sacerdotale, dagli scritti giovanili all’esperienza pastorale matura. Dall’ideale del sacerdote, altro Cristo, che evidenzia la propria indegnità, alla cura dei battezzati nella vita reale della parrocchia, dove si sperimenta anche la solitudine, la fatica e l’incomprensione. Il suo è uno sguardo di misericordia e di profezia. Quanto scrive è il riflesso di ciò che sperimenta nella propria parrocchia e nelle parrocchie vicine, è il segno del suo grande amore per la Chiesa, avvertita come Madre che, da una parte, non si scandalizza delle fragilità dei suoi ministri e, dall’altra, si impegna per aiutarli ad essere in condizione di porgere il Vangelo ai fratelli nel modo più opportuno. Perché «oggi, il mio sacerdozio non è soltanto un rito, è un impegno fino in fondo».
Sommario
Presentazione (E. Castellucci). Introduzione. I. L’immagine del prete negli scritti di Mazzolari. 1. Di tutti e di nessuno. 2. Senza ambizioni né illusioni. . Uomo spirituale. 4. Un animo cattolico. 5. Sempre sotto giudizio. . Ponte sul mondo. 7. Non onore ma servizio. Conclusione. Preghiere. II. La parola a don Primo. Premessa. 1. Senza appoggio umano. 2. Segno della misericordia di Dio. 3. Immagine di Gesù Cristo. 4. Padre e fratello nel Signore. 5. Sentinella bersagliata. 6. Insieme ai cristiani laici. 7. Tra la gente. Bibliografia essenziale.
Note sull'autore
Luigi Guglielmoni è parroco, collabora a riviste di catechesi e pastorale e ha pubblicato una cinquantina di libri, alcuni dei quali tradotti in varie lingue.
Non solo la vita consacrata, ma la Chiesa e la stessa società si trovano oggi a fare i conti con una transizione che le coinvolge fin nelle radici. Tutto viene messo in discussione e nulla può più essere come prima.
In questo contesto la prima reazione potrebbe essere di smarrimento o di rassegnazione. Eppure è proprio nei momenti di profonde trasformazioni che nascono le cose nuove e importanti. Non solo per la creatività, che mai come in questi momenti viene stimolata, ma perché è nel cambiamento, quando è radicale, che ci si apre al futuro e lo si sa anche anticipare. Questo è dunque il tempo dei santi e dei profeti, di coloro che sanno intuire la novità e hanno coraggio e forza per tradurla in pratica. Ed è il tempo di riscoprire che le vocazioni e i carismi sono complementari e solo quando si incontrano e sanno interagire possono realizzarsi nel loro vero significato.
Sommario
Introduzione. I. Il percorso fatto e le prospettive. II. Carisma e carismi: quale vita consacrata in quale Chiesa. III. Consacrati per il vangelo. IV. Annunciare il vangelo in un mondo in fuga. V. Vita consacrata e laici: perché e verso dove. VI. Donne credenti per la vita dei credenti. Identità e compiti. VII. Accoglienza e ascolto: un ministero del prete ma non solo. VIII. Vita cristiana e consacrata: la prospettiva della virtù.
Note sull'autore
Luigi Guccini, religioso dehoniano, ha studiato alla Pontificia Università Gregoriana e per quasi 30 anni ha diretto la rivista Testimoni e curato collane dedicate alla spiritualità e alla vita consacrata. Attualmente vive e opera in un centro di spiritualità del suo istituto a Capiago (Como). Per EDB ha pubblicato di recente Vita consacrata: le radici ritrovate (nuova edizione 2014), Vita consacrata e mondanità spirituale. La parola di Papa Francesco (2015) e Papa Francesco e la mondanità spirituale (2016).
Due donne, che seguono il Signore con modalità diverse, mettono la loro esperienza al servizio di quei giovani che sono alla ricerca di senso e si interrogano sulle scelte da compiere. Consapevoli che ogni scelta è una risposta libera alla chiamata dello Spirito, Rosanna Virgili, laica, sposa e madre, riflette sul discernimento vocazionale e la vita consacrata, mentre Diana Papa, suora clarissa, suggerisce un itinerario rivolto alle coppie. È solo in apparenza un'inversione di ruoli perché, mentre i consacrati rendono visibile nella loro vita il primato di Dio, le coppie visualizzano la tenerezza dell'Amore trinitario.
È solo connettendosi alle domande della storia che si mette il nostro agire su sentieri dotati di senso. Non basta la presunzione di avere un «sapere» da cui trarre le risposte, se queste sono sganciate dalla capacità di porsi le domande, a partire dall'interrogativo più importante: quale elemento vivificante si è eclissato dalle nostre scelte e dalla nostra vocazione? Questo libro raccoglie le domande di religiose, religiosi e laici sui temi della vita consacrata, del suo futuro, della sua necessaria reinterpretazione alla luce delle nuove situazioni.
Il libro affronta il tema del diaconato in stretta correlazione al presbiterato, ponendo i due gradi del ministero in una vitale e originale relazione di complementarietà. Il punto di partenza è l’esperienza concreta della congregazione religiosa Pia Società San Gaetano, formata da religiosi, preti e diaconi che condividono i voti di povertà, castità e obbedienza e vivono insieme in comunità assumendo in modo corresponsabile la cura delle parrocchie. In sintonia con le intuizioni conciliari, attraverso un percorso che attinge all’esperienza di oltre cinquant’anni si delinea un profilo del ministero ordinato che valorizza sia la comune radice sacramentale di diaconato e presbiterato sia le specificità, ricche di conseguenze dal punto di vista pastorale e teologico.
Si è soliti pensare che i carismi siano monopolio delle religiose e dei religiosi, ma, secondo papa Francesco, essi «non sono un patrimonio chiuso consegnato a una istituzione o a un gruppo perché lo custodisca», bensì doni dello Spirito dati alle persone, integrate nel corpo ecclesiale e attratte «verso il centro che è Cristo». Di questi doni sono dunque destinatari tutti i cristiani e nella Chiesa la maggior parte dei carismi che hanno dato vita a istituti di vita consacrata provengono da laici e laiche, a partire da san Francesco e san Domenico. Il carisma, infatti, non indica innanzitutto una funzione. Il termine deriva da charis, cioè grazia, carezza di Dio, che fa dono alla libertà del singolo di alcune spinte interiori. Aprirsi a un carisma significa dunque accettare di custodire e alimentare ciò che già si ha e diventare ciò che potenzialmente già si è.
Sempre più spesso i Superiori maggiori sono interpellati a dare risposte a situazioni nuove e complesse che toccano la vita degli Istituti di vita consacrata e dei loro dei membri. Ciò richiede una conoscenza adeguata delle problematiche, la capacità di affrontarle e, dove possibile, di risolverle dal punto di vista della norma canonica e delle leggi civili. In questo volume sono raccolte per la prima volta e raggruppate per ambiti tematici le Note elaborate nel corso degli anni dall'area giuridica della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori.
Il libro raccoglie alcuni contributi dell'autore sull'atteggiamento dei giovani nei confronti della fede e sulle problematiche vocazionali che ne derivano. Sono due ambiti critici ed emblematici su cui si gioca il futuro della Chiesa in Europa, qui esaminati nel quadro della società attuale, studiati a partire da ricerche condotte sul campo e discussi in una prospettiva di fede che non nasconde la realtà, ma si propone di dare nuove ragioni alla speranza. Un libro che sollecita la riflessione sia per i religiosi, sia per chi si occupa di catechesi giovanile o di pastorale vocazionale.