Dal suo apparire sulla ribalta del Novecento ai nostri giorni la poesia di Gozzano è stata volta per volta catalogata come residuo ottocentesco, come anticipo delle avanguardie, come pendant sarcastico di D'Annunzio, o come caposcuola del 'crepuscolarismo': ma resta irriducibile ad ognuna di queste classificazioni. Come per primo vide Serra, Gozzano non va confuso con i suoi travestimenti: fu un narratore capace di trasferire in versi tutto un mondo, trattandolo con l'arte giocosa dell'illusionista e con l'ironia profonda del contemporaneo di Pirandello e Pessoa. In questo volume, alle sue poesie più belle si affiancano le prose dell'osservatore attentissimo ai fenomeni della società moderna e del sapiente rievocatore di quella passata. Una scelta di lettere documenta l'itinerario esistenziale dello scrittore, dalle scorribande giovanili in bicicletta nel Canavese, al viaggio in Oriente, al contrastato legame con la Guglielminetti. Introduzione di Pier Paolo Pasolini.
A immagini cupe e malinconiche, il poeta affianca i temi della bella giovinezza, della passione per la vita effimera, dell'amore. E tutto va a costituire una raccolta fortemente unitaria, nonostante la varietà degli argomenti e dei toni, che passano dal riso burlesco alla violenza dell'ironia, dagli accenti velenosi al lirismo. Prefazione di Fabrizio De André.
Dopo la traduzione fortemente interpretativa di Franco Fortini, ecco una versione integrale dell'opera poetica, pubblicata postuma, di Proust, che mira a restituire la musicalità del testo e a reintegrare in italiano le assonanze con la Ricerca.
Prosegue la biografia in versi di Charles Bukowski. Dopo le intemperanze della prima giovinezza, Buk ci conduce per mano in stanze d'hotel, alle corse dei cavalli, davanti ai quadri erotici di un pittore francese, ai primi reading di poesia. Entrano nel suo universo amici insinuanti, profili di donne, voci che danno forma a improvvisi dialoghi esistenziali, che risalgono il fiume del passato, che sono a volte pruriti comici a volte insulti a volte parole di pietà. Ancora una volta emerge il Buk dilapidatore di tempo, di sesso, di scrittura, come se nel ritmo insaziabile della poesia egli continuasse a ritrovare tanti ganci che lo strappano e insieme lo tengono legato alla realtà.
Variamente legata, nelle prove più giovanili, al gusto di elegante sperimentazione e insieme al culto dei classici che caratterizza l'area veneta di fine Settecento, e nel 1797 intensamente coinvolta nella nuova situazione rivoluzionaria, la poesia foscoliana matura intorno al 1800 una straordinaria densità e fermezza di scrittura in cui si declina il mito dell'eroe sconfitto e disingannato, in attesa di morte. In seguito, fra i "Sepolcri" e" Le Grazie", Foscolo tenta percorsi più complessi, nella direzione, suggerita soprattutto dagli antichi, di un discorso poetico che esplori la condizione umana e le sue chances, oltre il male storico. Nel suo insieme un'esperienza fra le più alte nella poesia europea del tempo e pure sottilmente aperta sull'oggi.
In occasione dei cento anni dalla morte, una scelta di liriche che affianca un Carducci meno noto ai testi più celebri. L'antologia di poesie carducciane curata da William Spaggiari si ripromette di presentare al lettore il Carducci lirico nelle sue molte sfaccettature: sono raccolte alcune delle liriche celebri, rappresentative di un gusto storicamente radicato e di una particolare poetica; ma anche poesie meno famose e meno lette che per varie ragioni presentano però motivo di interesse e novità.
"La presente edizione dell'intera opera poetica di Mallarmé, corredata di traduzione e commento, si propone di contribuire a far partecipe il maggior numero di lettori italiani della difficile e schiva bellezza di questa poesia. Il commento utilizza gli apporti più rilevanti della critica mallarmeana, sulla base di una lettura personale (che consiste, necessariamente, d'innumerevoli riletture) costantemente tesa nello sforzo di raggiungere, di auscultare il poeta, e lui solo. La traduzione, condotta sull'edizione de "La Plèiade", è nata dalla mia personale esigenza di comprendere Mallarmé attraverso un'attenzione e una tensione di lettura superiori al normale, quali, cioè, una traduzione di poesia le richiede. Il criterio fondamentale cui mi sono attenuta è stato quello d'una fedeltà globale al poeta, che dedicandosi scrupolosamente alla traduzione dell'opera sua, andasse assorbendone di pari passo i modi espressivi, il gusto, i vizi e le manie, cercando di ottenere effetti simili con mezzi simili; che fosse, in sostanza, una sorta di imitazione di Mallarmé." (Luciana Frezza)
"Se è vero che nella vita Verlaine coltivò l'illusione della totalità nell'amore e nella fede religiosa, tutt'altra cosa è 'Romanze senza parole', dove l'immedesimazione nella natura e la ricerca di un'armonia tra soggettività e alterità non porta mai a negare la crisi, la pena, la finitudine. Dunque un'immedesimazione cercata non per identificarsi, ma per perdersi. Così in queste raccolte di poesie si può scorgere l'animazione della natura, che si esprime con tanti lievi segni, e che ripropone questa alternanza di appropriazione ed esclusione, di appartenenza ed estraneità" (Dall'Introduzione di Cesare Viviani).
Il libro è diviso in due parti. La prima è un vero e proprio romanzo breve che racconta il segmento italiano della vita dei tre poeti; la seconda è un'antologia che ripercorre i motivi che hanno ispirato la scelta italiana: la luce, l'acqua, l'aria, quel volare alto e leggero che sembra attraversare come un tema comune l'opera dei tre autori.
Charles Bukowski fa i conti con la propria identità di scrittore e di vecchio ragazzo. Guarda al presente e al rischio mortale di essere "finito" come tutti gli altri e già sente le voci sulla propria morte. Insieme guarda al passato, da dove riaffiorano ricordi di vita, incontri, luoghi e persone. Sente che la sua vita scorre inesorabilmente come i fiumi dell'inferno ma pensa di non aver scritto ancora abbastanza poesie per potersene andare. Non rinuncia a guardare con curiosità la realtà che lo circonda, i nuovi homeless, i nuovi giovani, gli stereotipi di sempre.