Bellano è in gran subbuglio. Agostino Meccia, podestà della cittadina affacciata sul lago, ha deciso di perseguire un progetto ambizioso: una linea di idrovolanti che collegherà Como, Bellano e Lugano, darà lustro alla sua amministrazione e attirerà frotte di turisti, facendo schiattare d'invidia i colleghi dei comuni limitrofi. Tutto sembra filare liscio. Andrea Vitali, nato nel 1956 a Bellano dove esercita la professione di medico di base, racconta un altro episodio della vita della sua città, una storia di comicità contagiosa ambientata nella fascistissima Italietta d'inizio anni Trenta.
Nell'8 d.C. un decreto di Augusto confina Ovidio sul Mar Nero e la brillante carriera del poeta latino si interrompe definitivamente: egli rimarrà in esilio fino alla morte. Nelle elegie dei "Tristia" le sofferenze, i timori, le speranze del poeta si fondono con il ricordo di un'esperienza di vita, un tempo gioiosa e serena, ma che ora, nella lontananza e nel distacco, alimenta il tormentoso desiderio di un agognato, quanto irrealizzabile, ritorno in patria.
A dispetto dell'eleganza stilistica, della sobrietà del linguaggio, del tono sicuro con cui Forster scandisce il ritmo della vita dei protagonisti, ognuno dei suoi libri trasmette una lieve inquietudine e un vago senso di precarietà. Con grande sottigliezza e acume lo scrittore inglese è capace di svelare le convenzioni sociali e i pregiudizi morali che imprigionano la sensibilità e che mettono in crisi i rapporti tra gli uomini.
Il popolo è il protagonista dei "Sonetti" belliani perché nella società romana del tempo, dominata dalla corruzione e dall'ipocrisia, il popolano era l'unico depositario della verità "nuda" e "sfacciata", priva di finzioni e conformismi tipici dei "probi cittadini". La discesa del poeta negli intimi recessi dell'immediata e cruda semplicità della "turba" passa attraverso l'adozione del dialetto romanesco, lingua sguaiata e plebea, simbolo di quella Città sublime e stracciona di cui Belli dipinge un realistico affresco.
In un'epoca in cui è impossibile fare filosofia senza considerare la scienza, ed è altrettanto impossibile fare scienza senza prendere in considerazione il valore filosofico delle proprie ricerche e delle proprie scoperte, un biologo e un filosofo si spiegano l'un l'altro le basi delle proprie discipline, e nel farlo le spiegano naturalmente anche al lettore alla ricerca delle risposte ad alcune domande cruciali del pensiero e della scienza moderna: cos'è l'uomo, qual è il suo posto nella natura del mondo?
Scritto nel 1870, quando l'autore era ormai prossimo ai cinquant'anni, questo breve romanzo occupa un posto a sé fra le opere di Dostoevskij per l'insolita vena umoristica che lo attraversa. Con sorprendente autoironia il grande scrittore russo esorcizza la sfortunata esperienza del suo primo matrimonio, creando personaggi assai credibili nella loro spontanea umanità. Protagonista della storia è Vel'caninov, un agiato quarantenne di Pietroburgo, il quale riceve inaspettatamente la visita di un certo Trusozkij, marito di una amante avuta qualche anno prima. Ormai la donna è morta, ma la gelosia di Trusozkij riaffiora dal passato insieme al senso di colpa del seduttore Vel'caninov.
Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici. Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.
Rivolgendosi non solo ai dotti e ai religiosi, ma al pubblico più vasto degli uomini civilmente impegnati e assetati di sapere, nei primissimi anni del Trecento Dante scrive profeticamente in lingua volgare, con intento divulgativo, di argomenti "alti", solitamente trattati in latino: della scienza e della filosofia come via alla realizzazione dell'uomo, e perciò della sua felicità, e della nobiltà come conquista, intellettuale e morale, del singolo individuo. La lingua volgare, qui non solo impiegata ma elogiata come nuovo mezzo espressivo, diventerà materia di studio analitico nel trattato De vulgari eloquentia, cui Dante lavora negli stessi anni.
Lo Yiddishland è un nome di fantasia che indica il paese dove vivevano, prima della Shoah, i milioni di ebrei che popolavano gli "shtetl", i miseri villaggi disseminati nell'Europa Orientale, dalla Polonia alla Galizia, dal Baltico alla Russia. "I racconti dello Yiddishland" ci guida alla scoperta di un universo complesso e ricco di risonanze, nel quale l'importanza del racconto è fondamentale. La prima parte del libro ruota intorno alle esilaranti gesta degli abitanti di Khelm, la città degli sciocchi. La seconda raccoglie miti e favole che vanno dai tempi della Bibbia ai giorni nostri, dall'antico patrimonio orale dei popoli del Medio Oriente alle leggende chassidiche, dai padri della letteratura yiddish fino ai capolavori del Novecento.
Molière, anzitutto e soprattutto uomo di teatro, consegnò al futuro una forma chiusa, perfetta, classica, che sarebbe stata modello, per secoli, di una comicità intrisa della più drammatica amarezza. Rise dei vizi degli uomini nella consapevolezza di quanto c'è di comico ma anche di patetico e di tragico in ogni umana debolezza. "Don Giovanni" è una delle commedie di Molière più controverse ed enigmatiche, presentata e subito ritirata dal cartellone, con l'accusa di empietà. Non solo "gentiluomo malvagio e falso devoto": il leggendario personaggio è qui ritratto anche come un modello d'ipocrisia.
Raccolta di dieci componimenti poetici che adombrano episodi autobiografici dell'autore sullo sfondo delle tumultuose vicende politiche dell'ultima repubblica romana. Nelle "Bucoliche" regna l'idillica visione di una vita semplice e innocente, fatta di umili lavori, ozi, silenzi, gare di canto. I pastori di Virgilio non hanno nulla di rozzo: sono idealizzati, quasi fossero poeti che attraverso il contatto con la natura cercano di stemperare il contrasto insanabile con la violenza della storia.
Pubblicato dal suo allievo Arriano nel II secolo, esempio fra i più riusciti di letteratura filosofica che si prefigge di ridurre la distanza tra riflessione morale e condotta conseguente, il Manuale è una raccolta di massime e di insegnamenti esposti in modo organico e conciso, pensati per orientare l'azione nella situazione concreta. Esercitò grande influenza sul pensiero filosofico successivo e, più tardi, sul cristianesimo.