Vincenzo Cerami è uno dei più attenti osservatori della realtà contemporanea, sia dal punto di vista sociologico sia da quello culturale. "Pensieri così" è un viaggio per scoprire un mondo che crediamo di conoscere bene, perché è il nostro, ma che a volte non vediamo più, confusi dalla quantità di segni e segnali, distratti da mille profeti, disorientati dalla mancanza di punti di riferimento. I film, i libri, i dischi di questi anni, e poi i cambiamenti della società italiana, i nodi della politica e della giustizia, ma anche le piccole e grandi distorsioni della vita quotidiana, e le lezioni che può darci la cronaca nera.
"Qualunque vera e motivata poesia tende a ricostruire un universo perduto: anche se non lo sa, fa questo; e si tende e si modella a questa aspirazione, a quel fine per la maggior parte inconscio. Le immagini e il ritmo, e la metrica, il verso collaborano alla costituzione di un ordine che riflette il misterioso ordine perduto e percepito come mancante; in ogni poesia c'è questo senso di vacanza, questo senso non di immobilità su sé stessa, ma di movimento per il rimpianto e verso qualcosa che le manca. E questa mancanza è simultaneamente causa di rimpianto e di attesa." Mario Luzi
Il tono apparentemente cronachistico di queste pagine mette a fuoco decisivi nodi dialettici come il confronto tra classicità e avanguardia, visto specialmente in rapporto al contrasto tra totalità e disgregazione, il dissidio tra esperienza e parola, lo stereotipo culturale mitteleuropeo, la sintesi tra poesia e scienza, ma anche il dramma dell'anarchismo reazionario, studiato qui quale struttura in filigrana dei nazionalisti e dei fascismi entre deux guerres. Un motivo di particolare suggestione nasce dal fatto che Magris si cimenta qui sovente con materie e aree culturali diverse, dalla piccola patria triestina agli intrighi della grande letteratura cosmopolita.
In un'epoca in cui è impossibile fare filosofia senza considerare la scienza, ed è altrettanto impossibile fare scienza senza prendere in considerazione il valore filosofico delle proprie ricerche e delle proprie scoperte, un biologo e un filosofo si spiegano l'un l'altro le basi delle proprie discipline, e nel farlo le spiegano naturalmente anche al lettore alla ricerca delle risposte ad alcune domande cruciali del pensiero e della scienza moderna: cos'è l'uomo, qual è il suo posto nella natura del mondo?
In Italia, in tutta l'Europa, il Medioevo lo incontriamo ogni giorno. Passiamo davanti a una chiesa del Duecento andando al lavoro, apprezziamo le rime che cantano l'amor cortese e meditiamo sulle vite esemplari dei grandi santi. Attraverso mille romanzi e film sogniamo avventure di cavalieri luccicanti e donzelle in affanno o magari di monaci avvelenatori. Tuttavia quel mondo ci resta per molti versi estraneo, sempre sconosciuto e ogni volta, per questo, più affascinante. E non perchè sia un tempo lontano, ma anzi, proprio perchè ne siamo ancora permeati non riusciamo a prenderne le distanze e continiuamo a farlo vivere in noi in maniere più o meno consapevoli.
La morte di Dio e la secolarizzazione hanno aperto, paradossalmente, un nuovo spazio alla religione. Da un lato subito invaso da neointegralismi e neomisticismi di massa, ma dall'altro percorso da un cristianesimo rinnovato perché finalmente libero da ipoteche metafisiche e fondamentalistiche. A questa nuova possibilità di senso nata dall'inveramento stesso delle premesse cristiane sono dedicati i saggi qui raccolti insieme con le "Lezioni newyorchesi", un ciclo di conferenze sulla religione nell'epoca postmoderna tenute dall'autore all'Università di New York.
È un anno cruciale quello in cui Davita a otto anni comincia a farsi un'idea del mondo: l'America si lascia alle spalle la crisi del '29 e i suoi genitori, intellettuali impegnati a sinistra, sognano l'avvento di una società più giusta. Ma l'affermazione del fascismo e del nazismo in Europa spegne ogni ottimismo. Davita adolescente si accosterà all'ebraismo, la religione della sua famiglia, scoprendovi non un rifugio consolatorio, ma una chiave per capire il mondo.
L'amicizia di Reuven Malter e Danny Saunders si misura sul terreno dell'amore per Rachel, una giovane anglista, e delle loro scelte di vita: mentre uno studia per diventare rabbino affrontando l'insegnamento sarcastico e devastante di Rav Kalman, l'altro rinuncia agli studi religiosi per diventare psichiatra. In questo romanzo vediamo due giovani uomini alle prese col compito di mantenere la promessa fatta a se stessi. In questa prospettiva non si esita a mettere in discussione anche la fede rivelata. "Come si può amare una religione che spinse la gente a odiare altri esseri umani?" si chiede Michael, il quattordicenne che Danny ha in cura.
Un grande matematico del nostro secolo scrive una dichiarazione d'amore per la disciplina a cui ha dedicato la vita. Libro di culto per tutti i matematici, l'Apologia è intessuta di humour, logica e malinconia: anche quando l'autore sembra conversare di cricket o di scacchi, della giovinezza o della vecchiaia, o quando "racconta un teorema" il lettore viene sempre reso partecipe dell'intimo piacere che solo la creazione può dare.
"Ho voluto raccontare la mia storia", dice Ornella Dallas, protagonista di questo romanzo, "perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia. Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d'Europa. Me ne innamorai, e l'ho sposato. L'ho sposato anche sapendo che era un spia e l'ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati".
"A scarnirlo dalla meravigliosa tessitura in cui è intrecciato - scrive Attilio Bertolucci - il romanzo presenta la struttura semplice, quasi elementare, delle ballate popolari... O del melodramma, verrebbe voglia di aggiungere: non manca neppure il basso continuo del coro villereccio, con voci soliste che di tanto in tanto se ne escono fuori in effetti, per lo più comici, irresistibili. Ma come si fa a scarnirlo, se si è continuamente presi nell'incantagione della sua musica e dei suoi colori, nel suo tempo lento, bradicardico, con appena qualche accelerata convulsa nei momenti tragici?"
"Non ho mai sentito parlare con tanto entusiasmo, con tanta cautela, come di questo romanzo, e i librai non sono mai stati assaltati in tale maniera: era come essere in una bottega di fornaio, in tempo di carestia". Così, nel 1810, scriveva Marianne von Eybenberg a Goethe. Il successo delle "Affinità elettive" fu in effetti immediato e travolgente, nonostante la sua intrinseca complessità. Il titolo stesso allude a una specularità tra fenomeni fisici e psichici, tra natura e spirito, tanto da far riconoscere nello scambio di attrattive incrociate tra le due coppie del romanzo Eduard-Charlotte e Ottilie-Capitano il comportamento che in natura hanno alcuni elementi di attrarsi reciprocamente e altri di respingersi.