Adrienne von Speyr descrive l'incontro con Gesù di tre donne del Vangelo: la Maddalena, la peccatrice anonima che asciuga con i suoi capelli i piedi di Gesù, Maria di Betania. Seguendo il Vangelo di Luca, la mistica svizzera individua di volta in volta la specificità della vocazione delle tre protagoniste. Maria Maddalena, nella sua vicinanza al Signore, appare come la portatrice della fede nel Signore risorto che per pri ma deve testimoniare al mattino della resurrezione. La peccatrice, invece, nella sua solidarietà con tutti i peccatori è il segno della speranza del perdono. Maria di Betania, infine, con la sua delicata e femminile attenzione per il Maestro, è il simbolo della carità. La prefazione di Lucetta Scaraffia illumina il "rap portospeciale che Gesù aveva con le donne", facendo risuonare in noi le istanze di fede, speranza e amore.
Un volume che risponde al nuovo interesse nato sulla mistica renana che parla all'uomo d'oggi. Ci troviamo, infatti, di fronte ad uno degli apporti fondamentali della cultura religiosa dell'Occidente, come notava Vladimir Losskij. Quella che oggi chiamiamo "mistica renana" è l'opera condotta da Eckhart e proseguita dai suoi allievi Taulero e Suso nel XIV secolo. La predicazione e le opere di Eckhart non sono solo la testimonianza di una straordinaria esperienza spirituale, ma anche un indispensabile contributo a cogliere lo sviluppo della coscienza religiosa e del pensiero cristiano. Il primo a dare pieno riconoscimento alla mistica renana fu un famoso pensatore dell'umanesimo, Nicola Cusano. Nell'animo umano, secondo Eckhart, è riposta una forza che genera una pienezza di umanità, l'umanità piena di Cristo: è come se Cristo possa rinascere nell'animo dell'uomo. In questo la mistica renana, anziché staccarsi dall'umano, come a volte si era sostenuto, rende all'uomo la sua piena possibilità, "potenza", che lo unisce alla piena umanità di Cristo. La presente antologia, raccolta e commentata da Marie-Anne Vannier (una grande esperta dei renani e di Nicola Cusano, con uno straordinario patrimonio di studi e pubblicazioni) e in edizione italiana a cura di Marco Vannini, permette ai lettori odierni di cogliere ciò che possiamo considerare l'estrema modernità del pensiero di Eckhart e dei suoi allievi.
Una giovane ricercatrice prende l’abitudine di brevi momenti di pausa, anche a larghi intervalli, presso un albero in un parco cittadino.
Nel raccontarsi all’albero ripercorre le tappe della sua vita: i grandi maestri, le domande più impegnative, i compagni-colleghi di un gruppo di lavoro, la soglia varcata delle risposte più attendibili...
L’albero, maestro di maieutica, accoglie e ascolta la protagonista, e il lettore è condotto con passi lievi a seguirne il cammino e la ricerca di senso verso un approdo non definitivo, ma confortato dalla speranza.
L’autrice, che vive oggi in un ambiente monastico, ricorda gli incontri con l’albero con gratitudine. Il lettore è sorpreso e ammirato nell’addentrarsi in pagine sempre più coinvolgenti, per una vicenda interiore che è e si percepisce vera.
Pagine lievi, dove lo spessore del tema si stempera in una progressiva chiarezza, pur nella fatica della ricerca. Pagine che affascinano; un’avventura dello spirito ma assolutamente umana, che tiene viva l’attenzione e la domanda sull’esito finale. La prosa, facile, ha l’eleganza della semplicità: non sollecita, invita a sostare, a riflettere, a interrogarsi se si riuscisse a riconoscere nel respiro dell’anima dell’autrice un messaggio sussurrato al lettore. Non detto, per lasciare a ciascuno il suo modo d’interrogarsi.
Una forma attraente di teologia narrativa, familiare all’Autrice, non nuova alla densità esistenziale della parabola, una scrittura in cui il pensiero sconfina nell’illuminazione dello Spirito.
Si è accompagnati con discrezione alle soglie dell’intimità alta e semplice aperta dall’annuncio evangelico.
Siamo di fronte ad un classico della "sipiritualità cristiana" del '900. Catherine de Hueck Doherty è una figura che per l'impegno sociale e la profondità spirituale si accompagna a Madre Teresa, Dorothy Day e Suor Emmanuelle. Ma Catherine ci lascia anche un'opera, Pustinia, che è divenuta appunto un classico contemporaneo di riferimento per lo spirito di carità e per la dimensione mistica. Pustinia, in russo, significa deserto, e proprio al deserto richiama l'esperienza delle pustinie create da Catherine, prima in una casa di campagna dove sperimentare nel silenzio, nel digiuno e con solo una bibbia sul tavolo, il rapporto con Cristo, poi anche in città. In questo libro Catherine ci spiega il paradosso e l'esperienza concreta dei deserti nelle metropoli odierne, ci spiega come vivere il silenzio e l'accoglienza nell'assordante mondo contemporaneo.
La testimonianza del gesuita che da oltre 70 anni compie la sua missione al servizio dei poveri dell’India
Padre Ceyrac da quasi settant’anni aiuta i più poveri dell’India, dove, come Madre Teresa, è considerato una leggenda. In questo paese, egli rende la dignità a coloro che credevano di averla perduta, li aiuta a ridivenire padroni del proprio destino, apre loro un cammino di libertà e di felicità. Non dice mai «no» a un bambino in difficoltà e si dedica senza risparmio a più di 40.000 orfani. A oltre novant’anni padre Ceyrac è lungi dall’aver terminato la sua lotta e dichiara che vuole «fare gli straordinari per imparare ad amare».
In questo libro egli rende omaggio a coloro che ha incrociato sulla sua strada, ci affida la speranza che ha in sé al crepuscolo della vita e ci insegna a non disperare mai dell’essere umano.
Il testamento di un uomo di fede che ha trascorso tutta la vita ad aiutare gli altri, senza fare rumore.
François Varillon, gesuita, uomo di grande cultura, nel quale teologia e poesia, filosofia e musica, mistica e impegno di vita si rispondono a vicenda, ha segnato in maniera duratura generazioni di cristiani grazie alla pedagogia e alla densità del suo modo di considerare il mistero cristiano. La sua scrittura è caratterizzata da un'intensa vitalità, espressione radicale di un modo di essere nel mondo segnato dall'ottimismo cristiano, capace di amare la realtà e la vita per quello che sono, in se stesse. Le pennellate di Varillon e la sua prosa guizzante fanno comprendere ciò che egli stesso ha dichiarato: "Vivo più di intuizione che di intelligenza", cioè quella che "I filosofi denominano l'Intuizione e i poeti il Lampo". E questo lampo illumina la realtà. Uno degli effetti più sorprendenti e attuali della visione di Varillon è infatti la sua capacità di valorizzazione di tutto ciò che è umano. Varillon illustra la profondità del suo pensiero con citazioni e narrazioni illuminanti, convogliando la sua passione per la letteratura, la musica e la pittura in una tensione verso Dio. E ciò dimostra quanto egli abbia fatto proprio il motto di sant'Ignazio: "cercare e trovare Dio in tutte le cose", ill cristianesimo è così un'"arte di vivere". Fede e vita, umanità e grazia, Chiesa e mondo, "terra" e "ciclo" non prevedono fratture: nella sua lettura convergono in radice.
Le confidenze di uno dei teologi del mondo ortodosso a Jean-Claude Noyer, giornalista di "Prier". Una testimonianza di fede non chiusa su se stessa, ma che si apre alla ricchezza della diversità della chiesa cristiana (tra Ortodossia e Cattolicesimo, Protestantesimo e Cristianesimo Orientale) e al dialogo con Ebrei e Musulmani. Un percorso spirituale capace di confrontarsi con i grandi "maestri del dubbio", Nietzsche Marx e Freud. Una conversazione proiettata verso il futuro che invita a cogliere nel messaggio cristiano un motivo di speranza: una speranza necessaria nel mondo contemporaneo, in cui la solitudine si accompagna ad un dilagante vuoto spirituale.
"Tutto ciò che non è dato è perso": dopo oltre cinquant'anni trascorsi in India e dieci nei campi profughi della Cambogia, Pierre Ceyrac, gesuita, ne è più che mai convinto. Da quasi settant'anni, Pierre Ceyrac si batte contro la miseria in Asia. Se, in Oriente, è considerato il nuovo san Francesco Saverio, non è soltanto per via della loro comune appartenenza alla Compagnia di Gesù. L'ostinato desiderio dell'uno e dell'altro di immergersi nella cultura dell'accoglienza, li ha spinti entrambi a un profondo rispetto degli altri, senza alcuna distinzione. Con energia poco comune, padre Ceyrac si batte contro le ingiustizie e per la liberazione dell'uomo, al di là delle frontiere culturali e religiose.
Emmanuelle Suor Ricchezza della povertà
Una religiosa francese novantatreenne, che a sostegno della sua opera ha creato un’associazione che agisce in venti paesi, in questo volume racconta trenta anni di lotta, in ogni luogo del mondo con e per i poveri: i senza casa delle metropoli del “primo mondo” e chi vive nelle bidonville del terzo. Il suo occhio riconosce la ricchezza spirituale e culturale che dà senso alla vita che genera la capacità di essere fratelli.
Sicari Antonio Maria Ci ha chiamati amici
Questo libro lo conosco già. Padre Antonio Sicari ha cominciato a scriverlo da tanti anni, fin da quando, trent’anni fa, ci recavamo insieme agli incontri di «Communio» presso il padre von Balthasar. Si discuteva allora di impegno cristiano, di ortodossia e ortoprassi, di pluralismo nella Chiesa. Padre Antonio, però, dribblava queste discussioni. Le sue proposte, che finivano per convincere tanti, dalla molteplicità riconducevano all’unità, dalla varietà delle discussioni teologiche all’unità dell’incontro con Cristo. Ed ecco il tema dei consigli evangelici per i laici. Prima di dire una parola al riguardo vorrei sottolineare che padre Antonio era quasi destinato a fondare un movimento. Tutta la sua teologia è invito alla sequela, è proposta di vita dell’incontro con il Cristo che si è rivelato. La verginità è coscienza del sacramento del nostro corpo. Esso è chiamato a significare la solitudine davanti a Dio, ma anche la comunione tra gli uomini. La povertà non è anzitutto rinuncia, ma volontà di dono. Come il Figlio fin dall’eternità: «il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». L’obbedienza è gioco tra libertà e capacità di ascolto della voce con la quale Dio ci chiama a realizzare il nostro destino. È danza che dai passi misurati e comandati sa trarre armonia di gioia e serenità. Le parole di padre Antonio sembrano lontane e desuete, ma chi prova ad ascoltarle le trova forti e convincenti: sono cibo per quanti desiderano percorrere il cammino che da Cristo ha origine e a Lui porta". (Elio Guerriero) Padre Sicari è nato nel 1943. Sacerdote dal 1967, appartiene all’Ordine dei Carmelitani Scalzi. È Dottore in Teologia e ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche. Fa parte della redazione italiana della rivista «Communio»; attualmente insegna Teologia Spirituale presso lo Studio Teologico Carmelitano in Brescia.