Dal mondo del digitale e della biologia molecolare ci viene annunciato che tutti i meccanismi biologici potranno essere finalmente svelati, modellizzati, superati. Sarebbe cioè giunto il tempo di passare dal mondo reale e dal vivente stesso, ormai riducibile alle proprie componenti, a uno meccanico. Dietro queste promesse di vita aumentata si cela in realtà un vecchio progetto reazionario: quello di sbarazzarsi dei corpi per giungere finalmente alla «vera vita», che sarebbe quella dei dati e degli algoritmi. Ma affermando che «tutto è informazione», il mondo digitale non soltanto ignora, ma annienta le singolarità proprie del mondo del vivente e della cultura, mettendo a repentaglio la nostra stessa possibilità di agire, pensare, desiderare e amare... Contro questa minaccia, Miguel Benasayag ci invita a elaborare una modalità di ibridazione tra la tecnica e gli organismi che non si riduca a una brutale assimilazione. Ciò implica la creazione di un nuovo immaginario, di un nuovo paradigma in grado di aiutarci a studiare ciò che nell'ambito della complessità propria del vivente e della cultura non può essere ricondotto al modello informatico dominante. Prefazione di Jean-Michel Besnier. Postfazione di Giuseppe Longo.
Per la prima volta un variegato corredo iconografico si affianca al famoso testo di Grabar su Plotino e le origini dell'estetica medievale, testo introdotto da uno studio sui rapporti tra Medioevo e antichità pagana, e concluso da un'analisi sulla rappresentazione dell'intellegibile nell'arte. La rivoluzione artistica che si è operata è tanto più straordinaria perché nata in quel mondo greco-romano così solidamente legato alla perfetta corporeità della figura umana, colta sia nelle sue svariate fisionomie che in azioni di guerra, di caccia, di vita o di potere. Di pari passo con la filosofia si opera una curvatura nella visione dell'arte e in quello che da essa ci si aspetta: semplicemente si vuole raffigurare l'invisibile. E da questa rivoluzione nasce quella che con una generalizzazione chiamiamo "arte paleocristiana", che a Oriente proseguirà con le icone e l'arte che chiamiamo bizantina, e a Occidente sarà il fondamento su cui si costruirà tutta la nostra arte medievale.
Il libro in cui Lewis racconta il suo passaggio dall'ateismo al cristianesimo. È una storia, come dice l'autore, «insopportabilmente personale». Chiunque però cominci a leggerla la lascerà a malincuore come accade ad ogni vera storia, come accade quando uno scrittore sa «creare» un mondo, sia che lo inventi, sia che lo testimoni. E i lettori di Lewis sanno che egli è magistrale in ambedue i casi. Si legge la storia di questa conversione senza accorgersi di percorrere una lunga strada: dai passatempi dell'infanzia alle emozioni dell'adolescenza, all'inizio della maturità. È come assistere all'indagine di un detective che voglia andare a fondo di un «caso» che lo appassiona. C'è in questa storia una tensione analoga, resa con la capacità poetica e il vigore narrativo di un grande scrittore.
"Verità del mondo" è il primo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica. Come nell'Estetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina. «Il presente volume, Verità del Mondo, procede prevalentemente per via filosofica. L'essere finito viene indagato nelle sue strutture di verità [...]. In questa indagine il lettore incontrerà forse qualcosa di meno solito, qualcosa di impercettibilmente uscito di vista a cominciare dall'antichità ed anche dalla patristica, ma che si può senz'altro giustificare in retrospettiva sulla grande tradizione. [...] Solo nel capitolo finale diverrà tematico il rinvio delle strutture intramondane da noi indagate a un divino Logos trascendente». «L'unità indissolubile della verità terrena con il movimento del bene e del bello indica con sufficiente chiarezza in direzione del significato di questo mistero dell'essere, che deve consistere nell'assoluto accrescimento e adempimento del mistero di Dio stesso: mistero della dedizione senza perché, alla quale dev'essere ricondotto tutto ciò che si deve capire come alla causa che fonda sé stessa. [...] Ma che ci sia in genere verità ed eterna verità ha il suo fondamento nell'amore. Se la verità è la cosa più estrema in Dio, allora noi potremmo guardare con gli occhi aperti nei suoi abissi, abbacinati forse da tanta luce, ma non impediti nella spinta del nostro desiderio di verità».
Sulla scia del messaggio agostiniano de "La città di Dio", il Medioevo è l'inizio di una nuova era e per una civiltà che muore, quella apparentemente eterna e immutabile dell'impero romano, un'altra nasce sulle fondamenta del cristianesimo. Questo Atlante storico illustrato sviluppa i tratti essenziali della produzione e della trasmissione del sapere medievale e delle sue discipline, incrociandoli con le concezioni culturali e sociali, con i diversi momenti e stili della storia dell'arte e della vita religiosa. Sia nella cartografia sia nei testi, viene dato ampio spazio alle principali tappe della storia politico-sociale e il risultato è un affresco sintetico che orienta alla conoscenza dell'Occidente medievale dalla fine del secolo IV all'inizio del secolo XVI, arricchito da una ricca documentazione fotografica, di luoghi, architetture e opere d'arte. Ci si imbatte in una cultura, in alcuni grandi personaggi e in momenti fondamentali nella storia del sapere universale, nei quali il cristianesimo, con le proprie istituzioni ed espressioni, offre un impulso basilare e garantisce l'equilibrio dei poteri a vantaggio delle libertà delle città e delle persone. Questo Atlante storico, con il contributo di studiosi di fama internazionale, si propone come uno strumento sintetico utile per la conoscenza del Medioevo europeo.
Un volume ricco di suggestioni, aggiornato alle ultime ricerche archeologiche, con un ricco apparato illustrativo. Un itinerario artistico che permette al lettore di seguire lo sviluppo di una delle più eccezionali avventure intellettuali e artistiche della civiltà umana. Tracciare un profilo dell'arte espressa dalla civiltà mesopotamica, la cultura sviluppatasi nella "Terra fra i due fiumi", Tigri ed Eufrate, è un'impresa allo stesso tempo ardua e necessaria. Ardua perché un'intera biblioteca è stata dedicata all'argomento sin dai primi scavi archeologici ottocenteschi; necessaria perché i più recenti ritrovamenti archeologici, le nuove scoperte e l'approfondimento delle conoscenze nel settore necessitano di continue puntualizzazioni e precisazioni che gettano nuova luce su un insieme che rapidamente evolve, rendendo più dettagliato il quadro complessivo. E questo è tanto più vero quando si esaminino le successive stratificazioni culturali avvenute in Mesopotamia, tenendo conto della continuità di insediamento verificatasi nel corso dei millenni in questa terra. Alle tre sezioni principali che componevano l'edizione originale di questo volume - quella dell'antichità che possiamo definire "classica" della Mesopotamia regale con i grandi e celebrati imperi, seguita dall'epoca dell'ellenismo, preludio all'età partica e sasanide e, infine, dalla stagione islamica, in genere un po' sottaciuta e trascurata - si aggiunge oggi un contributo che rende conto delle recenti scoperte archeologiche in merito al periodo preislamico. Il risultato è uno spaccato a tutto tondo del ruolo di centro elaboratore e diffusore della cultura che nei millenni ha avuto l'Iraq.
Quando una religione come il cristianesimo erompe nella storia, qual è il suo atteggiamento nei confronti di chi professa altre credenze? Come vengono vissuti gli incontri fra culture differenti? Qual è l'atteggiamento dei cristiani e dei non cristiani riguardo all'edificazione della città terrena nelle diverse epoche? Come valutare le influenze e lo scambio di idee tra i cristiani e i credenti delle altre religioni? Julien Ries intende rispondere a questi interrogativi, centrali per comprendere alcune fasi salienti della storia del cristianesimo, in una vasta indagine che ripercorre l'intero percorso della Chiesa, dalle prime comunità agli ultimi pronunciamenti del Magistero, mettendo a confronto l'homo religiosus non cristiano, l'homo christianus, ma anche l'homo ideologicus, che nasce nel contesto della crisi dell'Illuminismo. Sulla base di una documentazione amplissima lo storico delle religioni descrive, analizza e commenta i momenti principali dell'incontro, dello scontro o dell'accordo fra cristiani e non cristiani. Scritto nella prospettiva dell'antropologia del sacro e della storia del cristianesimo, questo libro costituisce altresì uno strumento essenziale per coloro che praticano il dialogo interreligioso e per chi opera nell'ambito della teologia delle religioni. Il 28 ottobre 1965, in una sessione pubblica del Concilio Vaticano II, Paolo VI ha pronunciato la dichiarazione Nostra aetate sui rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane: oltre il 96% dei padri conciliari l'aveva previamente approvata. Cominciava un'era nuova nella storia della Chiesa. L'ultimo capitolo del presente volume è dedicato a vedere la strada ulteriore fatta dal Magistero della Chiesa e dalla teologia delle religioni sino ai nostri giorni.
Capolavoro poco frequentato di Botticelli, Quadri dalla Divina Commedia presenta i disegni tracciati con incomparabile maestria dal pittore per illustrare l'opera dantesca. Il commento è affidato alla penna contemporanea di Quirino Principe. Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico, commissionò a Botticelli l'illustrazione su pergamena della Divina Commedia di Dante: un foglio per ogni canto dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, in formato 47x32,5 cm. Il lavoro, pur molto avanzato nei disegni, non fu portato a compimento col colore, diversi fogli sono purtroppo andati perduti. Sette dei superstiti sono conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre la maggior parte si trova a Berlino. Siamo di fronte a un capolavoro di Botticelli, di cui pubblichiamo una scelta dei fogli più completi e meglio conservati. La selezione è accompagnata da un commento d'eccezione quello di Quirino Principe che da alcuni anni intrattiene un assiduo pubblico nella fortunatissima Lectura Dantis, la lettura integrale e il commento della Divina Commedia iniziata nel 2017. Due drammatizzazioni a confronto: quella grafica di Sandro Botticelli e quella scritta di Quirino Principe.
«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». È questa promessa di Gesù all'apostolo Pietro, iscritta a caratteri cubitali all'interno della cupola della basilica di San Pietro, a Roma, che incontriamo all'origine della storia appassionante di una dinastia di sommi sacerdoti che si è prolungata per via non ereditaria sino ai nostri giorni. Roma, la città imperiale e la città dei martiri, è la grande protagonista di questa storia. Il potere e la gloria, la grazia e il peccato, la generosità e l'ambizione, la santità e la concupiscenza si mescolano in stretto intreccio in personaggi, politiche, programmi e passioni. Nella storia delle diverse dinastie che hanno regnato lungo i secoli è difficile trovarne una paragonabile a quella dei papi: per la personalità di molti di loro e per il fascino sconcertante e la provocazione che promanano dalle loro vicende, dai loro sogni e dalle loro sconfitte. Ma anche per la persistenza dei loro ideali, nonostante le loro infedeltà. In queste pagine si dipana la storia della grandezza, della religiosità e del peccato di uomini i cui atti non sempre furono modello di virtù e santità, di quella coerenza e di quella fedeltà che essi stessi predicavano ai propri fedeli, ma che, in ogni epoca, sono rimasti decisivo punto di riferimento per i cristiani. È la storia del Cattolicesimo, ma, di fatto, anche storia dei nostri Paesi e della nostra cultura.
Ogni religione e ogni cultura ha sempre scadenzato i tempi dell'anno identificando periodi particolari e festività che formano l'itinerario religioso della comunità e del credente. La festa è dunque un momento particolare che sorprende la normalità. Può riguardare un mistero, un'occasione gloriosa o una memoria dolorosa. È però sempre motivo di pausa dalla routine del lavoro umano. Il percorso delle feste nell'anno è un itinerario temporale e spirituale che fa via via incontrare il credente con i punti di riferimento della sua cultura. Le feste esistono da quando esiste l'uomo, l'arte preistorica lo dimostra. Esse esprimono, a un tempo, quanto c'è di comune, come esigenza di fondo del rapportarsi col mistero e col senso del vivere in tutte le religioni, e mostrano la diversità inventiva e dottrinale delle varie culture (dalle grandi civiltà alle popolazioni più isolate). Le feste sono il luogo dove il religioso e il profano si mescolano. I lemmi che compongono questo "Dizionario delle feste", curati dai principali esperti internazionali sotto la supervisione di Mircea Eliade e Julien Ries, sono state tratte principalmente dall'edizione dell'"Enciclopedia delle Religioni" diretta da M. Eliade, articolata in 17 volumi di cui 15 pubblicati, curata per l'Italia da Dario M. Cosi, Luigi Saibene e Roberto Scagno, e dal "Trattato di Antropologia del Sacro" (TAS) pubblicato in 10 volumi, curato da Julien Ries con Lawrence E. Sullivan e Michel Masson, opere fondamentali, di riferimento per studiosi e cultori della vasta materia antropologica e religiosa. Traduzioni di: Sara Andreis, Stefania Arcara, Erica Baffelli, Fabrizia Berera, Maria Teresa Bianchi, Sara Bianchi, Maria Gabriella Bianco, Alessandra Borgia, Pier Giorgio Borbone, Emanuela Braida, Letizia Sonia Cantarella, Luca Capponcelli, Guendalina Carbonelli, Alessandro Cassol, Marianna Castracane, Matteo Cestari, Antonella Comba, Alessandra Consolaro, Giacomo Deambrogio, Maria Sita Demichelis, Simona Destefanis, Davide Domenici, Simonetta Focardi, Glenda Franchin, Maurizio Giannattasio, Marco Grampa, Giuliana Iacopino, Gaia Lembi, Corrado Martone, Paolo Melis, Riccardo Nanini, Alberto Pelissero, Chiara Petri, Alessia Piana, Marzia Pierluigi, Tiziana Ripepi, Anna Maria Sberveglieri, Raul Schenardi, Maria Giulia Telaro, Paolo Villani.
I sonnambuli sono i grandi facitori della rivoluzione scientifica - Copernico, Keplero, Brahe, Galileo - per opera dei quali in poco più di un secolo la concezione della scienza e il suo rapporto col sapere umano furono trasformati radicalmente. Collegando l'indagine scientifica con la vita, i caratteri, le passioni, le debolezze di ognuno, Koestler mostra che essi non furono infallibili macchine pensanti, ma procedettero per territori incerti e nebbiosi con una faticosa ricerca a tastoni, piena di cadute e di ritorni indietro. La precedente esperienza dell'umanità, cui è dedicata la prima parte del volume, era fondata su una visione unitaria dell'universo, dove la religione aveva contribuito al progredire dell'umano conoscere. Ora non solo si impone la separazione tra religione e scienza, ma il sapere stesso si frantuma: si sviluppano in modo isolato diversi rami di conoscenza e di comportamento che guidano ognuno a rigide ortodossie, a specializzazioni unilaterali, a ossessioni collettive. Nello stesso tempo - ed è la grandezza non ultima dei sonnambuli - si assiste a «riconciliazioni impreviste, a nuove sintesi nate da una frammentazione apparentemente senza speranza». Arricchiscono il volume un testo di Giulio Giorello e la nuova Introduzione di Carlo Sini.
Robert Hugh Benson, con "Il padrone del mondo" (1907), ci porta in una realtà nella quale l'uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell'Umanitarismo. L'eliminazione della guerra, l'abolizione dei rumori, la legalizzazione dell'eutanasia, l'adozione di cibi artificiali, l'uso dell'esperanto sono solo alcune tra le caratteristiche che fanno da naturale corollario al nuovo tipo di convivenza civile. In questo paesaggio si muovono, con estrema ponderatezza, i personaggi di Benson, ricchi di umanità e descritti in modo sapiente: Oliviero Brand, il politico; Mabel, la deliziosa compagna di Oliviero, che sceglie la dolce morte offerta dalle case dell'eutanasia e che, nel momento estremo, vede, capisce e prova la netta sensazione del misterioso Altro; Giuliano Felsemburgh, l'uomo che costituisce la sintesi più sconcertante dei sentimenti e delle aspirazioni che l'Umanitarismo suscita; Percy Franklin, un prete in cui la fede vacilla per poi riconfermarsi più viva e vera.