Due storie parallele a circa mezzo secolo di distanza sono destinate ad incrociarsi. Da una parte un giovane seminarista, Rolando, figlio di contadini emiliani, vive i drammi della seconda guerra mondiale lungo la Linea Gotica. I nazisti occupano il suo seminario, determinandone la chiusura, mentre i partigiani comunisti vogliono eliminarlo per mettere a tacere la sua ardente testimonianza di fede. Non c'è posto per lui nel progetto ideologico di chi vuole fare della fine della guerra l'inizio della rivoluzione proletaria. Per questo Rolando viene rapito, fatto prigioniero, spogliato dell'abito talare, condannato innocente a morte. Dall'altra parte in una giovane famiglia milanese irrompe inaspettata la malattia dell'unica figlia, Marta, ancora bambina. Un urto improvviso e violento che, nella sofferenza, rimette in gioco i genitori e lentamente ricompone il loro amore e la loro unità, che si stava sgretolando. Dopo un lungo percorso di ansie, speranze e delusioni il terribile morbo, però, sembra avere il sopravvento. Nella scena finale i due racconti convergono, improvvisamente, nella stanza di un ospedale, dove la bambina è in coma. Ma la morte non ha l'ultima parola. Nello scrivere questo romanzo l'autore si è ispirato, dopo un lungo lavoro di ricerca, alla storia vera del seminarista martire Rolando Rivi, per il quale si sta concludendo la causa di beatificazione presso la romana Congregazione delle Cause dei Santi.
I brevi testi di questo opuscolo si possono paragonare a dei "frammenti": l'intero è il mistero di Cristo, di cui sant'Ambrogio invitava a scoprire i tesori nascosti e che oggi appare smarrito, abbandonato e persino si direbbe deliberatamente accantonato. Ora, un primo manipolo di "frammenti" riguarda Gesù risorto da morte e quanto da lui irraggia o in lui si risolve. Sono gli argomenti umani e cristiani fondamentali e sempre urgenti, d'altronde interpretabili e comprensibili unicamente alla luce del Crocifisso glorioso, come: il destino dell'uomo, la sua vita e la sua morte, il demonio e il male, l'inferno e il paradiso. A far da guida in queste riflessioni è proprio sant'Ambrogio con le sue intuizioni acute e folgoranti, che ne fanno in cristologia il dottore più perspicuo di tutti i dottori della Chiesa. Una seconda raccolta di testi ha come argomento la teologia, considerata in una molteplicità di aspetti e sullo sfondo del pensiero debole contemporaneo che, deprimendo l'intelletto e offuscandone lo splendore, rende impossibile la sacra dottrina. E qui la guida è Tommaso d'Aquino, nel quale limpidità e profondità si fondono, ma che, secondo Inos Biffi, è ancora largamente da scoprire. L'ultima parte dell'opuscolo è un incontro con alcuni santi e dottori che hanno trovato e illustrato con intensità e finezza singolari i "tesori nascosti in Cristo": da Ambrogio, che già conosciamo, a Bernardo di Clairvaux, a Bonaventura, e ancora a san Tommaso...
Perché siamo sottomessi agli imperativi dell'economia? La visione del mondo che ci propone questa disciplina è davvero realistica? È possibile concepire diversamente la produzione, il consumo e lo scambio? Partendo dalla storia e dall'antropologia, questo saggio rimette in discussione i presupposti dell'economia dominante, affermatisi nel corso dell'Ottocento e ormai divenuti obsoleti. L'egemonia del mercato, la lotta contro la scarsità e l'ossessione della crescita conducono all'abbondanza oppure alla penuria generalizzata? Con uno sguardo lucido e originale sulle diverse crisi - economica, finanziaria, energetica e alimentare - che ci minacciano, Gilbert Rist propone un altro modo di pensare la società e di affrontare i problemi ecologici, invitando alla costruzione di un nuovo paradigma economico.
Il problema del male non trova posto nella filosofia di Benedetto Croce: i suoi scritti rivelano una incrollabile visione ottimistica della realtà, pienamente positiva e in armonia con l'attività dell'uomo, chiamato ad operare per trasformarla. Eppure il male rimane in Croce come un'ombra che accompagna la sua vita e il suo pensiero, a partire dalla tragica notte del 29 luglio 1883, quando il terremoto di Casamicciola cancellò quanto aveva di più caro. I Taccuini personali rivelano che le terribili ripercussioni di quella notte si ridestarono puntualmente ad ogni evento drammatico di cui egli ebbe notizia: il terremoto di Messina, l'avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, la decadenza fisica, l'approssimarsi della morte. Tutto ciò venne a incrinare pericolosamente la compattezza del suo sistema, mirante a identificare il mondo dell'esperienza con l'Assoluto. Quello di Croce è l'ultimo grande tentativo filosofico di negare la possibilità stessa del male: scopo del libro, dopo la presentazione dei capisaldi della sua filosofia (Estetica, Logica, Storia, Etica), è discutere questa negazione, mostrando che il problema del male, in tutte le sue forme, mette radicalmente in discussione ogni filosofia dell'immanenza. Tutto ciò pone la riflessione filosofica di fronte a un dilemma inevitabile, oggetto delle Conclusioni del presente lavoro.
Nel 1994 l'economista inglese Hosea Jaffe componeva questo breve libro unendo tre testi e realizzando un'opera totalmente politically incorrect. La Germania stava prendendo per mano l'Europa, non solo per farle pagare la sua unificazione, ma per costringere i Paesi europei mediterranei a un'impossibile rincorsa al PIL e ad altri parametri dello sviluppo, distraendoli da politiche sociali, cioè da quella conquista che fu lo "Stato sociale". Politiche di ostacolo al progetto delle multinazionali tedesche - e non solo tedesche - e della Bundesbank, il tutto con l'aggiunta del keynesismo di guerra, il ricorso, cioè, a guerre locali devastanti ed ecologicamente catastrofiche, spesso giustificate con pretesti umanitari. La Comunità Europea, trasformata in Unione Europea dell'Euro, seguendo la Germania, ha aumentato il divario poveri/ricchi all'interno e ha reso neocolonia il suo Est. Ha condotto alla crisi profonda i suoi membri mediterranei e non solo, ha reso abituale il ricorso a interventi militari, ha esautorato il pensiero e l'azione politica. L'economista inglese di origine sudafricana, allora nei suoi 74 anni, aveva previsto con drammatica lucidità la corsa nel fosso dei Paesi europei, come i ciechi del dipinto di Bosch. Ripubblicare questo libro, a diciotto anni di distanza, ha il significato di dirsi che "capire è possibile": si vedeva da allora la corsa allegorica nel fosso dei Paesi europei e i costi deflagranti per le periferie dell'Europa e per altri Paesi colonizzati dall'Europa stessa.
Discendente dalla famiglia reale dei Folkungar, Brigida (1302/1303-1373) trascorre la sua giovinezza in un ambiente aristocratico e raffinato, imbevuto di profonda fede religiosa, la stessa che, dopo il matrimonio con Ulf Gudmarsson e dopo la nascita dei suoi otto figli, la spinge a intraprendere, insieme al marito, lunghi pellegrinaggi religiosi in tutta Europa e a scegliere di divenire terziaria francescana. Già prima, tuttavia, ella era riuscita a valicare i confini territoriali della Svezia, entrando in contatto con il ricco contesto intellettuale europeo, grazie al suo direttore spirituale, Matthias, dottore in teologia nell'Università di Parigi. Dama di corte della regina Bianca, moglie di Magnus Eriksson, cercò di influenzare la politica svedese, come si vede nel libro ottavo delle Rivelazioni, la raccolta delle visioni nel corso delle quali la santa intrattiene un rapporto d'amore intimo e assoluto con lo Sposo divino. Tale rapporto, iniziato alla morte di Ulf, la spinge prima a fondare un monastero ad Alvastra, il primo dell'ordine da lei creato, poi a intraprendere un viaggio in Terrasanta, durante il quale, in visita nei luoghi della vita di Cristo, ella ne rivive intensamente le fasi salienti. La fama di Brigida è legata soprattutto alle sue doti profetiche, che le procurarono grande considerazione presso papi e sovrani, e che giustificano la definizione che la santa dà di sé come "mistica giga" nelle mani di Cristo.
"Poemetto gastronomico e altri nutrimenti" di Tomaso Kemeny è un libro strano: da un lato pare una sorta di canzoniere-poema in cui tutta la realtà viene sottoposta alla prova della poesia: le persone amate, i poeti maestri, le ritualità cosmiche. Dall'altro manifesta un fluire narrante, apparentemente stralunato, in cui il libro si rivela una sorta di convivio dove immagini, ricordi, visioni si incontrano secondo un moto ondoso, creando una specie di moderna satura. Dallo sberleffo al desiderio del sublime (desiderio però controllato da un'ironia obbligatoria in questi casi), all'abbandono commosso di fronte a realtà concrete: elementari, non quotidiane. E in tal senso la prima parte del libro, il compatto "Poemetto gastronomico" che all'opera dà il titolo, si rivela il luogo di massima originalità. La lezione del Byron eroicomico, quello del Beppo e del Don Juan, attingente ai modelli italiani del Boiardo e del Pulci, si manifesta in Kemeny in forma di festosa poesia sul cibo e sulla gioia del vivere, un divertito canto alla vita che, nella sua piena felicità, porge la chiave per interpretare la seconda parte. Dove i nomi dei poeti amati e delle persone, i sogni notturni e cosmici di armonia celestiale, rivelano la loro natura malinconica, sempre confortata da un sorriso, realtà rara in poesia.
Il saggista e narratore russo Andrei Siniavskij, già innovativo critico letterario di "Novyj Mir" e autore con lo pseudonimo di Terz di romanzi e racconti pubblicati solo all'estero, protagonista col poeta Julij Daniel' del celebre "processo alla letteratura" del 1966, che fu tra i catalizzatori del fenomeno del dissenso in URSS, nell'esilio a Parigi è stato per anni autorevole docente alla Sorbona. Del suo importante patrimonio letterario Jaca Book propone questa "prosa lirica" sul massimo poeta russo, nato in circostanze probabilmente uniche, già sufficienti da sole a farne un emblematico caso letterario. Nel periodo 1966-1971, trascorso in lager, Siniavskij ha inviato alla moglie, mimetizzati in lunghe lettere - ne poteva scrivere due al mese -, gli spunti e intere parti del futuro libro, che, infine raccolto, ha costituito un'avvincente narrazione di sicuro impatto: sia per la qualità della raffinata scrittura, sia per l'approccio antiretorico e irriverente di un "mostro sacro" delle patrie lettere. Ma per far volare alto Puskin sulle ali della sua inarrivabile poesia - argomenta Siniavskij bisogna strapparlo al monumento che lo ingessa, al piedistallo che gli hanno innalzato i suoi facili incensatori d'ogni tempo.
Indice
Chiostro Romanico di Monreale (riproduzione)
Il testimone, di Maria Antonietta Crippa
Dare testimonianza e ricevere testimonianza, di Emmanuel Housset
La testimonianza cristiana come linguaggio per la missione evangelizzatrice della Chiesa oggi, di Paolo Martinelli
Testimonianza. Il vangelo nel quotidiano, di Walter Ruspi
L'ore di religione. La "nobile arte della formazione della persona", di Michelangelo Nasca
Il valore testimoniale del patrimonio artistico cristiano, di Maria Antonietta Crippa
I processi di Beatificazione e Canonizzazione. Criteriologia, procedura, significato, di Angelo Amato
Giovanni Paolo II, testimone globale, di Aladino Cazzago
Testimonianza oggi, di Gerolamo Fazzini
"Hasta siempre, Cuba!" Con queste parole si è conclusa lo scorso 28 marzo la visita pastorale di papa Benedetto XVI a Cuba. Nella sua visita, ha incontrato più volte Raul Castro e, prima di lasciare l'isola, anche Fidel Castro. Si è trattato di una visita che ha contribuito a rafforzare i rapporti tra il governo di Cuba e il Vaticano, comportando anche l'importante risultato delle dichiarazioni da parte della Chiesa cubana, ma anche del papa, in maniera diretta o indiretta, sulla questione del blocco economico da parte degli USA. Questo è un libro di attualità, di politica, di prospettiva internazionale. Ma è anche un libro di viaggio. Il diario di due singolari testimoni che hanno seguito da vicino l'evento della visita del papa a Cuba; e, mentre osservavano il pellegrinaggio del pontefice, hanno incontrato nelle strade, nei palazzi governativi, nelle sedi del Partito, la realtà del popolo cubano. Un popolo in lotta contro il sottosviluppo, l'ineguaglianza, la servitù, l'ignoranza; una lotta con l'uomo e per l'uomo, a favore di tutti i popoli del mondo in cerca di libertà e di autodeterminazione. Protagonisti di questo viaggio sono due intellettuali e sinceri amici di Cuba: Luciano Vasapollo, intellettuale marxista docente di economia, e padre Antonio Tarzia, sacerdote paolino, direttore di "Jesus". E attraverso le loro voci che si racconta questo viaggio; e dentro le loro voci si sente - robusta e squillante - la voce di "Cuba libera". Buon viaggio, lettori.
Ngugi Wa Thiong'o, fra i più grandi scrittori africani viventi, dispiega in queste pagine il racconto della sua infanzia e prima adolescenza con disarmante semplicità e freschezza. Scrittore capace di esplosiva denuncia politica (Petali di sangue, Jaca Book, 1979) e di complesse tessiture polifoniche del mondo keniano post-indipendenza ("Un chicco di grano", Jaca Book, 1978, 1997), raccoglie qui le sue energie di narratore distillandole in un linguaggio immediato, che si fonde con il racconto di se stesso ragazzino, ma che progressivamente sempre più va amplificandosi nei grandi eventi storici in cui il protagonista si trova immerso. Prendendo le mosse dai più lontani ricordi del suo gruppo familiare, tutta l'esistenza raccolta nelle cinque capanne del padre e delle sue quattro mogli, la storia personale del bambino finisce per incontrarsi e scontrarsi con quella di un Kenya scosso dai fermenti indipendentisti e dalla dura repressione del governo britannico. Il fascino della parola pervade tutto il libro, presagio del destino del protagonista: dai racconti collettivi del paese, in cui la consistenza storica del fatto si perde nella pluralità delle voci che lo compongono, alle storie raccontate in famiglia "con il riflesso delle fiamme che danzava sui volti", dall'incontro con la parola scritta, grazie a un'inseparabile Vangelo prima e alla biblioteca di un insegnante poi, alla fallace linearità della propaganda coloniale che occupa ogni spazio pubblico...
Per chi pone lo sguardo su una carta geografica fisica dell'America del Sud, l'attenzione è subito attirata dalla vasta e continua estensione pianeggiante dell'Amazzonia, distribuita fra diversi stati, con evidente predominanza del Brasile. Il verde della rappresentazione iconografica si collega, nella mente dell'osservatore, a immagini di fiumi maestosi e copertura arborea imponente punteggiate da piccoli gruppi di uomini e donne piumati: una narrazione ripetuta, senza quasi cambiamenti, per circa mezzo millennio. Ma da ormai diversi decenni il quadro regionale si è modificato e oggi 35 milioni di cittadini vivono, lavorano, progettano in quelle terre. "L'Amazzonia e la foresta" si propone di riflettere attorno ai processi decisionali e attuativi degli attori che operano in questa realtà: amministrazioni statali e locali, gruppi economici di diversa consistenza e potere, associazioni della società civile e istituti di studio e ricerca, senza dimenticare l'importanza delle relazioni internazionali. L'inglobamento del bioma amazzonico nell'ecumene è forse il primo caso di un processo di tale tipo (certamente il primo ad una scala così estesa) che si compie avendo coscienza che esso porta con sé conseguenze ambientali relative non solo all'area immediatamente e direttamente coinvolta, ma anche a spazi lontani e, chissà, planetari.