I quattro amori che l'autore distingue nell'animo umano sono l'affetto, l'amicizia, l'eros, la carità. Ognuno di essi, preso singolarmente, è stato trattato piuttosto spesso: da san Bernardo a san Paolo, da Ovidio a Stendhal. Più difficile, invece, è trovare chi li abbia considerati insieme. Lewis l'ha fatto. Egli vede ciascuno dei "quattro amori" emergere nell'altro, ci mostra come uno possa anche trasformarsi nell'altro, ma non perde mai di vista la reale e necessaria differenziazione tra loro. L'autore delle "Cronache di Narnia" sa essere lucido e vigoroso nell'incidere queste fondamentali linee dell'animo umano e il risultato è un ritratto parlante dell'unico e profondo desiderio di felicità, in cui ciascuno sarà indotto a ritrovare familiari somiglianze.
Picchetti, case dell'ospitalità, file per la zuppa: così Dorothy Day (1897-1980) - giornalista, ragazza-madre, attivista, anarchica e pacifista - si è presa cura degli scartati d'America, di quelli che vivono ai margini estremi, di senza fissa dimora inavvicinabili per il loro odore, di madri che perdono il senno vedendo i figli morire di fame, di disoccupati annichiliti che arrivano brandendo coltelli. Per evitare di addomesticare una figura complessa e incredibile, Giulia Galeotti ritrae Dorothy Day in una biografia che è tante cose insieme: un viaggio nella letteratura e nella storia del Novecento (dal Village degli anni Dieci alla morte di papa Luciani, passando per la Grande depressione, Hiroshima, Cuba e il Vietnam), un trattato di sociologia, uno studio sui molti tipi di pidocchi umani, un poema di vangelo incarnato, un'inedita guida di New York e una storia del difficile rapporto tra una madre e sua figlia. Donna dalla vita avventurosa, scomoda, difficile e di un'attualità sconcertante (tra disuguaglianze, non-violenza, maternità e aborto, ecologia e difficile legame con la Chiesa) Day non solo ha accolto gli ultimi, ma ha vissuto nelle stesse case, mangiato alla stessa tavola, usato gli stessi bagni, vestito gli stessi abiti. Perché alla domanda «sono forse io il custode di mio fratello?», Dorothy Day ha risposto sì.
Il libro in cui Lewis racconta il suo passaggio dall'ateismo al cristianesimo. È una storia, come dice l'autore, «insopportabilmente personale». Chiunque però cominci a leggerla la lascerà a malincuore come accade ad ogni vera storia, come accade quando uno scrittore sa «creare» un mondo, sia che lo inventi, sia che lo testimoni. E i lettori di Lewis sanno che egli è magistrale in ambedue i casi. Si legge la storia di questa conversione senza accorgersi di percorrere una lunga strada: dai passatempi dell'infanzia alle emozioni dell'adolescenza, all'inizio della maturità. È come assistere all'indagine di un detective che voglia andare a fondo di un «caso» che lo appassiona. C'è in questa storia una tensione analoga, resa con la capacità poetica e il vigore narrativo di un grande scrittore.
In virtù del suo impegno sociale e della profondità che emana da opere come Pustinia («deserto» in russo), libro assurto a classico della spiritualità cristiana, la figura di Catherine de Hueck Doherty si accompagna oggi a quelle di altre donne indimenticabili come Madre Teresa, Dorothy Day e Suor Emma-nuelle. Di origini russe, fuggì ventenne dal suo Paese per giungere infine in Canada, dove fondò col secondo marito, Eddie Doherty, la comunità «Madonna House», centro di accoglienza per bisognosi, oggi presente con le sue succursali negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Così come nelle sterminate foreste russe esistono le pustini a e i pustinikki (abitanti del deserto), che nel silenzio sono disponibili ad accogliere chiunque si rivolga a loro, dall'esperienza di «Madonna House» sono nati, anche nelle metropoli, luoghi ove sperimentare nel silenzio, nel digiuno e con solo una Bibbia sul tavolo, il rapporto con Cristo. Catherine ci spiega il paradosso e l'esperienza concreta dei deserti nelle metropoli odierne, ci insegna come vivere il silenzio e l'accoglienza assoluta, anche nell'assordante mondo contemporaneo, in una costante opera a favore della giustizia sociale e contro il razzismo. Una proposta religiosa e umana sempre attuale. Catherine Doherty si definiva una «non teologa», ma nelle sue parole ritroviamo una saggezza che unisce il cristianesimo da Oriente a Occidente.
La storia religiosa dei secoli XVI e XVII ha trovato nell'opera di Michel de Certeau un insuperato punto di riferimento. In quest'epoca attraversata da inquietudini e dibattiti, il suo sguardo individua voci e testimonianze come quelle di Carlo Borromeo (riformatore tridentino a Milano e Roma) e di René d'Argenson (segretario di stato per gli Affari esteri di Luigi XV) o, ancora, Lafitau (che cercò di inscrivere i costumi e le tradizioni amerindie nella storia dell'umanità) e Michel de Montaigne, acuto indagatore dei cannibali brasiliani, che contribuirà alla nascita dell'antropologia. Le analisi di Certeau, a cui vanno aggiunte pagine fondamentali su Henri Bremond, Robert Mandrou o gli "Esercizi spirituali" di sant'Ignazio, recuperano l'alterità del passato (soprattutto, ma non esclusivamente, religioso) e ne mostrano i resti inassimilabili, i residui che sfuggono al trattamento ideologico o alla presa totalizzante, fosse pure quella del senso che non appartiene a nessuno e che, proprio per questo, non si deve smettere di cercare. "Il luogo dell'altro" rappresenta dunque una mirabile sintesi dell'opera di Certeau: un'opera mai compiuta e sempre proiettata al di là dei suoi guadagni.
"Tre secoli sono trascorsi, eppure davanti a Jean-Joseph Surin anche oggi gli uomini s'arrestano discordi e perplessi e si chiedono: ossessione demoniaca o nevrosi? supreme prove del mistico o fenomeni isterici? grazia o follia? o tutte queste cause insieme? C'è un groviglio di elementi inquietanti in giro al Surin: bisogna ammetterlo. Tuttavia i segni della sua grandezza emergono da quel groviglio e s'impongono indiscutibilmente, simili a vette luminose che si elevano da campi di nebbie informi e fluttuanti. Pensatelo pure affetto da nevrosi, ma voi non potrete disconoscere che egli abbia esercitato una vasta e profonda efficacia sulle coscienze migliori del suo ambiente e del suo secolo. Innumerevoli anime (e non tutte suggestionabili o ingenue), prese dal suo fascino spirituale, si sono poste sotto la sua guida e realmente hanno raggiunto le cime della perfezione cristiana." (Giovanni Colombo)
I più poveri hanno una conoscenza di Dio unica nel suo genere, perché rivelano quotidianamente che la condizione di figlio di Dio non si lascia soffocare dalle vicissitudini dell'esistenza umana. Siamo sicuri di credere nel vero Dio, se non ci prestiamo a condividere le difficoltà degli ultimi? E questa la domanda che il fondatore di "ATD Quarto Mondo" pone in questa meditazione personale: una riflessione partecipata e vissuta in prima linea nell'incontro con la miseria della nostra società.
Il Commento al Vangelo di Giovanni è senza dubbio l’opera maggiore della von Speyr. Senza pretese specialistiche, ma con la sapienza di chi è abituato a lasciarsi prendere dalla parola, ella espone il Vangelo parola per parola per sottomettervisi, non per dominarlo. “Quando Dio Padre, Figlio, Spirito Santo abita un cielo che Lui solo conosce, allora l’amore e l’ordine sono una cosa sola, non c’è possibilità di distinguerli perché l’amore è ordine e l’ordine amore. Ognuna delle tre persone della Trinità ama gli altri a partire da un ordinato amore divino”. Sulla terra l’ordine e l’amore sono rappresentati da Pietro e Giovanni, dall’istituzione e dal carisma; essi devono perciò essere uniti in analogia all’unità che hanno in Dio, perché la chiesa sia veramente cattolica, aperta a tutti.
Presentiamo la prima edizione completa dei sermoni di Baldovino di Ford. Le due opere maggiori, "Il sacramento dell'altare" (Jaca Book, 1984), e l'inedito "De commendatione fidei", costituiscono i due pilastri attorno ai quali si snodano i temi della predicazione omiletica raccolta nei Sermoni: la rivelazione dell'amore di Dio nel dono Eucaristico di Cristo e la fede dell'uomo. Attorno a essi altri temi si svolgono in un latino di stampo giuridico, ampio e solenne come le arcate di una chiesa romanica; dal centro, cioè dalla contemplazione del mistero trinitario che si riversa nella comunione vissuta a immagine della Trinità, questa teologia monastica si effonde in una teologia del pensiero vero, della vita buona, della bellezza, della vita consacrata all'amore e all'obbedienza. Tra i sermoni, in particolare nel sesto, rammentando il martirio di Thomas Becket, Baldovino offre considerazioni interessanti anche per la chiesa di oggi: "Tutta la malizia del nostro tempo, anche se ora è molto grande, viene perdonata per questo unico fatto. Un unico delitto è avvenuto, ma in un unico delitto sono compresi molti crimini (6,20)".
"Le meditazioni e preghiere comprese in questo volume furono stese di getto da Newman in varie occasioni, per tener traccia scritta dei propri pensieri. In quanto tali, non hanno molto dell'elaborata struttura concettuale e dimostrativa e dell'elevata veste stilistica proprie delle opere destinate al pubblico dei suoi molti lettori. Ma, proprio per la loro forma semplice, immediata e intensamente personale, esse mostrano con ancor maggiore evidenza taluni aspetti salienti della personalità di Newman: l'intuizione profonda e penetrante dei principi chiave della realtà e della vita cristiana; la sincerità dell'adesione a essi, al di là di ogni possibile autoillusione dell'intelligenza e della volontà; la piena conformità a quella 'luce amorevole' che già da anglicano invocava e a cui fu sempre fedele in un lineare itinerario di vita che fu anche nascosto martirio dell'animo. [...] Pubblicate postume nel 1893 da William Neville, discepolo e confratello di Newman, le 'Meditations and Devotions' ebbero nel tempo numerose edizioni. Questa, curata da Meriol Trevor nel 1964, si distingue per alcune modifiche all'ordine interno dei testi, giudicate confacenti alla loro migliore comprensione." (Luca Orbetello)
Il libro riporta l'incontro pubblico fra Raimon Panikkar e Angela Volpini che ebbe luogo nel 2000 presso Vivarium, a Tavertet, in Catalogna. Sei domande ciascuno su temi fondamentali della vita, rivolte da Marcel Capellades al filosofo e pensatore di fama internazionale e alla mistica che vide la Madonna per nove anni da bambina e dalla quale ricevette una visione della natura dell'uomo. Le loro risposte, brevi ed essenziali, ci offrono le loro visioni della realtà. Dice Panikkar in una lettera scritta ad Angela: "Mi trovo in sintonia totale con te. E significativo che malgrado le differenze culturali coincidiamo non soltanto sull'amore, ma anche nelle idee".
"Trovandomi vicino a molte persone attirate dalla comunità, da nuovi modi di vita, mi rendo conto della grande ignoranza esistente a riguardo della vita comunitaria. Molti sembrano credere che si tratti di mettere sotto lo stesso tetto delle persone che s'intendano "più o meno" o che siano impegnate nei confronti di uno stesso ideale, perché ci sia comunità. Il risultato, a volte, è disastroso! La vita comunitaria non è fatta semplicemente di spontaneità né di leggi. Ci sono delle condizioni precise, necessarie, perché possa farsi profonda e crescere attraverso le crisi, le tensioni e i "momenti buoni". Se non ci sono queste condizioni, sono possibili tutte le deviazioni che porteranno progressivamente alla morte della comunità o alla sua morte spirituale, alla "schiavitù" dei suoi membri. Queste pagine vorrebbero mettere in chiaro le condizioni necessarie a una vita comunitaria. Sono state scritte non come una tesi, o un trattato di vita comunitaria, ma sotto forma di flashes. Sono piste di riflessione, che ho scoperto non nei libri ma nel quotidiano, attraverso i miei errori, i miei insuccessi, anche le mie colpe, attraverso le ispirazioni di Dio e quelle dei miei fratelli e sorelle. Mi auguro che molte persone possano vivere questa avventura, che è poi quella della liberazione interiore: la libertà di amare e di essere amati".