In questo volume è riportata, tradotta, introdotta e commentata la riflessione sui "peccati di lingua", scritta in latino da Guilielmus Peraldus, frate dell'ordine dei Predicatori, vissuto nel XIII secolo in Gallia. Nell'introduzione viene presentata dal curatore la questione sui "peccati di lingua", nell'attualità e con alcuni importanti riferimenti storici; vengono poi proposti i tratti essenziali della vita e delle opere di fra Guglielmo Peraldo. Quindi il testo del trattato de peccato linguae (ultimo capitolo della Summa vitiorum, pubblicata nel 1236) è riprodotto nell'originale in lingua latina e in traduzione italiana. La prima parte del trattato offre i motivi per dover custodire la lingua. Nella seconda lunga parte vengono passati in rassegna ventiquattro peccati di lingua: per ogni peccato sono presentati i motivi per cui esso va detestato, evitato, represso; sta qui la struttura portante dell'opera. Infine, nella breve terza parte, si presentano alcuni rimedi contro i peccati di lingua.
In corrispondenza con il Giubileo straordinario della misericordia (2015-2016) l'Accademia Alfonsiana ha voluto rivisitare il nesso tra misericordia e vita morale con un corso "Misericordia e vita morale", svolto durante l'anno accademico 2016-2017. La dimensione multidisciplinare coincide con gli approcci che strutturano lo studio in Accademia, corrispondendo alla praticità e alla benignità pastorale alfonsiana: oltre la sensibilità epistemologica, la visione morale sistematica viene elaborata ed esplicitata, per la prassi più concreta, attingendo alla Scrittura, alla storia, alla teologia e all'antropologia, in dialogo con le scienze umane e sempre "alla luce del mistero di Cristo" che vive e agisce nell'umanità di oggi.
In una disciplina segnata con sempre maggior vigore da orientamenti diversi e in netta contrapposizione tra loro, l'approccio etico della cura si pone come tentativo di offrire alla bioetica un linguaggio comune per un'etica pubblica condivisa. Partendo dall'analisi storico-filosofica del concetto di cura, il lavoro presenta la proposta di una bioetica che, liberata dai rigidi schemi del deduttivismo e dell'imparzialità, si radichi nella vulnerabilità, nella relazionalità e nella dignità personale come elementi in grado di realizzare un orizzonte normativo di base che promuova il rispetto della vita e la crescita globale di ogni essere umano. L'etica della cura considera, infatti, moralmente rilevante non tanto la singola azione posta in essere da un individuo, ma l'impegno di ciascuno a protendersi verso l'altro. Inoltre, la cura non si pone il problema di delineare principi astratti validi per tutti in ogni luogo e in ogni momento della storia, ma considera ogni individuo e ogni problema morale nella sua unicità e irrepetibilità storica ed etica. L'ultimo capitolo cerca di applicare il nuovo paradigma bioetico alle dichiarazioni anticipate di trattamento, presentate come un "patto di cura" capace di ridare protagonismo al paziente in un'ampia cornice relazionale.
Il libro raccoglie vari articoli che sono stati pubblicati nel corso degli anni sulla rivista accademica Studia Moralia. Essi sviluppano il concetto di giustizia e misericordia come dono di Dio, arrivando a delineare il giusto comportamento morale a cui è tenuto ogni uomo. L'opera, nel suo insieme, raccoglie pluralità di pensiero, frutto dello studio di diversi autori in tempi e in contesti sociali differenti. A seguire, si è analizzato il rapporto tra giustizia e misericordia alla luce del pensiero di Sant'Alfonso, una rilettura più che mai appropriata per i giorni nostri.
Il titolo di questo libro fa allusione ad una "chiamata", parola sovente utilizzata in teologia al punto di devenire banale. Ma le cose cambiano se si considera il contesto della parola e chi chiama. Il contesto, in questo caso, è legato allo statuto d'essere o, se si vuole, al tratto fondamentale dell'identità dell'uomo cristiano che implica una dignità assolutamente unica che nessuno in questo mondo può attribuirsi. Qui è in gioco lo spessore divino dell'uomo che dalle origini del mondo ha interessato la creatura umana fino a cadere nella trappola del diavolo, il quale, conoscendo bene i suoi desideri innati, le offre falsamente la possibilità di alzarsi da sola alla cima del divino. Dico "falsamente" perché la "chiamata" come la sua realizzazione ha, come già suggerito, bisogno di un di più che l'uomo può solamente ricevere, mai darsi. Ricevere da chi? Dall'unico uomo in questo mondo che è vero Dio, Gesù di Nazareth, il Figlio del Padre rivelato come Amore illimitato capace di far passare l'uomo, piccolo, allo stato d'infinitamente grande o, con le parole di Paolo, di "creature nuova", cioè di una "altra specie" di quella puramente terrena. Da questo dono scaturisce una vita morale che supera il puro umano e che prende i tratti essenziali dell'adorazione o del culto che si incarna in un servizio incondizionato verso i fratelli.
Questo lavoro analizza gli studi di Joseph Höffner (1906-1987) dedicati al pensiero etico, economico e giuridico della Scuola di Salamanca, le cui concezioni rappresentano una radice cattolica dell'economia di mercato. Dopo aver discusso il concetto scolastico di Ordo e l'etica dell'economia elaborata dall'Ordoliberalismo, vengono trattati i fondamenti epistemologici e teologici della Dottrina Sociale Cristiana maturati da Höffner. Infine si propone una lettura della Caritas in veritate di Benedetto XVI alla luce dell'Economia Sociale di Mercato.
"La calunnia è un vero e proprio ciclone, che nasce dall'odio e dalla cattiveria, dall'invidia e dalla gelosia e che lentamente distrugge nell'intimo il genere umano: perciò la sua forza, come ha inteso riflettere l'autore in questo contributo, si abbatte in ogni ambiente sociale, investendo tanto quello civile, quanto quello ecclesiale." (Dalla presentazione di S.E. Mons. Enrico dal Covolo)
"il denaro deve servire, non governare". Con una delle sue sintesi omiletiche che ormai abbiamo ben imparato a conoscere e ad apprezzare, Papa Francesco non ha fatto che ribadire, in fondo, il primato dell'umana creatura su tutto quanto è stato creato per essere posto a suo servizio. In che direzione dobbiamo cercare, allora, la forma buona dell'uso del denaro? O, detto altrimenti, che relazione debbono avere l'economia e i sistemi economici in rapporto agli altri poteri e alle altre forze che determinano i sistemi sociali e la vita dei popoli? Quale dovrà essere il contributo specifico dei cristiani nella governance dei processi economici? Che ruolo, in particolare, deve occupare la politica, che così spesso ci appare succube e ancillare rispetto alle leggi del mercato e alle decisioni che esse le impongono? Sono queste alcune delle domande e delle tematiche oggetto dei lavori del Colloquio e alle quali ci si è accostati con un approccio interdisciplinare.
La ricerca si inserisce nel vasto panorama di studi riguardanti i Disturbi del Comportamento Alimentare in adolescenza, all'interno del quale vuole apportare uno specifico contributo di tipo etico-teologico e pedagogico, a partire da una concezione antropologica fondata sul personalismo. La chiave ermeneutica di fondo viene individuata nel desiderio, quale componente strutturante la natura umana, che guida le considerazioni sul senso del limite, sulla corporeità, nella sua precipua connotazione relazionale, e sull'universale apertura alla trascendenza. La proposta educativa che ne scaturisce, inserendosi nell'alveo di una Teologia Morale in costante ricerca della verità e in fruttuoso dialogo con il mondo odierno, risulta finalizzata a promuovere nelle giovani generazioni la capacità di introspezione e di scoperta della dimensione spirituale, lo sviluppo del senso morale e l'assunzione di responsabilità nel segno della progettualità futura.
Il primo atto di invidia nella storia dell’uomo ha creato il vero significato dell’esistenza: «per l’invidia del diavolo la morte entrò nel mondo» (Sap. 2, 24). L’invidia di Caino nei confronti di Abele, prediletto da Dio, ha causato il primo omicidio, mentre quella di Esaù verso Giacobbe, favorito nella successione, ha seminato la discordia in famiglia. È per invidia che Giuseppe è venduto come schiavo dai suoi fratelli e Davide perseguitato da Saul; e, ancora, per invidia gli ebrei consegnarono Cristo a Pilato. Papa Gregorio Magno l’ha collocata al secondo posto tra i vizi capitali, subito dopo la superbia. L’invidia è la peggiore e la più inconfessabile delle emozioni. Le componenti che la caratterizzano sono numerose sia sul versante dell’espressività fenomenologica (rancore, rabbia, emulazione, ammirazione, …) sia per quanto riguarda la dimensione in cui cercare di identificarla: sociale, intrapsichica, relazionale, religiosa, filosofica, economica, ecc. . È un sentimento ostile che nasce dalla percezione della superiorità o di qualche vantaggio posseduto da un altro e che culmina nella cattiveria e nella malizia. La difficoltà nel riuscire ad analizzare, comprendere e arginare l’invidia può trovare un rimedio nella sapienza di Re Salomone: è il dono del discernimento, ricevuto da Dio, che dà la capacità di saper distinguere il bene dal male assumendosene la responsabilità.
Biografia
Salvatore Capodieci, psichiatra e psicoterapeuta, è membro Associato della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica (S.I.P.P.) e Socio del Nodo group. È docente di Psicopatologia Generale e Descrittiva e di Sessualità umana presso il Dipartimento di Psicologia dello IUSVE (Istituto Universitario Salesiano – Venezia). Svolge attività di supervisore di équipe che lavorano in istituzioni e comunità terapeutiche. Ha partecipato in qualità di chairman e invited speaker a più di cento Congressi e ha organizzato come coordinatore scientifico numerosi Convegni. Ha al suo attivo più di 120 pubblicazioni, comprendenti articoli apparsi su riviste italiane e internazionali e capitoli su Testi e Trattati, ed è autore o coautore di otto volumi. Ha pubblicato per la Lateran University Press Giuseppe. Storia di fratellanza e amicizia (2013).
L'autore, in una miscellanea di argomenti, desidera coinvolgere i lettori in una riflessione su alcuni temi caldi di questo tempo e lo fa con un linguaggio fruibile. Egli focalizza principalmente le ideologie dell'occidente e spazia dall'antropologia filosofica, toccando argomenti di etica, geopolitica, ecologia e psicologia dell'educazione che, pur non essendo il proprio campo specifico di azione, hanno attirato la sua attenzione in questi ultimi anni. Il quadro globale rappresentato può assumere una valenza negativa e drammatica, ma l'obiettivo dell'autore è di sollecitare, attraverso questo crudo spaccato, la riflessione sull'uomo occidentale di questo tempo e porre l'accento sulla necessità di una rapida inversione di rotta che blocchi il degrado sociale, ecologico e morale di un'umanità che appare allo sbando.
Etica dell'infanzia. Questioni aperte: questo il titolo del Convegno promosso dall'Accademia Alfonsiana il 21-22 marzo 2012, di cui vengono qui proposti gli Atti.