«Memori delle tirannie che l'avevano mortificata, nella seconda metà del Novecento abbiamo amato il carattere esaltante della libertà come liberazione da ogni catena. Ma ora che finalmente abbiamo raggiunto tale condizione, nuove ombre si allungano attorno e dentro di noi». A cinquant'anni dalla «primavera in cui le strade e le piazze del nostro paese risuonarono del vibrante grido di libertà», quel concetto delicato e prezioso, coltivato dalla generazione dei baby boomer, è a rischio di collasso. La sempre maggiore richiesta di sicurezza, la ricerca di qualcuno o qualcosa in grado di restituire un po' di ordine, rischiano oggi più che mai di farci sacrificare la tanto agognata libertà e di indebolire le basi di solidarietà, tolleranza e fratellanza su cui la nostra società si fonda. Avremmo bisogno, sostiene Mauro Magatti, di una libertà che sappia essere responsabile, una libertà capace di indignazione, dedizione, affezione, in grado di non rinchiudersi nella consolazione di un godimento solipsistico ma di creare nuovi legami, una libertà che sappia ricostituire luoghi e processi di produzione di senso collettivo. E poiché la libertà va allenata, individualmente e collettivamente, ecco allora cinque «movimenti» che, come una ginnastica, possono aiutarci a sbloccare ciò che si sta intorpidendo. Primo: dire no, opporsi, resistere, dissentire. Secondo: coltivare lo spirito di iniziativa. Terzo: farsi ingaggiare, senza farsi imprigionare. Quarto: lasciare andare. Quinto: far circolare la libertà. Perché la libertà è una sfida, eccitante, complessa, quotidiana, che non riguarda mai solo l'individuo, ma ogni relazione che prende forma negli ordini sociali, culturali e politici. È un delicato equilibrio che, come acrobati su un filo sottile, possiamo raggiungere solo mettendo da parte la paura di cadere.
Chi sono i padri del terzo millennio? Sono quelli che mettono al mondo un figlio desiderosi di essere presenti nella sua vita. Quelli che vogliono diventare uomini migliori grazie alla paternità. Quelli che sanno essere disponibili e coinvolti e così facendo sostengono la crescita dei loro figli in modo autorevole e affettuoso. La paternità oggi è «contaminata» da bisogni emotivi nuovi per il mondo degli uomini. I «papà millennial» pensano ai propri figli e vivono loro accanto in modo completamente differente rispetto ai padri da cui sono nati. Non più solo «padri della legge», ma anche padri emotivi, affettivi, teneri, sensibili. Non più solo padri preoccupati di dare sicurezza, norme e protezione ai figli, attraverso il proprio lavoro, ma anche profondamente convinti del loro ruolo affettivo e educativo. Un saggio sulla paternità, scientificamente solido e basato sulle più recenti scoperte delle neuroscienze e sulle evidenze della teoria dell'attaccamento di John Bowlby, che è anche un percorso di self-help, in grado di aiutare gli uomini che stanno pensando di diventare padri, quelli che già lo sono e quelli che, non essendolo, stanno rielaborando la loro storia di figli a fianco del padre che li ha cresciuti. Casi clinici, storie di uomini alle prese con la paternità, ma anche informazioni e competenze che ogni uomo deve saper mettere in gioco nel passaggio da uomo a padre. Un saggio che si legge come un romanzo, perché arricchito da una serie di narrazioni sviluppate attraverso il metodo della NPO (narrativa psicologicamente orientata), di cui Alberto Pellai stesso ha teorizzato modello e metodo, realizzando molti libri per bambini e adulti. Un volume per aiutare gli uomini e le donne a comprendere in modo competente ed emozionale al tempo stesso che cosa succede nella mente degli uomini quando diventano padri e come rendere la paternità una tappa evolutiva nel proprio ciclo di vita, capace di rendere migliore ogni uomo che tiene per mano il proprio figlio lungo il percorso della crescita.
"Il lavoro intellettuale come professione" è il titolo scelto da Max Weber per raccogliere i testi di due celebri conferenze, "La scienza come professione" e "La politica come professione", da lui tenute all'Università di Monaco tra il 1917 e il 1919. La riflessione del grande filosofo è incentrata da un lato sulla situazione della Germania uscita disastrosamente dalla Grande Guerra e dall'altro sulla figura e il ruolo dell'intellettuale, scienziato e politico, sui limiti intrinseci delle due discipline e sull'inevitabile conflitto tra la scienza, la cui autorità riposa sul suo essere del tutto avalutativa, e la politica, che nella definizione e nella scelta di gerarchie di valori ai quali la realtà deve adeguarsi trova la propria ragion d'essere. I due testi costituiscono un'opera unica, la cui «grandezza problematica» è ben sottolineata dall'ormai classico saggio di Massimo Cacciari, qui presentato in una versione aggiornata.
Fino a ieri sembrava che il problema della crescita riguardasse i paesi poveri, o arretrati, o "in via di sviluppo". La grande crisi del 2007-2013, la più grave dopo quella del 1929, ci sta invece mostrando che quel problema riguarda innanzitutto le società "avanzate", molte delle quali ancora stentano a uscire da una recessione che ormai dura da quasi sette anni. Ma se si guardano attentamente i dati degli ultimi cinquant'anni, e si confrontano tra loro le storie dei paesi che attualmente fanno parte dell'Ocse (il club dei paesi "sviluppati"), si scopre che la crescita era un problema, anzi un vero e proprio enigma, già prima della crisi. Perché è da mezzo secolo che l'insieme delle economie avanzate cresce a un ritmo sempre più lento. Ma anche perché fra di esse ci sono sempre stati paesi-gazzella e paesi-lumaca, con divari enormi fra i rispettivi tassi di crescita: l'Italia, per esempio, era un paese-gazzella negli anni '50 e '60, ed è divenuto un paese-lumaca negli ultimi vent'anni. Qual è il segreto della crescita? Qual è il male che corrode i paesi ricchi? E qual è la chiave che permette ad alcuni di essi di crescere ancora, nonostante tutto? È a questi interrogativi che il libro di Ricolfi prova a rispondere, attraverso un racconto che, a tratti, finisce per assumere i contorni di un giallo. Un giallo i cui protagonisti sono le teorie economiche, ma anche i modelli elaborati dai demografi e dai biologi per individuare le leggi che regolano l'evoluzione delle popolazioni...
Il taglio generale dell'opera muove da due premesse. La prima consiste nell'affermare il legame tra la dimensione micro e la dimensione macro dei fenomeni sociali. Gli ambiti più importanti (cultura, economia, politica, territorio) vengono presentati come insiemi di istituzioni e come reti di relazioni sociali. La seconda attiene al rilievo attribuito alla trasformazione sociale. Il testo si propone di dare una visione dinamica ai fenomeni analizzati, sia attraverso la comparazione temporale dell'Italia con altri paesi europei e non, sia mostrando come i processi globali intervengono a modificare la vita quotidiana. Ogni sezione si compone di una prima parte dedicata a concetti e teorie e una seconda ai principali fenomeni studiati, con esempi tratti dalla situazione italiana e da altri paesi. Il volume è arricchito da materiali digitali integrativi disponibili online all'indirizzo mondadorieducation.it.