In un mondo moderno, «troppo umano», che insegue il desiderio di emanciparsi da ogni Trascendenza e che intuisce il declino della Bellezza e della ricerca della verità, si concretizza l'anelito del cristianesimo contemporaneo per un'estetica teologica, il cui obbiettivo è il recupero del bene e del vero attraverso l'esplorazione del bello. Una riflessione teologica qui delineata tramite le voci di alcuni tra i maggiori pensatori occidentali - da Agostino che rintraccia in Dio la Bellezza Ultima a Tommaso d'Aquino che la vede nel Cristo, a Kierkegaard che esplora il salto della fede attraverso l'insoddisfazione e la disperazione, fino a Dostoevskij e von Balthasar-, con incursioni nella teologia orientale di Evdokimov, che legge nella figura del Crocifisso la cifra della Bellezza che splende e salva. L'autore sonda inoltre la predisposizione delle arti (musica, cinema, poesia e architettura) a divenire luoghi di rivelazione della Trascendenza: vie della Bellezza.
La psicologia nella scuola è sempre più invocata e resa necessaria dai problemi di "emergenza educativa" e dal crescente disagio giovanile. Questo libro presenta nel dettaglio tutte le fasi d'intervento di un servizio di consulenza psicopedagogica nelle scuole, facendone emergere la complessità. Le numerose attività di educazione alla salute e di prevenzione, che hanno coinvolto dirigenti scolastici, insegnanti e studenti, hanno aperto uno spazio per la figura dello psicologo scolastico. Il volume, che propone anche esperienze concrete di possibili interventi psicologici a scuola, si rivolge a chi - psicologo, insegnante, educatore, genitore - è interessato a meglio comprendere l'articolato legame tra psicologia e scuola.
Per decenni docente all'Università di Urbino, Italo Mancini (1925-1993) è stato tra i maggiori filosofi e teologi della seconda metà del Novecento. A lui la cultura italiana deve la scoperta di autori come Karl Barth, Dietrich Bonhoeffer e Rudolf Bultmann, in opere dove la filosofia poneva la domanda su Dio, e la teologia non dimenticava il rigore dei concetti. Un cammino che ha portato Mancini a riflettere su - e a far propria - un'espressione di Pascal e Dostoevskij: "Dio nei doppi pensieri". In Dio coabitano i contrari, la miseria e la gloria, la perdizione e la salvezza. Pensieri abissali che, secondo Massimo Cacciari e Bruno Forte, mostrano l'eredità di Mancini, la sua attualità.
Dai Megarici ad Aristotele, da Platone a Plotino, dagli gnostici ai Padri della Chiesa, nel primo volume; da Hegel a Husserl, a Heidegger e Bultmann, non senza incursioni sul mito tra antichità e modernità, nel secondo: sono gli autori - e i temi - di questi itinerari della filosofia e delle religioni, dove i due termini, intrecciandosi fin dalle loro origini, mostrano le principali prospettive in cui è stata interpretata l'esperienza, nella sua insondabile profondità. Una profondità che nella filosofia e nelle religioni, spesso in tensione e conflittualità tra di loro, ha assunto una pluralità di nomi: il Bene, l'Uno, Dio, il Mistero, l'Assoluto, l'Essere, l'Evento. Nomi che sono il lascito di più tradizioni e ciò attorno a cui ruota, anche oggi, il compito del pensiero.
Dai Megarici ad Aristotele, da Platone a Plotino, dagli gnostici ai Padri della Chiesa, nel primo volume; da Hegel a Husserl, a Heidegger e Bultmann, non senza incursioni sul mito tra antichità e modernità, nel secondo: sono gli autori - e i temi - di questi Itinerari della filosofia e delle religioni, dove i due termini, intrecciandosi fin dalle loro origini, mostrano le principali prospettive in cui è stata interpretata l'esperienza, nella sua insondabile profondità. Una profondità che nella filosofia e nelle religioni, spesso in tensione e conflittualità tra di loro, ha assunto una pluralità di nomi: il Bene, l'Uno, Dio, il Mistero, l'Assoluto, l'Essere, l'Evento. Nomi che sono il lascito di più tradizioni e ciò attorno a cui ruota, anche oggi, il compito del pensiero.
È difficile parlare del discepolo, senza il maestro, di mons. Macchi, senza pensare a Paolo VI, un maestro e testimone del nostro tempo, di cui don Pasquale è stato a lungo segretario ma, prima ancora, discepolo, avendo dedicato interamente la sua esistenza alla Chiesa nella persona dell'arcivescovo Montini, papa Paolo VI, che egli ha amato tantissimo, dispiaciuto che non fosse da tutti apprezzato come meritava. La storia, si dice, ha bisogno di una certa distanza. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che ogni epoca dà una sua interpretazione della storia, e in questo caso è possibile incominciare a raccogliere il materiale e avviare le prime linee di interpretazione, avvantaggiati anche dalla presenza di alcuni testimoni particolarmente vicini alla figura e all'opera di mons. Pasquale Macchi. L'intento di questo volume è un primo approccio alla vita di mons. Pasquale Macchi in una prospettiva di «biografia spirituale» che focalizza la ricerca su una visione integrale della persona, considerata nei contesti ecclesiali, sociali e culturali in cui si è mossa, e lo studio della «figura di valore cristiano» - secondo una felice definizione di Giovanni Moioli - che la teologia spirituale dà a figure uomini e donne, esperienze e tematiche significative per il contesto ecclesiale e culturale del loro vissuto e per la trasmissione stessa alle nuove generazioni di modelli imitabili del «vivere cristiano». Nel caso di mons. Macchi sembra praticabile un percorso secondo tre tappe: la formazione umana: familiare, sacerdotale, universitaria e culturale; il servizio a Montini arcivescovo nella vita quotidiana, nel servizio alla carità del vescovo, nel dialogo con gli artisti; il testimone della santità di Paolo VI, profeta e timoniere della Chiesa del Concilio.
La riflessione dell'intera vita di padre Sertillanges è riassunta in questa sua ultima opera, rimasta incompiuta, che affronta la ponderosa tematica del male. È su questo che il domenicano riflette, da storico del pensiero e da meditativo, perché non diventi una paralizzante malattia dello spirito - rischio del periodo in cui scriveva, successivo alla seconda guerra mondiale, ma anche di ogni tempo di crisi, compreso il nostro. Il primo volume espone criticamente la storia del problema del male: dalla preistoria all'antico oriente, da Grecia e Roma classiche al pensiero cristiano, da Cartesio e Kant al pessimismo francese, fino all'esistenzialismo. Nel secondo l'autore presenta la visione cristiana della teodicea: l'origine del male, il problema capitale dei rapporti fra Dio e la sua creazione e il peccato originale come spiegazione del male. Si sforza di rispondere alle obiezioni sollevate dall'insuccesso iniziale di Dio, dallo scacco della riparazione, dalla protesta dell'abisso e dal prezzo della libertà. Ma è il richiamo alla meditazione nell'ultimo capitolo, "Il mistero", a offrire più di ogni altro il timbro con il quale il pensiero di Sertillanges incrocia la questione, le lotte con cui si è tentato di fronteggiarla e il grido degli uomini.
Il volume ricostruisce l’evoluzione dell’etica nel pensiero di Edmund Husserl. La fenomenologia si pone come la filosofia prima, capace di offrire un solido fondamento al sapere e garantire la razionalità della coscienza in tutti i suoi atti – teoretici, emotivi, valutativi, pratici – laddove la vita buona è vita filosofica, vita pienamente razionale. Dopo aver disegnato un’etica formale, che tuttavia da sola è insufficiente ad indicare un fine che dia senso all’esistenza, Husserl approda ad un’etica personalista il cui nuovo imperativo categorico è obbedire alla voce della vocazione, all’amore. La fenomenologia fa fronte così alla crisi delle scienze che, con il loro successo nel dominio sulla natura, hanno minato la capacità di rispondere alle domande di senso che toccano sia il singolo uomo sia l’umanità.
"Annali di storia bresciana" giunge al suo quarto numero, con un volume dedicato a "Brescia nel secondo Cinquecento. Architettura, arte e società". Il libro si propone d'indagare un'epoca che ha ricevuto poca attenzione da parte della storiografia in tempi recenti e prende le mosse da un'iniziale fase di lavori che si è concretizzata in una giornata di studio, tenutasi presso il nostro Ateneo il 16 ottobre 2015. Già in tale occasione era emerso come non pochi aspetti della Brescia della seconda metà del XVI secolo fossero stati trascurati nei decenni successivi alla pubblicazione della Storia di Brescia, i cui volumi secondo e terzo avevano effettivamente costituito un fondamentale punto di partenza per gli studi concernenti l'oggetto del presente libro, grazie in particolare ai lavori di Pier Virgilio Begni Redona, Rossana Bossaglia, Gaetano Panazza, Carlo Pasero e Adriano Peroni. Di qui l'idea di affidare a due giovani studiosi, Filippo Piazza ed Enrico Valseriati (che ad alcune tematiche qui prese in considerazione hanno dedicato le rispettive e recenti tesi di dottorato), il compito di riprendere - o di affrontare ex novo - alcuni temi-cardine del secondo Cinquecento bresciano, individuando un gruppo di studiosi adatto a questo fine .Grazie alla collaborazione tra giovani dottori di ricerca, accompagnati e guidati da esperti e affermati studiosi, è stato così possibile da un lato condurre approfondite ricerche monografiche su singoli - benché connessi - temi di ricerca, dall'altro dare avvio a un progetto razionale di schedatura delle dimore commissionate dal patriziato cittadino tra la metà e la fine del secolo considerato. Contributi di : Sergio Onger, Filippo Piazza, Enrico Valseriati, Daniele Montanari, Giovanna Gamba, Barbara Bettoni, Barbara Maria Savy, Elena Svalduz, Donata Battilotti, Irene Giustina, Maria Fiori, Andrea Polati, Tiziana Chiamone, Giorgio Paolo Maria Vassena, Elisa Sala, Andrea Quecchia, Stefano Margutti, Cristiano Guarneri, Alessandro Brodini, Patrizia Scamoni.
Il volume mette a tema l'originalità della riflessione di Albert Schweitzer (1875-1965), medico missionario ma anche filosofo e teologo. Schweitzer riprende la convinzione razionalista classica, secondo cui l'uomo dà vita a una civiltà razionale, articolata in molteplici momenti dell'esperienza; la sfida che egli si propone consiste nella definizione di un principio unitario della civiltà occidentale, da lui individuato nel principio etico del «Rispetto per la vita». Secondo Schweitzer, all'uomo si pone una scelta fondamentale: o la costituzione di una civiltà etica o la barbarie, scongiurata solo dalla presa di partito per una ragione "forte", debitrice della lezione di Kant, Hegel e Goethe e consapevole dei suoi limiti conoscitivi, sia filosofici, sia teologici. L'opera di Schweitzer, dedicata alla denuncia della crisi e alla ricostruzione della civiltà, ma anche alla storicità della vita di Gesù e alla predicazione di s. Paolo, rappresenta un antidoto ancora valido all'irrazionalismo e al dogmatismo.
Dei diritti umani oggi tutti parlano e la loro applicazione diventa sempre più ampia. Ai diritti classici altri si aggiungono, al punto che ci si interroga sulla loro proliferazione. Più raro è collegare i diritti umani con la legge naturale. Per alcuni il nesso della seconda con i primi sarebbe persino un ostacolo al loro sviluppo. Per altri, senza una relazione dei diritti che vengono alla ribalta della storia con un punto di riferimento costante che illumini in modo significativo il loro incremento, si cadrebbe Nell'arbitrio illimitato. Ma come pensare la relazione? Non si può pretendere di dedurre da un'idea astratta e uniforme di natura la ricchezza molteplice degli atti umani. Il rapporto deve tenere insieme ciò che può essere pensato come permanente con ciò che si nutre della novità dei processi. E, allora, natura umana è dinamismo verso qualcosa che ci attrae e dà senso al nostro agire. In questo volume confluiscono riflessioni che, anche quando divergono, hanno come obiettivo comune la costruzione della vita umana buona. Contributi di: Giuseppe Angelini, Francesco Botturi, Gian Luigi Brena, Calogero Caltagirone, Angelo Campodonico, Marco Cangiotti, Santino Cavaciuti, Francesco D'Agostino, Franco De Capitani, Tomaso E. Epidendio, Anna Vittoria Fabriziani, Arianna Fermani, Giovanni Ferretti, Rosanna Finamore, Marianna Gensabella, Michele Indellicato, Markus Krienke, Simona Langella, Luciano Malusa, Angelo Marchesi, Mario Micheletti, Donatella Pagliacci, Vittorio Possenti, Massimo Reichlin, Giuseppe Riconda, Aurelio Rizzacasa, Francesco Russo, Giorgia Salatiello, Luca Savarino, Marcella Serafini, Flavia Silli, Francesco Totaro.
L'idea di messia nel pensiero ebraico antico e moderno subisce vari slittamenti semantici, di origine storica e teorica. Il teologo e l'ebraista, con le loro proprie tonalità, ne illuminano alcuni: dapprima si rintracciano i nomi del messia - da quello personale e mistico-escatologico a quello collettivo incarnato nell'età messianica e in Israele - attraverso la Bibbia e le fonti giudaiche (midrash, Talmud, chassidismo, Illuminismo ebraico e sionismo); poi, in chiave fenomenologica, si delineano possibili percorsi, per così dire, messianici nella filosofia, nella musica, nella letteratura. D'altra parte, il messia, architrave che unisce e divide ebrei, cristiani e musulmani, si presta a una riflessione non solo religiosa e spirituale ma esistenziale: nella coscienza del tempo - quale appare nel Qohelet ma anche nella letteratura europea più secolarizzata - irrompe la dimensione dell'attesa, capace di porre domande anche a un non credente.