L'idea di persona può ispirare una visione del mondo integrale e positiva di cui si avverte un bisogno crescente. Il volume offre intense esplorazioni filosofiche aperte alla transdisciplinarità e tese a superare l'attuale frammentazione del sapere. Vengono pure discusse le posizioni, presenti nell'indirizzo bio-politico e in alcuni filoni delle neuroscienze, che riducono la complessità e il valore della persona, spingendosi fino alla sua cancellazione. Del concetto di persona, colta da diversi sguardi che convergono sulla sua centralità, si mette in luce la fecondità in ambito antropologico e bio-etico, nella declinazione della politica e nelle coordinate dell'utopia, oltre che nella prospettiva ecologica, nelle questioni di genere e nel rapporto tra uomo e animale. Risaltano pure figure importanti del personalismo italiano novecentesco. In un tempo esposto alla unilateralità della ragione calcolante a svantaggio del pensiero globale, si esamina il nesso tra la volontà di potenza della tecnica e la invasività del paradigma oggettivante. Facendo perno sulla persona, si affrontano anche nodi storici della convivenza contemporanea: crisi della democrazia, crucialità del lavoro che cambia, rapporto tra diritti e doveri, tra individuo e comunità.
Dei diritti umani oggi tutti parlano e la loro applicazione diventa sempre più ampia. Ai diritti classici altri si aggiungono, al punto che ci si interroga sulla loro proliferazione. Più raro è collegare i diritti umani con la legge naturale. Per alcuni il nesso della seconda con i primi sarebbe persino un ostacolo al loro sviluppo. Per altri, senza una relazione dei diritti che vengono alla ribalta della storia con un punto di riferimento costante che illumini in modo significativo il loro incremento, si cadrebbe Nell'arbitrio illimitato. Ma come pensare la relazione? Non si può pretendere di dedurre da un'idea astratta e uniforme di natura la ricchezza molteplice degli atti umani. Il rapporto deve tenere insieme ciò che può essere pensato come permanente con ciò che si nutre della novità dei processi. E, allora, natura umana è dinamismo verso qualcosa che ci attrae e dà senso al nostro agire. In questo volume confluiscono riflessioni che, anche quando divergono, hanno come obiettivo comune la costruzione della vita umana buona. Contributi di: Giuseppe Angelini, Francesco Botturi, Gian Luigi Brena, Calogero Caltagirone, Angelo Campodonico, Marco Cangiotti, Santino Cavaciuti, Francesco D'Agostino, Franco De Capitani, Tomaso E. Epidendio, Anna Vittoria Fabriziani, Arianna Fermani, Giovanni Ferretti, Rosanna Finamore, Marianna Gensabella, Michele Indellicato, Markus Krienke, Simona Langella, Luciano Malusa, Angelo Marchesi, Mario Micheletti, Donatella Pagliacci, Vittorio Possenti, Massimo Reichlin, Giuseppe Riconda, Aurelio Rizzacasa, Francesco Russo, Giorgia Salatiello, Luca Savarino, Marcella Serafini, Flavia Silli, Francesco Totaro.
Il tema dell’universale antropologico e morale è parte di quel nucleo speculativo della modernità che è diventato problema nella postmodernità. O meglio: è diventato negazione certa, se con ‘universale’ si intende l’attributo della ‘natura umana’, ed è diventato affermazione incerta, se con universale si connota qualcosa dell’agire umano, in quanto criterio (vincolo, procedura ecc. ) da tutti condiviso.
Questo forse spiega perché, se le etiche contemporanee, per un lato, cercano, quasi disperatamente, di conservare qualcosa dell’antico universalismo – segno della dignità ed eccellenza del sapere morale tra i saperi umani –, paiono, dall’altro, sempre inclini a rassegnarsi nel vedere ridotta l’etica ad una delle molte forme culturali. È pur vero che l’universalismo moderno, nonostante il titanico sforzo hegeliano, di rado ha superato lo statuto dell’universale ‘astratto’; anzi si è spesso rovesciato nel particolarismo differenzialista: a riprova che il problema dell’universale porta in sé quello del particolare e fa questione precisamente quanto alla sua combinazione con questo.
Bisognava, dunque, riprendere da capo il problema a partire da qui, cioè dalla manifesta irrinunciabilità, testimoniata per molte vie dal dibattito contemporaneo, e dell’universale e del particolare, nel vasto territorio dell’eticità, e specialmente in quel territorio dell’eticità che riguarda lo scenario fortemente complesso delle relazioni pubbliche. I saggi, gli interventi e i vari contributi di questo terzo numero dell’Annuario di etica propongono – in risposta – una coniugazione del particolare e dell’universale articolata e flessibile, dove si determinano le modalità fondamentali secondo cui entrambe le figure dell’esperienza morale, al singolare e al plurale, si rafforzano vicendevolmente, anziché vicendevolmente confliggere.
Francesco Botturi è ordinario di Filosofia morale nell’Università Cattolica di Milano.
Francesco Totaro è ordinario di Filosofia morale nell’Università di Macerata.