Lo scopo teorico dichiarato da Mancini nell'Ethos dell'Occidente è di rintracciare la "radice morale del diritto", elaborando appunto una filosofia del diritto. Nel corso della sua analisi l'ethos, l'eticità come capacità del soggetto agente di distinguere fra bene e male e avere un orientamento valoriale, va mostrando la sua origine non astratta ma intrisa di esperienza e tradizione, vale a dire appartenenza a un costume, a un popolo. La prospettiva si allarga così alla filosofia politica, delineando una "filosofia del popolo" dove il popolo è il luogo genetico della radice morale. Il percorso storico-filosofico, con fratture e riprese, segue due vie - antica e moderna che insieme disegnano una ideale contemporaneità o via "perenne" della filosofia (da Aristotele a Kant, da Tommaso d'Aquino a Vico, da Agostino a Hobbes, fino a Croce, Gramsci, Schmitt, Kelsen) costellata di concetti chiave: oggetto morale, diritto naturale, libera volontà, legge universale, coscienza, giustizia. Quest'ultima, racchiudendo in sé le possibili interpretazioni filosofiche e teologiche, sta alla fine e all'inizio di quello che Mancini definisce l'ethos del futuro, con cui si chiude il volume: in Paolo e nell'irrompere dell'avvenimento di Gesù Cristo la giustizia assume un'inedita valorizzazione.
Chiamare implica che qualcuno parli e qualcun altro ascolti e risponda: uno schema che si declina nella Bibbia in molteplici modi. La "chiamata" è parola di Dio, di Gesù, dei profeti; può essere "invocazione" o può indicare una "vocazione"; implica l'irrompere di un mutamento (con la risposta "Eccomi!" di Samuele) e l'adeguamento a una condotta di vita, ma anche l'"obiezione" (di Mosè, di Isaia...). Pagine celebri della Bibbia - rilette qui in chiave esegetica, spirituale, storico-filosofica - diventano il luogo in cui sorprendere significati talvolta inattesi di una Parola che, oltre la lettera, investe la nostra vita. Come il tema del discernimento e del lavoro alla base delle comunità monastiche: modelli di vocazione, che ancora ci interpellano.
"Cristo è veramente presente in anima, corpo e divinità nel mistero eucaristico che Paolo vi intende sottolineare quale Mistero della fede della Chiesa. Questa enciclica presenta l'Eucaristia quale tesoro prezioso da conoscere, custodire e annunciare". (dall'introduzione di Ettore Malnati)
Svoltosi negli anni Venti del Novecento, il dialogo tra Hans Kelsen e Sigmund Freud costituisce un episodio tanto rilevante quanto poco nolo della storia del pensiero. In una Europa che sta vivendo il travagliato e fragile passaggio alla democrazia, il giurista della Dottrina pura del diritto e il padre della psicoanalisi si trovano a discutere la differenza tra massa e Stato, così come il ruolo del capo quale fattore coesivo dell'organizzazione sociale. Questo libro propone una lettura della controversia che mette al centro il rapporto, sempre eccentrico e mai perfettamente conciliabile, tra la dimensione soggettiva dell individuo e quella oggettiva dello Stato, nella convinzione che, seppure diversamente, tanto per Kelsen quanto per Freud sia possibile rinvenire proprio nella democrazia l'indicazione per una composizione politica di questa eterna tensione.
Viktor E. Frankl (1905-1997) è il fondatore della scuola psichiatrica conosciuta come "logoterapia e analisi esistenziale". Internato per tre anni nei lager nazisti, ebbe modo di comprovare durante la prigionia l'efficacia delle intuizioni avute precedentemente: solo chi ha dinanzi a sé un compito da portare a termine può trovare la forza per superare qualsiasi situazione, anche la più ignobile e degradante. Vale a dire: non è quanto avvenuto nell'infanzia a determinare, come sostiene Freud, il nostro comportamento presente, ma il senso che attribuiamo alla nostra esistenza. Ecco allora che compito della logoterapia è aiutare l'uomo angosciato a scoprire la sua personale vocazione, calata nella situazione storica in cui vive e per questo unica e originale. Eugenio Fizzotti, allievo diretto e massimo conoscitore di Frankl, introduce qui al suo pensiero, evidenziando come la logoterapia e analisi esistenziale non costituisca un sistema chiuso, ma uno sforzo ben riuscito e continuamente suscettibile di nuove acquisizioni: sempre attuale proprio perché aderente all'uomo.
Il contributo di Trendelenburg alla revisione del sistema hegeliano passa attraverso lo studio critico della storia della filosofia, coniugando analisi filologica dei classici ed elaborazione di una filosofia propria. Il testo "Per la storia del termine persona", un manoscritto del 1870 pubblicato solo nel 1908, è un esemplare scavo storico-filosofico sul formarsi del concetto di persona che rientra nella sua concezione organica dell'etica, di cui fanno parte non solo i diritti del singolo, ma anche lo stato, la società. La doppia matrice del termine - filosofica e teologica - è rintracciabile già nella filosofia antica greco-romana e si riflette, pur con diversi percorsi, nel pensiero giuridico sino ad oggi. Per comprendere questo intreccio l'autore chiave è Kant, nel quale si trovano nodi tematici - come dignità, dialettica mezzo-fine - in cui ha origine, e può avere nuovo sviluppo, il concetto moderno di persona come soggetto etico-giuridico.
I filosofi italiani e la Resistenzaa cura di Ilario Bertoletti- I. Bertoletti, Una "brigata kantiana" nella guerra civile- F. Lijoi, Pilo Albertelli. Un martire filosofo alle Ardeatine- F. Papi, Antonio Banfi. Resistere insegnandoR. Celada Ballanti, Alberto Caracciolo. L'eredità etico-religiosa della Resistenza- G. Cambiano, Pietro Chiodi. La Resistenza con i "banditi" sulle colline- G. Cerchiai, Eugenio Colorni. Fra politica e filosofia- G. Cotta, Sergio Cotta. La Resistenza Autonoma- D. Borso, Mario Dal Pra. Una via religiosa alla Resistenza- F. Minazzi, Ludovico Geymonat. Scegliere la ragione contro la barbarie nazifascista- F. Tomatis, Luigi Pareyson. Fra azionismo e filosofia della libertà- F. Minazzi, Giulio Preti. La Resistenza come rivolta etico-esistenziale- A. Franchi, Con Teresio Olivelli, Romeo Crippa e Alberto Caracciolo.
Fare omaggio a un pensatore significa prendere sul serio le sue argomentazioni, le sue categorie, provando anche ad andare oltre. È quanto si tro­va in queste pagine: un confronto tra i più diversi saperi, idee ed esperienze – dalla filosofia alla po­litica, dalla religione all’arte, dalla letteratura alla filologia – per festeggiare il settantesimo anno di Massimo Cacciari, tra i più inquieti protagoni­sti della cultura italiana ed europea del nostro tempo. Vi hanno partecipato: Emanuele Seve­rino, Carlo Sini, Félix Duque, Vincenzo Vitiello, Massimo Donà, Giulio Giorello, Fabrizio Deside­ri, Francesco Valagussa, Nicola Magliulo, Mario Tronti, Biagio de Giovanni, Giacomo Marramao, Roberto Esposito, Umberto Curi, Bruno Forte, Gianni Vattimo, Piero Coda, Enzo Bianchi, Ser­gio Givone, Francesco Tomatis, Serena Nono, Claudio Magris, Thomas Harrison, Vittorio Gre­gotti, Federico Vercellone, Ivano Dionigi, Raphael Ebgi, Giulio Busi, Giangiorgio Pasqualotto.
L'articolo sulla strage di Piazza della Loggia, scritto tre giorni dopo per "Bresciaoggi" e qui pubblicato con un'intervista a quarant'anni di distanza, ha inaugurato l'intensa attività pubblicistica di Emanuele Severino su questioni di attualità politica. Un'analisi delle vicende storiche sotto il segno di un disincantato realismo, che significa leggere la contingenza alla luce di fenomeni più ampi e, nello specifico, leggere il terrorismo come effetto di relazioni ed equilibri internazionali e nazionali, dalle tensioni e trasformazioni del "Duumvirato" USA-URSS alle ricadute sulla politica interna.
Karl-Heinz Ilting, noto studioso di Hegel e curatore delle lezioni hegeliane di filosofia del diritto, della religione, della natura, della storia, ha fornito un importante tassello alla letteratura critica rendendo accessibili materiali inediti. Ma il suo contributo, che emerge in filigrana da queste pagine, va oltre Hegel: riguarda il suo legame con il diritto naturale moderno e i suoi effetti sul pensiero contemporaneo. Il pensiero hegeliano, che qui si presenta nel suo sviluppo rispetto alla storia del pensiero politico, fra istanze classiche e moderne e in particolare nel confronto con Aristotele, fino alla elaborazione della filosofia del diritto e di concetti alla base dello Stato quali "moralità", "libertà individuale", "eticità", è osservato alla luce della categoria di "adattamento" (Anpassung) alla contingenza storica, che spiegherebbe la torsione della concezione politica hegeliana in senso conservatore piuttosto che liberale. Eppure a questo adattamento si può ricondurre il vissuto biografico di Hegel più che l'idea di fondo: una coscienza della libertà che non giunge, per contingenze storiche, a sollevarsi dal piano della descrizione fattuale a quello normativo. Una linea interpretativa che fa scorgere in Hegel stesso i germi di quel movimento epocale e inarrestabile che è il nichilismo, invitando a ripensare l'intero sistema hegeliano.
Se da sempre provoca il pensiero filosofico, la questione dell'"altro" assume nuovo interesse di fronte alla pluralità che caratterizza l'epoca odierna. Confrontandosi con autori e testi non solo della tradizione europea ma anche di quella orientale, in particolare cinese e giapponese, l'autore esamina l'alterità nell'ambito del linguaggio, della pratica artistica e dell'etica, giungendo a una inedita nozione di "vuoto", non come nome dell'indicibile, ma come apertura nei confronti delle molteplici forme del mondo.