Thelma ha quarant'anni, una vita piena e un lavoro che la soddisfa, ma che la sottrae alle incombenze materne; la sua è una famiglia tandem, sono in due, e Louis, dodici anni, è un figlio desiderato ma non condiviso, un figlio cresciuto d'un tratto, un ragazzino che ha preso la prima cotta e vuole raccontarlo alla madre. Che ora, però, è al telefono e non ascolta, non vede. Accade in una frazione di secondo, su una strada di Parigi: il ragazzo è vittima di un incidente e Thelma si ritrova di colpo senza più difese. Poi, nelle settimane incerte in cui il bambino è sedato, trova un quaderno sul quale Louis ha elencato le cose che sognava di fare, le sue meraviglie, e spinta in modo uguale dalla disperazione e dalla speranza decide di realizzarle al posto suo e poi raccontargliele, seduta accanto al letto della stanza di ospedale. Ha solo un mese di tempo e certo non è facile vivere i desideri di un adolescente alla sua età. Ma alla fine, questa stramba impresa alla quale Thelma si è aggrappata come un naufrago diventerà per lei una possibilità impensata per sperimentare nuove connessioni e ridefinire i limiti dell'amore. Suo figlio non aspettava altro.
"La convenienza umana della fede" (1985-1987) è il secondo volume della serie BUR Cristianesimo alla prova, che raccoglie le lezioni e i dialoghi di don Giussani durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. Il fondatore di CL lancia una sfida: incapacità, fragilità e incoerenza morale possono essere alibi per non muoverci; tutti inoltre dobbiamo ammettere che facciamo fatica "ad accogliere l'ideale dentro la convenienza umana" per la paura di perdere qualcosa. Ma se ci affidiamo a Dio, attraverso un'adesione sincera alla fede cristiana, possiamo sperimentare una "rivoluzione pacifica e piena di letizia". L'uomo, infatti, è stato creato per la gioia. La proposta di Giussani è rivolta a chiunque stia cercando una strada per superare insicurezza e paura e provi curiosità per il cristianesimo come esperienza di vita adeguata alle esigenze dell'uomo di oggi.
Ci sono pagine della storia d'Italia che conosciamo ormai a memoria, e altre su cui ancora non è stata scritta la parola "fine". E poi ci sono le pagine dimenticate, relegate all'oblio perché troppo dolorose. Anche quelle, però, fanno parte del nostro passato. In questo caso, del nostro passato di "potenza coloniale". La mattina del 19 febbraio 1937, ad Addis Abeba, il viceré Rodolfo Graziani e le autorità italiane che da nove mesi governano un terzo dell'Etiopia celebrano la nascita del primo figlio maschio del principe Umberto di Savoia. Ma un gruppo d'insorti riesce a superare i controlli e, all'improvviso, otto bombe a mano seminano il caos tra quei notabili. Di fronte al bilancio - sette morti e decine di feriti, compreso lo stesso Graziani - il Duce ordina la repressione: "Tutti i civili e religiosi comunque sospetti devono essere passati per le armi". È così che si scatena uno dei massacri più ignobili della parentesi coloniale italiana: giorni di terrore, tra omicidi e saccheggi, durante i quali migliaia di innocenti vengono trucidati con sistematica brutalità. Repressione che culmina, nel maggio dello stesso anno, con l'eccidio di centinaia di monaci, preti e pellegrini cristiani della Chiesa copta, tutti disarmati, radunati nel monastero di Debra Libanos. Intanto, le Camicie nere ne approfittano per azzerare l'intellighenzia etiope, in un vero e proprio pogrom. Con precisione accademica e passo narrativo, Ian Campell ricostruisce in questo saggio una delle atrocità meno conosciute del regime fascista, analizzandone premesse e conseguenze, senza fare sconti a nessuno. Prefazione di Richard Pankhurst.
"Lo scricchiolio del terreno sotto le scarpe, il ronzio di un insetto, il profumo dei fiori, il mormorio di un ruscello: Marta Versiglia ci mostra che nulla è insignificante per i nostri piccoli esploratori." (Silvia Vegetti Finzi). Dimenticate cartoni animati, console e tablet, armate i vostri bambini di scarpe comode o se piove di stivali di gomma e tela cerata, e portateli fuori a scoprire la natura e gli animali, a correre sotto la pioggia e, perché no, a saltare dentro le pozzanghere. I giochi a cui dedicarsi sono tantissimi, dai più classici come nascondino e campana, passando per l'altalena fra gli alberi, le collane di fiori e la caccia al tesoro. E perché non costruire un aquilone, un vulcano fumante o un igloo in cui passare una notte avventurosa? Marta Versiglia offre ai genitori un manuale che accompagna grandi e piccini in un viaggio alla riscoperta delle più divertenti attività da fare all'aria aperta, seguendo il metodo Montessori. Giochi semplici e tradizionali ma sempre efficaci, che aiuteranno i vostri bimbi a scaricare la tensione accumulata in un mondo sempre più frenetico e tecnologico, e a ricongiungersi con la natura intorno a loro. Anche i genitori più ansiosi scopriranno che acqua, fango, alberi su cui arrampicarsi - e qualche livido o ginocchio sbucciato - non sono affatto da temere, ma aiutano i piccoli a crescere forti e a fare i conti con la realtà. Un'occasione speciale per divertirsi con i propri figli e tornare tutti un po' bambini.
"C'è chi va dallo psicologo, chi al poligono a sparare, chi scrive sulla bacheca di Salvini. E poi c'è chi, per ordinare i propri pensieri, parte." È quello che ha fatto Andrea Scanzi in questi ultimi densissimi mesi, attraversando da Nord a Sud un Paese in crisi d'identità, privo di direzione politica, in balia di qualsiasi pulsione autoconservativa. Per raccontarne da vicino luoghi e persone, che sono per lui il vero baluardo di resistenza e utopia. "Tornano i luoghi nascosti, sospesi fuori dal tempo e affascinanti nella loro apparente clandestinità, come certi lati B dei vecchi 45 giri. Tornano i paesaggi a strapiombo, con l'abisso giusto sotto, per ricordarci quanto sia tutto dannatamente labile. La tavola, la convivialità. Il ricordo di chi non c'è più. Torna la ribellione. Torna la natura incontaminata, o quel che ne resta. E torna spesso la purezza meravigliosamente amorale degli animali, col loro sguardo sempre interrogativo sul mondo. Un po' come dovrebbe essere il nostro." A volte la scintilla che fa nascere un racconto è un paesaggio, a volte una persona; il mare di Fano riporta la mente all'infanzia, un viticoltore veneto diventa il Drugo del Grande Lebowski, un canguro wallaby sull'Isola dei Cipressi ci fa riflettere sulla condizione umana. Dalla bellezza di un tramonto ragusano arriviamo alle Langhe di Fenoglio, dalla Romagna di Marco Pantani a Eric Fletcher, padre di Roger Waters, morto in Italia durante la Seconda guerra mondiale. In questo libro geniale e pungente, tra diario di bordo, commento politico e satira di costume, Scanzi trae spunto dal materiale raccolto nei suoi viaggi per dipingere un ritratto corale - e in tempo reale - dell'Italia di oggi, della sua provincia, dei suoi cliché, del sogno di una vera ripartenza.
La tolleranza è uno dei pilastri della vita civile ed è condizione necessaria della libertà, ma proprio per questo deve avere un limite: non è giusto, ed è molto pericoloso, essere tolleranti con coloro che vogliono privarci delle nostre libertà. Il rispetto delle credenze altrui non deve spingerci a rinnegare le nostre convinzioni. La consapevolezza dei problemi che l'Italia e il mondo devono affrontare non può indurci a essere catastrofisti, ma deve costringerci a combattere ogni giorno contro i professionisti della lagna. In questo pamphlet dissacrante e ottimista, Claudio Cerasa ci fornisce una carrellata di utili argomenti di discussione tratti dalla cronaca e dal dibattito politico-culturale, e prende di mira i pessimisti a oltranza, i protezionisti corporativi, i duri e puri per i quali tutto è bianco o nero (e non tengono conto della frase di Norman Mailer: "I fatti, signore, non sono niente senza le loro sfumature"), i rancorosi, i nostalgici del buon tempo andato che negano l'evidenza (oggi si vive meglio che in qualunque epoca passata), gli incompetenti orgogliosi di esserlo, i teorici della cospirazione, i nemici della scienza, la classe dirigente che si trasforma in classe digerente, gli ingenui (o i troppo furbi) per i quali ciò che è virale conta più di ciò che è reale e un algoritmo conta più della democrazia. Per resistere alla dittatura del politicamente corretto e alla democrazia dei creduloni, Cerasa scrive un libro innovativo che celebra azioni impopolari e ormai provocatorie: la rivoluzione del buonsenso e la necessaria ribellione contro i professionisti dello sfascio.
Nel mondo del Ventunesimo secolo sono esplose tensioni forse tra le più laceranti della storia: il contrasto tra la globalizzazione, e la crisi economica che ne è conseguita, e le istanze locali delle forze del passato; le migrazioni delle masse di poveri che premono alle porte del ricco Occidente; lo scontro tra le forme della cultura e la tradizione occidentale, che sino a poco tempo fa poteva considerarsi dominante, e il terrorismo di matrice islamica. A questi problemi la politica non è in grado di offrire soluzioni efficaci: non sul piano internazionale, dove ogni forma di cooperazione tra Stati viene messa in seria discussione, né all'interno dei singoli Paesi, dove ha ceduto all'economia la gestione della società, limitandosi a garantire il funzionamento del mercato. In relazione a questo quadro Emanuele Severino riprende e sviluppa qui temi a lui cari come il rapporto tra politica, tecnica e filosofia e propone una chiave di lettura per smascherare il significato profondo della volontà di disfarsi di quella adesione alla verità assoluta che il tempo presente vuole abbandonare. In questo processo il capitalismo, per trionfare sui propri nemici, dopo aver emarginato la politica, deve sfruttare a fondo le potenzialità della tecnica, la quale è divenuta sempre più forte e ora da serva si sta trasformando in padrona, svuotando il capitalismo del suo scopo e conducendolo quindi alla morte. Quello che oggi ci pare uno scontro epocale tra valori è in realtà soltanto l'espressione di una battaglia di retroguardia, tra le diverse "verità" che intendono piegare il mondo alla loro visione ma che in realtà sono tutte destinate a essere sconfitte dall'avvento della tecnica, che potrà compiersi pienamente solo quando quest'ultima potrà godere del sostegno della filosofia e raggiungere il proprio scopo: realizzare tutto quanto è possibile.
Le intuizioni e gli insegnamenti intramontabili del primo trattato sull'arte di fare business, il Libro de l'arte de la mercatura, un manoscritto rinascimentale rimasto nell'oblio per oltre cinque secoli. Mentre la finanziarizzazione dell'economia e le susseguenti crisi sembrano aver minato le regole di base degli affari, la riscoperta di un manuale del '400 ci ricorda che esiste anche una maniera "sana e profittevole" di arricchirsi e arricchire la società nel contempo. Il Libro de l'arte de la mercatura di Benedetto Cotrugli inquadra il mercante come un "uomo universale", chiarendo che la precisione e la pulizia contabile sono solo uno dei tre perni su cui si regge l'arte del business, accanto alle tecnicalità operative e finanziarie di una attività d'impresa e alle caratteristiche intellettuali, professionali e umane di chi la esercita. Un trattato, qui a cura e con un saggio finale di Alessandro Wagner, che mette magnificamente a fuoco il concetto di «capitano d'impresa» e il suo ruolo nella società, indicando la strada per quello che Brunello Cucinelli nella prefazione rivendica come un nuovo «capitalismo umanistico».
La vicenda di padre Puglisi rappresenta un momento cruciale della vita del nostro paese: dalla sua parrocchia nella periferia di Palermo, il prete di Brancaccio si oppose senza compromessi allo strapotere della mafia che condizionava tutta la città. Per questo fu assassinato il 15 settembre 1993 dallo stesso clan responsabile degli omicidi di Falcone e Borsellino e delle bombe di Roma, Firenze e Milano. La Chiesa lo ha dichiarato beato, riconoscendo in lui il primo martire della criminalità organizzata, ed è stato proprio il suo esempio a ispirare le successive prese di posizione contro ogni genere di mafia, che sono culminate con la scomunica da parte di papa Francesco. Questo libro, frutto di quindici anni di conoscenza personale e ricco di testimonianze, disegna un ritratto concreto e intenso di padre Puglisi: dallo spessore umano e spirituale al carisma di educatore, fino alla passione per il riscatto sociale degli emarginati. A venticinque anni dalla morte, per i laici padre Puglisi rimane un esempio sulla strada della legalità e dei diritti civili. Per i credenti, è il profeta di una Chiesa che - come ha chiesto papa Francesco - deve essere un'alternativa d'amore, povera e per i poveri.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e dei regimi comunisti europei abbiamo pensato che la vittoria della democrazia fosse definitiva e che il nuovo millennio avrebbe portato con sé un futuro di pace mondiale. Non è andata così. Dalla Russia di Putin, l'autoritarismo si sta espandendo in Europa e in America e, oggi, l'Occidente assiste a un impensabile ritorno di tendenze nazionaliste e populiste la cui origine è da ricercarsi nel collasso delle istituzioni democratiche. In questo suo nuovo libro, Timothy Snyder spiega i motivi che hanno provocato il crollo della democrazia in Russia. Nell'epoca dei social network e delle fake news non è stato difficile per bot e troll pilotati da Mosca influenzare le opinioni pubbliche facendo leva sul malessere serpeggiante in una società disillusa dall'economia in crisi. Dall'invasione dell'Ucraina all'annessione della Crimea, dalla Brexit alla manipolazione delle elezioni americane ai bombardamenti in Siria, Snyder ripercorre i principali eventi che in questo decennio hanno condotto allo stallo delle democrazie, convinto che la paura di un ritorno ai genocidi di cui siamo stati testimoni nel passato possa essere sconfitta solo dalla ragione della società liberale fedele ai principi di uguaglianza e solidarietà. Perché «l'individualità, la resistenza, la collaborazione, la novità, l'onestà e la giustizia non sono semplici luoghi comuni o preferenze, bensì fatti della storia».
15 settembre 1993: nel quartiere Brancaccio, a Palermo, don Pino Puglisi viene ucciso da due sicari mentre sta rientrando a casa. È il giorno del suo 56° compleanno. "Predicava troppo" e la mafia decise di farlo stare zitto. Oggi, a venticinque anni dal suo assassinio e a cinque dalla sua beatificazione come primo martire della criminalità organizzata, le parole del "sacerdote con il sorriso" sono ancora vive e attuali. Questo libro, opera di chi l'ha conosciuto e amato, raccoglie con dedizione i suoi scritti e i suoi insegnamenti. E ce lo restituisce nella sua fede e nel suo impegno civile, mai disgiunti, perché "non ha senso riempirsi la bocca di belle frasi se poi alle parole non seguono i fatti". Riflessioni "catturate" nei numerosi incontri con i ragazzi e i fedeli. Documenti (pochi), testimonianze (molte) del suo operato: da quelle dei suoi assassini - poi pentiti - ai riconoscimenti dei vertici della Chiesa sino a Papa Francesco; ma soprattutto i racconti delle donne e degli uomini comuni che gli sono stati accanto nel suo coraggioso percorso di vita e di fede. Dal Vangelo come "manuale" di libertà e di liberazione dalla mafia alla lotta contro le ingiustizie, al carisma di educatore dei giovani e di profeta della legalità: per la prima volta in un unico volume tutto il pensiero di don Puglisi è offerto e commentato. Uno strumento di riflessione per i credenti che vogliono raccoglierne la preziosa eredità e una testimonianza indispensabile anche per i laici, per comprendere un importante pezzo di storia della nostra Italia bella e terribile.