Il carteggio che Prezzolini e Slataper intrattennero negli anni della loro collaborazione alla "Voce", tra il 1909 e il 1913, è ancora in larga parte inedito. Nell'Epistolario di Slataper, curato da Giani Stuparich (Mondadori, Milano 1953), sono state pubblicate circa cinquanta lettere a Prezzolini. La corrispondenza di Prezzolini all'amico, che è custodita presso l'Archivio di Stato di Trieste, invece, non è mai stata pubblicata. Il carteggio è molto importante per chi sia interessato a ricostruire la vita, le vicende e il ruolo della "Voce" nel quadro della cultura del primo Novecento. Molte lettere di Prezzolini consentono, infatti, di chiarire le ragioni dei contrasti interni alla rivista e contribuiscono altresì a mettere in luce la complessa personalità del suo fondatore. Esse testimoniano, inoltre, il sentimento profondo di amicizia e di stima reciproca stabilitosi subito tra i due interlocutori, che spiega la confidenza e la schiettezza con cui Prezzolini parlava a Slataper, inusuale nei carteggi con altri collaboratori.
Vengono qui raccolti gli studi di uno dei massimi esperti viventi di letteratura greca e latina. I saggi sono sistemati in ordine stemmatico, dagli autografi alle edizioni a stampa. Dopo la pubblicazione del suo fondamentale volume del 1983, "Texts and Tranmission", e dei suoi saggi sulla trasmissione dei testi latini, l'autore ritorna su questioni di metodo della tradizione manoscritta, confrontandosi con il dibattito ecdotico aperto nel corso degli anni da filologi come Maas e Pasquali, Timpanaro e Kenney. Reeve quindi ritorna su questioni testuali, dopo una riflessione di trenta anni dedicata a problemi che si confrontano da una parte con le tradizioni testuali dei singoli testi, dall'altra con questioni generali di metodo. Massimo esperto di testi conservati interamente o in massima parte in manoscritti del Rinascimento italiano, scrupolosamente collazionati, le sue ricerche hanno spesso portato alla risoluzione di loci critici.
Nel "Cratilo" Platone getta le basi per l'elaborazione di una nuova concezione del linguaggio che sia compatibile con il dettato della sua ontologia e della sua epistemologia. Nel corso della trattazione il tradizionale tema della correttezza del nome si traduce rapidamente in un'indagine sulla possibilità, sulle modalità e sui limiti della relazione fra il nome e la cosa nominata. La particolarissima fisionomia di quest'opera impone l'adozione di una specifica strategia interpretativa: più che in altri dialoghi, infatti, struttura drammatica e struttura argomentativa si corrispondono nel "Cratilo" in modo assai stretto, talché è dato scorgere nelle successive fasi dello scambio dialogico gli scenari concettuali che lo sviluppo argomentativo via via disegna. Al fine di ricostruire la ratio dell'articolazione dell'opera e di decodificare il significato delle sue diverse parti nel quadro dell'argomentazione filosofica, l'analisi muove dall'ultima sezione del dialogo, ove si incontrano le formulazioni teoriche più significative e più trasparenti nelle loro implicazioni, per risalire all'ampia e cruciale sezione etimologica, e approdare all'iniziale impostazione del dibattito.
La libertà in Italia fu uno dei tre libri di Luigi Sturzo editi da Piero Gobetti. Si tratta certamente delle opere più importanti composte dal fondatore del Partito Popolare e tra le più care all'autore. Piero Gobetti si era occupato per la prima volta in modo diffuso di Sturzo nel numero doppio della maggiore delle sue riviste, "La Rivoluzione Liberale", nel 1922. Gobetti ebbe modo di conoscere personalmente il segretario del Ppi a Torino il 20 dicembre 1922. La collaborazione iniziò solo più tardi, dopo le forzate dimissioni di Sturzo dalla segreteria del Partito Popolare. Ne La libertà in Italia Sturzo si premurava innanzi tutto di combattere la tesi di quanti ritenevano il fascismo un fenomeno tipicamente italiano e quindi non esportabile. Sbagliavano anche coloro che contro ogni evidenza dei fatti speravano ancora che il fascismo potesse avere il suo sbocco nella normalità costituzionale. Il volume è dunque un grande elogio della libertà: "Amo la libertà più della ricchezza; amo la libertà più dei piaceri; amo la libertà più del potere; amo la libertà più della vita". E concludeva: se la riconquista delle libertà costituzionali tarda a realizzarsi, "il nostro cuore ne soffrirà, ma la nostra speranza non verrà mai meno. La storia dei popoli non si scrive in un momento; ma è fatta di grandi sacrifici, di grandi attese, e di grandi lotte...".
Gustav Landauer, intellettuale ebreo-tedesco attivo nel movimento socialista e anarchico tra Ottocento e Novecento, quindi Ministro della cultura durante la Repubblica dei consigli di Baviera (1919), è oggi al centro di un rinnovato interesse. In Germania sono in corso di pubblicazione alcuni volumi di Scritti scelti, mentre in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna vengono tradotte o riproposte non solo le opere principali (La rivoluzione, 1907, e Appello al socialismo, 1911), ma molti altri saggi e articoli giornalistici sugli aspetti più significativi della cultura letteraria, filosofica, religiosa, e ancora sull'arte e la musica. Una produzione vastissima, di cui mancava una Bibliografia definitiva. Il presente volume punta a colmare questa lacuna. Ne deriva un lavoro del tutto nuovo, con una rigorosa impostazione sistematica, e fruibile grazie ai diversi indici a disposizione e alle migliaia di riferimenti incrociati, che consentono di individuare le diverse opere nella versione originale, nelle raccolte, nelle ristampe o nelle traduzioni in altre lingue.