Negli ultimi anni si è assistito in Italia e in Europa a un crescendo di atti di antisemitismo, xenofobia e razzismo contro gli immigrati, spesso accompagnati dall'ostentazione di gesti e simboli del fascismo. Un forte legame sembra tenere assieme le numerose forme ed espressioni di un risorgente antisemitismo con la diffusione di pregiudizi razzisti e manifestazioni di ostilità verso gli stranieri. I contributi di questo volume analizzano le culture, le legislazioni e le politiche antisemite sviluppate in Italia e in Europa fra le due guerre mondiali e offrono una riflessione di lungo periodo sul loro retaggio fino ai razzismi che attraversano oggi le nostre società.
Il volume indaga l'impegno femminista degli anni Settanta, declinato nel contesto della lotta sindacale e dei diritti del lavoro, attraverso una nuova prospettiva di ricerca costruita a partire da numerose interviste inedite alle protagoniste di una stagione capace di modificare profondamente la società dell'epoca. L'autrice sviluppa una ricerca comparata tra Italia e Francia, mettendo al centro l'esperienza finora trascurata del femminismo sindacale, stretto tra forze diverse (quali i collettivi femministi radicali e le centrali sindacali) ma motivato a trovare una sintesi importante per l'affermazione dei diritti delle lavoratrici. Attraverso queste pagine si snoda un'analisi capace di restituire profondità a movimenti politici cruciali e a una fase storica di grande complessità.
Gli antichi attribuivano grande importanza alla prole e amavano i loro figli; valutavano però negativamente l'infanzia, imputandole ignoranza, mancanza di raziocinio, incapacità di autodominio e, soprattutto, incompiutezza. Il cristianesimo delle origini, nato in ambiente semitico e presto diffusosi nel mondo greco-romano, condivise sostanzialmente l'opinione corrente. Tuttavia, il ricordo di un Gesù attorniato dai bambini, feste in onore di piccoli martiri, una predicazione sempre più interessata al valore salvifico dell'infantia Christi suggerirono una diversa considerazione per la prima età, che cominciò ad essere apprezzata per le sue specifiche peculiarità. Il volume ripercorre il processo, talvolta tortuoso, che condusse infanzia e santità ad incontrarsi, proponendo un viaggio fra storia, letteratura, costume e iconografia.
Il regime fascista tentò di compenetrare la famiglia italiana e i suoi componenti al fine di plasmare una collettività che ne condividesse - o subisse - l'ideologia, le ambizioni e i metodi. Tale disegno fu perseguito con strumenti diversi, dall'uso della propaganda alla promulgazione di forme di assistenza sociale, dalla condanna di ogni opposizione alla promozione di comportamenti conformi all'ideale fascista. Grazie a un'ampia gamma di fonti archivistiche e a stampa le tre parti che compongono il volume illustrano aspetti diversi: dalla paternità nella biografia mussoliniana ai modelli di genitorialità proposti dalla Chiesa cattolica, dalle relazioni familiari regolate dai codici penale e civile alle forme di assistenza ispirate dal paternalismo autoritario, dalla censura contro i padri ritenuti pericolosi per motivi politici o razziali alla promozione di un preciso tipo di maschilità. Attraverso l'indagine della paternità - intesa come metafora politica, ruolo sociale ed esperienza personale - il volume offre uno sguardo originale sul ventennio fascista.
L'Italia fascista mise a punto strategie precise per consolidare il dominio sulle recenti acquisizioni territoriali: le regioni nord-orientali del Paese e le colonie in Africa settentrionale. In che modo il regime si impegnò a formulare e imporre la sovranità italiana su territori e popolazioni molto diversi fra loro, ma ugualmente estranei alla nazione? Come mostra Roberta Pergher attraverso lo studio di quanto avvenne in Alto Adige e in Libia, la politica di insediamento in quelle regioni non fu ideata per risolvere un problema di sovrappopolazione, bensì per rafforzare il controllo su aree di fatto non italiane, quando già si era affermato il principio di autodeterminazione dei popoli e imposizioni di stampo imperialista erano viste con sospetto dall'opinione pubblica internazionale. Pergher esplora le caratteristiche della politica di insediamento fascista, ma anche il modo in cui gli italiani presero parte o si opposero agli sforzi del regime per italianizzare i territori in cui l'autorità era contestata.
La Chiesa nell'Occidente tardomedioevale è segnata da profonde contraddizioni. La satira del cattivo chierico diffusa dalle fonti letterarie da una parte, e la maestosa costruzione del diritto canonico nella cultura universitaria dall'altra, sono i due poli entro cui si gioca una immagine così ambivalente. L'esercizio della giustizia dei vescovi, che questo volume mette per la prima volta a fuoco nell'ambito regionale toscano, si colloca proprio al cuore di queste contraddizioni, perché la documentazione giudiziaria consente di entrare nel vivo del governo delle Chiese locali. L'analisi, che parte da una vasta ricognizione sulle fonti toscane e le loro peculiarità, valorizza questa forma singolare di giustizia, giungendo così ad affrontare alcuni dei punti nodali della storia sociale e delle sensibilità religiose del basso medioevo: la vita del clero, i rapporti tra i fedeli e i sacerdoti, il matrimonio, il credito e l'usura.
Il volume è il primo di una trilogia sull'Italia repubblicana dal 1946 a oggi, che ha l'obiettivo di riflettere su alcuni dei principali nodi della sua storia. Gli approcci interdisciplinari e lo stile narrativo di scrittura sono pensati anche per i cittadini che abbiano interesse verso la storia, il presente e il futuro della democrazia italiana. Questo primo volume abbraccia i cruciali vent'anni d'avvio dell'esperienza storica della Repubblica, dal 1946 al 1966. Si indagano i nodi della transizione, i passaggi istituzionali, gli scenari internazionali, le relazioni di genere, le rivoluzioni nei costumi e nei consumi e il ruolo della musica nella dimensione di massa. Furono tutti elementi originari capaci di caratterizzare, indirizzare e anche condizionare l'intero percorso repubblicano.
Già da qualche anno i due conflitti mondiali, da tempo non più oggetto di interesse dei soli storici politici e militari, sono stati esaminati considerando anche gli aspetti socio-economici e, soprattutto, il grado di coinvolgimento delle popolazioni civili. Si tratta adesso di "dare voce" anche a chi non la possiede: gli animali, la natura, il paesaggio. Questo volume intende offrire alcuni contributi originali o, per usare le parole di Emilio Sereni, l'autore della Storia del paesaggio agrario italiano, dei «limitati sondaggi», per suggerire nuove ricerche, ispirate anche dalle nuove sensibilità del nostro tempo.
Da decenni ormai, con la fine della guerra fredda e i mutamenti dello scenario internazionale, i processi di ridefinizione delle memorie pubbliche nazionali hanno innescato in tutta Europa delle vere e proprie "guerre di memoria". In Italia, in particolare, i conflitti tra memorie contrapposte si affiancano a reiterati tentativi di ridefinizione dell'identità nazionale all'insegna della costruzione di presunte memorie condivise, alimentati da un intenso uso politico del passato. Si assiste così all'istituzione di nuove date del calendario civile, come la Giornata della Memoria per le vittime della Shoah e il Giorno del Ricordo per quelle delle foibe; al confronto fra revisionismo e anti-revisionismo su fascismo e Resistenza; a un dibattito sui crimini di guerra italiani nelle colonie e nei territori occupati durante il secondo conflitto mondiale; e all'impegno in prima persona dei presidenti della Repubblica (Ciampi, Napolitano, Mattarella) nel costruire una memoria pubblica nazionale lungo l'asse Risorgimento, Grande guerra, Resistenza, Unione Europea.
In questo volume sono raccolti i saggi più rappresentativi del lungo itinerario di Sofia Boesch Gajano nella storia della santità e del culto dei santi. Il titolo intende sottolineare come l'agiografia - nella varietà delle fonti e nella lunga tradizione metodologica e storiografica - rappresenti un osservatorio, indispensabile per l'alto medioevo e rilevante in ogni epoca, per ricostruire la storia delle società, delle istituzioni, delle culture. La memoria delle esperienze religiose, dei luoghi in cui si sono realizzate, dei miracoli compiuti in vita e in morte dai martiri e dai santi, del potere attribuito alle loro reliquie, offre un ricchissimo materiale per una storia capace di recuperare ogni aspetto della realtà, facendo emergere la varietà sociale, culturale, di genere dei protagonisti e di coloro che beneficiano del potere taumaturgico. Il volume è dedicato a Jacques Le Goff, a testimonianza di quanto i suoi scritti e ancora più la sua amicizia siano stati importanti nel percorso storiografico dell'autrice.
Il volume ricostruisce e interpreta il '68 e il post-'68, in Italia, attraverso la categoria della "rivoluzione transpolitica". Con questa chiave ermeneutica e con un approccio di storia culturale dell'educazione, si distinguono "quattro '68", visti nella loro specifica processualità, nei loro caratteri antropologico-pedagogici e nella mutua influenza e confluenza: la contestazione giovanile esistenziale; il movimento studentesco; il dissenso cattolico; l'autunno caldo operaio. Non manca un'analisi delle risposte del sistema politico italiano, in particolare sul piano della politica scolastica.