La fecondazione in vitro, tramite l'unione di medicina e tecnologia, scompone il processo organico della maternità in fasi artificiali da catena di montaggio: cosa provocherà a livello culturale lo stravolgimento dello statuto dei figli e della differenza tra esseri umani e prodotti della scienza?
La biobanca quale raccolta di materiali biologici umani offre alla ricerca medica un numero fino a pochi anni orsono inimmaginabile di reperti omogenei per certe caratteristiche e di informazioni da essi desumibili. Talora, si pensi alle banche di sangue cordonale, offre altresì elementi che possono essere utilizzati in ambito terapeutico. Si tratta, quindi, di una risorsa caratterizzata da una peculiare finalizzazione solidaristica. Ma quanto essa mette a disposizione è straordinariamente delicato: perché se ne potrebbe far uso per gli scopi più diversi; perché è in grado di fornire conoscenze sensibili sulla salute del donatore e dei suoi consanguinei; perché potrebbe suscitare interesse da punti di vista del tutto differenti rispetto a quello sanitario. Gli elementi biologici umani sono espressione dell'identità di un individuo e ne portano i caratteri. Ciascuno, pertanto, ha il diritto e il dovere di sovrintendere al loro utilizzo, prestando il proprio consenso sulla base di un'adeguata identificazione dell'ambito di ricerca presente e futura (o di gestione per fini terapeutici) cui siano destinati o escludendo tipologie di utilizzo ritenute inaccettabili. Tale responsabilità non viene meno solo perché si renda irriconoscibile, mediante procedure di anonimizzazione, il rapporto tra un certo materiale biologico e l'individuo da cui proviene. Quel rapporto, del resto, deve poter essere ricostruito ai fini della comunicazione di dati che abbiano interesse sanitario...
"Particolarmente significativo è il risveglio di una riflessione etica attorno alla vita: con la nascita e lo sviluppo sempre più diffuso della bioetica vengono favoriti la riflessione e il dialogo - tra credenti e non credenti, come pure tra credenti di diverse religioni - su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell'uomo". Con queste parole contenute in una delle ultime encicliche di Giovanni Paolo II (Evangelium Vitae, n. 27) si è voluto assegnare alla bioetica un compito che va al di là di una particolare visione religiosa e che interpella direttamente la ragione dell'uomo, chiamandolo a riflettere sull'intimo significato della sua stessa esistenza e dell'ambiente nel quale si trova. Il presente Manuale vuole essere innanzitutto uno strumento didattico, informativo e orientativo per quanti, studenti del Corso di laurea e dei Corsi di specializzazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia, intendano prepararsi a svolgere in modo coscienzioso e corretto la professione medica. Viene perciò offerta una impostazione chiara sui criteri etici di fondo, applicandola ad alcuni rilevanti e attuali problemi, scelti fra i più conosciuti e dibattuti nell'ambito dell'esercizio della medicina.
Negli ultimi sessant'anni i trapianti di rene, midollo osseo, fegato, polmone, pancreas e intestino da donatore vivente sono diventati una consolidata realtà medica, sociale e giuridica, offrendo opportunità prima inimmaginabili in termini di vite salvate e salute ritrovata. La trapiantologia da vivente, però, continua a sollevare più di una questione. Ad esempio la relazione tra cedente e ricevente a trapianto effettuato, la discussione sugli aventi o non aventi diritto di ricevere (si pensi ai disabili, agli alcolisti, ai sieropositivi), i modi di affrontare il gender gap (secondo le statistiche, infatti, i cedenti sono in maggior numero donne e i riceventi uomini). E se sulla carta il legislatore richiede che a donare sia solo la persona capace d'intendere e di volere, nel concreto ci si deve confrontare con casi problematici: basti pensare al donatore minorenne, disabile mentale o concepito allo scopo. E ancora, la donazione di un organo si può imporre? È una scelta revocabile? Per non parlare, poi, della vendita degli organi umani, opzione legale in pochissimi Paesi, tuttavia ampiamente diffusa sul mercato nero e accettata socialmente da molti. Il volume di Giulia Galeotti ricostruisce, attraverso l'analisi di numerosi casi italiani e stranieri, tutto ciò che la trapiantologia da vivente è riuscita a fare, mettendone in evidenza con grande efficacia ombre e luci, nella certezza che si tratti di un tema destinato ad acquistare sempre più importanza nel quotidiano.
«Una buona politica esige una buona medicina e una buona medicina richiede una valida etica». Questa frase, che apre il II volume del Manuale di bioetica dedicato agli aspetti medico-sociali e posta già nell'edizione precedente del 2002, sta diventando sempre più vera. Società, organizzazione sanitaria ed esercizio della professione medica sono intrecciati insieme e sono condizionati dalle scelte di fondo sul piano etico. I temi di questo volume quali la psichiatria, i comportamenti e gli orientamenti in tema di sessualità (è stato incluso un paragrafo sulla pedofilia), l'uso e l'abuso delle droghe (tabagismo, alcolismo), la diffusione dell'AiDS, il trattamento del rischio in ambito occupazionale (fabbriche, traffico, sport, catastrofi), i problemi relativi all'invecchiamento della popolazione o al trattamento dell'handicap, il condizionamento economico a carico dell'organizzazione sanitaria e dell'assistenza medica - pongono in evidenza la connessione fra la società, essa stessa malata, l'esercizio della medicina e le responsabilità personali, professionali e politiche. La presente edizione, oltre all'aggiornamento bibliografico-scientifico, offre una preziosa sintesi a ogni capitolo, utile per fini didattici.
Il dibattito svoltosi nel corso della campagna referendaria sulla legge 40/2004 ha dimostrato – secondo molti osservatori – che non sono ancora sufficientemente conosciute nella loro natura e nei loro limiti le tecniche di riproduzione artificiale (ART): le incertezze dei risultati, i potenziali rischi, l’alto livello di perdite embrionali. Questa monografia intende ovviare a tale carenza di informazione ‘facendo parlare’ i ricercatori che praticano queste tecniche attraverso i risultati pubblicati su accreditate riviste scientifiche internazionali. Pertanto vengono esposti, con rigorosa aderenza ai testi originali, non solo i risultati positivi, ma anche quanto è stato affermato dagli stessi ricercatori in merito a dubbi persistenti, a incertezze delle procedure e al carattere ampiamente sperimentale di talune di esse. Emerge in ogni caso la mentalità ‘ottimistica’, pragmatica, tecnologica, che governa questo settore della biomedicina. D’altro canto vengono messe in luce – attraverso la descrizione dei fatti – le riserve scientifiche, oltre che deontologiche ed etiche, che si pongono riguardo alle tecniche di fecondazione assistita.
Malgrado la materia specialistica, il linguaggio espositivo utilizzato è chiaro e ben comprensibile al lettore di media-alta cultura. L’ampio apparato bibliografico, l’esteso glossario, una essenziale documentazione di schemi e immagini arricchiscono il testo e lo rendono particolarmente utile per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione critica del pensiero anche in sede universitaria.
Adriano Bompiani, laureato in Medicina e chirurgia, specialista in Ostetricia e ginecologia e in Endocrinologia e scienza della costituzione, ha insegnato presso la Cattedra di Fisiologia e patologia della riproduzione umana istituita in Italia a Milano e poi a Roma; dal 1969 al 1996 ha diretto l’Istituto di Clinica ostetrica e ginecologia dell’Università Cattolica presso il Policlinico «A. Gemelli» di Roma. Nel 1990 è stato nominato Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e dal 1992 ne è Presidente Onorario. Come rappresentante del Comitato Nazionale, fa parte del Comitato Direttivo per la Bioetica del Consiglio d’Europa (Strasburgo). Attualmente, dirige l’Istituto Scientifico Internazionale «Paolo VI» di ricerca sulla fertilità ed infertilità umana per una procreazione responsabile – Centro di Regolazione Naturale della Fertilità (Roma, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore). La sua produzione scientifica spazia nei settori dell’endocrinologia ginecologica, della fertilità umana, della medicina perinatale, dell’oncologia ginecologica. Negli ultimi anni, si è particolarmente interessato ai problemi della bioetica, pubblicando numerosi saggi e monografie su temi di etica medica, della riproduzione e dell’ambiente: Bioetica in Italia. Lineamenti e tendenze (Bologna 1992); Bioetica dalla parte dei deboli (Bologna 1995); Bioetica in Medicina (Roma 1996); Bioetica ed etica medica nell’Europa occidentale (Trieste 1997); Genetica e medicina prenatale. Aspetti clinici, bioetici e giuridici (Napoli 1999); Bioetica e diritti dell’uomo nella prospettiva del diritto internazionale e comunitario (Torino 2001).
Questo volume raccoglie gli articoli che Elio Sgreccia, pioniere della bioetica in Italia e autorevole interprete e protagonista della bioetica tout court, ha pubblicato, nell’arco di vent’anni (dal 1985 al 2005), su tre quotidiani nazionali: «L’Osservatore Romano», «Avvenire», il «Corriere della Sera». Il titolo, La bioetica nel quotidiano, allude dunque non solo al luogo nel quale la bioetica ha avuto da subito udienza, cioè le pagine dei quotidiani, ma anche al fatto che questa disciplina è nata sulla base di sollecitazioni concrete, dettate dalla cronaca e dalla quotidianità. Rileggere i brani contenuti in questa raccolta significa, perciò, ripercorrere sia un ‘pezzo’ di storia della bioetica, sia una parte significativa dell’itinerario argomentativo di Elio Sgreccia. Non nella forma del saggio accademico, ma nello stile immediato e vivace dell’articolo di giornale.
Dopo aver fondato e diretto per oltre vent’anni il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, mons. Sgreccia lascia, proprio quest’anno, il suo incarico: tale occasione costituisce il ‘pretesto’ per questo libro che ha l’intento di porre un segnavia lungo la strada che ancora Elio Sgreccia sta tracciando dentro la bioetica, continuando la sua opera sotto una duplice, rilevante veste: presidente della Pontificia Accademia per la Vita e presidente della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista.
In un articolo del 1985 Sgreccia scrive che «l’eticità è nell’uomo come la forza misteriosa e vitale che fa crescere una pianta unificando tutte le sue parti, dalla radice alla foglia». Proprio questa immagine testimonia la visione propositiva che caratterizza come filo rosso la sua riflessione, la cui vitalità contrasta con il presunto ‘volto censorio’ spesso attribuito al sapere etico e illumina le contraddizioni del dibattito sulla cosiddetta ‘laicità’ in bioetica. Si può essere d’accordo o dissentire con le argomentazioni di Elio Sgreccia, si possono condividere o no le sue premesse, ma è innegabile la spinta che le anima: un’appassionata ricerca della verità che muove da un’appassionata dedizione alla persona umana considerata in tutte le sue concrete determinazioni esistenziali.
Mons. Elio Sgreccia, già professore ordinario di Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» nella sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è attualmente presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista (FIBIP). Dal 1985 al gennaio 2006 ha ricoperto la carica di direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli». è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, direttore della rivista «Medicina e Morale» e autore di saggi riguardanti la bioetica, l’etica medica, la pastorale sanitaria, la famiglia. Il suo Manuale di Bioetica, edito da Vita e Pensiero, ha avuto numerose edizioni e ristampe ed è attualmente tradotto in lingua spagnola, portoghese, francese e russa.
I nuovi interrogativi veicolati dalle tecnoscienze e la possibilità di intervenire profondamente sul corpo dell'uomo sembrano incrinare la consapevolezza di chi sia l'essere umano, facendo oscillare la riflessione tra la richiesta del riconoscimento e il desiderio della progettazione. Il contesto scientifico e tecnologico è, perciò, occasione di una rinnovata attenzione al tema dell'identità: nel rispetto delle distinzioni disciplinari e dei piani di indagine, la riflessione filosofica è interpellata su nuovi fronti tematici. Il ruolo della corporeità nell'identità personale si offre come privilegiato tema di confine per articolare questa ricerca. L'immagine dell'uomo così come emerge nel dibattito sul mind-body problem; l'azione nelle sue diverse forme come luogo in cui si manifesta, anche nell'esperienza del dolore e della malattia, la complessità dell'umano; il corpo nelle prospettive di manipolazione e modificazione proposte nelle biotecnologie: sono queste le tre tappe che il testo percorre nel tentativo di fare maggiore chiarezza su ciò che siamo e che, per molti aspetti, continua ad apparirci come l'incognita uomo.
Gli ambiti di applicazione delle biotecnologie sono oramai così ampi – dall’agricoltura alle scienze alimentari, dalla zootecnia alla veterinaria, dalla medicina alla farmacologia – che si può parlare di una vera e propria ‘rivoluzione biotecnologica’. Ogni nuovo traguardo raggiunto, o la previsione di possibilità future, pone in modo inevitabile interrogativi di senso e di limite, a cui la sola tecnica non è in grado, però, di dare risposta. È dunque compito dell’antropologia, e dell’etica che ne consegue, indicare se quanto è stato operato sinora, si sta operando e si continuerà a operare nel campo delle biotecnologie sia sempre eticamente accettabile. Un’antropologia e un’etica che, facendo riferimento all’Uo-mo, alla sua dignità e ai suoi diritti, a partire dal momento della fecondazione, al suo primato nel cosmo e alla sua responsabilità verso gli altri esseri, viventi e non, consentano il ritorno a una scienza, a una tecnologia, a una medicina da e per l’Uomo. L’attenzione sia al dato tecnico sia alla dimensione antropologica ed etica, così come al dibattito biogiuridico, è il filo conduttore di questo volume. Muovendo dall’analisi del rapporto tra l’uomo e la tecnica, e tra la libertà e la responsabilità nella ricerca biomedica, si prendono successivamente in esame gli aspetti scientifici, le problematiche sociali, le istanze bioetiche e gli interventi normativi in materia di biotecnologie vegetali, animali e umane. Quindi, tra gli ambiti di ricerca su cui oggi convergono le maggiori aspettative in termini di vita e salute dell’uomo, vengono illustrati in modo particolare la produzione e l’utilizzo delle cellule staminali, gli xenotrapianti, la farmacogenetica e la farmacogenomica.
Maria Luisa Di Pietro è professore associato di Bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» dell’Università Cattolica di Roma e professore straordinario di Etica della vita e della salute presso l’Istituto Internazionale di Teologia Pasto-rale Sanitaria «Camillianum» di Roma. È membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e del Comitato per la valutazione etica delle sperimentazioni animali dell’Università Cattolica di Roma. È autrice, coautrice o curatrice di volumi riguardanti temi di bioetica e di educazione della sessualità e della salute.
Mons. Elio Sgreccia è stato professore ordinario di Bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» dell’Università Cattolica di Roma e primo direttore dell’Istituto di Bioetica. È direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica e membro di numerose commissioni e comitati di bioetica, nazionali e internazionali, tra i quali il Comitato Nazionale per la Bioetica. Vescovo titolare di Zama Minore, è stato nominato vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita. È membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Pontificio Consiglio per la Salute e condirettore di «Medicina e Morale», rivista di bioetica e deontologia medica. È autore, coautore e curatore di numerose pubblicazioni riguardanti la bioetica, la pastorale sanitaria e la famiglia.
«Una buona politica esige una buona medicina e una buona medicina richiede una valida etica». Questa frase, che apre il II volume del Manuale di bioetica dedicato agli aspetti medico-sociali e posta già nell’edizione precedente del 1995, sta diventando sempre più vera. Società, organizzazione sanitaria ed esercizio della professione medica sono intrecciati insieme e sono condizionate dalle scelte di fondo sul piano etico.
I temi del II volume – quali la psichiatria, i comportamenti e gli orientamenti in tema di sessualità, l’uso e l’abuso delle droghe (tabagismo, alcolismo), la diffusione dell’AIDS, il trattamento del rischio in ambito occupazionale (fabbriche, traffico, sport, catastrofi), i problemi relativi all’invecchiamento della popolazione o al trattamento dell’handicap, il condizionamento economico a carico dell’organizzazione sanitaria e dell’assistenza medica – pongono in evidenza la connessione fra la società, essa stessa malata, l’esercizio della medicina e le responsabilità personali, professionali e politiche.
Il compito della bioetica non consiste soltanto nell’indicare i legami e le intersezioni fra società, sanità e moralità, ma, soprattutto, nel far emergere il polo attorno al quale si possono orientare o riorientare gli sforzi di gestione della sanità sia in ambito politico-legislativo, sia in ambito etico-professionale. Tale polo è stato indicato, in sintonia con quanto è scritto nella prima parte del I volume, nel valore e nella dignità della persona umana.
La persona è l’origine e il centro della società, è l’agente morale responsabile, è il valore fondativo di ogni riferimento etico per la sua trascendente dignità: è questo l’asse centrale dell’intera opera che ne ha assicurato finora una larga diffusione e numerose traduzioni in altre lingue.
Mons. Elio Sgreccia è stato professore ordinario di Bioetica presso la facoltà di Medicina e chirurgia «A. Gemelli» dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e primo direttore dell’Istituto di Bioetica. È stato ed è tuttora direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica (sede di Roma e sezione milanese) ed è membro di numerose commissioni e comitati in tema di bioetica, nazionali e internazionali. Tra gli altri, è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica. Vescovo titolare di Zama Minore, è stato nominato vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita. È membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Pontificio Consiglio per la Salute e condirettore di «Medicina e Morale», rivista di bioetica e deontologia medica. Oltre al presente Manuale di bioetica, che è stato tradotto in diverse lingue (spagnolo, portoghese, francese, russo, rumeno, ungherese) e che ha già avuto numerose edizioni e ristampe, è autore, coautore e curatore di volumi riguardanti la bioetica, la pastorale sanitaria e la famiglia.
I grandi progressi della medicina e della tecnologia dischiudono scenari nuovi che coinvolgono, a diverso titolo, sia coloro che operano nelle professioni mediche e sociali sia coloro che a essi si rivolgono. Questo volume, promosso dal Centro di Formazione Permanente Mons. Luigi Moneta dell’Istituto Sacra Famiglia e dalla Sezione di Milano del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, riprende le lezioni e i contenuti del Corso in Bioetica da loro organizzato, mantenendone pertanto lo stile e il carattere. Il testo, infatti, è pensato come un percorso formativo che, tracciando i fondamenti etico-antropologici del ragionamento morale in bioetica, indichi alcuni criteri e ricadute operative rispetto a temi particolarmente problematici.
Pur rivolgendosi agli operatori socio-sanitari che prestano la loro cura a persone con deficit fisici e psichici, ai pazienti, alle loro famiglie e agli amministratori degli Istituti di cura, il testo è pensato anche per tutti coloro che sono interessati alle tematiche bioetiche e vogliono comprenderle più da vicino, allo scopo di rendere omaggio all’intrinseca dignità di ogni singola persona umana.
Uno degli aspetti più celebrati del recente progresso civile è il grandioso sviluppo della medicina. Eppure, attendibili indizi segnalano che, stranamente, cresce anche il potere della malattia sull’uomo. Essa paralizza la libertà, il timore di esserne raggiunti è oggi più che mai insistente, la cura della salute si fa ossessiva. Se da un lato, grazie alla medicina, cresce il potere tecnico sulla malattia, dall’altro diminuiscono le risorse morali per affrontarla. Si deve infatti riconoscere che la malattia pone anche, e non marginalmente, un compito morale. Per questo, oltre a liberare l’uomo dalla malattia, è necessario fare di tale condizione un tempo in cui volere, e non in cui sospendere la vita in attesa che passi. La tradizione cristiana considerava la malattia come tempo di ‘penitenza’: non solo nel senso di pena e di espiazione, ma soprattutto nel senso di un tempo che propone il rinnovato appello alla conversione, chiedendo di riconsiderare la propria vita con altri occhi. Questo aspetto della malattia oggi non è più riconosciuto. Si parla con insistenza di etica della medicina, non di morale della malattia. Il valore in questione è sempre e solo il sollievo dalla sofferenza. Chi vive quell’esperienza in forme gravi, vede svanire le evidenze ovvie che sostenevano la sua vita nel tempo ‘normale’ della salute, ed è quindi coinvolto in una lotta per la speranza. Essa è vissuta oggi in modo solitario e implicito, viene rimossa dalla comunicazione reciproca, o perché è oggetto di tacita censura o perché non si dispone delle parole per esprimerla. Il saggio di Angelini denuncia i diversi modi nei quali si esercita tale censura, e consente al malato di sostenere la lotta per riappropriarsi della speranza restituendogli la parola.