Come un'antica mappa del tesoro, questo libro introduce nel "giardino segreto" dell'immaginario cristiano che ha segnato la storia dell'Occidente dall'ebraismo all'età post-moderna. Con un linguaggio accessibile a tutti, ma che non rinuncia a essere preciso, la ricerca tiene conto delle fonti erudite più aggiornate. Una mappa che in cento schede fornisce una bussola per orientarsi in un universo iconografico ancora oggi parlante; un viaggio nell'immaginario collettivo della cristianità alla scoperta delle icone e dei simboli della tradizione su cui l'uomo moderno ancora oggi si interroga.
Andrej Rublev
scrisse
l'icona della Trinità
affinché gli uomini
contemplando
la divina comunione
imparassero a vivere
sulla terra.
Simboli di rinascita è un saggio di fenomenologia del sacro che esamina il simbolismo cristiano a partire dallo stretto rapporto che le immagini intrattengono con la psiche dell’uomo religioso.
Viene dunque analizzata la capacità dell’esperienza religiosa di trasformare la mente per mezzo di simboli, confrontando tra loro la tradizione cristiana, i culti misterici greco-romani e le diversità culturali emerse dagli studi antropologici.
L’interpretazione degli elementi cosmici richiamati nel rito battesimale (acqua, terra, fuoco ecc.) si fonda sia sulla ricerca delle analogie rituali, proprie di altre tradizioni religiose o filosofiche, sia sull’esplorazione della loro funzione evolutiva.
Il nesso fra simbolo e coscienza è dunque l’interesse primario del testo, che segue principalmente l’indirizzo fenomenologico-religioso di Mircea Eliade e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung.
Perché le antiche croci armene dei primi secoli del cristianesimo non rappresentano mai Gesù ma un albero fiorito? In quale epoca storica si cominciò a designare la figura di Cristo con un pesce? Da dove vengono gli emblemi che indicano i quattro evangelisti? Cosa significano le lettere greche Alfa e Omega poste sull'aureola del "Giudice del Mondo"? Questa guida introduce nel "giardino segreto" dell'immaginario cristiano che ha segnato la storia dell'Occidente dall'ebraismo all'età post-moderna. Uno strumento agile e compatto rivolto a tutti coloro che si interessano di religione, arte, cultura e antropologia. Il suo scopo è fornire un'informazione essenziale sul passato e sul presente dei simboli della cristianità su cui l'uomo moderno ancora oggi si interroga. Con un linguaggio accessibile a tutti, ma che non rinuncia a essere preciso, la ricerca tiene conto delle fonti erudite più aggiornate. Una mappa che in 100 passi fornisce una bussola per orientarsi in un universo iconografico ancora oggi straordinariamente parlante.
L'uomo fu sin dalla preistoria un creatore di simboli, i quali costituiscono un ponte rispetto alle proprie origini, al cosmo e al destino. Le voci di questo Dizionario, selezionate dall'amplissimo repertorio in 17 volumi dell'Enciclopedia delle Religioni diretta da Mircea Eliade in collaborazione con Ioan P. Couliano e curate da massimi esperti internazionali, sottolineano l'emergere e il persistere di tale creatività, non solo in solenni circostanze, ma soprattutto nelle osservazioni, nei gesti e negli oggetti quotidiani. Per secoli i simboli sono stati vissuti come portatori di un significato capace di sfondare gli orizzonti del limite umano per proiettarsi in una presenza che si poneva come «altra». Si scopre così che anche gli oggetti più usuali - una chiave, un tessuto, uno specchio, un gioiello - o i gesti più comuni come mangiare, dormire, offrire un dono, giocare, non sono aspetti scontati della nostra vita: nella storia dell'umanità, infatti, sono stati caricati di un senso che noi possiamo aver scordato, ma che attesta come la ricerca di un significato sia impressa nelle profondità del desiderio umano. Le grandi articolazioni di questa ricerca sono tratteggiate nel saggio dello storico delle religioni Jacques Vidal che introduce la nuova edizione.
Quest'opera è un'introduzione al mondo dei simboli del cristianesimo antico, fino al VII secolo. Il volume prende in considerazione ogni simbolo "visivo" e non puramente espresso in forma verbale o letteraria. Si tratta perciò di simboli dipinti, realizzati a mosaico, scolpiti o incisi su materiali diversi, ma anche simboli riconoscibili in forme architettoniche e nell'organizzazione dello spazio. Il volume, pur dedicando tre capitoli ai simboli cristologici, veterotestamentari e neotestamentari, ci dà una visione che non si limita agli aspetti della simbologia legata alle scritture, ma interviene su tutto ciò che concerne la vita quotidiana e sociale così come il rapporto con la natura e il cosmo. Le opere d'arte e i simboli riprodotti nel volume formano, stampati a colori, forse la più vasta sintesi iconografica per un lavoro sintetico e introduttivo.
"Spezzare il tetto della casa" è un gesto che sta a significare l'apertura dell'uomo al divino. Nella costruzione della casa l'umanità crea il luogo della sua memoria e della conservazione di miti e riti. Nelle società più diverse, fino a tempi recenti, in momenti significativi della vita umana si è usato infrangere la copertura della propria dimora quasi a voler offrire, libera dal peso della materia, l'anima al suo destino. Tale gesto simbolico ci introduce a questo volume in cui la simbiosi tra Eliade narratore ed Eliade storico delle religioni si afferma con particolare nettezza in un insieme di riflessioni sulla creazione, nelle differenti accezioni del termine: i suoi simboli diversi e perenni, legati al sottile gioco che unisce la vita e la morte, vi sono descritti e decifrati in sintesi limpide e ricche di esemplificazioni. Questo libro è frutto di una lunga riflessione sull'ermeneutica del mistero della creatività, dove creazione divina (il mondo e l'uomo) e creazione umana (l'arte e Dio) si illuminano reciprocamente in un tutto composto da parti apparentemente diverse tra loro ma tutte ancorate risolutamente nella nostra epoca.
Oggi si sta comprendendo una cosa di cui il XIX secolo non poteva avere nemmeno un presentimento, ovvero che il simbolo, il mito, l'immagine appartengono alla sostanza della vita spirituale, che è possibile mascherarli, mutilarli, degradarli, ma che non li si estirperà mai... Le immagini, i simboli, i miti, non sono creazioni irresponsabili della psiche; essi rispondono a una necessità e adempiono una funzione importante: mettere a nudo le modalità più segrete dell'essere. Ne consegue che il loro studio ci permette di conoscere meglio l'uomo, l'"uomo tout court", quello che non è ancora sceso a patti con le condizioni della storia. Ogni essere storico porta con sé una grande parte dell'umanità prima della Storia. [...] Oggi si comincia a vedere che la parte anti-storica di ogni essere umano non affonda, contrariamente a quanto si pensava nel XIX secolo, nel regno animale e, in fin dei conti, nella "Vita"; anzi, al contrario deriva e si innalza ben al di sopra di essa: questa parte astorica dell'essere umano porta, come una medaglia, l'impronta del ricordo di un'esistenza più ricca, più completa, quasi beatifica.
Le grandi masse e anche molta parte della classe dirigente delle società odierne continuano ad avvalersi di una spiegazione della realtà che si richiama al sistema simbolico forgiato dal cristianesimo in età antica e medievale. Nel suo sorgere, la modernità si è trovata in Europa di fronte a società in cui l'organizzazione urbanistica ruotava attorno ai simboli religiosi. Nella struttura cittadina, la centralità fisica della cattedrale e la disposizione spaziale delle chiese principali e degli edifici del potere esprimevano un'organizzazione gerarchica in cui il cristianesimo sanciva simbolicamente ogni aspetto. Il tempo era scandito da una complessa organizzazione cultuale e la stessa rappresentazione del cosmo aveva una struttura fisico-sacrale che abbracciava l'intero universo. Pur contrassegnando una svolta radicale rispetto a questa antica eredità, il mondo moderno ha dovuto creare un'incessante dialettica tra antico e nuovo nel continuo confronto con un tenace sistema simbolico religioso che non è riuscita a sostituire. In questo modo, il cristianesimo ha assorbito la modernità e ne è stato contemporaneamente assorbito.
Il simbolismo dell'eucaristia nell'arte cristiana, dalle prefigurazioni dell'Antico Testamento alle rappresentazioni simboliche. Una ricerca accurata tra opere note e meno note, che passa in rassegna i numerosissimi simboli che, nelle diverse epoche, gli artisti hanno scelto per rappresentare questa verità di fede: dal pesce al delfino, dall'agnello al pellicano, dal corvo all'unicorno. Un percorso al tempo stesso di arte e di fede. Tra arte e fede: i simboli dell'eucarestia.
Leoni, cervi, serpenti, draghi, sirene... Sulle facciate delle nostre cattedrali, come nei chiostri dei monasteri o sulle pagine di antichi codici, è tutto un brulicare di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un "bestiario" sorprendente e affascinante, ma che oggi non riusciamo più a "leggere" e a interpretare con immediatezza. Questo libro racconta, in modo chiaro ma affascinante - anche attraverso un ricco e originale apparato di immagini - il significato simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni "zoologiche" che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell'età medievale. Riscoprendo un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari, che si serve dei simboli e dei segni della natura per parlare delle cose celesti. Perché, come scriveva Alano di Lilla nel XII secolo, "ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte".