In un periodo di grande dissoluzione fuori e dentro la Chiesa, un'epoca di preti e religiosi che vivevano negli agi e nei lussi incuranti del Vangelo, Francesco di Paola sceglie il ritorno alle origini, votandosi all'isolamento come gli antichi padri del deserto per vivere il solo a solo con Dio. Un ritiro non fine a se stesso, tuttavia. Ben presto, infatti, la grotta di Francesco viene "assediata" da frotte di persone desiderose di aiuto, di conforto, di confronto. Francesco accetta l'arrivo della gente e a tutti dona il suo amore, compiendo anche prodigi, sempre nel nome della carità. Ben presto altri eremiti si uniscono a lui. E da Paola la sua comunità si espande, prima in Calabria, poi in Sicilia, infine in altri posti in Italia e poi oltre i confini, chiamato come consigliere dal re di Francia. Il suo segreto fu solo e soltanto uno: credere nella possibilità di realizzare ciò che il suo cuore gli diceva fosse buono e giusto. Credere in se stesso, nelle proprie possibilità e nella potenza disarmante dell'amore. Nulla è impossibile per chi crede nell'amore. Questo il messaggio che la vita di Francesco di Paola comunica a tutti ancora oggi. Non ci sono limiti, barriere, per chi sceglie l'amore. Prefazione di p. Francesco Marinelli.
In un cuore cattolico tutto si unifica e si fonde, il passo sicuro e la certezza. Pensare che si è eletti, ma indegni. Un fardello può essere dolce e pesante. Pensi al verso «ho l’estasi e il terrore di essere eletto».
Ma il Papa non è il solo che possa dirlo: ogni cristiano è prete e vittima. Ogni cristiano è stato eletto fra tutti con amore particolare.
È la felicità di amare Dio con un povero cuore.
Paolo VI ha sentito e sofferto nel profondo del­l’anima il tormento «di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena», come anche l’estasi della «suprema e formidabile» sede di Pietro alla quale era stato eletto.
Un segno degli attacchi contro Paolo VI sono le feroci vignette satiriche che su «La Repubblica» gli dedicava con straordinaria frequenza Giorgio Forattini. Anche questo è un fenomeno paradossale: il Papa di gran lunga più vicino alla cultura moderna era fatto oggetto di irrisione. Si è voluto riportare alcune di quelle vignette per far comprendere lo spirito di quell’epoca.
C’è una espressione della spiritualità russa che indica i «folli di Dio»: lo jurodivyj è il portatore di una sapienza che può abitare solo nella «stoltezza» (1 Cor 1,27), che suscita inquietudine e allarme. Il fenomeno dei «folli di Dio» non ha molti emuli nella tradizione occidentale, costruita attorno a paradigmi di santità molto diversi. Il volume raccoglie alcune di queste figure italiane di «folli di Dio», che, conquistati dal Vangelo, hanno imboccato una via di autoriforma.
Dall’Introduzione di Alberto Melloni.
"San Medardo è una personalità quasi sconosciuta nella nostra epoca, eppure la sua vita e il suo pensiero sono ancora di grande attualità. Medardo è vissuto in quella che oggi è la Francia a cavallo tra il IV secolo e il V secolo. Nel 530 fu eletto Vescovo di Noyon, cittadina a nord di Parigi; egli è stato testimone dell’incontro di due culture diverse quella gallo–romana e quella franca. Medardo ha contribuito in modo determinante a saldare le diversità culturali francho-galliche e romane, contributo che ha preso vigore e forza in quella che può essere definita la peculiarità del Carisma di Medardo. Egli infatti fin dalla giovane infanzia si è contraddistinto per il dono della carità che esercitava nei confronti dei poveri e di chiunque avesse bisogno tanto da essere acclamato ancora in vita come Santo. Anche grazie all’accoglienza e l’amore per l’altro, di san Medardo, quello che poteva essere uno scontro di civiltà si è trasformato in una fusione che ha dato origine alla cultura occidentale."
In prima traduzione italiana dal latino, la Spiegazione della XIII Tesi disputata a Lipsia sul potere del papa, testo-chiave per comprendere le ragioni profonde della Riforma protestante, viene qui inquadrata nel contesto delle precedenti 12 Tesi contro Johannes Eck, uno dei maggiori teologi cattolici dell’epoca.
Discussa nel 1519, la Tesi affronta la questione dell’antichità e legittimità del primato della chiesa di Roma attraverso un’approfondita esegesi dei passi neotestamentari collegati, nonché l’esame delle testimonianze dei Padri della chiesa, presentando il papato non come un’istituzione di diritto divino, bensì umano.
Combattuto tra il pericolo del dissolversi dell’unità dei cristiani e la difesa della verità scritturale, e pur disposto a riconoscere al papa un primato d’onore, Lutero per la prima volta avanza in pubblico il sospetto che il papato abbia un carattere anticristico. Pochi mesi dopo riceverà da Leone X la bolla di scomunica.
Nell'alto Medioevo Napoli subì drastiche modificazioni. Da zona di frontiera dell'impero bizantino diventò una delle più rilevanti potenze nel Meridione. Nell'ottavo e nono secolo i Napoletani avevano inoltre ottenuto la piena indipendenza da Costantinopoli, evitato di essere assorbiti dai Franchi e dai Longobardi di Benevento e di subire disastrose distruzioni ad opera dei musulmani. I testi riuniti in questo volume (le uniche opere cronachistiche scritte a Napoli prima del XIV secolo) ripercorrono le vite di tutti i vescovi di Napoli, dal semileggendario Aspreno (I secolo) ad Atanasio II (fine IX secolo) che furono furono messe per iscritto in questo periodo di fondamentale importanza per la città. La disponibilità di pochissime informazioni sui prelati partenopei fino all'ottavo secolo fece sì che la prima parte di questo testo sia poco più che una lista. Molto più dettagliata e ricca di informazioni, non soltanto sui vescovi, è invece la sezione successiva, particolarità che la rende una fonte estremamente preziosa per ricostruire la storia della Napoli altomedievale.
L'epistolario riunisce la corrispondenza inviata e ricevuta da monsignor Pio Paschini (Tolmezzo, 2 marzo 1878 - Roma, 14 dicembre 1962), storico della Chiesa, insegnante nel Seminario di Udine dal 1901, dal 1913 docente di Storia ecclesiastica presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e dal 1932 al 1957 magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense. Le testimonianze epistolari fino ad oggi reperite in diversi Archivi e Fondi archivistici sono 5.029, i cui regesti sono consultabili nel cd-rom allegato ai due volumi. Per l'edizione cartacea sono stati trascritti 922 testi, 491 selezionati tra quelli inviati da oltre millecinquecento corrispondenti e 431 fra missive e responsive intercorse con il friulano Giuseppe Vale (1877-1950), confratello, amico e confidente. Nell'epistolario è possibile ripercorrere sessant'anni di attività di Paschini, nelle cui vicende biografiche si riverberano gli eventi più significativi del secolo scorso: le due guerre mondiali, il fascismo; il dopoguerra, la ricostituzione dell'Italia, fino a comprendere gli anni della prima Repubblica. Tra i suoi interlocutori in ambito locale, fra gli altri, vi sono: Giuseppe Ellero, Antonio Anastasio Rossi, Giuseppe Nogara, Giovanni Battista Brusin, Pier Silverio Leicht, Vigilio De Grassi; tra quelli italiani ed europei: Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni Battista Montini, Agostino Gemelli, Louis Duchesne, Hippolyte Delehaye, Hubert Jedin.
"'Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell'ammirazione. E questo grazie alle vostre mani'. Sono le parole di Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nel suo messaggio agli artisti al termine dei lavori del Concilio Vaticano II, chiuso l'8 dicembre 1965. Parole che ribadivano l'impegno montiniano a favore di poeti, pittori, scultori e musicisti per l'alto valore tributato dallo stesso Pontefice all'arte e a quel suo ruolo di avvicinamento, per il tramite delle cose create, dell'esperienza sensibile allo spirito divino. È un cammino articolato e complesso, caratterizzato nei secoli dall'alternarsi di aspri conflitti a timide aperture che investivano, e condizionavano, usi e costumi dei tempi, del vivere quotidiano come dell'arte. Cambiamenti radicali, nella storia della Chiesa, sia sotto il profilo teologico-dottrinale, che artistico, sono stati determinati dagli ultimi tre Concili dell'era moderna, di cui questa mostra ripercorre la storia attraverso la figura dei Pontefici che li hanno indetti e officiati. Dipinti, sculture e cimeli a essi appartenuti alimentano un percorso espositivo per illustrare tre momenti salienti nella storia del gusto, sia sul piano artistico che su quello liturgico-devozionale, abbracciando quell'arco di tempo che dal 1545, anno in cui Paolo III Farnese apre il Concilio di Trento, passa per il Concilio Vaticano I, indetto da Pio IX Mastai Ferretti nel 1869, e arriva al Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII nel 1962 e chiuso da Paolo VI nel 1965. 'Bisogna ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti' ebbe a dire Papa Montini solo un anno prima, il 7 maggio 1964, agli artisti riuniti nella magica sfera della Cappella Sistina. Era un auspicio, e un intento, volto a rinsaldare un antico sodalizio, forza necessaria alla Chiesa per assolvere al suo magistero di 'far vedere' il fascino del Vangelo, e a proseguire sul cammino della innovazione nei rapporti tra mondo laico e fede cattolica." (Claudio Parisi Presicce)
In un mondo in cui si fa così fatica a comunicare, in un mondo di individualismo esasperato, la risposta è la comunione. E Nomadelfia è comunione.
Come ha affermato anche papa Francesco nella sua visita alla Comunità, Nomadelfia è “una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella”.
Dall’esperienza di una famiglia, il ritratto di una comunità improntata al senso più profondo del vivere cristiano.
La tragica storia del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, oppositore senza compromessi del regime hitleriano e pastore instancabile dei cristiani che rifiutavano il connubio tra religione e nazionalsocialismo. Attraverso una ricostruzione minuziosa degli avvenimenti, l'autore, storico del diritto ed esperto della Germania nazista, descrive i momenti decisivi che portarono alla condanna a morte di Bonhoeffer nel campo di concentramento di Flossenbürg. Il testo non si ferma all'esecuzione del teologo, ma segue anche le sorti del suo accusatore e del suo giudice, che sconteranno solo condanne minime o verranno addirittura assolti. Il libro di Schminck-Gustavus è il racconto della grandezza umana e morale di uno degli avversari più coraggiosi della follia nazista e la denuncia di un'ignobile mancata giustizia. Un richiamo prezioso e deciso alla necessità di mantenere viva la memoria storica e di proseguire nella ricerca della verità.
Il concilio aperto a Ferrara l'8 gennaio 1438 e trasferito l'anno dopo a Firenze proclama l'unione fra la Chiesa greca e quella latina, un accordo che dura sino alla presa di Costantinopoli, nel 1453, e viene rotto ufficialmente da un concilio della Chiesa greca poco meno di vent'anni dopo. Questo volume si propone di indagare dal punto di vista storico ed ecclesiologico le unioni che si sono verificate dopo il concilio ferrarese-fiorentino. In particolare, la ricerca si sofferma sulla prima grande unione dei ruteni del 1595, conosciuta anche come Unione di Brest, e sull'unione della Chiesa romena ortodossa della Transilvania (1697-1700). Questo avvenimento ha portato alla riscoperta delle radici latine, alla comunione ecclesiastica con la Sede di Pietro e alla nascita di un movimento illuminista che ha suscitato, nel tempo, la nascita di un solo Stato per i romeni delle province di Moldova, Valacchia e Transilvania. Dal punto di vista ecclesiologico il processo di unione della Chiesa ortodossa romena della Transilvania si compie con il Concilio Vaticano II, che con il documento sulle Chiese cattoliche orientali "Orientalium Ecclesiarium" riconosce le comunità cattoliche orientali come vere Chiese.