Il libro si sofferma su alcuni aspetti di quell'immane dramma che fu la Prima guerra mondiale, su quel che successe dopo e non durante il conflitto, sul legame tra l'esperienza religiosa e la metabolizzazione di quanto accaduto. Con diversi effetti: da una parte la sacralizzazione dei Caduti, di cui ben presto il regime fascista si impossessò dandole una torsione nuova, volta a rendere massificata e indistinta la presenza dei Caduti stessi, mentre si diffondeva un costume nuovo, quello del "pellegrinaggio laico" sui luoghi delle battaglie e delle sepolture; dall'altra i primi sforzi per proporre una rilettura cristiana del senso della guerra e della morte, tanto in sede locale, quanto nella singolare esperienza personale di don Mazzolari. In questo senso, la Chiesa italiana svolse un suo percorso particolare nella considerazione del rapporto tra fede e morte per la Patria, accompagnato dal travaglio interiore del clero, massicciamente sottratto alla propria attività pastorale ordinaria. Gli esiti di questo travaglio furono i più diversi, conducendo ora persino all'abbandono della tonaca, ora alla scelta di operare nel campo sociale, ora alla rimozione; oppure, su altro terreno, tanto a un convinto filofascismo quanto a un solido antifascismo. Scritti di: Carlo Stiaccini, Emanuele Cerutti, Paolo Nicoloso, Bruno Bignami, Giorgio Vecchio, Giacomo Viola, Francesco Piva.
Il sacrificio costituisce l’atto religioso per eccellenza del rapporto con Dio in numerose tradizioni religiose. Basti ricordare i sacrifici umani praticati nell’antica Grecia e fra gli Incas in America, quelli di animali praticati in Israele fino alla distruzione del Tempio nel 70 d.C., ma anche l’interpretazione cristiana della morte in croce di Gesù come sacrificio offerto a Dio e ripresentato nella liturgia eucaristica, e alla spiritualizzazione del sacrificio avviata già nel Primo Testamento e proseguita nel Nuovo. Dai Veda indiani all’attuale Messale romano, in cui tale terminologia ritorna costantemente, attraversando società tradizionali e moderne, i sacrifici hanno un nucleo e una logica comuni?
Interessato a scoprire il mistero della personalità altruista, Sorokin, alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, intraprese una vasta indagine statistica sui santi cristiani in quanto eroi dell'altruismo e geni creativi in campo morale e spirituale. Ne scaturì un vero e proprio censimento sei santi cristiani e cattolici di tutti i tempi (forse l'unico esistente). Di ciascun santo sono prese in considerazione le caratteristiche biografiche, la provenienza sociale, la condizione socio-professionale, il tipo di iniziazione alla santità, il modello di santità praticato. L'attenzione di Sorokin si concentra sui fattori socioculturali che spiegano le variazioni del numero dei santi lungo i venti secoli della storia cristiana, il tipo di santo prevalente nei diversi periodi storici, i cambiamenti che si sono registrati per quanto riguarda l'apporto delle diverse classi sociali alla "produzione" di santi. Alla luce dei dati statistici e delle generalizzazioni storiche che se ne possono trarre, Sorokin formulò delle previsioni in ordine al futuro della santità cristiana.
La Curia romana dell'epoca napoleonica e della Restaurazione fu sottoposta ad una continua pressione causata dall'incalzare degli eventi di quella fase turbolenta della storia. La politica, la cultura religiosa diffusa e le diverse correnti d'idee entrarono in crisi: dall'ancien régime si passò all'ordine napoleonico, fino a trovare un nuovo equilibrio con la Restaurazione. La Chiesa visse lo stesso complesso assestamento con un papa, Pio VI, morto prigioniero in esilio, e il suo successore, Pio VII, deportato per non pochi anni. In quei tempi di cambiamento la Curia romana dovette aiutare il papa a posizionarsi di fronte alle novità sociopolitiche e la vita di Francesco Luigi Fontana può essere considerata come un caso esemplare di questa opera di ricollocamento. Religioso barnabita, qualificato consultore della Santa Sede e solo infine cardinale, Fontana fece coincidere le proprie sorti con quelle del Papato, divenendone in qualche modo un simbolo (nei travagli, nelle difficoltà e nelle tensioni cui andarono incontro i collaboratori di Pio VII). Portatore dell'ormai superata erudizione settecentesca, riuscì ad aprirsi alla nuova cultura postnapoleonica, divenendone un esponente nella Roma papale sotto una particolare declinazione: l'intransigenza. È proprio quest'ultima categoria interpretativa a permettere di indagare le posizioni intellettuali, teologico-politiche ed ecclesiologiche di buona parte degli uomini della Curia romana del tempo. Fontana, infatti, può essere annoverato tra i primi curiali ad incarnare la sensibilità intransigente che nel corso dell'Ottocento si diffonderà ampiamente, fino a diventare uno degli elementi caratterizzanti la storia del Cattolicesimo contemporaneo.
Da sacerdote a cardinale, terzo uomo più potente del Vaticano, fino al carcere per abusi su minori: ascesa e caduta di un principe della Chiesa. Quando il giovane sacerdote George Pell venne trasferito nella parrocchia di St Alipius nel 1973, quell'angolo di Ballarat era uno dei posti più pericolosi dell'Australia per dei minori. Tutti i quattro religiosi che si occupavano della scuola elementare annessa alla canonica abusavano dei bambini. Pell non si accorse mai di niente, e per vent'anni non sarebbero stati denunciati. Ballarat, tribale e gagliarda, dove preti e suore padroneggiavano, è la città natale di Pell, e il luogo da cui ha mosso i primi passi sulla strada che lo avrebbe portato alle più alte cariche della Chiesa, prima vescovo poi cardinale infine prefetto della Segreteria per l'economia presso la Santa Sede a Roma, chiamato da papa Francesco. Ma oggi è il primo porporato in carcere per pedofilia. E su di lui grava anche il pesante sospetto di lunghi decenni di omertà su moltissimi casi di abuso commessi da sacerdoti australiani. David Marr traccia il ritratto di un uomo impastato di fede, ambizione, lealtà alla Chiesa, sete di potere e oscuri desideri, che ha ignorato i segnali di un mondo in subbuglio, confidando nell'impunità dell'abito. E ricostruisce, crepa dopo crepa, come l'impenetrabile fortezza che Pell aveva contribuito a ergere intorno alla Chiesa australiana si sia lentamente sgretolata.
Realizzato in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma luterana il volume propone una “rilettura” degli eventi legati accaduti 500 anni fa, per riportare alla luce il contesto ecclesiale e storico in cui Lutero visse e in cui si consumò la rottura con la Chiesa cattolica. Con questa raccolta il Pontificio Comitato di Scienze Storiche offre l’opportunità di aprire anche su delle prospettive nuove approfondendo sotto altri pungi di vista gli aspetti della Riforma luterana legati alle ragioni non teologiche della rottura e alle condizioni della politica dell’epoca specialmente nell’Impero.
Cinquecento anni fa circa Martin Lutero visitò Roma. In che misura questo viaggio pose le premesse per la Riforma protestante? Questa domanda, su cui si è costantemente interrogata la storiografia, ha spesso gettato un pregiudizio decisamente negativo sul modo di percepire la città e l'esperienza qui vissuta da Lutero. Il presente volume intende svincolare la ricerca storiografica da un paradigma dimostratosi inadeguato, restituendo al lettore l'immagine complessa e variegata di Roma come doveva presentarsi alla vigilia della Riforma. E se il punto di partenza è il viaggio stesso, il suo svolgimento e i ricordi a esso legati, parte del volume è dedicata alla necessaria ricostruzione della Roma rinascimentale, grazie a contributi dedicati al papa e alla Curia, alla teologia, all'arte, alla cultura e alle scienze dell'inizio del XVI secolo.
Questo libro racconta una storia che comincia prima di Adamo e finisce dopo di noi, attraversando la Bibbia da capo a fondo, come un mondo a sé. Dove un uomo, che si chiamava Saul, può diventare il primo re di un popolo perché il padre lo aveva mandato a cercare certe asine smarrite. Dove la regina di un remoto regno africano guida per tre anni una carovana foltissima, composta da giovani e giovanette vestiti di porpora, nonché da animali e spezie in quantità, per rispondere all'invito del re di Gerusalemme e porgli alcune domande. E dove un altro uomo, che si chiamava Abramo, udì queste parole da una voce divina: «Va' via dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre verso il paese che ti mostrerò». Parole che rintoccano in tutta la Bibbia, storia di un distacco e di una promessa, seguiti da altri distacchi e nuove promesse. Il succedersi dei nomi e dei fatti è turbinoso, spesso sconvolgente. E ogni volta la grazia e la colpa, l'elezione e la condanna appaiono intessute nelle vite dei singoli e della loro stirpe.
Este libro pretende ser un recurso práctico para los estudiantes que desean avanzar en su conocimiento del griego del Nuevo Testamento, más allá del nivel introductorio. En la discusión de cada tema gramatical, se ofrece una breve explicación seguida por varias citas textuales que ilustran el uso lingüístico examinado. La selección de materiales y la forma de presentación son el fruto de la experiencia del autor en su enseñanza del griego ático y koiné en diversos entornos académicos. Esperamos que cualquier beneficio que puedan obtener aquellos que usen este manual proporcione una confirmación adicional del valor del análisis gramatical preciso y bien informado en la compleja tarea de la exégesis bíblica.
L'autore studia nel dettaglio la recezione cattolica e ortodossa dell'appello di Giovanni Paolo II contenuto in Ut Unum Sint 95-96, là dove il Papa domanda ai teologi e ai rappresentanti delle confessioni cristiane di cercare insieme una forma nuova dell'esercizio del primato petrino che non contraddica la sua natura. Lo studio comparato di alcune autorevoli voci cattoliche e ortodosse che si sono espresse nel ventennio 1995-2016 diventa un esercizio fecondo di ecumenismo recettivo, attraverso cui cattolici e ortodossi possono imparare nuovamente a comprendersi e a camminare insieme. Prefazione di Michelina Tenace.
Il pensiero democratico e le forme politico - istituzionali della democrazia nascono in un tempo e in contesti che non esistono più. Le moderne democrazie sono chiamate a confrontarsi teoricamente con tale distanza e a riorganizzarsi per rispondere al cambiamento. Con una certezza: non è più possibile impostare l'ordine sociale relegando le scelte culturali, etiche religiose alla vita privata dei cittadini. Al contrario serve dare alla democrazia sostanza dialogica e relazionale, informandola dai valori positivi del bene comune, dalla solidarietà e dalla pace. A questo processo la fondazione Gravissimum Educationis ciontribuisce con lo studio "La Democrazia, un urgenza educativa", come iniziativa internazionale strutturata in due fasi: preliminarmente, ripensare la democrazia in contesti pluriculturali plurireligiosi; in prospettiva, avviare percorsi formativi in grado di trasformare le classi demografiche. Il libro raccoglie le riflessioni sviluppate nella prima fase del progetto e, come un faro, illuminano questo percorso all'inizio del suo dipanarsi, laddove l'approfondimento delle diverse dimensioni teoriche pur non esaurendosi già consente di guardare più lontano.