Per rendere i cristiani più consapevoli della loro identità e del loro impegno nella vita e nella missione della Chiesa, l'ecclesiologia del Concilio Vaticano II ha riscoperto che alla base della loro vita sta la dottrina del "regale sacerdotium" che, a buon diritto, può essere definita come il fondamento dogmatico liturgico della "spiritualità" dei fedeli a ragione dello stretto legame che ha con la visione della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e con i Sacramenti dell'iniziazione cristiana. Lo scopo del presente studio è quello di provare ad indagare come una tematica teologico liturgica particolarmente attuale, come quella del sacerdozio comune dei fedeli, sia una verità di fede da sempre creduta e affermata nella Chiesa (lex credendi) tanto da confluire nella creazione e nella stesura dei testi liturgici (lex orandi) affinché la partecipazione ai Divini Misteri stimolasse i fedeli ad assumere uno stile di vita più autenticamente cristiano (lex vivendi). Da quest'analisi avremo così la possibilità di osservare come tale dottrina si propone di insegnare ai battezzati che non può esistere dicotomia tra culto e vita in quanto la vita in Cristo, iniziata col Battesimo e rinsaldata con la Confermazione rende sacro ogni aspetto dell'esistenza facendo di ogni azione un'oblazione e un sacrificio spirituale che trova nella partecipazione all'Eucaristia la sua più alta manifestazione.
Nella celebrazione liturgica si realizza in pienezza l'esperienza della fede, è il locus theologicus da cui osservare l'apporto culturale, in base al quale esercitare un discernimento e nel quale accogliere prudentemente quell'universo organico e sistemico che è il punto di riferimento centrale della vita dei fedeli aderenti alla Chiesa, in un luogo e in un tempo, perché in quel luogo e in quel tempo si forma la comunità cristiana come populo congregato. Se nella liturgia si percepiscono conflitti per cui ritus et preces si distaccano dal contesto culturale in cui sono realizzati, significa che un passaggio del linguaggio non ha funzionato perché in uno dei due canali, mittente e destinatario, si è creata una frattura, una discrepanza o un'alienazione che pregiudica l'intero atto di culto. La liturgia deve raccogliere la sfida di essere culturalmente in grado di trasmettere il suo messaggio e di essere efficace. Al termine dei lavori dell'XI Congresso di Liturgia e presentando il volume degli Atti abbiamo notato il fiorire di numerose riflessioni capaci di portare ancora la navigazione al largo. Tentare di riprendere la questione anche per mezzo delle moderne scoperte delle scienze umane e dei dati a disposizione non fa altro che orientare nuovamente la bussola sull'impegno della ricerca.
ANNUNCIARE LA VITA NELL'ORA DELLA MORTE è un sussidio per le persone che sono invitate a formare un'equipe per la pastorale del lutto e delle esequie e a darsi le competenze necessarie per questo importante servizio Presenta tutte le tappe percorribili per un accompagnamento attento e delicato.
Mio caro bambino, essere sacerdote dell'Altissimo Iddio, poter tenere fra le proprie mani il Figlio stesso di Dio e poterlo offrire ogni giorno sull'altare, come vittima sacrificata per la salute del mondo: è questa una nobiltà, una gioia così grande, che non se ne trova l'uguale sulla terra.
Perciò, se tu sentissi nel tuo cuore la voce di Dio, che ti chiama ad essere suo sacerdote, rispondi subito a una così bella chiamata. Grazia più grande di questa il Signore non potrebbe concederti!
Io te l'auguro di tutto cuore.
Un commento delle messe feriali per il Tempo ordinario, Anno dispari, Settimana 23-34.
Il libro segna un percorso a servizio delle parrocchie, delle comunità, dei singoli fedeli, per aiutarli a entrare nel tesoro stupendo del Vangelo della domenica (anno liturgico A, Vangelo di Matteo), giorno del Signore. Per ogni domenica e festa: un commento essenziale, chiaro e spontaneo nel linguaggio, con un taglio decisamente ”pastorale” nelle sue meditazioni, nate dalla predicazione parrocchiale; una citazione, un aforisma o una breve storia; e infine una preghiera.
Una canonista e un liturgista uniscono le rispettive competenze nel tentativo di rileggere la grande tradizione liturgica, sacramentale e istituzionale, assumendo una «prospettiva di genere». Assumendo questa ottica, si chiedono se le istituzioni ecclesiali sono in grado di reggere alla rilettura che la nuova consapevolezza delle relazioni tra donne e uomini proietta su di loro. O, in altri termini, se le medesime istituzioni hanno la capacità di riconoscere la ricchezza e la forza che il segno dei tempi della emancipazione femminile ha recato nella società e nella cultura. Le problematiche sollevate e le soluzioni prospettate nascono da una duplice convinzione: la comprensione del Vangelo cresce nella coscienza delle persone credenti, e la tradizione progredisce grazie allo Spirito Santo. Avere fede nella presenza viva del Risorto che guida la Chiesa ? non solo in ambito spirituale, ma anche nella sua dimensione istituzionale ? è la condizione per aff rontare le questioni di cui ci si occupa qui, con molta speranza e apertura di cuore.
Riflettere sui riti di cordoglio significa cogliere gli sforzi dell'umanità, delle culture e in particolare delle religioni, per restituire un po' di verità al mondo presente in relazione al mondo che ci aspetta, cercando un improbabile legame tra i due mondi. I due mondi, infatti, l'"aldiquà" e l'"aldilà", appaiono oggi infinitamente lontani tra loro, anche se in realtà sconfinano l'uno nell'altro. I riti religiosi che circondano la morte possono ancora, con la loro ricchezza simbolica, aiutarci a sperare e a vedere oltre questo mondo. Su questo fronte i riti della fede cristiana devono ritrovare la loro forza specifica
Il Salterio, libro della preghiera del popolo di Dio nell’Antico Testamento, attraverso Cristo che con esso ha pregato e alla luce dei salmi ha interpretato la propria vicenda terrena, è divenuto il libro privilegiato dei canti e della preghiera della Chiesa, che sin dai primi secoli ne ha fatto largo uso nella predicazione, nella celebrazione dell’eucaristia, nella preghiera oraria, nei riti sacramentali e nelle processioni. Essi esprimono come nessun altro libro la gioia, il dolore, l’azione di grazie, lo stupore per l’opera di Dio nella creazione, nella storia della salvezza, il lamento, il pentimento dei peccati, gli interrogativi profondi dell’uomo, la riflessione sulla vita e sulla storia, la fiducia, la speranza, dinanzi a Dio nel suo agire storico. La preferenza della Chiesa per i salmi è dovuta principalmente al fatto che, come hanno spiegato i Padri nei loro commentari, in essi la Chiesa riconosce la sintesi orante di tutta la Scrittura e la voce di Cristo, capo e corpo al Padre nonché la propria voce a Cristo, suo sposo. Il volume approfondisce l’uso che del Salterio fa oggi la liturgia, l’ottica con cui lo legge, le problematiche che tale uso pone, nell’intento di offrire suggerimenti per un suo migliore impiego.
«Fiori per l'altare: ma quanto ci costano? Una bella pianta non starebbe meglio? Meno cura e più risparmio!». Ma chi l'ha detto che gli altari o i presbiteri devono diventare giardini fioriti? I fiori scelti e valorizzati in composizioni sobrie ed essenziali hanno un'importante funzione nelle celebrazioni liturgiche. Ma cosa orienta la scelta? Spesso si pensa alla preziosità del fiore o alla strabordante quantità necessaria per fare colpo. Ma è davvero quello che conta? L'autrice accompagna il lettore a maturare una fondamentale consapevolezza: la liturgia fiorisce dall'ascolto della parola di Dio. Ogni fiore trova il suo senso nel diventare segno efficace di ciò che la Parola offre e propone ai credenti, radunati nella celebrazione del mistero di salvezza.
Perché nelle diverse azioni liturgiche si usano specifiche vesti liturgiche? Qual è il senso? Cosa richiamano, a cosa rimandano? Perché vestirle secondo determinate norme non è opzionale? Perché indossare o meno la stola sotto la casula non è una scelta a discrezione del singolo celebrante? Ci possono sembrare banali queste domande eppure frullano nelle mente di molti, se non di tutti coloro che vedono un celebrante sovraccarico di determinate vesti liturgiche o di chi sorride, chiedendosi se anche con 50° è proprio necessario indossare tutto. In fondo, se hai la stola è sufficiente; oppure: «La casula copre tutto, a che serve mettere la stola?». Eppure ogni veste liturgica ha un suo senso proprio, ed è segno di un Oltre, segno e senso che - se conosciuto - arricchirebbe la partecipazione al Mistero celebrato, personale e comunitaria. Questa la funzione del testo.
Uno sguardo profondo e concreto per capire il significato e i fondamenti della liturgia e dei sacramenti. "Perché si deve celebrare per credere?", "Che cosa implica il fatto che la fede cristiana sia intessuta di riti?". La risposta a questi interrogativi necessita di uno sguardo insieme profondo e concreto sulla realtà della liturgia e dei sacramenti, per coglierne i fondamenti e i fondamentali. La prospettiva di questa introduzione al mondo della liturgia e dei sacramenti è quella di una teologia "mistagogica", che parte dall'esperienza concreta della celebrazione per cogliere il Mistero della fede, il Mistero di una vita portata alla sorgente.